CulturaDialetto

Il maddalenino

La varietà dialettale della Maddalena prende riferimento dalla principale isola dell’arcipelago omonimo. Essa è in uso presso la comunità locale stanziata nell’omonimo capoluogo, nella frazione di Moneta e in altri nuclei minori sparsi nell’isola principale. Il borgo marinaro della Maddalena fu fondato nel 1767 ma la presenza di pastori corsi è nota dal periodo precedente, durante il quale una piccola comunità, guidata forse dalla famiglia Millelire, si era stanziata sulle alture di Collu Pianu. Da una relazione del commendatore Della Chiusa, eseguita su incarico del vicerè Marchese di Rivarolo, si sa che nelle isole dell’arcipelago nel 1736 risiedeva una popolazione che sfiorava le cento unità.

La parlata della Maddalena (detta localmente isulanu) è un dialetto di origine corsa radicatosi a seguito della fondazione del borgo marinaro annucleatosi intorno alla Cala Gavetta. Questa varietà riflette i tratti del corso dell’estremo sud, specialmente delle regioni dell’Alta Rocca e del Tallano e delle comunità stanziate nella pianura (cd. pialinchi) che separa le Bocche di Bonifacio dal massiccio di Cagna. Sotto il profilo fonetico e lessicale l’isulanu è influenzato dal ligure, che vi concorre con due diversi strati storicamente definiti (Il primo strato, più antico, è originario di Bonifacio ed è parte costitutiva del dialetto locale fin dallo stanziamento iniziale; il secondo, più recente, proviene dalla Spezia a seguito del trasferimento di un gruppo di arsenalotti); dallo stesso gallurese che veicola anche una quota di sardismi e da alcuni dialetti italiani (napoletano, ponzese) che testimoniano degli apporti demografici che hanno contribuito durante oltre due secoli a formare l’odierna situazione linguistica.

Se si fa eccezione per un quota minoritaria di individui esclusivamente italofoni, si può stimare che al presente i corsofoni maddalenini siano in numero non inferiore a 9.000-10.000.

Tra i fenomeni più vistosi della parlata maddalenina si osserva il rotacismo della liquida intervocalica introdotto dalla cospicua componente ligure bonifacina. Alcuni esempi possono chiarire la portata di questo caratteristico tratto fonetico che accomuna il bonifacino al sassarese: pèru, ‘pelo’, cara ‘cala’, pari, ‘pelle’, tora ‘tavola’.

Fenomeno analogo si verifica, come spesso anche in corso, in nesso consonantico mentre il gallurese presenta sempre -l-: armuraccia ‘ramolaccio’ (gall. almuraccia; srd. armuratha, almuratza); arzà ‘alzare’ e ‘salire’ (gall. alzà < it. ant. alzare, srd. altzare, artzare); carcà ‘calcare’ (gen.carcà, corso calcà, gall. incalcà); ciarbeddu ‘cervello’ (gall. cialbeddu); durci ‘dolce’ (gall. e corso dulci); gurfu ‘golfo’ (gall. e corso golfu); marma ‘malva’ (corso malbu; gall. palmuccia < srd. palmutza); parchì ‘perché’ (corso id.; gall. palchì); pùrvara ‘polvere da sparo’ (corso pòlvera, gall. pùlvara)’; cardu ‘caldo’ (gall. e corso caldu); talorcu ‘malleolo’ (gall. e corso talolcu); carcagnu ‘calcagno’ (gall. calcagnu).

Di rilievo è anche la prostesi vocalica davanti a r- iniziale che il maddalenino condivide col corso e il gallurese: arrubbà ‘rubare’; arruncà ‘ragliare’; arrunzicatu e arruzzicatu ‘rosicchiato’ (gall. runzicatu); arradiu ‘radio’; arrobba ‘la roba’.
Ancora dal corso proviene la palatalizzazione di lat. cl: chiavi ‘chiave’ (sass. ciabi, gall. chjai); ghjésgia ‘chiesa’ (gall. ghjésgia; sass. gésgia < gen. id.); fióri ‘fiore’ (corso fióri, fiuri; gall. fióri; sass. fiòri); fiumi (corso fiumu); fiagu ‘odore’ (anche adòri; sass. fiaggu; gall. fiacu, fiagu < sardo fiagu, fragu).