Francesco Grandi
Francesco Grandi nacque a Tempio Pausania il 14 marzo 1841. Suo padre era un patriota lissone milanese, il suo vero nome Tobia Arienti, coinvolto intorno al 1825 in un fallito attentato al capo della polizia austriaca a Milano, per sfuggire all’arresto, aveva preso possesso dei documenti di un complottista che uccise il suo amico, Luigi Grown in alto, assumendo il nome che ha mantenuto fino alla morte. Dopo aver trovato rifugio presso i genovesi, si stabilì a Lavagna, dove nel 1830 sposò Giovanna Palma ma, sentendosi in pericolo, si stabilì con la famiglia in Sardegna, e infine si stabilì a Tempio dove si avventura per diversi anni in imprese edili, ponti e mulini sulle Coghinas. In questi tempi, nacque il nostro patriota.
Seguendo le orme del padre, condivide i suoi ideali democratici e rivoluzionari e, dopo l’adolescenza nei templi, durante la quale è orfano a otto anni, raggiunge il padre a Genova alla fine del 1849, dove quest’ultimo è stato creato dopo aver partecipato alla futile difesa di la Repubblica Romana. Desiderando un futuro per suo figlio, il padre lo iniziò a studiare e, seguendo le sue tendenze artistiche, lo fece frequentare varie accademie di disegno, prima a Firenze, poi a Roma, infine a Genova. Alla morte del padre nel 1857, Francesco decise di rimanere a Ginevra, continuando gli studi presso l’Accademia di Belle Arti.
Nella città liguria, ideali patriottici si svilupperebbero nel clima politico del lavoro, delle società democratiche e mazziniane, interpenetrando i valori che lo portarono, nel 1857, ad aderire al movimento mazziniano di Ginevra a favore della spedizione Pisacane, per i fatti di cui fu arrestato e poi rilassato; poi, due anni dopo, partecipare alla seconda guerra d’indipendenza come volontario con i carabinieri genovesi, nel Corpo dei cacciatori delle Alpi, comandato da Giuseppe Garibaldi; infine, il 5 maggio 1860, per iniziare con l’eroe della spedizione dei mille in Sicilia.
In questa memorabile avventura, Francesco Grandi, con Angelo Tarantini della Maddalena e Vincenzo Brusco Onnis ed Efisio Gramignano di Cagliari, ha rappresentato la piccola pattuglia sarda che ha lasciato Quarto con altri 1085 volontari. Durante la liberazione del Sud, si distingue in particolare: ferito a Calatafimi il 15 maggio durante la prima battaglia contro l’esercito borbonico, viene promosso tenente a Palermo e scelto da Nino Bixio come campo di soccorso; quindi ha sottolineato nelle battaglie per la cattura di Reggio de Calabria, la città in cui è entrato al comando dell’avanguardia garibaldiana, ricevendo per questo la medaglia d’argento al valor militare; partecipa poi a tutti gli scontri della spedizione fino alla vittoriosa battaglia finale del 1° ottobre sul Volturno.
Durante la spedizione, per la sua capacità di disegno, aveva portato album e matite, e dopo lo sbarco iniziale a Marsala, volontari di Garibaldi principalmente in abbigliamento borghese, su invito di Giuseppe Garibaldi, disegnò le figure divise per i diversi organi. Garibaldi amava così tanto questi sketch che, da questo momento, le divise di Grandi sono diventate quelle delle mitiche camicie rosse. Dopo la Spedizione dei Mille, Francesco Grandi cessò la sua attività patriottica e militare, dedicandosi all’originale passione per l’arte e il disegno, consolidata poi presso l’Académie des Baux-Arts de Genes, dove completò gli studi pianificati.
Dopo il 1861, al suo ritorno in Sardegna, si stabilì a Cagliari, dove fondò una famiglia, distinguendosi come insegnante di disegno e maestro di intarsio, poi ricevette vari riconoscimenti nazionali ed internazionali per la sua attività artistica, uno dei suoi intarsio fu premiato alla Mostra di Vienna nel 1873; si trasferì, per motivi di salute della moglie, al Sorrente più sano, dove nel 1885, per conto del ministro dell’Agricoltura, dell’Industria e del Commercio dell’epoca, Bernardino Grimaldi, fu fondatore della Royal School of Art intarsia e intaglio, conducendola per 28 anni fino al 1914, e attivando con grande impegno i corsi di Disegno, Intarsio e lavorazione del legno. Dall’Istituto statale d’arte, la scuola fondata da Grandi è diventata un liceo artistico che porta il suo nome.
Francesco Grandi morì a Roma l’8 giugno 1934, penultima morte dei veterani della spedizione dei mille.