La Maddalena nel 1895
La Maddalena raccontata sul giornale “La Patria nel 1895”
La Maddalena (1881 ab.) — Giace a ovest dell’isola consorella, la famosa Caprera, da cui la separa un canale molto angusto detto Passo della Moneta e sul quale fu poi costruito un ponte girevole, che congiunge ora le due isole. Per l’importanza strategica dell’isola vi furono edificati parecchi forti detti di San Vittorio, della Trinità, di Balbiano, di Santa Teresa, di Sant’Andrea, di Sant’Agostino, di San Giorgio (nel 1809), Guardavecchia, i quali sono tra loro disposti in modo da poter incrociare i loro tiri.
Nel 1885 si deliberò in massima di fortificare La Maddalena, ed oggi, dopo nove anni trascorsi, la piazza forte è quasi per intiero allestita. I forti principali sono costruiti sul sistema di tiro indiretto proposto dal generale Mattei, e riconosciuto finora d’una efficacia insuperabile.
Essi sono armati di obici a retrocarica da 25 e 28 centimetri di calibro, ottenuti in gran parte col trasformare i cannoni ad avancarica corti, sistema Armstrong, che formavano l’armamento delle nostre navi da guerra, ora radiate. Oltre a questi obici vi sono due batterie armate di cannoni da 68 tonnellate della marina, su affusti a scomparsa, batterie moderne e potentissime, destinate a battere con tiri di lancio e capaci di forare le maggiori corazze a difesa delle navi da guerra.
Sono complessivamente 40 bocche da fuoco di grosso calibro, che si trovano in batteria sui forti; oltre a batterie di sbarramento costruite in Sardegna e armate di bocche da fuoco a retro carica, di tipo non molto recente della marina (ma ancora buonissime) per difendere l’accesso, per via di terra, alla piazza.
Oltre a questo, che è l’armamento principale, vi sono in posto altre cinquanta bocche a fuoco di minor calibro a tiro rapido, per battere le zone d’acqua sbarrate ed impedirvi operazioni di guerra del barchereccio di una squadra nemica, e tutto un sistema di stazioni foto-elettriche permette un ben ordinato servizio d’esplorazione per garantire dalle sorprese di torpediniere nemiche. L’organizzazione della difesa è poi completata da imbarcazioni rapide a vapore e piccole torpediniere per il servizio di ronda e di perlustrazione, oltre alla difesa mobile affidata alle maggiori torpediniere.
Come si vede l’insieme delle difese dà a Maddalena l’importanza formidabile di una piazza forte di prim’ordine; e benchè in marina molti sieno gli scettici, che non credono troppo alla grande efficacia delle batterie sistema Mattei, pure non si può negare, che un’armata nemica, che volesse venire a capo dell’espugnazione di Maddalena, si metterebbe a rodere un osso assai duro.
La piazza è costata molti milioni per la grande difficoltà di lavoro nel suolo, che è principalmente formato di granito, ma sotto questo punto di vista bisogna convenire, che si è fatto molto e, relativamente, presto.
Le risorse che la piazza offre all’armata, sono: un forte deposito di carbone; un piccolo arsenale, che in tempo normale basta appena ai bisogni delle batterie e dei galleggianti minori, quali torpediniere, rimorchiatori, barche, ecc.; fonti provviste di acqua dolce, un piccolo magazzino di oggetti di consumo e di rimpiazzo e, finalmente, ancoraggio per un numero rilevante di navi. Tale ancoraggio è sicuro per la sua profondità e la sua posizione riparata dai venti; ma non è poi facile, nè comodo, a causa dei venti freschi dell’arcipelago, la comunicazione colla terra.
E certo però che Maddalena è un eccellente posto di concentrazione, quando si pensi a preparare la mobilitazione delle forze navali, non essendo la sola Spezia sufficiente ad armare e allestire l’intiera armata navale italiana.
Ci siamo trattenuti alquanto nel parlare di Maddalena, fornendo, con la scorta di persona tecnica, tutti quei particolari che ci fu possibile, non potendo, per delicati riguardi facilmente comprendibili, dare più precise informazioni, sia per la sua importanza grandissima, che attualmente ha, sia anche per far risaltare, come, piuttosto che rinunziare, dopo una spesa di somme egregie, al beneficio, che puossi ritrarre da questo baluardo della difesa nazionale, sia più ovvio terminare le fortificazioni, ancora in progetto, benchè importino la cospicua somma di 50 milioni.
Poco lungi dal paese fu aperta una piazza grandiosa, la piazza della Renella, ove sorgono parecchie palazzine eleganti per albergare gli uffiziali e le loro famiglie e per gli uffici navali militari. Una lunga strada rotabile, che costò spese e fatiche non poche, congiunge tutti i punti fortificati, e, per la scarsezza dell’acqua nell’isola, la popolazione militare fu provveduta di due grandi distillatori, per mezzo dei quali l’acqua salsa divien potabile. Le roccie, che compongono l’arcipelago, sono granitiche.
