Testimonianza di Virgilio Licheri
Organizzato all’interno della Rassegna culturale estiva, patrocinata dall’Assessorato alla cultura del Comune di La Maddalena, coordinata dall’Ass. Naz. Veterani Reduci Garibaldini, si è svolto il giorno 9 settembre presso i locali “Ex magazzini Ilva” di Cala Gavetta, l’incontro conclusivo della stessa, dedicato agli eventi del “8 SETTEMBRE 1943”. Al centro dell’incontro vi sono stati i due interventi previsti, il primo di Vasco De Cet, nipote di Velio Spano noto antifascista sardo che con la moglie Nadia Gallico furono partecipi nella Guerra di Liberazione, eletti entrambi nel ’46 alla Assemblea Costituente e quindi parlamentari nelle file del Partito Comunista, De Cet ricercatore e membro del Comitato Provinciale ANPI – Gallura, ha trattato in particolare sull’affinità e continuità fra gli ideali del Risorgimento e la Guerra di Liberazione dall’oppressione nazi-fascista, rapportandola e contestualizzando i valori repubblicani nella Costituzione, unico saldo presidio della libertà e nell’Europa odierna.
Il secondo intervento è stato quello di Aldo Borghesi dell’Istituto per la Storia dell’antifascismo e dell’età contemporanea -Sardegna centrale, che ha trattato i temi della Resistenza nella Gallura, quindi le vicende dell’8 Settembre nell’isola maddalenina, uno dei primi atti in Italia e l’unico in Sardegna, di opposizione all’occupazione tedesca, collegandolo quindi alle vicende dell’affondamento della Corazzata Roma e del comportamento esemplare e significativo della Flotta italiana nelle circostanze dell’armistizio. Ultimando quindi l’intervento con la presentazione di una decina di militari maddalenini che in vario modo presero parte alle vicende della Guerra di Liberazione.
L’incontro ha avuto quindi un momento toccante di testimonianza diretta sugli eventi svoltisi nell’isola, nei giorni dell’armistizio, con l’intervento del nostro concittadino Virgilio Licheri, classe 1925, sindacalista della C.G.I.L. , già dal 1945 ,ed operaio nell’arsenale militare del dopoguerra e poi , a causa del suo impegno militante e politico nelle file del Partito Comunista, coinvolto nei licenziamenti del dicembre ’56 a La Maddalena come nel resto d’Italia, ad opera dei governi democristiani di allora.
La sua rievocazione con frequenti pause dovute alla commozione del ricordo, in particolare si è soffermata, su un episodio, del giorno 9 settembre 1943, descrivendo una delle azioni di guerra svoltesi nel centro storico e nel territorio dell’arcipelago, fra il 9 e il 14 per ricacciare i tedeschi della 90 Divisione Panzergrenadieren, reduce dagli eventi del nordafrica, che nell’intento di passare dalla Sardegna in Corsica, con una azione improvvisa avevano occupato i centri nodali della allora strategica Piazzaforte maddalenina.
Racconta Virgilio, allora diciottenne allievo presso la Scuola Operai dell’Arsenale, di come prese parte, nella concitazione di quei momenti così drammatici, alla reazione contro i tedeschi, insieme al proprio fratello Aldo, il quale, già impiegato civile presso il pubblico Telegrafo dell’isola, venne richiamato in guerra da marinaio ed utilizzato dalla Regia Marina nello stesso posto, da precisare che in guerra il servizio Telegrafico era stato accorpato all’Ufficio Postale e si trovava in via Balbo (attuale negozio PAM, allora rivendita di Giggiò – Guccini),
Nello specifico, dopo i primi momenti di smarrimento dovuti al repentino sbarco tedesco, avvenuto alle prime ore del 9 mattina in Piazza Umberto I, dalla Sede protetta del Comando Marina dell’isola, posto dietro l’Ammiragliato in via Caio Duilio , nei pressi dell’attuale Officina Manconi, saldamente in mano agli Ufficiali della Marina Militare, venivano organizzate le azioni di risposta, fra le quali un incarico dato ad un sergente di Marina, per zittire una delle postazioni disposte nel frattempo dai germanici, ovvero una mitragliatrice installata nella Piazza di Santa Maria Maddalena sul lato di Via Ilva, alla entrata della allora Trattoria “Roma”, dalla cui posizione, si dominava tutta la Piazza, essendo la facciata della Chiesa, come risaputo, più arretrata rispetto all’attuale prospetto. Il giovane sergente, spostandosi dalla sede protetta del Comando Marina, ove si trovava, e aggirando la salita della principale Via Magnaghi, riusciva a raggiungere l’Ufficio Postale suddetto, essendogli stato comunicato della presenza del marinaio isolano Aldo Licheri, che pratico dell’abitato, lo avrebbe aiutato partecipando nell’azione comandata.
Di conseguenza, racconta Virgilio, verso metà pomeriggio del 9, giunsero entrambi, con accortezza, a casa dei nostri genitori, in via Leonardo Da Vinci, al lato dell’attuale Panificio Columbano, mio fratello ed il sergente, di cui non ricordo il nome, e dopo breve discussione convennero innanzitutto di levarsi le divise e mettersi abiti civili , nello specifico delle tute da lavoro da me usate quale allievo nell’Arsenale di Moneta, al fine di passare più inosservati agli occhi delle possibili pattuglie tedesche che nel frattempo stavano occupando i crocevia dell’abitato. Cambiatisi, continua Virgilio, offersi loro di mettermi a disposizione nell’azione militare, il sergente aveva a sua disposizione tre bombe a mano, per realizzare l’intento, e quindi “arruolatomi” convenimmo un piano per distruggere la sopra citata postazione tedesca.
Partii dapprima io, in avanscoperta, afferma Virgilio, vestito di soli mutandoni, a petto nudo e scalzo, per eventualmente dimostrare la mia innocuità, non portando niente indosso, seguito quindi a distanza da loro due, e svincolando fra i vari “carrugghi” del centro giungemmo finalmente alle spalle della Chiesa parrocchiale. Secondo il piano fra noi stabilito, per distruggere la mitragliatrice tedesca ed i suoi addetti, era necessario entrare all’interno della Chiesa, percorrerla ed utilizzando l’apertura di una vecchia porticina, oggi murata, che dava su via Ilva ed era quasi di fronte, a pochi metri, dalla suddetta trattoria “Roma”. Così facemmo, da via Baron Manno entrammo nel lato sinistro della chiesa, utilizzando l’ingresso dell’attuale sagrestia, ora entrata Museo diocesano, attraversammo dapprima l’altare, giungendo quindi alla predetta porticina, in fondo al lato interno destro, e dopo aver aperto il passante, uno alla volta, per primo il sergente, secondo mio fratello Aldo in ultimo io, scaraventammo in rapida sequenza le tre bombe a mano in direzione della postazione tedesca.
Cosa successe subito dopo, realmente ai soldati tedeschi , non l’ho mai saputo, conclude Virgilio Licheri, la mitragliatrice però non sparo più, quindi dei due compagni di avventura, del nostro amico sergente non ebbi a saperne mai nulla, e il mio fratello Aldo di poco più grande, classe 1923, morirà due anni dopo, nel 1945, in un Ospedale a Roma, per una tubercolosi conseguenza della Guerra.
Antonello Tedde