Pescatori provenienti da Pozzuoli
L’arrivo dei pescatori puteolani nella nostra isola avviene dopo che la Sardegna viene a far parte del Regno di Sardegna. Lasciano il proprio paese ormai sovrappopolato e con attività non per tutti sufficienti, trovando zone vergini mai sfruttate prima.
Lasciano golfi troppo aperti e pericolosi per delle coste articolate dove si trovano maggiori possibilità di riparo. Comincia così una migrazione che inizia in Febbraio per concludersi in Agosto, quando rientrano a Pozzuoli per onorare la Vergine Assunta; per questo venivano chiamati i pescator i dell’Assunta!
Vedendo che il nostro mare dà la possibilità di poter vivere, ed essendo il ritorno a Pozzuoli su gozzi di piccole dimensioni (mt 6) troppo pericoloso, decidono di portare le famiglie, stabilendosi nelle case basse di Bassa Marina (Via Amendola attuale) o all’interno alle spalle di Via Garibaldi (Via G. M Angioi e via Regina Margherita).
Cominciano quindi a vivere stabilmente a La Maddalena. I puteolani lavoravano ogni tipo di rete quindi stavano molto spesso in mare. Solo nelle giornate d’inverno, quando il mare impediva loro di uscire, si ritrovavano nelle bettole, dove giocavano a carte mettendo come premio un quarto di vino. Di Fraia, D’Oriano, Del Giudice, D’Agostino sono i nomi di alcune delle famiglie che si stabiliscono all’isola e mettono su famiglia.
A La Maddalena si dice che i figli di pescatori puteolani nati all’isola siano quasi maddalenini, mentre i loro nipoti saranno maddalenini e come tali contrari alle fatiche, ai pericoli, ai sacrifici che il mestiere di pescatore comporta, quindi decidono di intraprendere alt re vie, dove poter avere una stabilità ed un sicurezza del futuro.
Catuogno Aniello
Caucci Biagio, specializzato nell’uso della sciabica.
Caucci Nicolino “Pappellu meu”, pescatore di sciabica.
Cavaliere ?, noto aragostaro, teneva i marruffi all’isolotto della Carpa, al porto della Madonna, e abitava, per la stagione della pesca, sulla spiaggia di Budelli che oggi porta il suo nome.
Chiocca Scipione, nato nel 1866, ebbe 6 figli, dei quali gli ultimi due nati alla Maddalena.
Chiocca Giuseppe
Chiocca Antonio, stabilitosi a La Maddalena verso il 1900.
Cuomo Gennaro “Garibaldi”, sposato con una torrese, ebbe 4 figli.
D’Agostino Raffaele, ebbe 7 figli, era noto come “Fiarè”. Anche Raffaele era figlio di Assunta e Procolo, anche lui intraprende il mestiere a loro più congeniale quello del pescatore. Nasce anche lui come i suoi fratelli a Pozzuoli verrà a La Maddalena con i suoi genitori, incomincerà giovanissimo a pescare prima con il padre, in seguito con il fratello Luigino. Nella vita di Fiarè vi è anche un grave fatto accaduto nel 1917. Era il 15 Novembre si trovavano nei pressi di Cala Canniccia di Caprera numerose barche un forte vento di tramontana soffiava alzando onde altissime, alcuni pescatori fradici d’acqua ed infreddoliti con la sola forza dei remi e della disperazione riescono a trovare riparo a Cuticcio a tarda sera dove passarono la notte bruciando i legni degli stipetti. Altri non riuscirono ad arrivare e perirono. La barca con Raffaele ed un suo cugino il mare la capovolge riuscirono ad afferrare l’albero (l’antenna) che li sorresse e dopo innumerevoli sforzi riuscirono a mettersi in salvo. Nonostante questa tragedia continua ad andare per mare perché questo è quello che ha sempre fatto, con la sua barca e con il suo fratello Luigino solcherà il mare dell’arcipelago con alterne fortune. Raggiunta l’età della pensione si ritirerà a casa di una delle sue figlie, uomo dal volto burbero ma molto socievole ed uomo di fede alcune foto lo ritraggono assorto in preghiera durante una funzione religiosa. Morirà a La Maddalena all’età di 82 anni 12 febbraio 1976.
