E’ mortu u Generali
Domenico Culiolo, notaio nell’Arcipelago nei primi decenni del novecento, scrisse nel 1896, sul giornale ‘Progredendo’ un articolo su Garibaldi. È un pezzo importante perché, tra l’altro, delinea il rapporto tra l’Eroe, notoriamente anticlericale, e il parroco dell’epoca don Michele Mamia Addis. “Spesse fiate – scrive Culiolo di Garibaldi – fece partecipi del suo modesto desco degli isolani e più volte il parroco cavalier Mamia Addis, di sentimenti liberalissimi. Un giorno l’invito cadeva nella vigilia del Corpus Domini. Oggi è vigilia, disse il Generale sedendo. Rispose franco il reverendo Mamia: ma io dico non convenga badare a quel che entra più tosto a quel che esce di bocca. No, no continuò pronto l’Eroe che intese il latino; oggi è vigilia anche per me. Ed il pranzo consistette in un minestrone alla genovese ed in un bollito di pesci“. Nativo di Aggius, il parroco Michele Mamia Addis aveva rischiato la scomunica quando, nel 1862, aveva sottoscritto insieme al vicario capitolare di Tempio Tomaso Mazzetto e ad altri 50 sacerdoti della diocesi, una supplica a papa Pio IX affinché rinunziasse al potere temporale, consentendo così l’unificazione italiana. La scelta di Mamia dovette essere importante nel rapporto personale con Garibaldi tanto che pare che quest’ultimo, deputato del Regno d’Italia, gli fece conferire nel 1866 il titolo di Cavaliere ed anche una pensione. Sicuramente Garibaldi non mise mai piede nella chiesa di Santa Maria Maddalena; è probabile tuttavia che incontrando don Mamia per le vie di La Maddalena, dove spesso il nizzardo si recava per compere o per altri motivi, si siano soffermati a parlare. Quel che a don Mamia riuscì in punto di morte col Maggior Leggero non riuscì con Garibaldi.
Il 2 giugno 1882 don Mamia non era a Caprera, pronto ad un eventuale intervento in extremis, sebbene il Generale fosse da tempo malato. Si racconta invece che il parroco fosse impegnato nei festeggiamenti di Sant’Erasmo (esisteva all’epoca una confraternita ed un altare dedicato al Santo). Mentre la processione, con il Santo in testa, procedeva sul lungomare (l’attuale via Amendola) dirigendosi verso Cala Gavetta, un uomo si accostò al pro parroco Antonio Vico sussurrandogli all’orecchio: è mortu u Generali. Vico comunicò la notizia a don Mamia il quale, dopo un attimo di esitazione, e mentre la notizia si diffondeva rapidamente tra i fedeli, deviò la processione rispetto al tragitto previsto, facendola rientrare anticipatamente in chiesa. Non sappiamo se Mamia si recò a Caprera per assistere, assieme a migliaia di persone giunte da tutta Italia, ai funerali civili di Garibaldi. Certo è che nessuna annotazione è riportata nel Registro parrocchiale dei morti. Sicuramente Mamia dovette annotarla nel Cronicon (diario della parrocchia), ma di questo importante documento s’è persa purtroppo traccia.