Dario LeliPartigiani maddalenini

Incursione isola La Maddalena

Pare opportuno proporre a sessant’anni dai fatti una particolare rievocazione di quel tragico avvenimento bellico, che tenga in evidenza il complesso dei materiali documentari rinvenuti.
Ancor più opportuno pare, inoltre, di dover valorizzare al massimo i documenti stessi. A tal proposito si è scelto di proporli pressoché integralmente, piuttosto che realizzare una improbabile sintesi, mixando magari le circostanze ritenute più credibili e tra loro le più congrue.
Unico intervento che ci si riserva è quello di contestualizzazione e di raccordo che valorizzi i testi. Si vuole pervenire a una ricostruzione, cioè ricca di tanti e diversi punti di vista, quanti sono i diversi soggetti che raccontano ciò che hanno vissuto, e riconducibili – rispetto alle fonti – a due distinti piani di lettura. Il primo piano, che chiamiamo dal basso, vede la rapida dinamica del raid da parte di coloro che lo hanno subito, e che lo hanno narrato nelle drammatiche condizioni degli offesi.
Il primo messaggio informativo dell’attacco, inviato a Supermarina, partì dal Comando Divisione Gorizia alle ore 17.15 dello stesso 10 aprile, e fu ricevuto un’ora dopo. “Ore 14.50, circa 30 quadrimotori, Gorizia colpito centrosinistra et torre tre nave inutilizzata con incendio a bordo. Trieste colpito plancia caldaia prora et poppa estrema, affondato rovesciandosi sulla dritta at ore 16.13 per allagamento incontenibile falla centro dritta et poppa.
Perdite numerose che mi riservo precisare”. L’altro piano, quello “dall’alto”, e, invece, quello vissuto dagli attaccanti. Le fonti, per ciò, si riferiscono a documenti di Archivi italiani – sia militari che civili -, oltre che a testi rievocativi che ad essi si riferiscono.
Per l’altro piano, infine, i documenti ed i testi sono di fonte alleata. Rispetto al piano “dal basso” della ricostruzione, è obbligo prendere le mosse dalla documentazione raccolta nel titolario “attacco alle basi” dell’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare. Il secondo messaggio, delle 19.05, fu trasmesso dal Comando Marina Maddalena che informò Supermarina anche dei danni subiti dalla Base e dalle altre unità, oltre quelli subiti dagli incrociatori: “Dalle 14.37 alle 14.45 allarme per apparecchi 27, provenienti da nord ovest che hanno bombardato Unità Navali et Piazza marittima. Gorizia gravi danni. Trieste affondato come riferito Comando Divisione. Colpito Commissariato con qualche danno et magazzini et Navale con gravi danni et officine varie.
Distrutti Mas 501 e 503 in lavori presso Base. Affondati MV Eliana di La Spezia et Maria B 20. Colpita caserma SMG. Nessun danno at SMG et Mas in rada.

Riservo ulteriori precisazioni circa danni et morti et feriti che per ora da una prima valutazione escluse unità navali risulterebbero essere circa 20 morti et 70 feriti. Nessun danno in città”.
Anche il VII Gruppo Sommergibili lanciò, alle 21.15, il proprio messaggio a Maricosom, il Comando centrale della flotta sommergibilistica, che lo ricevette dopo solo 20 minuti. “Ore 14.50 subito attacco aereo di cui un obbiettivo est stata Base Sommergibili. Alloggi sia ufficiali che per personale praticamente temporaneamente inutilizzabili. Officina sommergibili et officina siluri colpite in pieno da bombe. Unità presenti solo sommergibile Mocenigo forato doppio fondo numero 2 dritta cassa nafta e tubolatura compenso esterna et tubolatura sfogo aria doppio fondo numero 2 dritta.
Disposto salvo contrordine sommergibile Aradam dislochi subito Bonifacio.
Disposto opportuno diradamento altre unità. Su sommergibile Mocenigo et sommergibile Topazio non est possibile utilizzare lavori. Propongo trasferimento altra sede. Unità presenti da ore 08.00 corrente eseguiranno tutte ascolto RT continuo. Tenente Vascello Garofani Luciano Tenente g.n. Vigiari Carlo Maggiore g.n. Sini Mauro Sottotenente Vascello Sella Gregorio feriti. Sommergibile Sirena non est attualmente in condizioni dato numero personale ferito eseguire missione.”. Con un successivo fono lo stesso VII Grupsom comunicò più precisamente il numero dei morti e dei feriti: 1 morto e 2 feriti per il Mocenigo; 3 morti e 10 feriti per il Sirena; 1 disperso ed 1 ferito per il Topazio; 2 feriti per l’Aradam; 3 morti, 1 disperso e 2 feriti per la Stazione Sommergibili (Maristasom).
Anche da Nave Gorizia partirono poco dopo le 22.00 del 10 aprile, i primi tristi conteggi approssimativi delle vittime. Tra i suoi uomini, 97 feriti, di cui 3 ufficiali, e 28 morti, di cui 4 ufficiali. Tra gli uomini del Trieste 50 feriti, di cui 2 ufficiali e 30 morti. Sempre da Nave Gorizia, ma stavolta per Maripers, un ulteriore messaggio lanciato nella notte tra l’11 ed il 12, specificò per il Trieste 2 ufficiali morti e 2 dispersi, 6 sottufficiali feriti ed altrettanti dispersi, 67 sottocapi e comuni feriti e 67 circa tra morti e dispersi.
Mentre sul Gorizia ferito si lavorava febbrilmente, il comando della III Divisione poté inviare alle 00.10 del giorno 11 un messaggio a Supermarina sulla fine del Trieste. “Nave Trieste colpita da una bomba poppa estrema con perforazione ponte coperta e falla. 2 aut più bombe quadripode plancia Ammiraglio, Comando, et perforazione ponte coperta et batterie et esplosione caldaia prora lato sinistro con asportazione lato sinistro fumaiolo.
Numerose bombe esplose sotto il livello di galleggiamento dritta et sinistra con scardinamento corsi corazza et fasciame et rapido allagamento caldaie et motrici et turbodinamo poppa. Altre bombe esplose fuori scafo provocarono falla et rapido allagamento locali diesel dinamo provocando totale mancanza mezzi esaurimento”. Per i danni subiti dalla base, dai vari Enti e dalle altre unità, fu ancora Marina Maddalena che informò più dettagliatamente Supermarina, e per conoscenza Marina Napoli, con un messaggio delle ore 13.00 del giorno 11. “Base Navale quasi distrutte et inutilizzabili centrale elettrica, officina sommergibili, officina siluri, officina artiglieria, officina autoreparto, parte di officina falegnameria, locale argano, scalo alaggio, ufficio spedizioni, ufficio ragioneria. Colpiti et parzialmente inutilizzabili alloggio ufficiali et sottufficiali caserma distaccamento casermetta Mas, Caserma Carabinieri, magazzino zona fari. Molte banchine sono sconvolte et franate et manca del tutto energia elettrica. Sono andati distrutti 2 idro della III Divisione Mas 501 et 503 tutti automezzi in riparazione et numero 6 imbarcazioni.
Affondato M/V Eliana et Carmen Adele et Maria Pia anziché Maria B 20. 5 bettoline et barca pompa destinata Cagliari.
Sommergibile Mocenigo riportata foratura doppio fondo. In corso di accertamento efficienza bacini. Inabitabili alloggio et ufficio capogruppo sommergibili et caserma sommergibili. Interrotte gran parte comunicazioni telefoniche rete normale et rete tiro et parte comunicazioni telegrafiche”.