D’Agostino Procolo. Nasce a Pozzuoli nel 1865 verrà anche lui a La Maddalena al seguito della famiglia intorno alla fine ottocento. Fratello di Raffaele, veniva a Maddalena con il padre, per la stagione, a partire dall’ultimo decennio dell’Ottocento. Qui conoscerà la moglie Assunta Di Costanzo “A Nera“, madre di 8 figli, tra cui uno morto in tenera età e una figlia femmina. I cinque figli pescatori conosciuti da tutti i paesani sono: Raffaele (Fiaré), Alfonso (zi Erculino), Salvatore (Cinghià),
Luigino (Luiginu d’a nera) e Giovannino, morto in mare in seguito allo scoppio di una bomba. Si dice che fosse dotata di grande abilità nel preparare (armare in gergo marinaresco) le reti. Di donne così nel mondo marinaro ve ne erano molte, donne dedite alla famiglia molto spesso numerosa sapevano far di tutto, molte volte seguivano il proprio marito nella pesca era abbastanza usuale vederle ai primi del novecento ai remi seguire il proprio marito mentre salpa le reti, aiutare a smagliare il pescato, a rammendare le reti da eventuali strappi o danni causati dai delfini. Assunta Di Costanzo era una di queste deve il suo soprannome al colore del viso riarso dal sole che la rendeva scura in volto tanto da farla sembrare mora.
D’Agostino Alfonso, per tutti Zì Erculino era nato a La Maddalena era il figlio più grande di Assunta e Procolo D’Agostino, Abilissimo pescatore, profondissimo conoscitore del nostro mare, si diceva che fosse un genio nel individuare le zone più pescose.
D’Agostino Luigi, noto come “Luigino”, ultimo dei quattro figli pescatori di Procolo e Assunta Di Costanzo sa di avventura. Personaggio eccentrico, dotato di una grande forza, molte foto lo ritraggono mentre solleva enormi pesci. Comincerà a pescare con suo fratello Raffaele (Fiarè) dimostrando per alcuni anni capacità nel saper andare per mare. Le reti, le nasse e i palamiti venivano issate da diverse profondità con grande facilità da un uomo dotato di tale forza. Uomo dallo spirito libero, dopo alcuni anni di pescatore decide che era giunto il momento di lasciare tutto ciò che parlava di mare per iniziare un nuovo lavoro quello del portuale, lavoro questo che implicava forza per poter scaricare i numerosi bastimenti che giornalmente arrivavano nell’isola. Abbandonerà anche questo nuovo lavoro per dedicarsi a lavori saltuari per sbarcare il lunario. Aveva un volto fotogenico per cui viene coinvolto come comparsa in numerosi film girati nella nostra isola: soggetto preferito dal fotografo di allora il mitico Pensiero Bini che lo ritrae in molte foto. Passano diversi anni con Luigino ancora alla ricerca di quella stabilità che non riesce a trovare. Purtroppo il suo modo di vivere sregolato lo porterà ad ammalarsi e a spegnersi ancora giovane all’età di 61 anni.
Del Giudice Antonio, stabilitosi a La Maddalena prima del 1900.
Del Giudice Vincenzo “Spacca e pesa”, venne con il padre intorno al 1910.
Del Giudice Saverio, figlio di Vincenzo.
De Simone Luigi, presente a Maddalena già dal 1865.
Desio Antonio “Cascitella”. Nativo di Pozzuoli, arrivò a La Maddalena nei primi anni 40 con una barca, l’Ermelinda (il nome della moglie) faceva la stagione e poi ritornava a casa. Dopo alcuni anni però si stabilì a La Maddalena. Ottimo pescatore, conoscitore di numerosi posti dove poter pescare ogni tipo di pesce, la sua filosofia di vita era quella di vivere alla giornata. Resterà alla Maddalena ancora per qualche anno poi farà ritorno nella sua Pozzuoli dove continuerà a fare il suo mestiere di pescatore. I soprannome Cascitella era dovuto ad una protuberanza che aveva sulla spalla destra, tanto da far sembrare che portasse una piccola cassa.
Di Fraia Antonio “Palacannò”, come altri appartenenti alla famiglia, arrivato qui intorno al 1880, conosceva Garibaldi: raccontando che un giorno lo inseguì per farsi pagare i pesci che il Generale aveva dimenticato di aver comprato.
Di Fraia Carlo
Di Fraia Leonardo di Scipione.
Di Fraia Pasquale, residente a La Maddalena dal 1898, padre di 5 figli.
Di Fraia Leonardo “Scialò”, abitante in via Tola, sposato con Conti Maria Rosa, padre di Pasqualino, Vincenzino (morto a 33 anni) e Tomaso, nati tutti a Maddalena.
Di Fraia Procolo, nato nel 1849, ebbe 5 figli.
Di Fraia Gaetano di Procolo.
Di Fraia Vincenzo
D’Oriano Antonio “Tatuniellu”, nato a Pozzuoli, arriva per la prima volta a La Maddalena all’età di otto anni insieme aisuoi genitori, Gennaro e Anna, che già conoscevano la nostra isola dato che vi si erano stabiliti da qualche anno abitando nei pressi di bassa marina. Passano gli anni e il giovane Antonio viene chiamato a prestare il servizio militare. Espletato il dovere decide di ritornare all’isola, dove già si erano stabiliti i fratelli Vincenzo, Giuseppe e le sorelle Consiglia, Mamela (Maria Carmela) e Annunziata, e decide di farsi una famiglia. Arriviamo al 1950, quando comincerà l’attività di pescatore con le reti con la sua barca la Maria Assunta. Abile nel pescare sapeva destreggiarsi a bordo in ogni situazione. Nel frattempo la famiglia si ingrandisce, nascono i figli quindi bisogna lavorare ancora di più, ma questo non lo spaventava. Come ogni uomo di mare aveva voglia e forza per fare in modo che alla sua famiglia non mancasse nulla.
