Arcipelago

Isola delle Bisce

Dalla forma allungata, quest’isola è situata di fronte a Capo Ferro. Una baia stretta e profonda forma al suo interno una meravigliosa piscina naturale. Il fanale, insieme a quello posto sulla costa sarda, facilita la navigazione notturna nello stretto passaggio.

Bisce (Isola delle), Biscaie, Bissa: fornisco subito la soluzione per evitare un’inutile suspense.
Bisce risulta essere un avviso ai primi naviganti, certo non provvisti di ecoscandaglio e di accurate carte nautiche: “Passaggio angusto/tortuoso ma buono per chi sa districarsi con cautela; adatto alle bisce”.
Più esatto, infatti, sarebbe parlare di Passo delle Bisce. Si tratta infatti di un importante passo dell’arcipelago maddalenino, tra l’isoletta delle Bisce e capo Ferro, sulla costa sarda dirimpettaia, idoneo anche alle rotte dei vascelli, ma piuttosto obbligato e contorto, lungo una lingua di fondale di 20 metri, che risale ai bordi fino a 6 e con punte sinistre anche a 4 metri.
Horatio Nelson, dovendo rompere gli indugi e rincorrere la squadra francese che da Tolone faceva rotta per Gibilterra, sfidò, con cautela, le tenebre notturne e guidò la sua squadra fuori dalle acque dell’arcipelago attraverso quel passo.
Dice il portolano dell’Ammiraglio Albini che “A T. 38° Lev. della P. dell’isola delle Biscie, distante 1 miglio e 1 quarto circa vi è il banco detto delle Biscie, tutto scogli e della lunghezza di 2 cavi in quadro, sul quale vi sono 5,4 e 5 braccia d’acqua“.
Scrive Douglas Goldring: “La velocità nel lasciare il porto di La Maddalena viene generalmente ricordata come una delle più brillanti e fulminee imprese di Nelson… Era una buia notte d’inverno e, quando giunse la notizia (…) fu dato l’ordine ‘si parte’, che fu eseguito con fulminea velocità. Il corridoio di mare (il passo delle Bisce) era così stretto che poteva passare soltanto una nave alla volta ma, entro due ore, l’intera flotta era uscita e posizionata a sud“. Pare che Nelson avesse fatto legare con le gomene la poppa della sua nave alla prua di chi seguiva nell’ordine e così via, illuminati dalle sole lanterne esposte ad ogni prua. Questa attraversata repentina notturna fu da tutti ritenuta un capolavoro di abilità marinaresca.
In una carta Uruguayana, conservata al Centro Studi Internazionali Garibaldini di Roma, si può leggere il nome assegnato dall’estensore uruguayano a tale secca: islas de la Culebras, che per El Vox Mayor può pure significare, scogli dai canaletti stretti (i più stretti delle Cunicularie o dei Budelli, o dei Carrugi), dove soltanto le bisce possono districarsi. Ergo: i naviganti che vi si avvicinano, stiano molto attenti.
Per il Caix, già lontano anni luce dal mondo della marineria, sostenne che quest’isoletta dell’arcipelago si poteva definiva definire anche Bombicia, formato su bom-bi(s)ce, per degli improbabili grandi “vermi di mare”.
Trascurabile pare, anche, l’ipotesi secondo cui si dovrebbe trovare, nelle fenditure più profonde di questi scogli, del <pez marino teleosteo de cuerpo muy alargado de color pardo rojizo, con el hocico puntiagudo y que vive en madrigueras (Oxystomus serpers; Ohisurus s.)>, pesce marino con scheletro osseo, corpo molto largo di colore della terra chiara con sfumature rossicce, con il muso molto appuntito.
Persino il Baldacci registra il toponimo Isola di li Salpi, toponimo che però nulla ha a che vedere con i pesci dello stesso nome, dal momento che l’Angius conferma essere salpi voce dialettale gallurese per “bisce”.
Cuvier sostiene pure che su quest’isola abbondino le acontias, “una razza intermedia fra la serpe e il serpente vero e proprio, assolutamente innocuo, molto timido e per niente velenoso”.
Ma attenzione particolare va invece posta alla voce Bissa, riportata nel toponimo de Lo Compasso de Navegare, il più antico portolano che si conosce, del XIII sec. Bissa, infatti, in catalano avrebbe il seguente significato chiave per i naviganti del Mediterraneo: scogli esposti al “vent del nord o del nord-est, sec, a vegades molt calent, que bufa travessant…”, vento del nord o del nord-est, secco, sovente molto caldo che soffia incrociando. e quindi rendendo ulteriormente difficoltoso l’attraversamento a vela.
Esiste pure un Bisciu (pl. Bisci) che in alcune parlate dialettali meridionali, sta per bastardo, trovatello: pertanto, al limite, scogli sparsi, isolati (toponimo che farebbe il paio con Spargi, vedi). Ma, come già detto, il messaggio più credibile per i marinai è senz’altro il primo. A conferma di questa teoria, vedasi Serpentara (isola).

Tratto dal libro MGDL e dintorni di Giancarlo Tusceri