In un messaggio partito nella notte tra il giorno 11 e 12 da Marina Maddalena, ed in cui non si individua il destinatario che però deve intendersi quasi sicuramente Supermarina, si legge infine: “Quota circa 5000 metri allarme ore 14.37 bombardamento ore 14.38 effettuato da tre formazioni di nove apparecchi ciascuna. Funzionamento difesa contraerea regolare con pronto intervento tutte batterie. Qualche inconveniente ai materiali et a una centrale tiro”. A questo punto la cartella d’archivio, esauriti i messaggi brevi, d’informazione immediata ed anche frammentaria, offre testi meditati e quindi più organici, vere e proprie relazioni. Si tratta, in particolare di due documenti diversi, sia come mittenti che come destinatari, di cui il primo relaziona su entrambe le unità della Divisione, mentre il secondo solo sul Gorizia. Nonostante la loro consistenza si preferisce inserirli integralmente, piuttosto che relegarli in una recondita appendice documentaria, per dare più direttamente e completamente il quadro della visione dal basso dell’attacco. Per ciò che attiene la visione dall’alto dell’avvenimento si parte da un testo non documentario. Si tratta del testo statunitense “The Army Air Forces in World Warr II” di Crawen & Cate, che attinge direttamente dai documenti dell’aviazione statunitense, di cui ne risulta essere la pubblicazione ufficiale. Riportiamo per esteso il breve racconto della preparazione e dell’azione dell’attacco del 10 aprile: N.A.P.W.R., il sevizio di ricognizione fotografica della North African Air Force (NAAF), “localizzò il Trieste ed il Gorizia ancorati a La Maddalena e chiusi tra reti antisottomarine….. NAPWR lavorò fuori orario per duplicare le fotografie e Spaatz ordinò un attacco alla prima occasione… Il 10 aprile i B 17 sganciarono bombe da 1000 libbre (con spoletta all’ogiva di 1/10 di secondo e con quella posteriore di 25 millesimi) per ponti corazzati da 2 o 3 pollici. 24 B 17 affondarono il Trieste da una quota di 19.000 piedi. 36 B 17 attaccarono e danneggiarono pesantemente il Gorizia. I rimanenti 24 bombardieri sganciarono sul porto e sulla base sottomarina”.
Abbiamo anche due testi italiani che in parte si rifanno ai documenti americani ed al testo surrichiamato, che rispetto ad esso offrono alcuni elementi integrativi di certo interesse. Tali elementi vengono qui ripresi anche se non abbiamo avuto la possibilità di verificare appieno le fonti. Nel loro ottimo testo “La portaerei del mediterraneo” (Cagliari 1982), M. Coni ed F. Serra affermano che l’attacco al Gorizia fu portato da 36 Fortezze del 97° Group (con aggregate quelle del 2° Group), sganciando ciascuna le proprie 5 bombe in dotazione. Il Trieste fu invece affondato da 24 fortezze del 99° Group, con due sganciamenti effettuati da 2 squadre di 12 apparecchi ciascuna. La Base, sempre secondo Coni e Serra, fu devastata da un tappeto di oltre 200 bombe da 500 libbre, lanciate da 24 bombardieri del 301° Bomb Group contro le officine ed i banchinamenti.
Il secondo testo è edito dall’ufficio storico dell’Aeronautica Militare col titolo “La Regia Aeronautica 1940-1943”, di M. Arena. In esso, di particolare, si legge che le 24 fortezze agirono sul Trieste usando il metodo di attacco MTO a formazioni sovrapposte, cioè suddivise in “quadrati oscillanti” su 6 losanghe sovrapposte. Il Trieste fu quindi colato a picco all’istante da una scarica di 120 bombe da 500 Kg a “saturazione”. Gli altri 36 bombardieri, secondo Arena, danneggiarono gravemente il Gorizia ed affondarono i Mas 501 e 503, oltre a danneggiare la Base Navale. Questi è l’unico testo esaminato che fissa l’orario dell’attacco alle 16.10, quasi senz’altro equivocando con l’orario di inabissamento completo del Trieste nelle acque di Mezzoschifo.
