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Itinerario: Punta Testiccioli

Distanza: 2 km
Tempo di percorrenza: A/R 1,30 h circa
Difficoltà: Turistico
Periodo consigliato: ottobre – maggio
Segnavia: assenti

Per affrontare questo itinerario, è indispensabile calzare delle scarpe impermeabili con una buona suola antiscivolo, perché il terreno risulta spesso allagato dalle acque piovane. Partendo dalla Colonna Garibaldi, costeggiamo Cala Gavetta, proseguiamo verso ovest e superiamo via Primo Longobardo, via Domenico Millelire e l’Opera Nido d’Aquila. Dopo 3,9 km giungiamo ad uno slargo sulla sinistra, dove inizia uno sterrato percorribile anche con la macchina. Consigliamo di proseguire a piedi, in questo modo, con brevi fuoripista verso la costa, possiamo godere della meravigliosa visuale offerta da Cala Francese, caratterizzata da scogli di colore rosa, piccole spiagge che si affacciano in un mare cristallino ed incantevoli ruscelli che corrono tra le rocce per poi tuffarsi in mare. Giunti in prossimità di due pilastri ai lati della strada, a poca distanza da alcuni ruderi militari, svoltiamo a destra, superiamo uno spiazzo di terra e ci dirigiamo verso la costa. Attraversiamo una spiaggetta e subito imbocchiamo un sentiero a destra, che si inoltra nella macchia, allontanandoci dal mare. Questo tratto segue un ruscello attraverso alte piante di ginepro e ci porta, dopo 10 minuti, nei pressi di un casottino costruito all’interno di una caletta. Il sentiero, segnalato qua e là da omini di pietra, si fa più roccioso e in leggera salita.
Questa zona, ricca di ruscelli e pozze di acqua piovana è l’habitat ideale per il puleggio (Mentha pulegium), che con il suo profumo intenso caratterizza fortemente questi luoghi.
Arrivati in un pianoro tra le rocce, troviamo il “rifugio di Antonello”, un vecchio rudere sistemato senza troppe pretese, da un isolano appassionato di trekking. Qui possiamo fermarci per una breve sosta ed esplorare il territorio. Alle spalle del “rifugio”, si apre un bel canalone tra le rocce che porta dritto al mare; poco distante, la posizione panoramica di una vedetta, ci consente di apprezzare meglio la distesa di mare fino all’isola di Spargi ed il paesaggio segnato dalle onnipresenti formazioni granitiche. Nel pratino di fronte, in primavera è possibile ammirare la fioritura di colore viola chiaro di una piccola pianta endemica, lo zafferanetto di Revelier (Romulea revelieri) e numerose orchidee spontanee.
Riprendiamo il cammino in direzione sud, seguendo l’indicazione che ci viene data da una freccia
fatta con alcune pietre a pochi metri dal rifugio. Non essendoci un sentiero vero e proprio, bisogna fare attenzione a seguire il tracciato appena visibile, cercando di individuare gli omini di pietra che ci indicano la via. La rada vegetazione, costituita in prevalenza da basse piante di cisto (Cistus monspeliensis), ci facilita il compito. È interessante notare come in questo punto, ancor più che in altre zone dell’Arcipelago, le rocce vengano coperte dal rosso manto della borracina azzurra (Sedum caeruleum), una pianta grassa che colonizza le pareti rocciose, creando meravigliose macchie di colore. Il paesaggio cambia rapidamente quando arriviamo nei pressi di un canalone. Il sentiero prima discende, nascosto da una macchia fitta e alta, poi inizia una ripida salita seguendo il corso di un ruscello che si inoltra tra alte piante di erica arborea (Erica arborea), ginepro fenicio (Juniperus phoenicea), corbezzolo (Arbutus unedo) e rigogliose e aromatiche piante di erba gatto (Teucrium marum). Terminata la salita, in pochi minuti siamo in cima al colle, da dove sono ben visibili i tornanti della strada asfaltata. Percorriamo il sentiero in leggera pendenza e, raggiunta la strada, proseguiamo verso destra per circa 800 mt per tornare al punto di partenza.

Fabio Presutti – Massimiliano Doneddu