La Maddalena AnticaStorie e Memorie

La Gallura che progredisce, il Palau

Questa piccola e graziosa borgata che sorge in riva al mare, dirimpetto all’isola di Maddalena, è pervenuta allo stato presente di floridezza e di progresso in poco più di un tentennio. Quando nel 1886 il governo italiano imprese a fortificare l’estuario della Maddalena, per farne un baluardo inespugnabile nel Mediterraneo occidentale, il Palau non era che un minuscolo villaggio di quattro o cinque misere casette; ma per la sua situazione, essendo il luogo più adatto e conveniente della costa sarda pel commercio di transito colla Maddalena stessa, divenne ben presto il punto di concentramento di moltissimi prodotti necessari all’alimentazione di quella sterile isoletta.

Pittaluga-Levilly Pastore della Gallura 1826Oltre al considerevole traffico delle derrate, assai rilevante è del pari il movimento dei forestieri costretti a passare a qui per trasferirsi a Maddalena o da questa a venire in Sardegna per affari, particolarmente per recarsi a Tempio e Sassari ove hanno sede i molteplici uffici circondariali e provinciali. E’ pure il punto ove si concentrano, per l’esportazione, i ricchi prodotti della Gallura settentrionale e specialmente il bestiame, il formaggio ed il carbone di legna.

Da ciò l’importanza e lo sviluppo sempre crescente del Palau, che seguendo automaticamente le vicende prosperose della vicina Maddalena, assurta intanto ai fastigi di una fiorente e moderna cittadella, ha acquistato anch’esso, benché in molto più modeste proporzioni, urbanità e benessere.

La borgatella gaia e civettuola, che conta ora circa 400 abitanti, è costituita da numerose e linde casette allineate lungo la strada nazionale che, muovendo appunto da qui, s’inoltra nella montuosa e pittoresca Gallura fino a Tempio, per proseguire poi, attraverso la vasta e fertile Anglona, fino a Sassari capoluogo della provincia.

La strada è percorsa da due linee automobilistiche, una per Santa Teresa l’altra per Tempio-Sassari, che fanno quotidianamente il servizio di andata e ritorno: e tanta è l’affluenza dei viaggiatori su tali linee che molti di essi rimangono giornalmente a terra, non potendo trovar posto nei carrozzoni quasi sempre affollati. Esiste pertanto, fra le popolazioni del territorio che le automobili attraversano, una viva agitazione allo scopo di ottenere almeno due corse al giorno su ciascuna linea, in attesa della tanta invocata ferrovia che, toccando i paesi più importanti della regione, dovrebbe poi congiungersi alla rete principale dell’isola. Gli abitanti di Santa Maria d’Arzachena e delle limitrofe frazioni di San Pantaleo e di Sant’Antonio si agitano anch’essi, alla lor volta, reclamando energicamente la immediata costruzione della già progettata strada camionabile fra Terranova Pausania e il Palau.

Qualora il patrio governo si decidesse una buona volta a costruire la tanto desiderata e necessaria ferrovia, che attraverso l’Anglona e la Gallura dovrebbe sboccare sul mare, qui al Palau, l’avvenire di questa borgata sarebbe assicurato e in breve volger di anni diventerebbe senza dubbio una doviziosa cittadina d’importanza indiscutibile e superiore alla stessa Maddalena.

Costruita la ferrovia e col porto i prodotti esuberanti ai bisogni delle popolazioni del nord della Sardegna verrebbero qui facilmente convogliati per essere poi esportati sul continente italiano e sui mercati stranieri; mentre ora per difetto di viabilità e mezzi di trasporto, riesce assai difficile e dispendioso il poterli inoltrare fino ai lontani porti di Terranova e Portotorres. La produzione verrebbe allora intensificata dissodando e coltivando il vasto e fertilissimo territorio incolto, risanano le zone malariche con sapienti arginature e razionali bonifiche, con quanto vantaggio per il progresso, la salute pubblica e il generale benessere di questi abitanti, ad ognuno è facile immaginare.
E tali opere non sarebbero che una ben meritata e pur misera ricompensa a queste nobili e generose popolazioni che tante benemerenze si acquistarono nella recente terribile guerra e tanto sangue prodigarono per la grandezza d’Italia; poiché è doveroso per noi tutti, e per i governanti in specie, non obliare mai che molti di quelli eroici e intrepidi sardi, citati nei bollettini del comando supremo, e che immolarono la loro fiorente giovinezza sulle pietraie del Carso e sulle aspre balze del Trentino, erano i prodi figli di questa forte terra, lasciata dai nostri dirigenti in colpevole abbandono.

Raffaele Rossi – 1921