Tutti e tre i testi (i due italiani e quello statunitense) danno poi notizia dell’attacco effettuato su La Maddalena il successivo 13 Aprile, con cui gli americani tentarono di dare il colpo di grazia al Gorizia, in particolare nel testo di Craven e Cate si legge che l’incursione fu fatta dai caccia bimotori Lockeed P 38 “Lightning” (fulmine), e che l’incrociatore ne fu ulteriormente danneggiato. Quest’ultima situazione però, come è noto dalla memoria del Comandante Melodia, non risulta vera, giacché il Gorizia aveva già lasciato il recinto di Porto Palma alee 23.30 del 12 aprile ed arrivò a La Spezia nel pomeriggio del 13. Secondo Coni e Serra a questo attacco si riferiva, in quanto fu l’unico portato in Sardegna in quella giornata, il bollettino n° 1054 del 14 aprile, in cui era detto che “Località della Liguria, Sicilia e Sardegna sono state bombardate dall’aviazione anglo-americana”. La verifica ci viene dall’autorevole fonte prefettizia già utilizzata. Il prefetto Notarianni da Sassari telegrafò al Ministero degli Interni: “Ore 11.11 – 12.15 formazione 5 o 6 aerei nemici hanno sganciato bombe su La Maddalena contro piroscafi in rada senza causare danni. Batterie e contraeree entrate in azione hanno probabilmente colpito 2 velivoli”. Lo stesso Notarianni informò che due giorni prima, l’11 aprile, La Maddalena entrò in allarme per ben due volte per il sorvolo di un imprecisato numero di aerei.

Non molto più preciso fu il bollettino n° 1051 dell’11 aprile, che più ci interessa. In cui si legge che Napoli, Cagliari e La Maddalena erano state bombardate dall’aviazione anglo-americana. Nulla si diceva della pratica eliminazione della III Divisione navale e degli altri danni. Né risulta che tali danni siano mai stati ufficialmente ammessi pubblicamente da parte italiana. Gli italiani ne furono informati illegalmente da Radio Londra, che ne parlò per ben due volte, nei servizi in lingua italiana, il pomeriggio e la sera del 13 aprile. “One bomb will be enough.
One bomb was enough” (una bomba sarà sufficiente, una bomba è stata sufficiente), un titolo quasi letterario per la notizia data alle 18.30 da Umberto Limentani: “Lo scafo squarciato dalle bombe degli aeroplani americani, l’incrociatore Trieste è affondato nel porto di La Maddalena”.
L’informazione fu successivamente arricchita da un commento pesantemente malizioso che partecipò a sollevare, in un clima particolarmente carico di sospetti, una delicata questione di cui si dirà nelle conclusioni. “Quando alcuni giorni fa – commentò in lingua italiana il “London Diary” n° 298 del 13 aprile – notizie da Tangeri rivelavano la presenza del Mediterraneo occidentale di tre potenti corazzate britanniche, la Nelson, la Rodney e la Malaya, veniva precisato che queste grandi unità erano scortate da ben 35 cacciatorpediniere. Il Gorizia ed il Trieste erano soli, più che un errore un delitto”. Appare particolarmente trasparente in queste parole, l’intento di fare guerra psicologica, seminando zizzania nel campo avversario. L’insinuazione troverà terreno favorevole per divenire in molti certezza di tradimento.
L'”Italian Services” di Radio Londra ritornò più ampiamente sull’argomento con il suo “London Diary” n° 314 del 30 aprile che, alle 17.30 così parlò agli italiani: “Come è noto, il 10 aprile una formazione di fortezze volanti raggiungeva i due incrociatori pesanti Trieste e Gorizia, che si erano rifugiati a La Maddalena.
Affondava il primo e danneggiava gravemente il secondo: la perdita del Trieste non è stata mai ammessa dal Comando della Marina italiana. Il lungo ed importante rapporto è stato rintracciato nella cartella dell’AUSMM in quanto, pur indirizzato alla Nave Roma, fu da questa rimesso in copia a Supermarina. La lettera di inoltro datata 23 maggio 1943 ed intestata “Comando in Capo Forze navali da battaglia”, è firmata dall’Ammiraglio Bergamini, che issava la propria insegna proprio sulla corazzata Roma.
Il Comandante in Capo della flotta prese l’occasione dell’inoltro per proporre a Supermarina alcune considerazioni tecniche di grande interesse sull’attacco del 10 aprile e sulla tenuta del Gorizia. Per quel che riguarda l’attacco e la risposta ad esso, secondo Bergamini il successo era da ascrivere: “…non solo e non tanto alla precisione del tiro, che è veramente notevole, ma al fatto che gli aerei sono stati praticamente indisturbati e sono giunti all’improvviso”. Oltre a ciò Bergamini, erroneamente convinto – secondo quanto scriveva – che la quota di sgancio fosse stata molto meno elevata di quanto non veniva scritto nel Rapporto, considerava che “…non è la quota che è altissima, ma è il tiro che è assolutamente inefficace”.
E’ già stato accennato che è stata rinvenuta una seconda fonte documentaria presso l’Archivio Centrale dello Stato che, seppur con un minor numero di testi, ci offre qualche elemento di particolare interesse sui fatti. Nelle cartelle della Direzione Generale della Pubblica Sicurezza del Ministero degli Interni, una busta intitolata “Incursioni Aeronavali” raccoglie per provincia le note informative che i Prefetti inviavano sugli attacchi che si abbattevano sul territorio di loro competenza.
Il Prefetto Notarianni fu in grado di inviare ll suo primo messaggio, dagli uffici di Sassari, già alle ore 17.00 dello stesso 10 aprile. “La Maddalena entrata in allarme Alle ore 14.45 batterie La Maddalena entrate in azione. Mancano notizie dirette per interruzione linee telefoniche. Da notizie apprese da fonte militare risulta che formazione di oltre 60 aerei nemici ha bombardato La Maddalena et Palau causando danni non precisati”. Appare singolare come in questo messaggio sia individuato con sufficiente precisione il numero degli aerei partecipanti al raid, secondo quanto sarà verificato dalle informazioni di fonte alleata.
E’ probabile che i dati sul numero dei velivoli sia stato fornito al Prefetto, piuttosto che dagli Enti di La Maddalena coni quali non poteva comunicare, dalla rete di avvistamento più esterna all’arcipelago maddalenino e che faceva capo a Sassari.
I documenti militari riportati, anche le relazioni ed i rapporti più meditati, hanno sempre indicato – come abbiamo sinora riportato – in circa 32 quadrimotori americani partecipanti all’attacco.
Il rapporto di cui al documento n° 2 per la prima volta indicò, addirittura, il tipo di aereo: il Boeing B 24 Liberator, dando un indicazione deviante alla più scarsa pubblicistica di rievocazione dei fatti, che la ha pigramente ripresa senza alcun controllo.

Il secondo ed ultimo messaggio del Prefetto Notarianni fu inoltrato da La Maddalena alle 00.40 del giorno 11 aprile. “Pomeriggio ore 14.30 grossa formazione aerea nemica effettuava incursione su La Maddalena et Palau. Appena avutane notizia recatomi qui con sottosegretario Ministero Finanze in visita Sassari. Risulta affondato incrociatore Trieste et gravemente colpito incrociatore Gorizia. Risultano colpiti anche impianti vari Base Navale et Commissariato Militare et caserma Regia Marina. Nessuna vittima tra la popolazione eccetto quattro operai militarizzati et danni insignificanti in qualche abitazione. Tra i marinai accertati finora sessanta morti e circa duecento feriti. Uccisi quattro carabinieri sorveglianza Regia Marina. Contegno popolazione sereno. Ordine pubblico normale”. Lo stile prefettizio non fa giustizia del reale “spirito pubblico”
dei maddalenini e dei palaesi che pur non creando alcun problema di ordine pubblico, non poteva essere “sereno”. Avevano partecipato in diretta alla catastrofe che aveva dato morte violenta a centinaia di giovani, distrutto due possenti navi che da tempo vivevano in simbiosi con loro, e rovinato le strutture della loro Base Navale. Tanto meno poteva essere sereno l’animo ed il volto di chi per la terza volta doveva prendere la via del tristissimo sfollamento. Fu questa la volta più dolorosa.
Lasciavano dietro di se i morti approssimativamente ricomposti nelle loro carni straziate. Sapevano che sarebbe stata una lunga lontananza ed in condizioni di gravissimo disagio. Durerà infatti quasi un anno l’esilio di guerra, col cuore in gola ad ogni allarme e ad ogni notizia di quel terribile settembre.

Intanto il Provveditore agli Studi di Sassari prese atto dello sfollamento totale ed ordino che, con decorrenza immediata, la Regia Scuola Media di La Maddalena fosse trasferita a Tempio presso i locali della Scuola Media, mentre il Regio Avviamento marinaro, fosse trasferito, sempre a Tempio, presso quello dell’Avviamento industriale.