Lia, magnifico soprano
Montmartre è alla Maddalena, in una traversa della centralissima via Garibaldi.
Una rampa di scale, uno studio di registrazione, computer, centinaia di libri. Pareti “foderate” di foto, quadri, bozzetti di scena. Abita lì la cantante maddalenina Lia Origoni, che è stata festeggiata nella sala consiliare del Municipio per i suoi primi novant’anni. Perché “primi”? Perché questa signora che mi racconta la sua vita straordinaria mi inchioda sulla poltrona. La sua vitalità se ne fa un baffo dell’ineluttabilità anagrafica che svapora al solo sentirla parlare.
Tanto per capirci: ha cantato da protagonista nei principali teatri del mondo, dalla Scala all’Opera di Parigi, alla Salle Pleyel ai principali ritrovi di Berlino.
La sua voce, una miracolosa anomalia, perfetta tanto per il varietà quanto per la lirica, per le antiche danze e arie, per il repertorio folklorico, per la dodecafonica, per la “chanson”, le ha consentito di lavorare con Totò e Maurice Chevalier, con Macario e Jacques Tati, con Werner Kroll e Loni Hoiser. A ottant’anni ha comprato il suo primo computer; ora ha l’abilità di un hacker. Lavora tutti i giorni trasferendo su cd le tantissime sue registrazioni che la Rai, rinnovando gli archivi, invece di conservare nelle teche, stava per distruggere. Ha “ripulito” i brani da fruscii e imperfezioni.
Ha ricreato la memoria e dunque la testimonianza di una carriera che ha pochi paragoni. Disegna anche le copertine. Sul web, la fa da regina. In Russia, il download de “Les feuilles mortes” la vede al terzo posto dopo Yves Montand e Edith Piaf. Non ce l’ho fatta a tacere: ho guardato una sua foto e glie l’ho detto: “signora, perdoni, ma in quell’immagine la sua bellezza è sleale”.
L’hanno pensato in molti. Lia Origoni è stata la prima cantante ad ottenere dall’Ente italiano audizioni radiofoniche e fonovisive un contratto. Le trasmissioni sperimentali in video, nel 1939, venivano irradiate solo per pochi apparecchi, quelli di Mussolini, del pontefice, del Re e dell’esclusivista delle radio “Germini ” in via del Corso a Roma.
I passanti facevano capannello davanti alle vetrina per vedere lei, Lia. Il suo volto, era l’icona del futuro. Dopo aver vinto nel 1938 la borsa di studio del Teatro dell’Opera di Roma, Lia viene scritturata da Totò – che la definisce “la signora” per la rivista “Quando meno te lo aspetti”. Un anno di tournée, un costante “tutto esaurito”.
Le chiediamo del Principe. “Un uomo meraviglioso, triste e pensieroso che sulla scena si trasformava nell’inarrivabile attore che tutti conosciamo.
Non c’è stata una rappresentazione che fosse identica ad un’altra, al punto che non sapevamo quando sarebbe sceso il sipario.
Totò era generoso, discreto, affettuoso, capace di improvvisazioni geniali. L’amicizia, per lui, era sacra. Stare al suo fianco dava gioia e appagamento”. Sfogliamo il calendario sino al 1943.
L’aneddoto è degno di “Casablanca”, il “must” di Michael Curtiz con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. Scritturata dalla Scala di Berlino- nulla a che vedere con l’omonimo teatro di Milano- Lia riceve un invito a cena dal ministro della propaganda nazista, Joseph Goebbels, che l’aveva notata al Club degli Artisti di Berlino. Il portavoce di Hitler è onnipotente, come il capo delle SS Heinrich Himmler.
L’impresario Duisberg prega la cantante affinché accetti ma Lia è irremovibile. “Mi ha scritturato per cantare o per andare a cena al Plaza con Goebbels?”. Si rischia l’incidente diplomatico ma Lia non cede. Il “microfono del Fuhrer” diserterà il convivio. Dopo un drammatico viaggio di ritorno in Italia, finita la guerra, Lia prende lezioni di recitazione da Memo Benassi. Debutta in “Sogni d’amore” al “Mediolanum” di Milano. Tra gli autori, c’è Vittorio Gassmann. Il tempio della lirica, il Teatro alla Scala di Milano, la vede protagonista della rappresentazione di apertura, preceduta dalle polemiche dei melomani, “scandalizzati” dal fatto che una cantante, ritenuta “leggera”, avesse il ruolo di Flora nella “Traviata” di Giuseppe Verdi per la regia di un giovanissimo Giorgio Strehler.
Si sbagliavano: Lia trionfò conquistando anche i più scettici. “La mia dote naturale ha rischiato di essere il mio handicap” sottolinea la cantante. “Aprioristicamente, è ovvio. Il riscontro del pubblico e della critica sono sempre stati eccellenti. Ma il mondo dello spettacolo è questo, tra prime donne, gelosie, antipatie personali”.
Seguire passo passo, e fedelmente, la “scaletta” di Lia, richiede ben altro di uno spazio sul web. Le chiediamo di parlarci di due “giganti” francesi dello spettacolo, il regista, scrittore e autore Jacques Tati – autore degli indimenticabili “Mon Oncle”, “Monsieur Hulot nel caos del traffico” e “Playtime”- e dello chansonnier per eccellenza, Maurice Chevalier. “Ho chiamato Maurice a presiedere la giuria del primo festival della canzone francese, dopo che a Parigi, alla Salle Pleyel, si era tenuto il primo festival della canone italiana, che avevo vinto insieme a Nunzio Gallo. Parigi è stata per anni la mia città. Chevalier era un professionista incomparabile, un gentiluomo perfetto.
Tati, lunare nella sua arte, bravissimo cantante, un amico dolcissimo, mi prese in braccio una sera, dopo che ero svenuta sul palco, lui che era magro come un chiodo. Il ministro dell’Interno Jule mi offrì la cittadinanza francese: rifiutai.
Ho inciso nella loro lingua oltre cento brani, senza inflessioni. Il che mi costò un contratto con Eddie Barclays che lo sottopose a Dalida.
Mi sono esibita in numerosi concerti di musica romantica alla radio e in Butterfly con l’Orchestre Nationale de France. Quante altre vite ha vissuto Lia? Quella di stilista, disegnatrice di abiti esclusivi di altissima sartoria, quella di docente d’inglese con il metodo Sandwich, di attrice teatrale impegnata, di “inventrice” di programmi radiofonici entrati nella storia della Rai, come esempio “Antologia di Canzoni”: era un ciclo di trasmissioni composte da 13 appuntamenti di 15 minuti l’uno in ognuno dei quali, attraverso le canzoni si ripercorrevano brani legati al tema dell'”Amore e Gioia “, ” Amore e Fede” Amore ed Ideale”, “Amore e Illusione”.
Per “Scacciapensieri”, rubrica settimanale di 30 minuti Lia scelse ed interpretò ben 110 brani.