La diversità dei maddalenini
Alla Maddalena la situazione era quanto di più estraneo potesse esserci alle sollecitazioni cagliaritane. I maddalenini in quel tempo vivevano un momento magico di autostima e di coesione comunitaria, irripetibile nella breve storia dell’isola. La vittoriosa resistenza all’attacco franco-corso del febbraio ’93 e la parte principale avuta dagli isolani in quella vicenda, li consacrò definitivamente quale comunità coesa e la marcò di una identità precisa. Superate le remore di vicinanza di sangue e di affari con i bonifacini sotto la bandiera savoiarda diventarono lealisti indefettibili, e con l’ingenuo e generoso motto “Per Dio e per il Re vincere o morire” nello stendardo scelsero definitivamente l’appartenenza pressoché esclusiva a casa Savoia, piuttosto che al regno sardo.
Contro i rivoluzionari sardi di quel fine secolo gli isolani si spesero sempre acriticamente, seguendo gli ordini dei superiori, e furono presenti in varie occasioni di repressione di episodi di segno antigovernativo. Dopo il 28 aprile 1794, per esempio, si pensò di ricorrere ad essi nel successivo 1795 nei torbidi cagliaritani di quella primavera/estate. Nel 1802 furono chiamati a reprimere il tentativo di rivolta operato dai commissari di Giò Maria Angioi (nella foto in alto) di far partire dalle torri di Longone e di Vignola la rivolta dei sardi per la costituzione di una repubblica di stampo francese. E’ nota la tragica conclusione di quel tentativo e dei suoi protagonisti, il teologo parroco di Torralba Sanna-Corda e dell’avv. Cilocco.
Pur condividendo con i cagliaritani l’orgogliosa consapevolezza del peso risolutivo della loro iniziativa e del loro coraggio nella resistenza vittoriosa contro il tentativo franco-corso nel gennaio/febbraio del ’93, i maddalenini, al contrario, non soffrirono le stesse frustrazioni di quel notabilato, di quei ceti professionali e di mestiere. Le ricompense ottenute in medaglie (molte), in avanzamenti e denari (pochi), risultarono gratificanti per i nocchieri, i cannonieri, i marinai e i volontari maddalenini, che continuarono a rispondere agli ordini dei comandanti savoiardi e nizzardi dei regi legni, che davano loro lavoro e carriera al servizio del re piemontese.
D’altronde gli isolani non avevano, contro i piemontesi, gli stessi motivi di risentimento che avevano mosso e giustificato la “emozione” cagliaritana. L’opposizione alla spedizione gallo-corsa, resa celebre in seguito per la presenza di Napoleone pur trattandosi di un episodio molto più ridotto rispetto a ciò che accadde nel Golfo degli Angeli o nell’isola di Carloforte, fu ben organizzata e diretta dal savoiardo De Costantin, nonostante la ristrettezza dei mezzi e degli uomini a disposizione. Lo stesso Balbiano, che per la difesa di Cagliari fu sospettosamente considerato negligente se non imbelle, alla Maddalena fece completare la batteria a ponente dell’abitato, intervenne attivamente per lo sfollamento delle donne, dei vecchi e bambini, nonché per il vettovagliamento.
Non secondario è da considerarsi, inoltre, il fatto che alla Maddalena non poté registrarsi il forte impulso antipiemontese trasferito in moltissimi villaggi della Sardegna dai loro miliziani, reduci dagli avvenimenti cagliaritani e dalle conseguenti delusioni nei confronti appunto dei piemontesi.
Era una giovane comunità di nuova frontiera, fervida e ricca di iniziativa sia nella sua parte che era al servizio militare del regno, sia in quella, meno nota ma attivissima, impegnata nei traffici marittimi e mercantili.
Articolo scritto da Salvatore Sanna e pubblicato dal Corisma nel primo Almanacco Maddalenino realizzato dalla casa editrice Paolo Sorba di La Maddalena
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