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Occhio di Santa Lucia

Una antica leggenda corsa che riguarda Santa Lucia risalente al IV° secolo, racconta che la giovane Lucia, di nobile famiglia siracusana, grazie alle preghiere rivolte alla vergine Maria, ottiene la guarigione della madre, affetta da una malattia incurabile. Consacrata al culto e a una devozione sconfinata alla vergine Maria, Lucia, per allontanare i pretendenti e non essere così distolta dalla sua fede, si strappò gli occhi e li gettò in mare. Completamente dedita alla preghiera, Lucia compie numerosi miracoli. Per ricompensarla della sua devozione, la santa Vergine le restituisce la vista e le dona occhi bellissimi e luminosi, in lingua corsa “occhji belli e lucentti”.

L’opercolo di conchiglia, chiamato Bolma rugosa, che si trova sulle spiagge, rappresenta gli occhi di Santa Lucia. Indossarne uno allontana il malocchio e porta fortuna. Questo mollusco, diffuso in tutto il Mediterraneo – con alcune specie simili, nei mari tropicali – secerne, oltre alla conchiglia che è la sua abitazione, un opercolo che utilizza come “porta di casa” quando si ritira completamente, per difesa, all’interno della conchiglia.

L’opercolo o “occhio” ha una forma tondeggiante o ellittica con diametro tra i 2 e i 3 cm, spiralata, piatta e bianca nel lato unito all’animale, convessa e intensamente colorata – con sfumature che vanno dall’arancio, al rossiccio, al bruno – verso l’esterno.

Alla morte del mollusco, l’opercolo si distacca e trasportato dalle correnti marine, si trova spesso a riva, insieme ai gusci di altre conchiglie, parzialmente ‘lavorate’ dal mare.

È uno dei più diffusi talismani tipici della gente di mare, un tempo molto comune insieme a oggetti vari fatti di coralli. Questo piccolo pendente, che anche molti maddalenini portavano al collo, custodisce simboli sacri e pagani, è un dono della natura e un segno di appartenenza e riconoscimento per le persone che vengono dal mare.

La sua somiglianza a un “occhio” l’ha fatto associare a Santa Lucia, la santa protettrice degli occhi, secondo la tradizione cattolica, proteggeva contro le malattie degli occhi, in particolare le cataratte. Gli si associa il potere di “occhio buono” e protettivo, capace di contrastare ogni altro “occhio malevolo” (malocchio).

L’occhio di Santa Lucia Shiva è anche conosciuto con altri nomi: “occhio di Naxos” in Grecia, “occhio di Shiva” in India, “occhio di gatto” in Australia e Nuova Zelanda e “valuta sirena” in Sud Africa.

Malocchio

Una delle tradizioni importate a La Maddalena, dalla vicina Corsica ed in parte dalla Sardegna e dalla Campania, è il cosiddetto rito del malocchio, a volte definito “occhio sbagliato”. Si pensa che nasca da sentimenti come invidia e gelosia. Può essere causato dai vivi ed era chiamato “annocchiu” dal còrso ” l’inochju” o dai morti, che in còrso chiamavano “imbruscata che richiedeva una preghiera particolare.

Per rimuovere questo male, si praticava “a signatura”, ovvero, si utilizzava un contenitore d’acqua e un po’ d’olio e dopo aver aperto le finestre prima della procedura, così che il male potesse scappare, si iniziava il rito. Il contenitore, in genere un piatto, era posto sopra la testa della vittima, dopo avergli fatto il segno della Santa Croce sulla fronte, successivamente si iniziava la preghiera segreta recitata con voce impercettibile. A quel punto, “a signatora”, intingeva il suo mignolo nell’olio e lasciava cadere qualche goccia nell’acqua, tracciava per tre volte il segno della croce su tutta la larghezza del piatto e se le gocce d’olio rimanevano ben formate, ben tonde, e quindi non erano presenti incantesimi, “a signatora” gettava l’acqua e toccava e benediceva il fronte.

Se al contrario le gocce d’olio si fossero rappresentate in pozzanghere, si intendeva, allora la persona era stata colpita dal malocchio, in questo caso l’acqua viene gettata e sostituita e “a signatora” ripeteva l’operazione per ciclo dispari. Vale a dire 3,5, 7 o 9 volte. 9 volte il massimo.

Se alla fine dei 9 piatti, il risultato non fosse raggiunto, c’erano due soluzioni, o la “signatora” aspettava 10 giorni per ricominciare, oppure si chiamava una seconda signatora per proseguire e addirittura una terza. In ogni caso, non potevano mai essere più di tre a lavorare sulla stessa persona.

In mancanza di fisicamente la persona raggiunta, il rituale sarà fatto con una ciocca di capelli o un indumento indossato. Le gocce d’olio si raggruppano in piccolo numero, contate, indicavano il numero di persone che hanno lanciato il malocchio, se le gocce avessero formato una linea, l’incantesimo era stato gettato sulla strada di casa e se le gocce restano sott’acqua, il malocchio veniva viene da un ipocrita che nascondeva bene il gioco.