La Maddalena AnticaMaddalena e Caprera – Ricordi di Pietro di San Saturnino

Escursioni da praticarsi nel soggiorno di Maddalena

Escursioni da praticarsi nel soggiorno di Maddalena- La Guardia vecchia – la Trinita – la Cava · la tenuta Webber – la Moneta – l’isola di S. Stefano

Imprendendo ad indicate ai futuri bagnanti nell’Isola, alcuni luoghi degni d’interesse da visitarsi non ho la pretensione di accennarli tutti: il tempo che impiegai nel mio soggiorno in occasione delle bagnature in quella fortunata contrada, non fu sufficiente ad adempiere quel compito – pel quale mi adopererò nei venturi anni, se Iddio mi darà vita o lena. Io non farò che designate quelli nei quali io mi recai.
La gita ch’io feci alla fortezza vecchia – o Guardia Vecchia – fu fortunatissima poiché la praticai colla casa ed invidiabile compagnia del mio distinto amico e parente Alberto Manca dell’Asinara. Ci veniva detto che la strada che dovevamo battere era facile e comoda: noi non trovammo esatta né l’una né l’altra di queste proposizioni. Dopo aver vagato lungamente per dirupi e fra massi, ci accorgemmo che avevamo sbagliato la via e tornammo indietro al punto di partenza: “che la diritta via era smarrita”. Rimessici dal nostro errore nel buon sentiero, percorremmo taciti il cammino, poiché la difficoltà dei luoghi, in cui dovevamo passare, non ci permetteva guarì la conversazione, e dopo tre quarti d’ora giungemmo alla meta della nostra passeggiata.
Ancorché la fatica da noi durata fosse stata decupla, essa sarebbe stata ampiamente compensata dalla veduta sorprendente di cui si gode nella Guardia Vecchia. Per fruirne pienamente ci riposammo alquanto ai piedi della fortezza, ove lasciammo una parte della nostra stanchezza e de’ nostri sudori.
La Guardia Vecchia essendo situata nel centro dell’Isola della Madddalena ed in un punto culminantissimo offre allo spettatore una vista magica, presentando allo sguardo la maggior parte delle isole ed isolotti dell’arcipelago di quel nome. L’occhio, aiutato dal cannocchiale, seguiva con ammirazione tutti gli svariati seni di mare – la non lontana Corsica – ed il mar largo che conduce al continente italiano. Simili bellezze naturali bisogna vederle, riescendo impossibile il descriverlo. La fortezza è in completa rovina. Conservasi in buon stato allorché vi veniva rinchiuso il tribuno del popolo cagliaritano Vincenzo Sulis – il quale poi morì in Maddalena il 13 Febbraio 1834 nella grave età di 89 anni.
Il cav. Alberto Manca dell’Asinara fu per mio compagno nell’escursione che feci alla Trinita.
Rimontando alle prime origini degli abitatori di Maddalena, viventi in civile consorzio, si ritiene che questi non si collocarono come gli attuali sulla spiaggia del mare, ma in una collina sita in considerevole elevazione a due chilometri e mezzo circa dal borgo di questo nome – nel luogo ove sorge una bella chiesetta che è molto frequentata nel giorno della Commemorazione dei defunti. Questo piccolo tempio rimane sempre aperto – e nelle sue pareti pendono molti ex voto collocati da coloro che sfuggirono da qualche naufragio e furon salvi da qualche grave pericolo.
Mentre io ponevo il piede in quel sacro luogo ne usciva un giovane marino che vi era andato a sciogliere un voto fatto per il suo felice viaggio d’America. Io visitai le macerie dell’antica Maddalena, ma ebbi a rilevare che desso dovea esser stato un luogo meschino assai, ricettacolo di poveri pastori – e de’ primi pescatori dell’lsola.
