Co.Ri.S.MaLa Maddalena AnticaMillelire, una famiglia e le sue mille storiePersonalità maddalenineRubriche

Pietro Millelire

Una fantasiosa nota biografica affermava che Pietro era capostipite di una famiglia Leoni che avrebbe tramutato il cognome acquisendo quello di guerra di un suo componente. Unʹaltra giurava che era il capitano delle isole per “patenti” della Serenissima Repubblica di Genova, e se così fosse stato non si capirebbe perché la nota informativa al cancelliere di Bonifacio Aldovino su quanto era avvenuto il 14 novembre 1767 era stata inoltrata da “Pietro Culiolo a nome di tutti li isolani”. Ciò che conosciamo delle modalità di vita dei pastori isolani in quel periodo ci dice che si trattava di una comunità, per così dire “autogestita” e solidale, priva di qualsiasi organismo istituzionale e di gerarchie.

Pietro doveva comunque essere il più intraprendente dei capi famiglia maddalenini se divenne lʹinterlocutore del maggiore La Roquette, comandante della spedizione dellʹottobre 1767 e, sino al gennaio successivo, anche del distaccamento che si insediò nelle isole. Organizzò lʹutilizzo delle tre gondole che gli isolani avevano “ in comuneʺ, e che furono messe a disposizione del distaccamento a nolo per trasporti di merci e persone, e formò 5 squadre pronte a muovere a chiamata. Il maggiore comandante, inoltre, poco tempo prima del sua sostituzione perorò presso la corte viceregia cagliaritana la richiesta degli isolani di avere un soccorso dal governo per lʹinverno in corso. “…Un certo Pietro Millelire ‐ scriveva La Roquette in francese ‐ che si può ritenere qui come il capo della tribù, che ha dello spirito e mi pare un uomo onesto, mi ha detto che se V. E. si degna di inviare qui 130 starelli d’orzo misura di Tempio, e 60 per Caprera, ciò sarebbe ragionevolmente un buon soccorso. Egli stesso si offre per la distribuzione di quest’orzo, e si incarica anche di ritirare, a suo tempo, il montante del rimborso dai diversi soggetti…!” L’operazione andò in porto e si concluse con gli isolani che onorarono il debito grazie all’impegno di Pietro.

In seguito troviamo, straordinariamente, il nostro personaggio come marinaio del regio armamento marittimo, imbarcato nel felucone S. Gavino. L’elenco dei partecipanti al combattimento contro i barbareschi che si svolse nel pomeriggio del 12 novembre 1772 nelle acque di Soffi e Mortorio, registra la presenza come volontari di 14 isolani, tra nativi e sopraggiunti, e di altri due in qualità di marinai formalmente arruolati nella marina del re: un nativo di nome Millelire ed un sopraggiunto di nome Tanca. Lo scontro armato si ebbe tra il feiucone sardo e la sua gondola di supporto e due galeotte barbaresche. Una di quest’ultime si impegnò nella battaglia avendo la peggio, mentre l’altra si dileguava. Tre “turchi”, dei 21 imbarcati, morirono, 4 fuggirono e gli altri 14 vennero catturati, mentre tra i sardi ci furono solo dei contusi. La galeotta fu una ricca preda dei sardi, e, opportunamente adattata e cristianizzata con abbondante benedizione, fu acquisita all’armamento marittimo, ribattezzata come Santa Maria Maddalena.

Il Tanca era un originario di Nulvi da tempo trapiantato a Bonifacio, che aveva scelto come sua nuova residenza l’isola maddalenina, dando origine ad una numerosa discendenza. Il Millelire, indicato nell’elenco senza il proprio nome che meglio lo identificasse, risultò successivamente trattarsi proprio di Pietro.

Il riconoscimento avvenne qualche mese dopo e indirettamente, in una serie di note che De Nobili, comandante del filucone, indirizzò al viceré e questi alla corte torinese, per richiedere dei benefici a favore dei forzati imbarcati nel San Gavino e che sì erano comportati bene in occasione del combattimento in questione. Perorando la causa di un forzato originario di Silanus, De Nobili scriveva che tal Faena ʺera stato il primo, in compagnia del marinaro Pietro Millelire e isolano Pietro Cogliolo, a gettarsi sopra la galeotta nemicaʺ, e ripetè l’affermazione anche in altre note e memorie. Il Cogliolo stava nellʹelenco degli isolani volontari, mentre il nostro Pietro stava in quello dei marinai arruolati.

Oltre 10 anni dopo il comandante della mezza galera Beata Margherita allora in servizio, Matton de Benevel, nell’elogiare il comportamento di Agostino, in quella imbarcato in occasione di un combattimento contro i barbareschi, ricordò la presenza del padre Pietro in ben due occasioni di scontro con i “turchi”, ma lo annoverò tra i volontari. È evidente che per noi ha più valore l’affermazione fatta da De Nobili testimone diretto dei fatti e che riferiva nell’immediatezza della circostanza, per cui Pietro fu anche marinaio del re di Sardegna.

La sua attività militare dovette, però, durare ben poco, giacché nel novembre 1774 chiese ed ottenne di stabilire un magazzino a Mezzo Schifo per stoccarvi del formaggio da raccogliere in Gallura, e dopo 6 mesi ottenne di aprirne un altro a Porto Pullo, con l’avvertenza da parte delle autorità concedenti che il commercio venisse svolto regolarmente. L’espansione di questa sua attività di commercio lo impegnò ad armare una sua gondola e ad avere, tra i primissimi maddalenini, la patente di patrone marittimo e la bandiera sarda per la sua imbarcazione. Dal commercio dovette ricavare una certa agiatezza che gli permise di fare un consistente prestito ad un ufficiale di marina, certo Maistre, che turnava con gli altri colleghi nel comando di una delle mezze galere, di cui si ha notizia perché fu necessario un intervento d’ufficio per recuperarlo.

Pietro fu sempre presente in tutte le manifestazioni sociali ed anche “politiche” della comunità isolana, per cui lo si ritrova aderente a tutte le petizioni che si rivolsero alle autorità per evitare lo spostamento del distaccamento dal Collo Piano a S. Stefano, per avere un comandante fisso, per la nuova chiesa alla marina e quant’altro, e mantenne i rapporti con i parenti corsi, anche con qualche strappo alle regole.

Gli capitò, infatti di ospitare un prete con quattro nipoti rifugiatisi alla Maddalena a seguito di problemi familiari. L’ospitalità durò molti mesi, e due ragazzi entrarono addirittura nel servizio marittimo come marinai, e si concluse con l’intervento del viceré che si mosse a seguito di una spiata. Morì il 6 gennaio 1809 all’età di quasi 81 anni.

Con la sua intraprendenza e la sua sagacia, Pietro Millelire fu il personaggio simbolo della comunità che viveva nelle isole il passaggio sociale ed economico portato dalla presa di possesso da parte del regno sardo dell’arcipelago maddalenino.

Seppe interpretare quel tempo di novità rivoluzionarie con intelligenza, e sfruttò tutte le risorse che la nuova situazione offriva, partecipando da protagonista, sebbene già quarantenne, alla costruzione di una realtà radicalmente diversa da quella in cui aveva vissuto sino ad allora.

Salvatore Sanna – Co.Ri.S.MA

Vedi anche: I Millelire colonizzatori delle Isole Intermedie nella prima metà del sec. XVIII