Arcipelago

Porto della Madonna

Impossibile per un marinaio non conoscere questo tratto di mare racchiuso fra tre isole, una più bella dell’altra e ciascuna così diversa: Budelli, Razzoli e Santa Maria. E’ uno specchio d’acqua raggiungibile soltanto con un’imbarcazione, che offre angoli di rara bellezza come la spiaggia del Cavaliere e il Passo degli Asinelli (1).
La credenza popolare vuole che il nome derivi proprio dai colori del mare, simili al manto della Madonna. In realtà, Madonna era il cognome di un pescatore d’aragoste maddalenino che frequentava costantemente questa zona.
Tra gli isolotti Stramanari e Paduleddi, di fronte all’isola Carpa, c’è lo stretto passaggio del Topo, tutte rocce granitiche emergenti dall’acqua come piccole sculture. Il basso fondo chiamato Cecca di Morto è splendido per la trasparenza delle sue acque, dovuta al candore della sabbia e al gioco delle correnti costantemente presenti.

  1. Il passo degli asinelli o dell’asinina.
    Il primo toponimo è di età classica, dato, inizialmente, al complesso delle isole che facevano capo probabilmente a Mara>Maria>Santa Maria, che dominavano il lago salato (oggi Porto della Madonna), sicuro ricovero per le navi, racchiuso tra le tre isole Razzoli, Budelli, Santa Maria, appunto.
    Esaminando la radice del termine, si evince che questo nome, come quello di Asinara, è legato al concetto fondamentale di passaggio: vi si procede con cautela. Passo degli Asinelli= (v. Asinea), passetto che permette di uscire, attraverso una canaletta scavata artificialmente, tra le isole di Razzoli e Santa Maria, in mare aperto, procedendo, però, con molta cautela, tenendo conto del pescaggio dell’imbarcazione e, soprattutto, dello stato della marea. Questo passetto, ma probabilmente anche, se non soprattutto, i passi tra Razzoli e Budelli, o quello tra Budelli e gli Stramanari, consentivano anche ai corsari di abbandonare la zona nel momento in cui la via di provenienza praticabile fosse stata ostruita da navi nemiche, o da forte vento contrario. Il passetto più angusto, oggi, su cui ricade il toponimo residuo, è segnalato con un pedagno, ma senza punti di riferimento sarebbe assolutamente impraticabile.
    Essendo stato ritoccato, questo toponimo, a livello popolare, da Asinelli ad Asinina, qualcuno aveva ingenuamente ipotizzato in tempi piuttosto recenti, che il nome del passetto dipendesse dall’asina dei fanalisti che era solita attraversare in quel tratto di mare, per passare dall’isola di Razzoli all’isola di Santa Maria. Peccato che l’origine del toponimo si perda nei millenni.
    Le isole di Santa Maria, Razzoli e Budelli facevano parte delle insulae Cuniculariae “corrispondenti semanticamente, in virtù della polisemia di cuniculus, – scrive Zucca – sia alle isole medioevali dei Carruggi, sia alle isole Leberides dell’arcaismo” e naturalmente agli Asinelli (per corsi d’acqua praticabili con cautela). Al Idrisi attribuisce a una delle isole satelliti della Sardegna settentrionale il nome di Umm Al Himar (Madre dell’asino). Non si esclude che il geografo arabo potesse intendere i passetti citati dell’arcipelago maddalenino, visto che la frequentazione degli angusti passaggi fra le isole, nei secoli che precedono lo splendore della Roma imperiale e addirittura di quella repubblicana, è inconfutabilmente documentata dall’archeologia subacquea nei fondali di Budelli e dintorni. Tuttavia Mohamed M. Bazama, nel 1988, propende per attribuire tale nome alla più popolare isola dell’Asinara.
    Nelle lingue semitiche è presente il termine neoassiro asitu=canale. Credo che su questo termine ci si debba soffermare, a conferma di quanto si è andati dicendo, per scagionare definitivamente gli incolpevoli asini.
    Nella toponomastica toscana, come ci indica la Repetti, è facile incontrare paesi con nomi che apparentemente si richiamano agli asini, ma già dall’800, come si può vedere, si davano ben altre spiegazioni: “Asinaja, (Ponte dell’) Asinajo, Pons Asinarius, ponte che cavalca l’Ombrone di Pistoja sulla strada Regia modenese a miglia toscane 2 e 1/2 a settentrione di questa città, alla base della montagna pistojese. (…) Si appellava ponte Asinaro o a Sinario sino dal secolo XI. (Zaccar. Anecd. Pistor.); nome probabilmente derivatole dalla costa (sinus) che costà incomincia dell’Appennino”. Alla luce del significato che ad Asino si può dare, invece, sulla base del sumerico e dei successivi contributi accadici, dovrebbe significare: procedere con cautela.
    Esiste pure un “Asinajo (Rio), Rivus Asinarius. “Davasi un simil nome nel medio evo a un torrente che scende sotto altro vocabolo in Val di Chiana dal poggio di Majano sul Cerfone”; e ancora un’“Asinalunga, o Sina Longa (Sinus longus), terra nobile, aperta e ridente della Val di Chiana. (…) Il tortuoso e lungo giro che percorrere devesi per valicarlo, procurò naturalmente a questa località il suo originario nome di Sinus longus, nelle vecchie carte barbaramente scritto, e quindi letteralmente pronunziato Sina longa, che unito poi al segnacaso cangiassi insensibilmente in Asinalunga”. L’informazione utile è, invece, da ricercarsi probabilmente proprio “nel tortuoso e lungo giro che percorrere devesi per valicarlo” con cautela, in quanto Asinalunga.
    Tratto dal libro MGDL e dintorni di Giancarlo Tusceri