Salendo ancora per un mezzo quarto d’ora si arrivo al forte detto della Trinita. Quivi godemmo di una splendida veduta. Questa fortezza era già in comunicazione di segnali con l’altra, denominata Guardia del Turco – nel tempo dell’invasione de’ Saraceni. Pietro Batruello che era in nostra compagnia, mi faceva vedere in lontananza il faro di Razzoli, l’Isola di Spargi, quella degli Spargi ed altre lsole ed isolotti che circondano quella della Maddalena. Il viaggiatore in quest’isola non ometta di recarsi al Forte della Trinita.
La gita alla cava io la eseguii il 27 luglio con distinta e piacevolissima compagnia.
La strada che conduce alla cava di granito é una delle migliori dell’Isola: lasciammo da parte a sinistra sulla marina il luogo detto i cannoni, presso il quale passa il cordone sottomarino, e dopo tre quarti d’ora di cammino giungemmo alla nostra meta. La cava di granito che visitammo é proprietà di Leonardo Borgona (Bargone, NdR), ed é concessa non so a quali condizioni alla Banca Italiana di costruzione per lo spazio di 30 anni: essa é presieduta dall’avv. Orsini e diretta tecnicamente dal sig. Argenti ed amministrata (credo di non errare) dal signor Francesco Susini di Giuseppe.
La cava sita in un bel seno di mare, giace rimpetto dell’Isola degli Spargi, molto vicino alla Maddalena, nella cui ultima scogliera un pescatore faceva erigere una statua a Nostra Donna, poiché in que’ paraggi via avea fatto pesche straordinariamente abbondanti. Io viddi lavorazione del granito – e massi enormissimi preparati ad esser trasportati in Genova. Le navi approdano facilmente presso il luogo dei lavori, ma per rendere ancora più agevoli le imbarcazioni del granito, l’amministrazione intende slargare ed approfondire il seno di mare dell’approdo. Allorché io visitai que’ luoghi, pochi erano coloro che erano addetti al lavoro. Il fabbricato che visitai ad uso de’ lavoranti é immenso e potrebbe contenere qualche centinaio di persone. La casa riservata per gli amministratori e direttori offre molti vantaggi ed é ben mobiliata ed arredata.
Io era già stato a fare la bella passeggiata della Moneta, allorché profittai del gentilissimo invito fattomi dal Commendatore Ammiraglio Millelire, di cui ho parlato in uno de’ precedenti paragrafi di questi miei ricordi, ma non avevo percorso interamente e sino al fondo quell’amena regione: accettai pertanto con sincera riconoscenza l’offerta fattami dal sig. Peluffo maresciallo dei RR. Carabinieri di recarmi alla Villa Collens (Collins, N.d.R.), che vi andava a passare la giornata del 26 luglio con lieta brigata. In luogo però d’essere suo commensale a pranzo preferii di raggiungerlo dopo il desinare con altri amici, avendo contratto degli impegni precedentemente per il mattino.
Il nostro Virgilio – la guida nostra in quell’escursione fu il chiarissimo signor Aquilante, capo interinale della Dogana, il quale nel mio soggiorno nell’Isola mi ha dato sempre segni non dubbi della bontà del suo animo. In luogo di farci prendere il cammino scosceso dell’altura, abilmente ci fece prendere quello della spiaggia ed in poco più di 40 minuti si arrivò con il mio distinto amico Alberto Manca e col suo primogenito Stanislao alla villa Collens (Collins).
Essa é situata nell’estremità dell’Isola dal lato di Caprera, che l’é in faccia, ed alla quale si perviene in pochi minuti. Dal bel casino composto di varie camere molto comode e ben arieggiate si fruisce pure di una vista incantevole spingendosi lo sguardo sino alla Gallura. Le famiglie Peluffo » del dottor Garro e Sircana si aggiravano nelle vigne circostanti. I vispi e simpatici bambini di quest’ultimi coniugi erano in cerca di conchiglie. Dopo una mezz’ora del nostro arrivo trovandoci tutti riuniti nell’abitazione si vede arrivare una staffetta con un telegramma del sig. Peluffo. Il fido messaggero del pensiero – ci annunziava che nella città di A. si eran celebrate nel mattino di quel giorno le nozze della Signora Collins col Professor Rinaldo Racchetta. Alle 6 ore pomeridiane noi ci eravamo incamminati verso il forte Camicia – che circa a mezzo cammino fra il detto luogo e Maddalena. Il forte Camicia e posseduto da molti lustri da un Signore Polacco ed 6 usufruito dal Signor Cuneo. All’antico edifizio é stato addossato un nuovo fabbricato molto ampio, che non è punto in armonia coll’architettura del Castello.
