Il suo sistema difensivo
A questo punto appare particolarmente importante delineare il quadro del sistema di difesa costiera che faceva capo alla Piazza maddalenina, sia per la difesa antinave che per quella contraerea, più direttamente impegnata in occasione dell’attacco aereo del 10 aprile 1943.
Proprio nel gennaio del 1943 il Sottocapo di Stato Maggiore della Marina dispose un controllo dell’organizzazione difensiva della Marina in Sardegna. La visita, che si svolse dal 16 al 28 gennaio, fu effettuata dal Capitano di Vascello Sante Bondi, lo stesso che in seguito fu a La Maddalena come Capo di Stato Maggiore di Marisardegna e responsabile del servizio artiglieria della Piazza. Dalla sua relazione finale si ricavano i dati essenziali del sistema difensivo dell’arcipelago proprio in quel torno di tempo.
Seguendo l’articolazione di quel testo, e riprendendo esclusivamente quanto in esso si riferisce alla Piazza maddalenina, si apprende innanzitutto dell’insufficienza della maglia di avvistamento e di ascolto. Si trattava di un gravoso handicap, che pesò particolarmente in occasione dell’attacco dell’aprile successivo. I punti di avvistamento (P.A.) non erano stati ancora trasformati in SAL e SAI, per la mancanza dei nuovi apparati tecnologici e dei complementi di personale necessari alla loro trasformazione. Così come non erano state ancora approntate le stazioni di avvistamento e di ascolto per il controllo delle provenienze dall’interno della zona.
La Base di La Maddalena era comunque inserita nella rete di avvistamento della Sardegna settentrionale. Da ponente a levante, questa rete risultava formata dalle stazioni di Razzoli, Punta Falcone, Capo Testa, Monte Russo, Serra Tamburu e Monte Tinnari, dipendenti dalla Regia Marina, e facenti capo direttamente a La Maddalena. Le stazioni di Trinità d’Agultu, Codaruina, Castelsardo, Cantoniera di Pedras de Fogu, Capo Solinas, Porto Torres, Cuile Etzi Mannu e Capo Falcone (Asinara), dipendenti dal Regio Esercito, facevano invece capo a Sassari. Rientravano altresì nel sistema le stazioni abbinate ai semafori che la Marina installò nel sud della Corsica, a Capo Pertusato, Seneposa, nelle isole Sanguinarie e a Punta Castagna.
Purtroppo non si disponeva ancora dell’apparato Rari da piazzare ad Ajaccio. Avrebbe dovuto coprire il settore di ponente delle Bocche di Bonifacio in sistema con il Rari che i tedeschi avevano deciso di impiantare a Porto Conte. Fu invece dirottato altrove per decisione del Comando Supremo, e lo Stato Maggiore della Marina se ne lamentò formalmente. Completava la rete una miriade di punti e stazioni di vedetta e di cosiddetti punti speciali, ognuno col proprio piccolo pezzo d’artiglieria.
Pressoché inesistente era il sistema d’ascolto aerofonico, che soffriva il grave handicap del vento, superabile solo con l’approntamento di apposite e costose fosse. Si decise di non predisporre le fosse, calcolando che il loro costo non valesse gli scarsi benefici del massimo rendimento prevedibile in tale situazione. L’ironia della sorte volle che proprio il 10 aprile fosse una eccezionale giornata di calma assoluta di vento. In quelle condizioni anche gli aerofoni avrebbero potuto fare la propria piccola parte.
Il complesso delle batterie antinave e contraeree, piccole e grandi, che costellavano l’arcipelago e la costa sarda da Arzachena a S.Teresa, era organizzato per Gruppi. Questi però non andavano oltre la funzione di collegamento tra i Comandi Dicat (Difesa Contraerea Territoriale), Fam (Fronte a Mare) e le singole batterie. Le due tabelle che qui di seguito si propongono illustrano il complesso delle postazioni, il numero ed il calibro dei pezzi, nonché le loro caratteristiche. Vengono altresì indicate quelle armate di rettamente dalla Marina e quelle assegnate alla Milmart. I dati relativi alle batterie contraeree si riferiscono al momento in cui nella M 325 di Barrage, a Palau, e nella M 618 di S.Stefano erano già stati posizionati i nuovi pezzi da 90 appena consegnati dalla fabbrica, ma che il 10 aprile non erano ancora in dotazione.
In genere, per il loro schieramento, le batterie erano considerate “sufficientemente rispondenti”, anche se quelle contraeree rispondevano ad uno schieramento ispirato a superati concetti di difesa che prevedevano attacchi di modesta entità e molto distanziati nel tempo. Decisamente insufficiente era, invece, lo schieramento delle artiglierie nelle singole batterie. I pezzi risultavano poco intervallati tra di loro, e spesso in allineamento, oltre che generalmente obsoleti.
Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma