L’UNITA’ di sabato 29 dicembre 1956
DIRIGENTI SINDACALI LICENZIATI DALL’ARSENALE DELLA MADDALENA
SOMMARIO: la commissione parlamentare protesta contro i provvedimenti
L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità dalla commissione per la legge delega – Una lettera del compagno Di Vittorio al Presidente Segni- Un’interpellanza presentata dai consiglieri sardi del nostro partito.
Cagliari. 28 – Alla Maddalena, Cagliari, all’aeroporto di Elmas e in altri centri dell’isola, l’amministrazione militare ha proceduto al licenziamento di numerosi operai.
I licenziamenti, secondo quanto hanno dichiarato le autorità militari, sarebbero stati effettuati “ per scadenza di contratto”. Si tratta in realtà di un’arbitraria misura di carattere politico che colpisce soprattutto i lavoratori comunisti, i simpatizzanti del PCI, i membri delle C.I., gli attivisti sindacali della CGIL.
A Sassari, la segreteria della CCdL, si è riunita d’urgenza non appena appresa la notizia che presso l’Arsenale militare della Maddalena é stato improvvisamente licenziato un gruppo di operai.
Al termine della riunione la CCdL di Sassari ha diramato il seguente comunicato:
“ Il provvedimento adottato dall’amministrazione militare contro numerosi operai dell’Arsenale ha un carattere discriminatorio, in quanto colpisce non soltanto i dirigenti sindacali aderenti alla CGIL, ma componenti della C.I. recentemente eletti di cui si vuole annullare la funzione essenzialmente democratica, in aperto dispregio degli stessi accordi in materia .La segreteria della CGIL ha espresso la sua viva protesta rilevando l’arbitrio dei licenziamenti che tendono a instaurare nell’ambito dell’Arsenale un’atmosfera di paura e di ricatto e sottolinea le gravi responsabilità del Ministero della Difesa che, per bocca dello stesso ministro Taviani in occasione di una visita nell’isola effettuata mesi fa ebbe a dichiarare che l’Arsenale Militare avrebbe subito nel corso dell’anno un notevole sviluppo con incremento della manodopera , nel pieno rispetto, inoltre, dei diritti dei lavoratori,e delle loro istituzioni, quali la Commissione interna. Infine la segreteria della CGIL, mentre solidarizza pienamente con gli operai ingiustamente licenziati e con le loro famiglie, fa appello a tutti i lavoratori affinché mantengano vivo il fermento unitario a difesa dei loro legittimi diritti. I consiglieri regionali comunisti Nino Manca, Girolamo Sotgiu e Giovanni Maria Cherchi hanno presentato sull’argomento un’interpellanza nella quale, affermato di essere a conoscenza del fatto che sono stati licenziati dal cantiere navale de La Maddalena un gruppo di operai, tra cui dirigenti sindacali e membri della C.I., interpellano l’on. Presidente della Giunta e l’onorevole assessore al Lavoro per saper se non ravvisino nel licenziamento al Cantiere navale della Maddalena di dirigenti sindacali e operai la violazione di un impegno preso a suo tempo dall’onorevole Presidente della Giunta davanti all’intero Consiglio Regionale.
Gli interpellanti chiedono, inoltre, che “sia data assicurazione sull’azione che la Giunta intende intraprendere presso gli enti e le autorità responsabili perché siano ritirati i provvedimenti di cui sopra onde rassicurare e rasserenare i lavoratori e le loro famiglie, buttati così drasticamente sul lastrico”.
Il Voto della Commissione – prima pagina – continua a pag. 5. 7^ colonna
La Commissione parlamentare per i decreti delegati degli statali, riunita per l’esame del testo unico sullo stato giuridico, ha preso posizione, nella seduta di questa mattina, sul grave problema dei licenziamenti disposti nella forma del “non rinnovo di contratto” dal Ministero della Difesa nei confronti di centinaia di salariati.
Su proposta concorde dei rappresentanti di tutte le Organizzazioni Sindacali e con l’adesione dei deputati e dei senatori appartenenti a tutti i gruppi parlamentari, la Commissione ha approvato il seguente ordine del giorno, incaricando il senatore Zotta, in qualità di Presidente della Commissione, di illustrarlo al Presidente del Consiglio.