Que’ Signori che avevano passata la giornata nella villa Collins avevano preparata una buona ed abbondante merenda nel forte, ed il signor Cuneo vi aveva aggiunto varie bottiglie di vino generoso. A questa refezione si fece grandemente onore e poi si le ritorno al borgo, mentre il sole era già tramontato. Il viaggiatore che si reca nell’Is0la della Maddalena pochi minuti prima di approdare in Cala Gavetta avrà certamente osservato che in un sito molto pittoresco vi ha una bella palazzina ed in un punto più elevato un chiuso, che da molti é creduto essere il cimitero. In quel luogo é posta la tenuta del Signor Weber Webber N.d.R.}, che forma l’oggetto d’una delle escursioni da Farsi da coloro che visitano l’Isola,
Il signor Webber Britanno é ora un vecchio di 75 anni. Nella sua giovinezza e nella sua virilità si applicò a svariati commerci navigando in Europa, in America e nell’Australia arricchendosi considerevolmente. Ma sia per naturale gracilità di complessione, sia per effetto de’ grandi strapazzi – frutto de’ suoi lunghi e penosi viaggi – era di cagionevolissima salute. Veleggiando “fra le corse e le sarde onde sorelle” ebbe a subire una terribile tempesta, la quale l’obbligò a riparare nell’arcipelago della Maddalena ed a soggiornare per qualche giorno nel borgo di quel nome.
Una felicissima crisi nello stato della salute dell’infermo navigatore avviene in lui come per prodigio. I suoi polmoni si dilatano – i nervi si calmano – le palpitazioni del cuore rallentano · le funzioni del fegato addivengono regolari. Là era l’aria balsamica c saluberrima dell’Isola che compiva quel miracolo. Il Signor Webber crede di rinascere a vita novella. E che mi giova, dice fra sé, la mia opulenza, il soggiorno nella più popolata città del mondo – con più peregrini divertimenti – la speranza di accumulare più grandi tesori, se son privo della salute, bene che ci fa godere quaggiù di tutti gli altri beni – e senza il quale la vita é poco dissimile dalla morte !… Io vò stabilirmi nell’Isola della Maddalena, ove ricuperai la salute ….. Detto fatto, egli compra una grandissima estensione di terra – si adopera a far smuovere macigni – a far trasportar terra vegetale – a piantare alberi di ogni regione – a popolare i chiusi di animali i più rari – ed a crearsi una residenza la più dicevole che possa desiderarsi.
Studia attentamente la natura del suolo – e si compiace di lottare con gli elementi, nella speranza di soggiogarli e di dominarli e di spiegare nella difficile arte agraria quell’intelligente attività che gli era divenuta connaturale e che aveva impiegata fin allora nei commerci e nella navigazione. La solitudine non lo spaventa – l’età delle grandi passioni per lui e trascorso – egli é un filosofo e per un filosofo la solitudine é la sorgente de’ più sentiti piaceri: si può dire di lui ciò che affermavasi di Scipione l’Africano.

Non minus: solus quam cum solus est – Non solamente, dice egli, con la signora De Stael, il viver solo é il migliore di tutti gli stati perché di tutti é il più indipendente ma la soddisfazione eziandio che in esso si trova é la vera pietra di paragone della felicità. La solitudine é il primo de’ beni per il filosofo. Gli è in mezzo della società che soventi si abbandonano i migliori propositi – le idee generali le meglio stabilite cedono il posto alle impressioni particolari. Nella Società il governo di sé stesso richiede una mano più forte – più potente impero – ma nella solitudine e nel ritiro il filosofo non ha relazioni che col campestre soggiorno che lo circonda e l’anima sua é pienamente d’accordo con le dolci sensazioni che quel luogo inspira – ed egli se ne avvantaggia per pensare e per vivere. Accade certamente di rado di prevenire alla filosofia senza aver fatto qualche sforzo per ottenere que’ beni che si vagheggiano in sogno dalla gioventù.
