Pino
Pino (nome scientifico Pinus halepensis, Pinus pinea, nome locale pinu). Articolo della ricercatrice e scrittrice maddalenina Giovanna Sotgiu.
Due specie di questo comune albero dell’area mediterranea dominano a Maddalena e Caprera: sono il pino d’Aleppo e il pino domestico. E’ abbastanza facile riconoscerli dalla forma, dal colore e dal profumo: il primo ha forma allargata e ariosa, tronco e rami allungati e contorti, pigne coniche leggermente curvate, corteccia grigiastra e un profumo intenso; il secondo è dritto, con corteccia castana profondamente fessurata, con pigne più grosse e tondeggianti.
Sono entrambi frutto di frequenti rimboschimenti, operati a partire dall’Ottocento; Garibaldi fu un pioniere in questo campo, piantando, fra l’altro, un pino domestico in occasione della nascita della figlia Clelia: l’albero maestoso mostra tutti i suoi anni e necessita, come i vecchi, di bastoni di sostegno.
Gran parte degli alberi piantati nel passato sono stati distrutti dagli incendi, ai quali, essendo ricchi di resina, soccombono velocemente. Percorrendo le aree percorse dal fuoco a Caprera si vede oggi la nuova vita dei rimboschimenti a leccio, della ripresa della macchia mediterranea e di esemplari di pini nati spontaneamente, anche se nelle aree in forte pendio e esposte al vento il dilavamento è stato inesorabile e la ripresa è lenta e difficile; a Maddalena invece non ci sono stati interventi di rimboschimento e delle vaste pinete del passato rimangono i pochi esemplari dell’Olanda e di Sasso Rosso.
Quando ancora i pescatori adoperavano le reti di cotone, per evitare che queste marcissero a causa della prolungata permanenza a mare, le sottoponevano periodicamente a bollitura con acqua nella quale era stata sciolta la polvere ricavata dalla scorza macinata del pino, chiamata “zappinu”: questo trattamento le tingeva di rosso bruno e le rinforzava facendole durare per tutta la stagione di pesca. L’acqua torbida e scura veniva richiesta per curare i geloni: dopo averla scaldata leggermente vi si immergevano a lungo i piedi o le mani con esito positivo
Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma