Eroi maddaleniniRubriche

Giuseppe Albini

Nato a Villafranca (Nizza) nel 1780, mori a Spotorno nel 1859. Arrivo come giovane marinaio a La Maddalena dove sposò Maria Raffaella D’Ornano da cui ebbe due figli: Giovanni Battista ed Augusto. Uomo di qualità eccezionali, arrivò, partendo dalla condizione di semplice marinaio, al grado di vice-ammiraglio e comandante la squadra navale che difese Venezia nel 1848. Fu autore di un portolano della Sardegna. Grazie alla “Storia della Marina Militare del cessato Regno di Sardegna” di Alessandro Michelini, é giunto fino a noi il ricordo di un magnifico episodio che da solo basta ad illustrare le qualità umane di Giuseppe Albini.

Era l’anno 1809: un giorno di febbraio la fregata inglese “Vodage”, spinta da una violenta maestralata cercava riparo fra le isole delle Bocche di Bonifacio, ma il comandante, non essendo pratico dei luoghi, e non volendo quindi rischiare di perdere la nave pilotandola dentro i canali dell’arcipelago, stazionava al largo avendo issato la bandiera di pericolo e sparava ad intervalli regolari un colpo di cannone per chiedere soccorso. Da Maddalena si accorsero di quanto stava avvenendo e del pericolo imminente per la nave. Il comandante del naviglio regio di stanza nell’isola fece allestire una scialuppa con una ventina di uomini e la inviò in soccorso, ma dopo molti e penosi sforzi l’imbarcazione dovette rientrare a causa della forza del mare senza essere riuscita a percorrere più di due miglia. Un altro equipaggio tentò senza migliore fortuna, mentre la fregata inglese aumentava il ritmo delle cannonate per far capire il pericolo crescente. La gente raggruppata sul molo di Cala Gavetta appariva ormai rassegnata ad abbandonare la nave al suo destino. Ma un giovane, che non se la sentiva di arrendersi, incominciò ad incitare i presenti a tentare ancora; era Giuseppe Albini, allora “piloto” della Regia Marina Sarda. Fra i molti giovani che si offrirono volontari egli scelse quelli che gli apparivano più adatti e prese il mare, seguito dagli sguardi ammirati ma preoccupati dei compaesani. Solo dopo molte ore riuscì ad affiancare la nave inglese e a salire a bordo con i compagni che mise subito ai posti di manovra prendendo personalmente il comando e riuscendo a condurre il vascello in luogo riparato. L’episodio, fedelmente riportato dal comandante inglese ai suoi superiori, fece ottenere a Giuseppe Albini i galloni da ufficiale, grazie all’interessamento della corte inglese che scrisse al Re di Sardegna per il dovuto ringraziamento.

Un anno dopo, al comando dello sciabecco “Carloforte” si scontrò con una nave corsara francese costringendola alla fuga e liberando un mercantile svedese che era sua preda di guerra. Fatto importante anche dal punto di vista di un ulteriore miglioramento dei rapporti diplomatici e commerciali con la Svezia, nazione che già acquistava il sale dalla Sardegna. Nel 1811 Albini arrivò nelle acque di Tunisi impadronendosi di due navi barbaresche, cosa che spinse il Bey ad inviare una flottiglia con lo scopo di punire l’audace gesto: questo episodio fu la causa della battaglia navale di Capo Malfatano. Nel 1815 Albini era a Capraia per sedare una rivolta locale e liberare il forte dall’occupazione di un gruppo di rivoluzionari corsi. Nell’estate del 1848 il viceammiraglio Albini comandava la squadra navale dell’adriatico durante l’insurrezione di Venezia, alzando le sue insegne sulla “S. Michele” il cui comandante era Giovanni Battista Millelire, mentre Antonio Millelire comandava la “Gulnara”, prima nave a vapore del Regno di Sardegna. Nel 1849 Giuseppe Albini abbandonava definitivamente il comando lasciando una marina nella quale, su 2000 uomini, oltre 500 erano di origine maddalenina e occupavano esclusivamente posti operativi a bordo. Uno di questi raggiungerà il più alto grado della carriera militare, grazie alle sue qualità individuali e alle notevoli capacità di comando, si tratta del figlio di Giuseppe, Giovanni Battista Albini.