Ma se a questi godimenti vi si rinunzia – quegli che ha quella forza d’animo prepara a sé stesso un genere di felicità, non disgiuna da ma certa malinconia, che ha più attrattiva di ciò che si creda verso la quale l’armonia universale ci richiama. Le situazioni – le prospettive, gli accidenti campestri sono talmente analoghi a questa morale disposizione che si potrebbe credere che la Provvidenza abbia voluto che fosse quella di tutti gli uomini e che tutto concorresse ad inspirargliela – allorché raggiungono quell’epoca nella quale l’anima e stata di preoccuparsi del suo destino – é lassa perfino della speranza c non ricerca altro che di essere scevra del dolore. Tutta la natura sembra allora venire in aiuto per favorire questi sentimenti. Il rumore del vento – lo scoppio dei temporali – le sere dell’estate – il freddo dell’inverno – tutti questi rivolgimenti – questi opposti contrasti producono impressioni simili e fanno nascere nell’anima quella dolce melanconia – vero sentimento dell’uomo – risultato del suo destino — sola situazione che lascia alla meditazione tutta la sua azione e tutta la sua forza.
La mia penna ha vergato questa considerazioni tratte dai pensieri di una donna illustre perché in forma meno poetica mi sono state sempre presenti in tutto il mio soggiorno nell’Isola della Maddalena e mi hanno fornito la spiegazione di molti esseri originali ed eccezionali che a prima vista sembrano paradossali – all’infelicità più che alla felicità per propria volontà condannati ma che realmente sono in possesso dei migliori clementi del vivere il più beato.
Non sono pertanto uscito dall’argomento: ho esposto pensieri analoghi alle persone ed al luogo che tento descrivere. A pochi passi dal seno detto Palude (Padule, N.d.R.), luogo che designato fra i migliori per fare le bagnature, incomincia la tenuta Webber con una boscaglia di tamarici, mirto selvatico, lentischi. Salendo in su alquanto, si osserva un piccolo chiuso ove, altre fiate il proprietario del luogo allocava cinghiali. A manca incomincia la pineta e presso l’abitazione abeti, cipressi, oleandri. Prima di ascendere alla palazzina v’é un bel contorno di pini piantati nel 1862 che tramandano esalazioni balsamiche.
Giunti alla casa, che é preceduta da un ampissimo fabbricato rustico, da un pollaio si vede la conigliera ricca per la varietà delle razze e de’ colori di conigli. Il sig. Tamponi fratello della sposa del figlio d’adozione del Sig. Webber, prevenuto della nostra visita (ero in numerosa brigata, composta dalle elette persone che ho sovente nominato in questi miei ricordi) si trovava alla soglia della casa per riceverci. Io aveva vivissimo desiderio di vedere e conoscere il sig. Webber, di ammirare la sua biblioteca, che mi venia descritta da persone che l’avevano percorsa, come rara per la sceltezza delle opere che conteneva e per l’eleganza con la quale erano rilegati i libri, essendo un poco bibliomane e infine di passate in rivista i quadri della pinacoteca. Di questi tre desideri il terzo solamente fu soddisfatto. lo potei vedere in un’ampia sala riccamente arredata con pavimento a mosaici alla veneziana, molte belle tele, le migliori mi sembrarono i paesaggi, di scuola fiamminga, succedevano, quelle della Susanna con i vecchioni, Dalida e Sansone ecc. ecc., quadri di frutta e fiori. Avendo chiesto notizie del signor Webber mi venne risposto che era leggermente infermo e che per goder meglio dell’amata sua biblioteca i si era in essa rinchiuso facendovi trasportare il suo letto. Il signor Webber é gelosissimo de’ suoi libri, egli non permette mai ai suoi servi di spolverarli. Egli ha commesso a sé medesimo questa cura e a dar sesto alle sue carte ed ai suoi manoscritti. Egli legge e studia da mane a sera e lo si dice di una cultura di spirito non comune, e preferisce di parlare più coi morti che coi vivi. Gli é pur questo il frutto di un filosofo come lui disingannato, l’occupazione dello spirito tolto al predominio delle passioni.