Un giorno, dopo aver mollato (gettare le reti in mare in gergo marinaresco) rientra a casa. Il mattino di buon ora si reca sul posto a salpare le reti. Fin dalle prime bracciate di reti nota qualcosa sul fondo, una tartaruga, che per catturare e mangiarsi qualche pesce era rimasta impigliata nella rete. Si affretta a metterla a bordo e cerca di liberarla facendo attenzione a non farle del male e c’era quasi riuscito quando questa, con il suo becco adunco afferra la gamba di Tatunellu. Per fortuna aveva gli stivali di gomma, ma ciò non è servito a nulla. Il morso aveva oltrepassato tutto, stivale e pantaloni, ferendolo in maniera così seria da richiedere l’intervento di un chirurgo, il Dott. Lucchi, medico dell’Ospedale Militare, per suturare con diversi punti la ferita. La cicatrice gli resterà per sempre e lui la mostrava come fosse un trofeo. Tatunellu continuerà a pescare non più con le reti ma con una piccola sciabica; mestiere a lui più congeniale data l’età.
D’Oriano Giovanni, nato nel 1822, residente ufficialmente dal 1880.
D’Oriano Pasquale, sposatosi a La Maddalena con un isolana, ebbe 8 figli.
D’Oriano Gennaro Aniello “Jennarò”, sposato con una Giudice “Pallottì“, di via Balbo, nata a La Maddalena, ebbe 9 figli.
D’Oriano Vincenzo “Ingappamuschi”, abitante a Bassamarina padre di sei maschi.
Grieco Vincenzo, nato nel 1849.
Grieco Gennaro “Spacchià”, morto nel naufragio del 1917.
La Ragione Matteo, nato 1841.
Maddaluno Vincenzo, morto nel 1908 senza figli.
Maddaluno Francesco, trasferitosi a Golfo Aranci nel 1917, attirò in quelle zone i parenti Angelo e Raffaele.
Maddaluno Angelo “Brigadiè”. Nei racconti degli uomini di mare un posto importante lo detiene Zì Angiulillu brigadiè, così chiamato per la sua scaltrezza e pignoleria; controllava tutto, stava attento ad ogni movimento che avveniva sulla banchina di bassa marina e, a detta di un suo nipote, grande amatore. Arrivato da Pozzuoli tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento si stabilisce nella nostra isola dove porterà con sé la moglie Vincenza abile cuoca. Si stabiliranno in una casa in Via G.M. Angioi a due passi dal porto; una piccola barca serviva a zi Angiulillu per praticare la pesca a lui più adatta. Essendo la barca di piccole dimensioni non poteva allontanarsi tanto dato che era priva di motore, quindi soltanto forza di braccia che chiedeva al suo nipote. La sua pesca era detta in gergo buliare, consisteva cioè nel recintare con le reti una zona di pesca (per lui era la zona di Santo Stefano) con la barca che restava all’interno. Una pietra legata ad una sagola veniva ripetutamente scaraventata in acqua per spaventare i pesci che si trovavano all’interno ed indurli a correre verso la rete. Riusciva ad arrotondare la giornata vendendo il pescato. Col passare del tempo smetterà di pescare e assieme alla moglie Vincenza aprirà una delle prime trattorie in Via XX Settembre. Diventerà punto di ritrovo di pescatori, portuali e facchini, un luogo dove poter mangiare qualcosa di buono e pagarlo poco. I coniugi Maddaluno non avendo figli crescono una loro nipote e una volta in età di marito, se qualcuno si avvicinava a molestarla lui interveniva subito inquadrando il personaggio. Sicuramente anche per quel suo modo di fare il soprannome.
Maddaluno Raffaele, si fermarono a Maddalena intorno al 1928.
Miglio Antonio
Miglio Giovanni, nato ad Ajaccio, ma da famiglia puteolana.
Oriano Francesco “Cicculì”, adoperava quasi esclusivamente la sciabica.
Rocco Vincenzo, sposò nel 1868 Zonza Mariangela.
Rotta Gennarino
Stelletti Arturo
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Parzialmente tratto da “Il mondo della pesca” – Co.Ri.S.Ma – Giovanna Sotgiu e dal libro “Storie di mare” di Vincenzo Del Giudice, per acquistarlo contattare delgiudicevince@libero.it