Forte Santa Teresa o Sant’Elmo (Isola Maddalena)
Fu costruito posteriormente al 1793 perché durante l’attacco gallo-corso non esisteva. Fu proprio quell’occasione a dimostrare la necessita di armare la punta Tegge per difendere l’accesso occidentale alla rada; infatti, il 22 febbraio 1793, dopo che la flotta francese, passata indenne nel canale fra punta Sardegna e La Maddalena, gettò le ancore nel canale di Mezzoschifo, fu necessario impiantare proprio a Tegge una batteria che riuscì, grazie ad un nutrito bombardamento a palle infuocate, a costringere l’ammiraglia francese a battere in ritirata e cercare riparo verso la cala di Villamarina. Divenuta di proprietà privata già dalla meta del secolo scorso, il forte fu abbandonato ed appare oggi in rovina.
Dalla strada panoramica che porta a Nido d’Aquila, all’altezza di Tegge, un sentiero sulla destra conduce all’ingresso del forte. L’ingresso alla fortificazione, costruita su di un roccione granitico alto 66 m s.l.m., si apre ad est ed e raggiungibile attraverso un angusto sentiero. Come tutti gli altri forti fu costruito in conci di granito, appena sbozzati, in forma di parallelepipedo di varia pezzatura, disposti a corsie orizzontali senza malta che li leghi, se non argilla, per la sola stabilitura delle sovrapposizioni. Nella muraglia perimetrale, prospetti Nord ed Est, si aprono delle feritoie per il fiancheggiamento dell’ingresso, protetto anche da un tamburo, pure feritoiato, ma che diviene vero e proprio bastione scarpato nei prospetti Sud ed Ovest dove, sul parapetto, sì aprono le cannoniere per le bocche da fuoco.
Oltre l’ingresso vi è una scala a gradoni che conduce al piazzale sul quale insistevano: una polveriera con accanto il deposito per il carbone e una forgia per arroventare le palle dei cannoni; il corpo di guardia; la camera per l’alloggio del guardiano ed un “luogo comune”, su due lati, Sud ed Ovest, si trovavano le piattaforme sopra quali erano situati i cannoni provviste di cordoni in pietra sul quali ruotavano gli affusti da costa, girevoli su perno.
“…….. alle quattro del pomeriggio del 22 febbraio 1793 i gallo-corsi tentarono uno sbarco a Punte Tegge, nell’isola di La Maddalena, ma furono prontamente respinti. Allora il comandante del regio armamento, cavalier Felice De Costantin conte di Chateaneuf, la sera stessa “…. per tentare di sloggiare la fregata e il convoglio, per procurarmi la comunicazione del littorale, e per liberarmi il passo tra questo e la Sardegna, feci portare di notte il più grosso cannone da 15, che avevo sulla batteria Balbian alla punta detta Le Tegi di questa [La Maddalena nda], e dirigere la forgia per roventare le palle. ….” I colpi di quest’ultimo pezzo avevano ottenuto l’effetto desiderato: fu la “fregata per quattro volte colpita a palla infuocata … obbligata a tentare la ritirata più alla parte della Sardegna [nel Golfo di Arzachena, o comunque decisamente a Sud di Santo Stefano nda] per ben due volte, ed infine a lasciare le ancore [4 in tutto nda] e accorrere nel porto di Santo Stefano”, nell’insenatura di Villamarina ...”
Pierluigi Cianchetti