Il ruolo di Maddalena nei primi passi della radiotelegrafia
Dopo avere effettuato alcuni esperimenti di trasmissione telegrafica senza fili, Guglielmo Marconi nel 1897 si trasferì in Inghilterra dove effettuò prove di comunicazione per conto delle Poste nazionali Inglesi. Riuscì inizialmente a mettere in collegamento uffici distanti tra loro 100 metri, ma successivamente collegò stazioni distanti oltre 6 Km. Senza fili, per l’epoca: diavolerie!
Le notizie di questi prodigi arrivarono anche ai vertici della Regia Marina e bisogna dire che gli ammiragli si dimostrarono lungimiranti nell’intuire che quei primi esperimenti di trasmissione senza fili avrebbero potuto rappresentare una soluzione per i collegamenti navali.
Una nave nel mare non aveva infatti alcuna possibilità di comunicare, se non visivamente.
Così Marconi, venne chiamato per una sorta di esibizione da effettuarsi nel palazzo del Ministero della Marina, alla presenza addirittura dei reali, dei ministri, senatori, deputati ed i maggiori scienziati nazionali.
Iniziò così la collaborazione tra l’inventore italiano e la Regia Marina e nell’estate del 1897 proseguì con diverse prove effettuate nei laboratori di San Bartolomeo (La Spezia) e vennero attuati collegamenti, inizialmente con un rimorchiatore al largo e quindi con altre unità nei mesi successivi. I risultati furono incoraggianti, i segnali erano percepiti dalle navi anche oltre 10 km dalla costa. (foto 1)
Le prove proseguirono anche nel 1898 e nel corso di questo anno venne addirittura eseguita una prova di brillamento di alcuni ordigni preparati al Varignano e fatti esplodere con un segnale trasmesso da Marconi da San Bartolomeo! Il futuro era arrivato!
Durante gli esperimenti del 1899-1900 la Marina chiese allo scienziato un collegamento radiotelegrafico tra la Sardegna ed il Continente ed allo scopo, nel 1901, vennero inviati a La Maddalena i Tenenti di Vascello Mario Grassi e Vittorio Pullino. I quali avrebbero dovuto costruire una stazione trasmittente e ricevente per approntare un collegamento tra il Monte Argentario e La Maddalena.
Il tenente Pullino si recò all’Argentario dove costruì una stazione ricevente mentre il tenente Grassi si recò a Caprera ed installò una stazione trasmittente/ricevente ad una quota di circa 30 metri al di sotto della vetta di monte Tejalone (Becco di Vela), a circa 180 metri sul livello del mare. La località venne scelta perché era quella alla più alta quota che offriva il massimo riparo dai venti dominanti. Il Grassi fece costruire un casotto “Tilmann” in legno (foto 2) per gli apparecchi di trasmissione, di ricezione e gli accumulatori ed un secondo casotto per la dinamo ed il motore. Venne infine installata un’antenna composta da un albero in tre pezzi che montati assieme permettevano di raggiungere una lunghezza utile di 45 metri (foto 3, rara immagine originale da un giornale dell’epoca che riportò la notizia! Non credo esistano altre foto della postazione radiotelegrafica).
Gli esperimenti iniziarono precisamente il 29 settembre del 1901 ed i segnali riuscirono ad innescare un collegamento Tejalone – Livorno, coprendo una distanza di 265 Km e Tejalone – Argentario di 200 Km.
Nonostante i temporali che imperversano su Caprera, grazie alla tenacia dei due ufficiali i segnali inviati da Becco di Vela giunsero molto forti e chiari all’Argentario, mentre più mediocri risultarono quelli giunti a Livorno.
In base agli importanti esperimenti compiuti a Caprera si era giunti alla prova che stazioni distanti oltre 200 Km potevano in maniera chiara essere messe in collegamento tra di loro.
Da questo momento la storia della radiocomunicazione poteva scrivere un nuovo capitolo e da lì a meno di 3 decenni in una mattina del 26 marzo 1930 dalla nave Elettra a Genova Guglielmo Marconi invierà gli impulsi che accenderanno le luci del Municipio di Sydney, dall’altra parte del Mondo, oltre 14.000 miglia di distanza.
Da parte nostra, la coscienza che una delle più importanti scoperte dell’umanità mosse i primi passi nel nostro arcipelago, dovrebbe farci sentire fieri e questa comunità credo debba riappropriarsi, celebrandoli periodicamente, di quei primi “vagiti” della radiotelegrafia, a Tejalone nel piovoso settembre di 117 anni fa!
Gaetano Nieddu