I primi beni immobili della Chiesa
Come già accennato, nel 1804 il Consiglio Comunitativo aveva deciso di garantire alla Chiesa entrate certe cedendo due terreni “per dare ad essa qualche sovvenimento e sussistenza“: si trattava di una tanca presso la chiesetta della Trinità (“che giace a mezzogiorno ed in faccia alla porta della SSma Trinità ..tutto quel circuito di terra che si estende tanto a ponente e a levante, a mezzogiorno fino alle grosse rocche“) e della “penisola che giace a mezzogiorno e libeccio di questo porto ossia all’oriente del forte Balbiano in cui a spese e per benefìcio di detta chiesa si è già eretta la piccola casa per i quarantenari“: si tratta del terreno sul quale sarebbe sorta, in seguito, la Capitaneria di Porto e che, allora, ospitava solo un piccolo edificio isolato adatto per ricoverare i marinai provenienti da zone sospette di focolai infettivi; sbarcati sulla banchina a pochi passi di distanza, essi potevano raggiungere la casetta senza avere contatti con gli abitanti e, nello stesso tempo, tenuti sotto controllo dalla vicina batteria Balbiano. Da questa casetta dei quarantenari prese il nome la zona, la Quarantena. Per mettere a frutto i due beni (scavare un pozzo e recintare il terreno alla Trinità, adeguare murature e tetto della casetta di sanità) la Chiesa affrontò delle spese vendendo otto anelli d’oro tolti dalle mani della Santa più altri sei in seguito. In effetti i due beni fruttarono qualcosa, nel tempo, anche se in modo ben diverso: la tanca veniva affittata a un canone annuo che poteva variare da 15 a 30 lire, la casetta di sanità rendeva quando vi erano sbarchi di equipaggi che dovevano scontare la quarantena e quindi si poteva passare da un minimo di 7 lire a 70 e più lire negli anni in cui i corsari frequentavano i nostri mari.
Un altro piccolo cespite di entrata era quello della Fontana di Santa Maria Maddalena, attivato nel 1809 con una spesa per la riparazione di circa 20 lire, riparazione necessaria per consentirne l’affitto per alcuni anni e la vendita diretta dell’acqua.
Nel 1814 prendeva finalmente forma il progetto a lungo accarezzato dal barone Desgeneys di ingrandire la piccola cappella costruita nel 1782; ma la fabbriceria non ebbe alcun ruolo né progettuale né gestionale su questa iniziativa: per designazione diretta di Desgeneys, infatti, furono due ufficiali di marina ad amministrarla, prima Giovanni Ornano La Gioventù e dopo Antonio Millelire. L’unico intervento della fabbriceria fu l’offerta decretata dal Vescovo di 100 scudi sardi, regolarmente annotati da Gallone nel libro delle uscite: somma ingente per le magre finanze della Chiesa, che mandò in passivo il bilancio di quell’anno, ripianato solo grazie alle economie precedenti.
Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma