Itinerario dell’Isola di Sardegna di Alberto de La Marmora
L’isola di Madelaine, al tramonto della Caprera, è separata da essa solo da un canale molto stretto, noto come Passo della Moneta; questo stesso canale si allarga a nord, dove sorge il piccolo isolotto di Giardini. L’isola in questione, all’incirca grande quanto la Caprera, è anch’essa esclusivamente granitica, così come lo è tutto questo arcipelago; prende il nome da una città situata nella sua parte meridionale, di fronte alla Sardegna.
Quest’isola e tutte quelle che la confinano sul lato della Sardegna, situata a sud dello stretto, non erano mai state considerate dipendenti dal Regno di Sardegna prima del 1767; solo allora il viceré Des-Hayes inviò lì una forza navale, composta dalle piccole navi del re, per prenderne possesso per conto di quest’ultima; queste isole erano a malapena abitate da alcune famiglie di pastori, originari della Corsica. Questi, i cui modi erano pacifici, passarono senza difficoltà sotto il nuovo dominio e la vita sociale; per prima cosa costruirono un piccolo forte per difendersi dagli attacchi dei barbareschi e una chiesa, sotto il titolo di Trinità; presto fecero un’alleanza con le famiglie dei pastori del nord Sardegna e in breve tempo vi fu una popolazione di persone robuste, formata dal sangue delle due nazioni; ma questi isolani mantennero il loro vecchio linguaggio, che è una specie di italiano corrotto.
Le abitudini della vita pastorale hanno prima lasciato il posto a quelle di un popolo agricolo; ma presto si dedicarono soprattutto agli istinti marittimi, poiché la pesca e il contrabbando via mare fornivano loro molte più risorse rispetto alla coltivazione di un terreno di granito ingrato con poca acqua. Anche in pochissimo tempo, questa popolazione divenne essenzialmente marittima; al punto che per cinquant’anni e soprattutto in questo momento, non ci sono quasi uomini abili in questo villaggio, dove vediamo, per così dire, solo donne, bambini e anziani; tutti gli altri abitanti servono nella marina reale, oppure vengono imbarcati su navi commerciali; alcuni navigano per proprio conto, facendo la piccola costa, su barche che si costruiscono da sole.
L’aumento che questa popolazione prese e la sua specialità di fornire eccellenti marittimi sono dovuti principalmente al defunto ammiraglio George Des-Geneys che rimase in questo luogo per tutto il tempo in cui i sovrani della Sardegna rimasero fuori dal Piemonte; vale a dire da quasi 15 anni. Quindi la Madeleine divenne la residenza delle autorità marittime dell’isola; anche questo piccolo paese fornì alla marina reale, non solo buoni marinai e eccellenti e numerosi ufficiali senza commissione, ma anche illustri ufficiali, alcuni dei quali raggiunsero i gradi più alti, e persino quello dell’ammiraglio posteriore; tra questi citerò Ornano, Zicavo, Millelire e altri, quasi tutti di origine corsa.
Un’altra causa del grande sviluppo improvviso che la Madeleine prese e della marcata preferenza dei suoi abitanti per la professione di marinaio, fu il lungo soggiorno che l’ammiraglio Nelson fece con la sua flotta. Quindi, dice Valéry, questa località divenne un vasto e ricco magazzino di merci inglesi, durante il blocco continentale.
Il punto preferito del futuro vincitore di Trafalgar era l’area del mare che separa la Madeleine dalla Sardegna, chiamata il Parau o porto di Agincourt. È qui che questo instancabile marinaio spiava gli squadroni francesi, nel caso di una seconda spedizione dall’Egitto.
Si dice su questo argomento che durante tutto il tempo che Nelson trascorse nell’orologio nelle acque della Madeleine, non scese mai perché aveva giurato di non lasciare il bordo fino a quando non avesse battuto i suoi nemici. La sua permanenza continua sulla sua nave non gli ha impedito di fare la generosità alla gente del posto, che mostra con entusiasmo e orgoglio estranei, candelieri e una croce d’argento, con un Cristo d’oro, donato alla loro parrocchia da questo ammiraglio protestante.
Il villaggio è ben costruito; tutto annuncia pulizia, che offre un netto contrasto con gli altri villaggi della Sardegna; tutte le pareti sono imbiancate almeno una volta all’anno; le strade non sono lastricate, ma i carri sono molto rari e senza ruote ferroviarie; per questo terreno di granito su cui sono sollevate le case, è abbastanza duro da non aver bisogno di pavimentazione.
La chiesa parrocchiale è piuttosto bella; fu costruito per mezzo di offerte, e in particolare per il lavoro materiale degli abitanti del luogo, che lo usavano a sua volta, mentre donne e bambini si occupavano del trasporto di pietre e calce.
Il porto di Madeleine, chiamato Cala Gavetta non è molto grande, ma è sufficiente per le esigenze della popolazione; al suo ingresso c’era una roccia di granito sott’acqua, che era molto pericolosa e sulla quale avevano dato diversi edifici, tra cui un piroscafo francese carico per il Levante, che il cattivo tempo nel canale aveva costretto a liberare in questo posto; si divise su questa roccia e subì gravi danni; ma in questo momento, questa roccia sottomarina è stata rimossa e l’ingresso di questo piccolo porto è quindi sicuro. Abbiamo praticato ai suoi bordi una sorta di banchine, che oggi consentono alle piccole imbarcazioni di avvicinarsi per imbarcarsi e sbarcare la merce. […]
Vicino alla Madeleine, un piccolo forte può essere visto su una collina con una caserma, per il piccolo presidio sull’isola, di solito fornito da soldati navali (Real Navi) inviati da Genova; ci sono molti altri forti vicino alla costa che ora sono disarmati; così come la Fortezza Vecchia, antica fortezza posta al centro dell’isola, in un punto culminante: in alcune occasioni serve ancora da vedetta, ed è lì che stabilisco la mia stazione trigonometrica, perché da questo punto dominiamo, non solo l’isola di Madeleine, ma diverse isole circostanti.
Ad ovest di questa bugia troviamo quello chiamato li Sparagi, che è separato da esso da un canale largo meno di un miglio; ha una forma quasi circolare; la sua circonferenza può essere valutata a sei miglia nautiche; è abitato solo da alcune famiglie di pastori.
Tra la Madeleine e il Capo dell’orso, c’è un’altra isola granitica delle stesse dimensioni di li Sparagi, di nome S. Stefano, che acquistò una certa celebrità dall’anno 1793; perché è lì che il giovane Napoleone Bonaparte fece le sue prime armi, ed è da lì, che lanciando alcune bombe e alcune palle di cannone sulla Madeleine, ha preludio a questo immenso consumo di polvere di guerra di cui poi lo schianto dovette risuonano su così tanti campi di battaglia, e in tutta Europa.
La Repubblica francese, dopo aver dichiarato guerra al Piemonte nel 1792 e invaso la Savoia e la Contea di Nizza, decise anche di impadronirsi dell’isola della Sardegna; infatti, dalla fine di dicembre dello stesso anno, aveva inviato l’ammiraglio Truguet davanti a Cagliari con una considerevole flotta e truppe di trasporto, per attaccare la capitale dell’isola; spedizione fallita, come è stato detto al suo posto. Allo stesso tempo, un attacco fu combinato verso la parte settentrionale della stessa isola, sotto gli ordini del generale Corsica Colonna Cesari. Questa truppa era in gran parte composta da volontari corsi posti sotto gli ordini del giovane Bonaparte, che nella sua veste di capitano d’artiglieria si unì a quello del tenente colonnello, comandando i volontari di Liamone. […]
Il 21 febbraio, quando la piccola flottiglia francese, formata da una corvetta e 22 vele latine, sbarcò a Mezzo-Schiffo, l’unica corvetta si fermò lì; le altre navi andarono all’ancoraggio di Villamarina, da dove sbarcarono sull’isola di S. Stefano circa 800 uomini. Non appena la corvetta lasciò cadere l’ancora, aprì il fuoco contro le due galee Sarde e una goletta, che si trovavano a Cala Gavetta, o porto della Madeleine, e contro il paese.
Tuttavia, questa corvetta, molto sconvolta dai lavori lanciati da Fort Balbiano e dai proiettili arrossati inviati da una batteria improvvisata in un luogo in Sardegna chiamato Teggia, pesava l’ancora e si radunava con le altre navi ancorate nel porto di Villamarina.
Le tre navi da guerra sarde, comandate dal cavaliere di Costantino, temendo un immediato atterraggio da parte del nemico e vedendo qualsiasi resistenza inutile da parte loro, si ritirarono nel Canale di Moneta, asciugando i colpi dei francesi che avevano già stabilito la loro batteria nell’isolotto di S. Stefano, in un luogo chiamato Puntarella.
Alla 22esima mattina questa batteria aveva aperto il fuoco contro il villaggio di Madeleine; la prima bomba sganciata da lì cadde sulla chiesa parrocchiale; irruppe nel tetto ed entrò all’interno della chiesa, rotolando ai piedi dell’altare senza scoppiare. C’è motivo di credere che questo primo proiettile sia stato inviato vuoto espressamente da Bonaparte, o perché non voleva rovinare la chiesa, o perché voleva solo con questa prima bomba provare il suo tiro; questo è ciò che mi sembra più probabile; il fatto è che non è stato caricato, perché è stato trovato vuoto, e quindi non è esploso, il che è stato naturalmente interpretato come un miracolo.