I vegetabili selvatici, che in molte parti le vestivano e che hanno ora ceduto il luogo alla coltivazione, attestavano la simiglianza del terreno con quello della Sardegna. Il borgo è situato sulla sponda meridionale dell’isola, dirimpetto al Palao e a 4 metri di altezza dal livello del mare. Nella parrocchia, dedicata a Santa Maria Maddalena, si conserva un prezioso ricordo consistente in alcuni candelieri e in una croce di argento con suvvi un Cristo dorato, dono del celebre ammiraglio inglese Nelson, quando rimase appostato con la sua squadra nell’isola per impedire una seconda spedizione francese in Egitto. Lungo le coste dell’isola incontransi alcuni porti naturali.
Quello di Calagavetta può accogliere anche legni da guerra ed è al sicuro da ogni vento. Altro buon porto è quello di levante nel seno di Mangiavolpe, riparato a levante, greco e mezzogiorno dall’isola di Caprera. Ma il principale è il bacino di Mezzoschifo formato dalla spiaggia della Sardegna nel Palao, dall’isoletta di S. Stefano e dalla spiaggia australe della Maddalena; vi possono stanziare al sicuro navi di qualunque portata e intiere squadre. I prodotti agrari, oltre i pochi cereali, consistono in ortaglie, come cavoli, lattughe, cipolle, melloni, cocomeri, pomidoro, ecc. Vi prospera la vigna, e il vino spremuto dalla mescolanza di varie uve è assai pregiato. Ulivi ed alberi da frutta; bestiame, formaggi e ricotte squisiti. Pesca abbondante di pesce e corallo.
L’industria fabbrica tessuti di tela, reti e guanti di molto pregio. Vi è in attività una cava di granito, di cui si fa esportazione, e le spallette del lungo Tevere di Roma sono costruiti in parte con pietra di quella cava.
Cenni storici e uomini illustri
L’isola della Maddalena fu abitata primieramente da pastori di San Bonifacio e fece sempre parte della Gallura, di cui seguì le sorti. Fu spesso assalita dai Barbareschi, ma delle loro invasioni non rimangono memorie e solo si sa, che furono sempre valorosamente sconfitti dagli isolani e o volti in fuga o fatti prigionieri. Il re di Sardegna mandò poi la sua squadra a notificare ai pastori bonifacini, che essendo suo il territorio, in cui avevano posto dimora, dovessero sottoporsi alle sue leggi.
Essi riputaronsi fortunati di essere accolti sotto la sua protezione, e, venuto meno il timore dei Barbareschi e costruito un forte in cui riparare in caso d’aggressione subitanea, incominciarono a raccogliersi insieme, edificarono una chiesetta dedicata alla Trinità e si strinsero in società. Molti Sardi della Gallura aggregaronsi ai coloni stranieri, molte pastorelle della vicina regione andarono spose ai medesimi e, dalla mescolanza del sangue corso e sardo, sorse una nuova popolazione.
Ciò produsse un gran cambiamento: il numero dei pastori andò assottigliandosi ogni dì più e crebbe quello degli agricoltori; ma la maggior parte di essi si volsero al mare, alla pesca, alla navigazione, al commercio, e lasciate le antiche sedi, andarono a stabilirsi sulla spiaggia, in cui stanziarono. Il contrabbando, frequentissimo nella guerra fra la Sardegna e la Corsica, arricchiva gli abitanti, come li arricchiva lo stanziare frequentissimo della squadra di Nelson nel golfo, da cui quel prode stava all’agguato per assalire le squadre francesi, che osassero uscire dai porti di Tolone e di Marsiglia. Alla Maddalena si scopersero molte antichità.
Citeremo le tombe romane, stoviglie e monete pure romane, ritrovate nello scavare le fondamenta della villa di proprietà Millelire e nel territorio di Cala Chiesa. Tra le monete è degna di nota una dell’imperatore Filippo Seniore, che l’archeologo canonico Spano, giudicò assai rara, e la quale nel dritto ha l’iscrizione IMP. M. IVL. PHILIPPVS AVG. attorno al busto stellato e laureato dell’imperatore, e nel rovescio le parole SAECVLVM NOVVM s. c. con inciso un tempio ottastilo, terminante in attico, e dentro la statua di Roma seduta. Questa moneta fu scoperta nel 1869.
Uomini illustri. — Maddalena ha dato in ogni tempo uomini coraggiosi ed audaci, i quali si distinsero, non solo nello scacciare i Barbareschi, ma anche nell’affrontare i pericoli della vita marinara. Gli Albini, i Millelire, gli Ornano, ora scomparsi dalla scena del mondo, furono uomini ai quali la nautica diè fama di rara perizia marinaresca. Un Zicavo fu comandante dell’antica squadra sarda ed ora è sepolto nell’atrio d’una chiesa di Genova; Tommaso Zonza si segnalò per la distruzione di alcune orde di pirati tunisini presso il capo Teulada col regio sciabecco Sant’Efisio. Ad essi conviene inoltre aggiungere i Susini, famiglia di bravi e coraggiosi marinai, e il cav. Antonio Alibertini, che ideò le palle arroventate, con le quali produsse l’incendio della nave capitana francese Mot Belon. La Maddalena conserva nel suo piccolo cimitero i corpi di alcuni valorosi, fra cui quelli di Daniele Roberts, amico di Byron e distinto ufficiale della marina brittannica, che, ritiratosi in questo paesello, passò gli ultimi anni della sua vita facendo opere di carità, per cui fu soprannominato il padre dei poverelli, e l’altro di Riccardo Collins, colonnello della fanteria inglese, che vi morì in seguito a ferita altrove riportata. Per molti anni vi fu ospite il savoiardo Andrea De-Geneys, che ne comandò il piccolo presidio marittimo, nome caro ai valorosi italiani. Nel 1834 vi morì in esilio il tribuno Vincenzo Sulis.
