Tartaruga di mare – Cuppulata
Presente nel Mediterraneo nelle specie Caretta, Embricata, Verde, Olivacea e in quella di Luth. Oggi le tartarughe di mare sono sempre più rare e quindi protette da convenzioni internazionali, arrivate come al solito tardi, dopo le stragi perpetrate dall’uomo al solo scopo d trarne il famoso brodo, ricavato dal “calipè” (prodotto cartilaginoso contenuto negli spazi interossei della corazza), e raramente una carne per i più immangiabile.
Nei mari dell’arcipelago la specie più comune, “caretta caretta”, frequentava abitualmente i canali interni in numero piuttosto consistente di esemplari: la causa della sua drastica diminuzione nei nostri mari, pare debba attribuirsi, piuttosto che alla caccia da parte dell’uomo, alla presenza sempre più massiccia delle buste di plastica che le tartarughe ingoiano scambiandole per meduse e che bloccano i loro apparati interni.
Anche il momento della deposizione delle uova è diventato più difficile perché avviene nei mesi di maggio-giugno-luglio in buche scavate nella sabbia calda delle spiagge oggi sempre più inospitali. Nel tentativo di proteggerle in questa delicata fase della riproduzione la Regione Sicilia ha dichiarato (per prima in Italia) la spiaggetta dei Conigli di Lampedusa, dove nel 1985 una caretta ha depositato le uova, riserva naturale, avvertendo gli eventuali visitatori con un simpatico cartello in cui l’effige di una tartaruga spiega cosa bisogna fare per aiutarla a sopravvivere.
I nostri pescatori la catturavano casualmente, a volte ammagliata nelle reti o nelle sagole delle nasse, a volte nei palamiti, più spesso approfittando di un momento di particolare vulnerabilità delle tartarughe quando queste venivano a galla cercando di mettere fuori dell’acqua la parte posteriore del corpo per liberarsi d un granchietto verde che pare la disturbi parecchio: diventava facile allora catturarle con il gancio o addirittura con le mani, con la sola precauzione di evitarne il becco.
Non era quindi raro vedere, un tempo, a Cala Gavetta o a Bassamarina, una grossa tartaruga legata con una sagoletta alla barca, a digiunare alcuni giorni prima di essere cucinata.
La Caretta caretta è stata inserita nel primo logo scelto per il G8 di La Maddalena, che ricostruiva l’Arcipelago partendo dalle forme di questi animali che a volte approdano nelle acque di La Maddalena, quasi a sottolineare che la ricchezza di vita protetta dal Parco e la ricchezza di opportunità di sviluppo per la gente del posto costituiscono una unità delicata e preziosa da salvaguardare a ogni costo. Dopo lo spostamento del G8 a L’Aquila la Caretta caretta è stata comunque mantenuta nel logo finale.
Parzialmente tratto da “Il mondo della pesca” – Co.Ri.S.Ma – Giovanna Sotgiu
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