Eroi maddaleniniRubriche

Giuseppe Cuneo – Cissia

Figlio di Stefano e Giacomina Ortoli, nacque a Maddalena L’8 dicembre 1836 e mori a Rio De Janeiro il 20 agosto 1879, a bordo della Regia corazzata “Garibaldi”. Nome di guerra “Cissia”. A Maddalena abitava, con la moglie Caterina Mamberti in una modesta casetta bianca nei pressi di Punta Nera (vecchio mattatoio).

Di Cissia, imbarcatosi giovinetto sulle navi della Regia Marina Sarda é arrivata sino a noi la fama di eroe, non gli avvenimenti singoli della sua vita anche se sappiamo che, oltre all’Italia, Francia e Inghilterra gli conferirono delle decorazioni.

Un elogio funebre pubblicato dal “Fanfulla”, un giornale di Roma, il 9 settembre 1879, appena venti giorni dopo la sua morte, fa intuire che dovette trattarsi di un personaggio di grande valore.

Da Rio de Janeiro: Giuseppe Cuneo, primo capo cannoniere nella marina di S.M. il Re d’Italia e morto il 20 agosto lontano dall’amata patria, ma su suolo italiano, a bordo del suo bastimento, all’ombra della bandiera che egli aveva difeso tante volte e tante volte illustrato delle sue gesta gloriose. E’ morto per paralisi al cuore, sfiancato da eroiche fatiche sopportate impavidamente sotto mille pericoli. Nato nella piccola, ma nobilissima isola della Maddalena, madre a tanti prodi del mare, della quale la storia è tutta una leggenda gloriosa, non ne smenti le eroiche tradizioni, ed arruolatosi giovinetto nella marina di S. M. Sarda combatté la guerra di Crimea, quelle del 59, 60, 61 e 66, pagò del suo sangue l’ambito battesimo di marinaio italiano. Che egli fosse un valoroso lo provano le tante medaglie che brillavano sul suo petto: oltre alle commemorative per le guerre di indipendenza, egli era fregiato della commemorativa del ’59 e di quella al valore militare francese, di due al valore militare italiano e della commemorativa inglese per la guerra in Crimea. Di virtù e di disciplina militare fu esempio splendido si che può dirsi di lui non essere stato fatalmente riottoso che agli ordini del medico perché, entusiasta del suo dovere egli mal sopportava vedersi infermo e sdegnava il riposo per lui tanto necessario quanto meritato. Cuneo era conosciuto, stimato e amato da tutti: domanda ai vecchi ammiragli di Cissia (che tale era il suo nome di guerra) e tutti te ne parleranno con ammirazione, una lacrima spunterà sul loro ciglio perché sappiamo che di quell’eroe Giuseppe Cuneo gli stessi suoi superiori parlavano con quel riguardo che impone la virtù modesta; il suo foglio matricolare può fare invidia a chiunque, ed é un’apologia. Ebbe splendidi gli onori funebri, quali li meritava; la sua salma posta in una cassa di zinco, rivestita di velluto nero e listato di oro fu accompagnata dagli ufficiali in coperta ed adagiata a poppa a dritta. Sul feretro era distesa la grande uniforme con le medaglie e la spada; l’estremità era coperta dalla bandiera nazionale, degno paludamento di lui, che l’aveva coperta tante volte del suo petto. Schierato l’equipaggio in riga per squadre, gli ufficiali fecero ala al feretro: tutti erano a capo scoperto. I bastimenti delle varie nazioni avevano ammainato a metà le bandiere in segno di lutto. Il comandante, pronunciate con voce commossa nobili e affettuose parole ed esortati tutti ad apprendere dal caro estinto come si ami il re e la patria, depose sul feretro, a nome suo e degli ufficiali, una magnifica corona di fiori ed altra ne posò il cavalier Cotta, nostro incaricato d’affari, che volle, con gentile pensiero, porgere un ultimo tributo al1’eroe trapassato. Salutata dalla salve d’uso, la salma fu calata in una lancia e, seguita da molte altre imbarcazioni, venne sbarcata su di un carro funebre tirato da quattro cavalli. Il mesto corteo, aperto da un plotone di ventiquattro marinai e cannonieri armati ed in grande uniforme, era seguito dai sott’ufficiali e chiuso da tutti gli ufficiali. Al cimitero dissero nobili e commoventi parole due ufficiali ed un sottufficiale, e tutti col gettare un pugno di terra sulla cassa, porsero l’ultimo doloroso addio a quella salma onorata. La pietà dei compagni e degli ufficiali innalzerà su quelle zolle un modesto monumento che dice agli stranieri come il sentimento della riconoscenza verso i martiri del dovere viva in noi e inviti i nostri fratelli che verranno qui dopo di noi ad inginocchiarsi dinnanzi alla tomba di un prode compagno. Povero Cuneo! Una povera vedova ti aspetta nella bianca casetta della Maddalena: in quella casetta metteranno una croce nera; tu non ritornerai più dal viaggio intrapreso con tanto entusiasmo: alla tua vedova, ai tuoi figlioli sia di conforto l’estremo pegno di affetto e di onore che l’equipaggio della Garibaldi e con esso tutta la marina italiana ha dato alla tua salma gloriosa. I tuoi figli sentiranno questo onore e ti imiteranno.