Battaglia della Maddalena nel 1793
L’isola della Maddalena va rinomata nell’istoria per la battaglia del febbraio 1793 in cui combattè il giovine Napoleone Bonaparte. Ne daremo qui una descrizione in succinto. Il 22 febbraio del detto anno, quando i Francesi, respinti da Cagliari, disponevansi alla partenza o, a meglio dire, alla fuga, la Maddalena vide appressarsi incontro una squadra di 23 legni, tra cui una grossa fregata con suvvì Napoleone Bonaparte. Mentre i nemici erano in gran numero e ben riforniti di tutto, l’isola non era difesa che da 500 uomini, compreso il piccolo distaccamento di truppe di ordinanza e 250 Galluresi ch’eranvi stati inviati. Le due mezze galee, con alcune gondole e galeotte, appostaronsi in luoghi opportuni per mantenere le comunicazioni con la Sardegna, ove sul vicino Palao stavano alcune migliaia di Galluresi sotto il comando di Giacomo Manca dei marchesi di Tiesi, commissario generale della cavalleria della milizia. Eranvi inoltre altre genti schierate in diversi punti, ov’era possibile tentare uno sbarco e non poche sul litorale di Vignola. La mattina del 23 i Francesi incominciarono a bombardare il forte e il borgo della Maddalena.
I Sardi non se ne stettero con le mani alla cintola, ma risposero loro per le rime, così dal mare come dalla terra. Mentre ferveva il combattimento, otto piccoli legni slanciavansi contro l’isola di Santo Stefano, la quale fu occupata dal Bonaparte. Dopo questo vantaggio la fregata andò ad impostarsi nel canale, fra le isole e la Sardegna. Il 24, sul far del giorno, i Sardi scorsero già ultimata sulla punta di Santo Stefano la batteria fulminata nel giorno precedente dal cannone della Maddalena. Il Bonaparte aprì un fuoco vivissimo, ma ebbe presto ad accorgersi, che i Sardi eransi da canto loro ben apparecchiati alla difesa, dacchè, smascherata una piccola batteria di due cannoni, piantata nella tregua notturna, cominciarono a cannoneggiar la fregata la quale, colpita negli alberi, fu costretta a levar l’àncora.
La batteria francese continuava però a tirare contro la Maddalena, e i Sardi ebbero tosto ad avvedersi, che l’isola era perduta, se non muovevano tosto contro Santo Stefano a sloggiare i Francesi e ad inchiodare i loro cannoni. A tal uopo costruirono, di notte tempo, un’altra batteria per costringere la squadra nemica a sgombrar l’accesso.
Giunto il 24 ricominciò il cannoneggiare e i Sardi, adoperandò palle infuocate, furono ricambiati con un fulminare tremendo per l’intiero giorno. Il 26, mentre ferveva più intenso il combattimento, furono imbarcati sui legni sardi 400 uomini dal campo del Palao, i quali mossero a voga arrancata verso Santo Stefano contro la batteria francese, nel mentre la fregata, assai danneggiata dalle palle infocate, lasciava libero il passo, ritirandosi nel vicino golfo di Arsachena. Il Bonaparte, avvedutosi del pericolo nell’assalto imminente dei Sardi, corse in fretta ad imbarcarsi seguìto da’ suoi, lasciando in mano ai vincitori un mortaio, quattro grossi cannoni, grande quantità di munizioni e tutto il bagaglio. Mentre passavan fuggendo in mezzo alle isole, i legni nemici ricevettero molte cannonate e, al capo della Caprera, una scarica ben diretta di 150 Galluresi colà appostati, la quale inondò di sangue le coperte. In complesso i Francesi ebbero uccisi 210 uomini, molti feriti, ma lasciarono pochi prigionieri.
Avevano scagliato contro i Sardi ben 500 bombe e 5000 palle con lieve danno, non essendo rimasti offesi che due uomini. Andò però perduto tutto il bestiame pascolante nell’isola di Santo Stefano e nelle altre isolette, non essendosi salvato che quello sull’isola di Caprera. Di tal modo quel Napoleone Bonaparte, che doveva poi empiere il mondo con lo strepito delle sue vittorie prodigiose, fu nell’esordire sconfitto e vòlto in fuga dai Sardi.
Vedi anche: Correva l’anno 1895