La Filosofia scrive la detta autrice non fa del bene che in ciò che ne toglie, lo studio ne restituisce una parte dei beni che si crede di trovare nelle passioni.
Gli e un lavoro continuo poiché l’uomo non potrebbe vivere nell’inazione. Per naturale istinto egli deve esercitare le facoltà concessagli. Si può proporre al genio di compiacersi nei suoi propri progressi, al cuore di contentarsi del bene che può fare altrui. Un ozio eterno non potrà mai generare la feliciti. Poco soddisfatto per i non appagati miei desideri con la comitiva mi avviai a procurarmi emozioni campestri – poiché le letterarie mi erano interdette – e ripassata la bella corona de’ pini incominciammo a vedere le vigne che sono custodite con la massima diligenza. Seguitando sempre a salire si giunse finalmente al frutteto che é chiuso da un altissimo muraglione di uno spessore immenso. Mi diceva il sig. Tamponi che i venti dominano talmente quella situazione che era stato mestieri rifabbricare per cinque volte le mura abbattute dall’infuriare di essi. E’ impossibile il tener calcolo delle spese che saranno occorse per fermare quel verziere. Le piante sono nane e tenute con grande cura, ma stimerei essere al disotto del vero dicendo che ogni mela, ogni albicocca che vien presentata alla tavola del sig. Webber costa al medesimo uno scudo d’oro.
Le grandi borse ed i forti cervelli si sono sempre compiaciuti di lottare colle difficoltà le più ardue – cosi fu e cosi sarà per essere in eterno. Discendendo da quel punto elevate e costeggiando la vigna e la casa si vedono i grandi serbatoi che servono per innaffiare il giardino.
Questo é preceduto da aiuole di fiori pellegrini. Giacomo (il giardiniere del sig. Webber) mi faceva passare in rassegna ogni cosa, affinché nulla sfuggisse al mio sguardo. Osservai in particolare delle bellissime Ortenzie e mi rammaricai di non vederne di sorta ne’ nostri ridenti giardini. L’aranciera è pur essa protetta da altra muraglia e come se ciò fosse poco, ogni gruppo di 4 o 6 piante di limoni ed aranci o cedri ha un suo piccolo antimurale di vimini e di frasche. Le cose più rimarchevoli della tenuta erano state da noi viste. Il sig. Tamponi insisteva perché non si rinunziasse vedere una razza non comune di porci inglesi – e far ritorno al gradito soggiorno di Maddalena.
L’isola la più vicina a quella della Maddalena é quella di S. Stefano e essa deve formare l’oggetto dell’interesse e della curiosità del viaggiatore in quell’arcipelago. Stimo, inutile insistere su quest’argomento poiché nutro la convinzione che colui che si reca per qualunque siasi motivo in Maddalena non può non fare quel breve tragitto che separa quelle isole sorelle, mille circostanze invitandolo a ciò fare. Io esaminai l’Isola di S. Stefano sotto tre riguardi. Sotto il rapporto storico – per la questione, palpitante d’attualità della costruzione in quel luogo del Lazzaretto. Ed infine sotto quello della natura del terreno e della pertinenza del suolo.