Il resto delle bombe che seguirono quasi tutte esplose; il secondo colpì l’angolo della stessa chiesa a ovest; scoppiò e ferì in faccia un uomo di nome Simon Ornano, che si precipitò armato a difesa del suo paese. Il terzo e il quarto caddero sul tetto della casa del defunto Joseph Fenicolo (Ferracciolo), adiacente alla chiesa; questa casa fu notevolmente danneggiata; il quinto scoppiò sulla piazza della chiesa e danneggiò le case vicine; una palla entrò dalla finestra della stessa chiesa e cadde ai piedi della statua del santo patrono, Sainte-Marie-Madeleine, senza causare danni. Un’altra bomba cadde sulla casa del defunto Paul Martinetti, un’altra su quella del defunto Michel Costantini; scoppiarono e non fecero molto danno; un decimo colpì il tetto della casa del defunto comandante Millelire; scoppiò e un frammento di esso è ancora conservato nella famiglia di oggi; un altro alla fine cadde sulla piazza della talpa; non scoppiò e fu accolto dal padre di colui a cui devo questo avviso; è quello che ora è posto sulla cima di una piccola piramide sollevata sulla talpa, in occasione della visita fatta alla Madeleine dal re Charles-Albert nel 1843.
Volevo riprodurre tutti questi dettagli, che mi sono stati forniti da una persona degna di fede, grazie alla gentilezza del compianto contrammiraglio Albini, per notare l’autenticità dei tre pezzi che conserviamo ancora oggi in memoria di questo attacco e come ricordo del grande uomo che ha puntato personalmente tutti questi proiettili. M. Valéry, parlando della bomba che cadde sulla chiesa senza esplodere, disse che fu venduta nel 1832 per 32 ecu a M. Craig, inglese, da un consigliere comunale della Madeleine, con l’intenzione di acquista un orologio per il campanile della parrocchia con questa somma; il fatto è che l’orologio non è stato acquistato, per quanto ne so, e che la bomba non è stata inviata in Scozia, come supponeva il signor Valéry; ma è ancora di proprietà di Mr. Craig, da allora diventato Console Generale d’Inghilterra in Sardegna; si dice che intenda rendere omaggio all’imperatore francese per questa prima bomba lanciata dall’immortale zio di SM […]
Se da questa parte ho perso ogni speranza di riconoscere in un certo modo e di salvare dalla ghisa lo storico mortaio in questione, sono stato più felice rispetto alla ricerca di altri oggetti collegati allo stesso fatto. Vedremo nella figura a fianco, la riproduzione (con riduzione dell’ottavo dell’originale) di un quadrante in legno graduato, destinato alla puntatura di mortai.
Questo pezzo fu lasciato positivamente dal giovane Bonaparte vicino al mortaio; nella batteria di S. Stefano, che dovette abbandonare nonostante se stesso in tutta fretta. È con questo strumento di legno che ha puntato questo mortaio, e di conseguenza è il primo strumento di guerra che questo straordinario uomo ha usato nella sua sorprendente carriera militare; come tale è un oggetto molto prezioso e unico.
Questo strumento fu immediatamente sequestrato dal signor Ornano, allora ufficiale di marina, originario della Madeleine e originario della Corsica; comandò alle navi che portavano all’isola di Santo Stefano la truppa, che sbarcò da una parte in questo isolotto, quando i gallo-corsici partivano dall’altra, lasciando 14 prigionieri che non avevano più tempo di imbarcarsi. M. Ornano, diventato ufficiale generale, mantenne per tutta la vita questo trofeo, di cui era stato il primo ad impadronirsi; alla sua morte, lo lasciò in eredità a suo genero, il defunto vice ammiraglio Albini, che depositò questo pezzo in una specie di museo della Royal Navy a Genova noto come Sala dei Modelli; ed è lì che si trova ancora (recante il n ° 221) al momento in cui ho tracciato queste linee (agosto 1859).
Per quanto riguarda le bombe in questione, garantisco l’autenticità di quelle che esistono ancora intere o in frammenti; questi sono, in primo luogo, quelli posseduti dall’attuale Console Generale d’Inghilterra a Cagliari, M. Craig; 2 ° quello che è posto sulla piramide della talpa della Madeleine, con un’iscrizione; 3 ° infine, il frammento conservato dagli eredi Millelire. Questi sono i testimoni storici che ci rimangono di questa spedizione, poco conosciuta al mondo.
Torino 1860