“La Commissione, in relazione alla proposta formulata in sede di esame dei provvedimenti delegati, per la sistemazione a ruolo dei salariati temporanei con dieci anni di servizio continuativo e per la istituzione di una matricola transitoria per i salariati con due anni di servizio;
avuta notizia che l’amministrazione della Difesa ha proceduto in questi giorni al licenziamento nella forma del non rinnovo di contratto, di numerosi salariati con notevole anzianità di servizio e carichi di famiglia ;
chiede al Governo di volere intervenire perché i provvedimenti siano riesaminati , quanto meno per revocare quelli presi nei confronti di salariati con più di dieci anni di servizio e con carichi di famiglia, rispettando altresì le garanzie stabilite a favore di particolari categorie , quali combattenti, mutilati e invalidi;
di volere sollecitare la presentazione di un provvedimento legislativo che accolga la proposta della Commissione per la sistemazione dei salariati temporanei e la conseguente abolizione delle forme di contratto a termine;
A nome della Segreteria della CGIL, l’onorevole Giuseppe Di Vittorio ha inviato al Presidente del Consiglio, On. Antonio Segni, la seguente lettera:
“Onorevole Presidente, in relazione alla sua telefonata di domenica mattina, mentre La ringrazio vivissimamente a nome di tutta la Segreteria della CGIL per il suo interessamento relativo ai licenziamenti discriminati di operai salariati, effettuati nei giorni scorsi dagli stabilimenti militari, Le comunico quanto segue:
-
Il Segretario del Sindacato Nazionale dei Dipendenti civili del Ministero della Difesa sig. Aldo Potesti, operaio tipografo impressore, accetta di essere trasferito in altro servizio a Roma, secondo la Sua indicazione, per cui il suo licenziamento può essere senz’altro revocato.
-
I membri di commissioni interne e dei Comitati direttivi dei sindacati provinciali della categoria, non sono 2-3, come le avevano riferito, ma trattasi di un considerevole numero di persone come risulta dall’elenco accluso
-
tutti gli altri licenziati sono iscritti alla CGIL o ritenuti tali.
Si tratta, dunque, di licenziamenti di carattere chiaramente discriminatorio a danno degli iscritti e dei dirigenti sindacali della CGIL e non determinati da esigenze di riduzione di personale, come risulta confermato nel modo più evidente dal fatto che, mentre sono stati licenziati operai specializzati con qualifica di “ottimo” e con un’anzianità di servizio variabile dai 12 ai 35 anni, contemporaneamente sono stati assunti numerosi operai giornalieri – sempre con criteri discriminati – fatto che comporta ovviamente una riduzione della capacità produttiva degli stabilimenti ed un dispendio certo per l’amministrazione.
Il criterio anticostituzionale di discriminazione che é stato seguito in questi licenziamenti è tanto più odioso, in quanto non si è tenuto conto nemmeno dei meriti patriottici dei licenziati (numerosi di questi sono mutilati e invalidi di guerra che per legge non potrebbero essere licenziati; decorati al valore militare, combattenti e partigiani, ecc.), né dell’ottima qualifica professionale, nei dei carichi di famiglia della maggior parte dei licenziati.
La volontà premeditata di effettuare licenziamenti discriminati, non per riduzione di personale e di spesa, é comprovata dal fatto che lo stesso bilancio del Ministero della Difesa , nel capitolo relativo alle spese di manodopera, prevede un aumento di spese per l’assunzione di nuovi operai giornalieri. Il che é avvenuto come risulta dall’elenco accluso.
L’estrema gravità di questi fatti non ha bisogno di essere sottolineata. Se nel nostro regime democratico, che può dirsi tale soltanto se garantisce (come la Costituzione garantisce) l’assoluta eguaglianza dei cittadini nell’esercizio delle libertà elementari di coscienza, di espressione, di organizzazione e soprattutto del diritto fondamentale e umano al lavoro e alla vita, lo Stato, anziché essere modello di rispetto dei principi costituzionali, si erige a campione della discriminazione più faziosa verso i lavoratori, vuol dire che le basi stesse del nostro ordinamento democratico sono seriamente minacciate.
Infatti, in un paese di vasta e larga disoccupazione permanente, come il nostro, se il datore di lavoro può prendersi l’arbitrio di subordinare la garanzia del posto di lavoro al fatto che il lavoratore sia costretto a subire la posizione politica e ideologica del padrone, ne deriverebbe la conseguenza che gli istituti democratici dello Stato e la stessa Costituzione, sarebbero svuotati di ogni contenuto, giacché il potere reale sarebbe esercitato, di fatto, soltanto dal grande padronato.
Ecco perché i licenziamenti discriminati effettuati dall’Amministrazione della Difesa, assumono un carattere d’eccezionale gravità in quanto investono un problema di fondo della nostra vita nazionale.
Per queste ragioni ho fiducia che il Suo personale interessamento per cui Le rinnoviamo i miei ringraziamenti ,valga a revocare i suddetti licenziamenti.
Pregandola di un cortese cenno di riscontro, Voglia gradire, onorevole Presidente, i miei saluti più cordiali”.
(Giuseppe Di VITTORIO n.d.a.).