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Il tentativo di liberare il Duce dalla prigionia di Villa Webber

Sulla prigionia di Benito Mussolini tanto è stato scritto, basti citare il libretto del Dottor Aldo Chirico nel quale il medico maddalenino ci offre un racconto molto dettagliato di quei giorni, i suoi tentativi di contatto, le emozioni e le paure del duce legati alla necessità di ricevere notizie dall’esterno. Forse però altri aspetti più prettamente militari sono meno conosciuti, alle persone più comuni.

Benito Mussolini è arrestato a Roma la domenica del 25 luglio 1943 alle ore 17,20; viene fatto salire su di una ambulanza e condotto in una caserma militare, successivamente viene trasferito a Ponza. Dopo un breve periodo passato nell’isola, si decide di trasferirlo in una località più isolata, ma nello stesso tempo “armata”.

La Maddalena possedeva queste peculiarità e poco dopo le ore 12 del 7 agosto 1943 il cacciatorpediniere FR 22, con a bordo Mussolini, da fondo a Padule, proprio di fronte ai depositi della Regia Marina (di fronte all’attuale distributore Esso). Per tenere lontano i curiosi di ogni genere viene fatto suonare un falso allarme aereo e le strade si svuotano di civili e militari Arriva sottobordo un motoscafo con l’Ammiraglio Brivonesi e vi imbarcano Mussolini e l’ammiraglio Maugeri che lo aveva “scortato” fin lì. Al pontile di Padule vi è l’auto di Brivonesi, senza autista, l’ha guidata lo stesso ammiraglio per maggiore precauzione. Nella notte precedente intanto erano stati fatti sloggiare da Villa Weber (foto 1) gli ufficiali dei MAS che la occupavano. Così il duce, nel primo pomeriggio del 7 agosto si ritrova ad occupare le due stanze della villa a lui riservate; dodici uomini della scorta si insediano al piano terra, mentre altri cento (tra poliziotti e carabinieri) si accampano nella pineta vicina.

Si sa che nei primi giorni a Mussolini è permesso passeggiare nella pineta, fare attività ginnica e prendere il caffè nella terrazza, ma i curiosi che da lontano osservano sono sempre di più e sempre più “curiosi” ed allora si decide di evitare le uscite esterne. Questo però non basta, la notizia della presenza di un importante prigioniero inizia a trapelare anche tra la popolazione ed arriva alle orecchie dell’ufficiale di collegamento tedesco Hunaus.

Questi informa un ufficiale delle SS a Roma, un certo Kappler (che diverrà tristemente famoso, poco tempo dopo). Otto Skorzeny (foto 2), famoso capitano delle SS che è l’uomo di fiducia di Kappler, immediatamente parte per La Maddalena in compagnia di un altro ufficiale delle SS che parla perfettamente italiano.

La mattina dopo i due ufficiali, travestiti da marinai, girano per le strade di La Maddalena, entrano nelle bettole, nei bar, ascoltano i commenti, le chiacchiere. Riescono ad individuare la Villa ed aiutati da un noto fruttivendolo locale riescono anche, dalla collina dello Spiniccio, a fotografare il duce che prende il fresco nella terrazza. Quello stesso giorno un aereo da ricognizione tedesco sorvola a bassissima quota la villa, tanto che lo stesso duce ne rimane impressionato.

Kappler da Roma informa immediatamente Hitler a Berlino e l’ordine del fuhrer è perentorio: liberare il prigioniero subito! Viene potenziata l’aliquota di tedeschi della Kriegsmarine (la marina da guerra tedesca) ed una intera brigata delle terribili SS viene organizzata nella vicina Corsica per il colpo di mano. Il piano è quello di inviare da Anzio, una squadriglia di siluranti tedesche, mentre un’altra squadriglia sarebbe partita dalla Corsica trasportando la brigata SS.

A questo punto il Generale Basso, comandante militare in Sardegna, avuto sentore di qualcosa di anomalo, informa Roma che è assai probabile che i tedeschi abbiano scoperto la sede del prigioniero ed è quindi ipotizzabile un loro tentativo di liberazione. Badoglio stesso decide per l’immediato trasferimento.

Un idrovolante per il soccorso in mare, un Cant Z 506 di colore bianco e con due grandi croci rosse (foto 3) viene velocemente approntato con il pieno di carburante e l’equipaggio in assetto di volo, davanti a Piazza Comando. Nella sera del 27 agosto Mussolini viene avvisato che a breve sarà trasferito in altra sede. Prima dell’alba del 28, precisamente alle 4,00 del mattino al duce viene fatto indossare un pesante cappotto nero col bavero alzato (in pieno agosto!) ed un grosso berretto sempre nero, calato sugli occhi. In auto è trasportato fino alla banchina dell’ammiragliato e quindi con una barca trasferito a bordo dell’idrovolante.

Il pilota è Oreste Piantanida (foto 4) e quando riconosce che il misterioso passeggero è niente meno che il duce in persona effettua un imbarazzato saluto militare; Mussolini ringrazia e dice al pilota di fare il suo dovere di militare, cioè obbedire agli ordini. Alle 5,50 del 28 agosto 1943 l’idrovolante decolla dal mare antistante piazza Comando e si allontana velocemente, alto nel cielo in direzione di Vigna di Valle. Termina così la breve prigionia di Mussolini a La Maddalena.

Il 29 agosto, il giorno dopo, una squadriglia di siluranti tedesche con a bordo Otto Skorzeny arriva a La Maddalena di fronte a Villa Weber, mentre l’altra squadriglia carica di truppe SS sta per giungere sul posto. Lo stesso Skorzeny, travestito da marinaio italiano, scende a terra e si reca all’ingresso della villa con un sacco di biancheria da consegnare e suona ripetutamente per farsi aprire. Un carabiniere scocciato si avvicina e lo apostrofa e gli dice che nella villa non c’è più nessuno.

Il capitano delle SS comprendendo che non mente resta senza fiato… per poche ore il piano è fallito! Risale a bordo delle siluranti che rientrano nelle rispettive basi. Hitler, ovviamente informato del fallimento dell’azione e va su tutte le furie. Solo un mese dopo, lo stesso Skorzeny riuscirà a liberare Mussolini da Campo Imperatore in Abruzzo, il duce indossa ancora il cappottone ed il berretto nero che gli erano stati fatti indossare a La Maddalena.

Gaetano Nieddu