La razzia di Carloforte e l’attacco alla Maddalena
Il rispetto della bandiera inglese da parte delle reggenze nordafricane era il riflesso di una nota, pur se inconfessabile, cooperazione non solo nella guerra con la Francia, ma anche nella concorrenza commerciale con le potenze neutrali, incluse le ex-Tredici Colonie che pagavano così il prezzo della loro indipendenza dalla Corona britannica. La Sardegna scontò la neutralità e i buoni rapporti con la Francia con un acuirsi delle scorrerie tunisine (1798-1806), le quali cessarono nel 1807-1810 quando il regno, incluso da Napoleone nel blocco continentale, fu spinto ad attenuare la propria neutralità cercando protezione dall’Inghilterra. Le scorrerie ripresero però nel 1811 per rappresaglia contro un’operazione sarda in acque tunisine, intensificandosi nel 1812 e 1813.
Il 23 maggio 1798, a seguito di una tempesta, Nelson si rifugiò a Carloforte col vascello Vanguard e le fregate Orion e Alexander; fu ben accolto e festeggiato dalle autorità e dalla popolazione, dimentica della breve fiammata repubblicana accesa cinque anni prima da Buonarroti, e ignara della sciagura che stava per abbattersi su di loro, provocata, come si romanzò poi, dall’adulterio di una carlofortina. Fattosi musulmano, il marito tradito, un capraiese, guidò infatti per vendetta una flottiglia tunisina di 4 unità armate dalla Reggenza [gli sciabecchi di Rais Hassan e Mohamed Romeli, da 22 e 26 cannoni e le polacche – o kirlangui – di Mohamed Moralli e Mustafa Medunli da 24 e 26, con 1.050 uomini] e una galeotta [di Memich Dodosli] da 4 cannoni e 40 uomini armata da Mahmed Rais. La notte del 2 settembre 1798 la flottiglia sbarcò 300 uomini nell’Isola di San Pietro. La Torre San Vittorio era munita di 10 cannoni di ferro in ottimo stato, con 116 rubbia di polvere e 875 cartucce, ma la guardia (caporale Stefano Vigo e 3 cannonieri miliziani) si fece sorprendere e tirò 4 colpi di cannone quando i tunisini erano già penetrati nella torre, dandosi poi alla fuga. La popolazione (2.000 persone) non ebbe il tempo di reagire, anche se vi fu qualche tentativo di resistenza, testimoniato dall’uccisione di 30 corsari e di 5 carolini. Le autorità si misero tutte in salvo insieme ai viceconsoli di Francia, Ragusa, Danimarca e Inghilterra (la cui residenza fu l’unica rispettata), anche se il comandante della piazza, cavalier De Candia, fu se non altro ferito. I tunisini ebbero modo di portare a termine la maggiore razzia subita dalla Sardegna, catturando 819 persone, metà donne e un quarto ragazzi. Ripartirono il 5, dopo aver inchiodato 2 cannoni, ma senza prendersi né distruggere l’armamento della torre e dei 5 bastioni di Carloforte. La fregata francese Badine, che si trovava per caso a Cagliari e che fu subito inviata a Carloforte, arrivò lo stesso 5 settembre, poco dopo la partenza dei tunisini, con a bordo Antonio Grondona, che fece la prima relazione. Accorsa alla Maddalena, il 10 la flottiglia di Porcile imbarcò a Cagliari un distaccamento di 30 cannonieri nazionali comandato dal sergente Onorato Maurandi; i venti contrari ritardarono l’arrivo a Carloforte al 17, ma il 20 i soldati furono in grado di respingere a cannonate 2 corsari che accennavano ad un nuovo sbarco. Tredici mesi dopo, il 14 ottobre 1799, un’altra flottiglia tentò uno sbarco alla Maddalena spiccando sulla spiaggia 2 cannoniere e 12 altre scialuppe, che furono però respinte a cannonate e fucilate dalla milizia comandata dal solito Domenico Millelire.