La poco buona riuscita de’ Francesi nel|’attacco della Maddalena dal mare e dall’Isola di S. Stefano in modo alcuno si deve attribuire a Napoleone Bonaparte. Dopo qualche rovescio di mare ed in terra per parte degli assalitori, la ferrea ed audace sua volontà non si sarebbe mai piegata ad abbandonare il terreno – ed egli consigliava resistenza ad oltranza e nel giorno 23 Febbraio (di quell’anno 1793) lanciava di sua propria amano sessanta bombe sulla Maddalena. Il generale corso Colonna Cesari che comandava la spedizione opinava per la partenza e dava opportuni ordini per eseguirla. Bonaparte fece le più vive opposizioni – ma dovette obbedire – non seppe pero tenersi dal fare qualche osservazione allo stesso generale, che ascoltavalo con fierezza e con sdegno. Bonaparte allora volgendosi verso alcuni ufficiali contentassi di soggiungere: “egli non mi capisce” – Cesari lo intese e rimbeccarlo con parole ingiuriose. Bonaparte riprese il suo posto e tacque. Cesari raccontava da poi egli stesso questo fatto.
La pubblica attenzione é ora rivolta alla questione del lazzaretto da formarsi nell’Isola di S. Stefano.
Le orribili stragi che il colera motbus fece in Sassari e ne’ propinqui villaggi nel 1855 hanno lasciato tracce dolorosissime nel cuore e nella mente degli abitanti di quei luoghi. L’argomento del Lazzaretto – del modo di preservazione dal rinnovamento di quelle deplorabilissime sciagure siede in cima a tutti i pensieri.
Le teorie economiche sulla libertà e continuità de’ commerci, le belle discettazioni che si potranno fare nelle conferenze sanitarie a Vienna o altrove sono belle e buone, ma pochi saranno convinti che desse ne salveranno dai perniciosi effetti dei contagi del colera motbus. In Sardegna si vive sotto il doloroso incubo di essere isolati e destituiti di una gran parte di ben, a causa della nostra posizione insulare: seguendo le speciose tebrie, che si vogliono far prevalere, ci si vorrebbe torre l’unico bene che ci può recare l’isolamento, il francarci da una delle più terribili calamità, Fortunatamente gli interpreti autorizzati della pubblica opinione assentono al principio di preservazione dal morbo mediante la costruzione de’ Lazzaretti e ne studiarono, anzi ne deliberarono l’effettuazione, scegliendo l’isola di S. Stefano come adattatissima per quell’uopo. Un’eletta commissione presieduta dal sig. Comm. Achille Serpieri già Prefetto della provincia di Sassari, si recava all’isola per esaminate con diligenza se quel luogo fosse conveniente per erigere un Lazzaretto e se offriva tutti i comodi che esigeva un simile stabilimento.
Ed il risultato delle indagini adoprate tornarono in favore della scelta fatta. Il chiarissimo Ingegnere cav. Borgnini, alla sua volta, presentava un disegno dell’edifico con tutti gli annessi e connessi, la cui esecuzione costerebbe alla Provincia la somma di L. 600.000. Ragioni di finanza ora s’invocano e nella seduta del Consiglio Provinciale del 17 passato agosto, fecero proposte sospensive per il Lazzaretto che venia deliberato costruirsi nell’Isola di S. Stefano.
Il benevolo lettore, ho fede che sati contento ch’io riporti testualmente ciò che venne inserito a questo riguardo nel breve resoconto della Gazzetta di Sassari il 18 Agosto 1874, non volendo nulla aggiungervi del mio, non essendo, d’altra parte io intervenuto a quella tornata del Consiglio Provinciale.
La seduta é aperta alle ore 8 e 1/2. Il Consigliere Passino, come aveva promesso presenta le nuove proposte intorno al Lazzaretto cui propugna la sospensione per cagione di finanza. Le nuove proposte consistono, nelle invocate il concorso nella spesa della Provincia di Cagliari, e nel caso in cui ciò non possa ottenersi, se la salute pubblica lo esigesse, valersi del Lazzaretto d’Alghero togliendolo in affitto per sei anni.