Dal giornale Il Fanfulla di Roma 1884

La Morte di un eroe – Da Rio de Janeiro.
Debbo un tributo ad un eroe, che non è più, ed in queste povere parole, quali me le detta l’animo tristissimo le invio al Fanfulla, ove la meritata lode dei martiri del dovere ha trovato ognora la più simpatica ed affettuosa ospitalità.
Giuseppe Cuneo, primo capo cannoniere della Marina di Sua Maestà il Re d’Italia, è morto il 20 Agosto, lontano dall’amata patria, ma su suolo italiano, a bordo del suo bastimento, all’ombra della bandiera che egli aveva difeso tante volte e tante volte illustrato delle sue gesta gloriose. E’ morto per paralisi del cuore: sfiancato da eroiche fatiche sopportate impavidamente sotto mille pericoli.
Nato nella piccola, ma nobilissima isola Maddalena madre a tanti prodi del mare, della quale la storia è tutta una leggenda gloriosa, non ne smentì le eroiche tradizioni, ed arruolatosi giovinetto nella Marina di Sua Maestà sarda, combattè la guerra di Crimea, quelle del 59, 60-61, 66 e pagò del suo sangue l’ambito battesimo di marinaro italiano. Che egli fosse un valoroso lo provano le tante medaglie che brillavano sul suo petto: oltre alla commemorativa per le guerre della nostra indipendenza, egli era fregiato della commemorativa del 59 e di quella al valor militare francese e di …….. valor militare italiane, della commemorativa inglese per la guerra di Crimea……………………………………………………….. Cuneo era conosciuto, stimato ed amato da tutti…………………………………………… ai vecchi ammiragli di Cissia (che tale era il nome di guerra e tutti te ne parleranno con ammirazione, mentre una lacrima spunterà sui loro viso poiché sapranno che quell’eroe non è più. Di Cuneo gli stessi suoi superiori parlavano con quel riguardo che impone la virtù modesta; il suo foglio matricolare può fare invidia a chiunque, ed è un’apologia.
Ebbe splendidi onoro funebri, quali meritava, la sua salma, posta in una cassa di zinco, rivestita di velluto nero e listata di oro, fu accompagnata dagli ufficiali in coperta ed adagiata a poppa a dritta: sul feretro era distesa la grande uniforme con le medaglie e con la spada, e l’estremità era coperta dalla bandiera nazionale, degno paludamento di lui, che l’aveva coperta molte volte del suo petto. Schierato l’equipaggio in riga per squadre, gli ufficiali fecero ala al feretro: tutti a capo scoperto. I bastimenti delle varie nazioni avevano ammainate a metà le bandiere in segno di rispetto. Il Comandante, pronunciate con voce commossa nobili ed affettuose parole ed esortati tutti ad apprendere dal caro estinto come si ami il Re e la Patria, depose a nome suo e degli ufficiali una magnifica corona di fiori sul feretro e altra ne posò il Cavaliere Cotta, nostro incaricato d’affari, che volle con gentile pensiero porgere un ultimo tributo all’eroe trapassato. Salutata dalle salve d’uso la salma fu calata in una lancia e seguita da molte altre imbarcazioni, venne sbarcata …..da carro funebre tirato da quattro cavalli.
Il mesto corteo, aperto da un plotone di 24 marinai cannonieri armati ed in grande uniforme era seguito dai sottufficiale e chiuso da tutti gli ufficiali. Al cimitero dissero nobili e commoventi parole 2 ufficiali e 1 sottuficiale, e tutti, co gettare un pugno di terra sulla cassa, porsero l’ultimo doloroso addio a quella salma onorata.
La pietà dei compagni e degli ufficiali innalzerà su quelle zolle un modesto monumento, che dica agli stranieri come il sentimento della riconoscenza verso i martiri del dovere viva in noi ed inviti i nostri fratelli, che verranno qui dopo di noi, ad inginocchiarsi dinanzi alla tomba di un prode compagno.
Povero Cuneo! Una povera vedova ti aspetta nella bianca casetta della Maddalena; in quella casetta metteranno una croce nera: tu non ritornerai più dal viaggio intrapreso con tanto entusiasmo; alla tua vedova, ai tuoi figlioli sia di conforto l’estremo pegno ……….. e di onore che l’equipaggio della Garibaldi, e con essa tuta la Marina italiana, ha dato alla tua salma gloriosa. I tuoi figli sentiranno questo onore, e ti imiteranno.
Osmodeo