Musina Dore si oppone alla sospensione dei lavori del Lazzaretto, e vuole l’esecuzione del progetto approvato l0 scorso anno dal Consiglio Provinciale, e se le finanze non lo permettono si contragga un prestito – la salute pubblica lo impone. Satta Musio appoggia la proposta di sospensione per le ragioni che i dotti hanno svolto a Vienna nella conferenza sanitaria e combatte l’idea di chiedere il soccorso di Cagliari. Mariotti combatte la sospensione facendo la storia del Lazzaretto dal giorno che ne fu concepita l’idea fino ad oggi, ed insiste per l’esecuzione del progetto già deliberato dal Consiglio. E ove non si possa adottare il disegno del Borgnini che costerebbe 600 mila lire, si adotti quello del Santinelli che portava una spesa di sole 170 mila lire. Rugiu combatte con gran calore l’idea di votarsi pel Lazzaretto d’Alghero e vuole il Lazzareto secondo i temperamenti del Mariotti.
Loffredo combatte la sospensione e domanda quale sia la commissione nominata ad hoc. Mariotti appoggia la domanda. Manca Isolero dà spiegazioni. Messa ai voti per appello nominale la proposta di sospensione, il Consiglio deliberava che i lavori vinsero sospesi per un anno invece di 4 con 6 voti di maggioranza. Ho reso di pubblica ragione questa deliberazione del Consiglio Provinciale di Sassari anche nell’interesse dei miei lettori di Maddalena, i quali devono essere naturalmente curiosi di conoscere lo stato della questione del Lazzaretto di S. Stefano, essendovi essi grandemente interessati, Il sorgere un grande edificio in un’isola tanto vicina sarebbe per questa un lietissimo avvenimento, foriero per essa di grandissimi e rilevantissimi benefizi le di cui conseguenze salutari sarebbe troppo lunga ed ardua cosa il descrivere. La questione balnearia, essa pure considerevolmente si avvantaggerebbe dalla soluzione in favore del Lazzaretto di S. Stefano, poiché quelli ampi locali che sarebbero in una possibile invasione del morbo asiatico destinati a purgare la contumacia, potrebbero agevolmente ed a pressi modici essere usufruiti da coloro che intendono fare i bagni nell’arcipelago della Maddalena.
Fra le molte visite ch’io feci all’isola di S. Stefano una ne praticai col mio amico sig. Giacomo Denegri peritissimo in agronomia e colla sua eccellente compagnia si percorse una parte dell’isola, e si convenne che essa possiede buoni pascoli ed anche qualche tratto di terra atto al seminario.
Ci spingemmo un dipresso al seno di mare detto di Villamarina che ha in faccia l’isola di Sardegna. L’isola di S. Stefano possiede buone acque – ed in essa si dissetano i buoi e le capre che vi hanno soggiorno – e da essa si trae in gran parte la carne ed il latte a Maddalena.
A chi appartiene domandai un giorno ad un abitante di Maddalena, l’isola di S. Stefano? Apparteneva mi rispose egli al comune di Maddalena. Essa venne divisa in ventidue lotti e messa in licitazione a determinate condizioni.
De’ 22 lotti, 19 furono aggiudicati al Colonnello Frappoli, il quale non si diede mai pensiero alcuno d’adempiere alle condizioni prescritte – di modo che il comune di Maddalena potrebbe rivendicare le terre vendute e formarsi con esse un buon cespite di rendita per l’aumentato valore delle medesime ed io a lui “videant consules Magdalenenses”.
Ora l’ordine della mia narrazione esigerebbe che chiudessi questo paragrafo, nel quale si accenna ai luoghi meritevoli di una escursione particolare per pane de’ viaggiatori o bagnanti nell’isola della Maddalena – colla gita in Caprera – ma la rilevanza del personaggio che vi dimora richiede un paragrafo separate.

Maddalena e Caprera – Ricordi di Pietro di San Saturnino

Introduzione di “Maddalena e Caprera” – Ricordi di Pietro di San Saturnino

Prefazione di “Maddalena e Caprera” – Ricordi di Pietro di San Saturnino

Ragione di questi ricordi

Partenza da Porto Torres – Arrivo alla Maddalena

Origine di Maddalena – Costumi dei suoi abitanti – Clima – Ospitalità

Caprera — Visita al Generale Garibaldi

Escursioni da praticarsi nel soggiorno di Maddalena