La Maddalena AnticaLa Marina Sabauda dal 1768 alla restaurazione

Uniformi ed equipaggiamento

La permanenza in Sardegna comportò per i Savoia notevoli difficoltà, non ultima quella del reperimento dei materiali per l’equipaggiamento delle forze armate. Per le armi il problema fu parzialmente risolto utilizzando tutto quello che c’era, fossero i fucili nazionali modello 1752, gli austriaci modello 1754 o quelli inglesi chiamati “Brown Bess” ed approfittando del fatto che i miliziani, grazie alle leggi sarde che glielo consentivano, erano tutti proprietari di fucili di produzione locale. Nonostante questo, i documenti dell’epoca abbondano di rapporti sull’inservibilità delle armi in dotazione, quando non sulla parziale mancanza di esse, come nel caso delle pistole per la cavalleria. Non molto diverso il discorso relativo al vestiario. I tessuti locali erano insufficienti, spesso talmente rozzi da rovinare quelli con cui venivano in contatto, come nel caso dei cappotti grigi prodotti in Sardegna col panno albaggio o forese, che ledevano irreparabilmente le divise, e difficilmente si era in grado di colorarli. Per questi motivi nell’Archivio di Stato di Cagliari abbondano i documenti relativi a forniture di panni e tessuti provenienti da Livorno, Roma, Napoli e Palermo. Sia per questo sia per ovvi motivi pratici il vestiario non ebbe molte variazioni e si sviluppò secondo due diverse linee, a seconda che fosse per il per-sonale imbarcato o per la Fanteria di Marina. Nel primo caso restarono a lungo in vigore le disposizioni emanate nel 1774 e, per quanto riguarda la gente, attuate intorno al 1790. Nel secondo si applicò invece il regolamento del 4 agosto 1803 per le truppe di terra, colle quali operava di solito la Fanteria di Marina. Faceva invece eccezione la compagnia di Grazia, che aveva una tenuta sua particolare.

Le Determinazioni di S.M. il Re per la nuova uniforme degli Ufficiali di bordo e dei Guardiamarina del 16 settembre 1774 avevano stabilito che ufficiali, sottufficiali e marinai dovessero vestirsi in blu con paramani e colletto cremisi e fodera bianca. Più in dettaglio, la tenuta prevista per gli ufficiali, i Primi Piloti, i Primi Nocchieri ed i Capi Cannonieri consisteva in un giustacorpo blu, con paramani, colletto e fodera dei colori già indicati, chiuso sul davanti da una fila di bottoni dorati fregiati da un’ancora e con tasche orizzontali. I bordi sia della patta delle tasche sia del petto della giubba erano gallonati in oro. Il panciotto, detto “veste”, e i calzoni, al ginocchio, dovevano essere grigio chiaro. Calze bianche, di lana l’inverno e di cotone l’estate, scarpe di vitello nero chiuse da una fibbia argentata; sopra di esse erano spesso indossate ghette nere, alte fin sopra il gi-nocchio. Il cappello era a tricorno, nero, senza galloni nella tenuta di bordo, mentre a terra e fuori servizio aveva l’orlo gallonato d’oro, ma con una coccarda turchina fermata da una ganza dorata appuntata ad un bottone da uniforme, cioè dorato con impressa un’ancora. La piccola tenuta era invece un abito, senza colletto ma coi paramani cremisi, panciotto e pantaloni lunghi blu. L’unico ornamento era una spallina di gallone in oro. Tutti gli ufficiali avevano una spada, agganciata alla cintura, con elsa dorata, fiocco della dragona azzurro e oro, in proporzioni variabili a seconda del grado, e fodero nero dal puntale d’ottone. I marinai dovevano vestire una giacca corta, a due bottoniere, di panno blu con colletto, risvolti alle falde e paramani cremisi, pantaloni lunghi, detti appunto “calzoni alla pantalona”, blu per il servizio a terra, in tela per quello a bordo. I bottoni, sette per bottoniera più tre in verticale per ogni paramano, erano in metallo giallo colla solita ancora impressa. Il cappello era un caschetto di cuoio recante una placca frontale d’ottone, fregiata da due ancore incrociate, sovrastate dal monogramma reale di Vittorio Amedeo III e, sul lato sinistro, recante la coccarda azzurra nazionale. L’armamento individuale era limitato ad una sciabola da bordo corta, a due tagli, con elsa a conchiglia in ottone, appesa a un budriere in cuoio bianco, che aveva sul petto una placca d’ottone col monogramma reale.

Queste tenute, che alla gente erano state effettivamente distribuite solo nel 1790, erano regolarmente in uso nel 1798 e sopravvissero a lungo in Sardegna dove, tanto per fare un esempio, ancora nel 1810 gli ufficiali non erano accettati a corte se non coi capelli lunghi, incipriati e legati a coda dal regolare fiocco nero. (16) I cambiamenti di stile nelle uniformi erano cominciati però già nel 1803, quando il 4 agosto il Regolamento con cui viene prescritta la forma di un nuovo vestiario per tutte le R.e Truppe stabilite nel Regno di Sardegna era stato promulgato a Roma, dove il Re si trovava in quel momento. L’uniforme stabilita per tutti, quindi anche per la Real Marina, era all’austriaca, di taglio ormai decisamente ottocentesco e completamente blu: giubba monopetto con dieci bottoni d’ottone, da portarsi tutta abbottonata dal colletto (turchino, alto, a punta sul dietro e appena aperto sul davanti, sotto al quale si vedeva la cravatta, che per la Marina era nera) alle falde (cremisi, colore per la Marina, come i paramani, che erano dotati di due bottoncini e sovrastati da altri tre in verticale).

I pantaloni erano “tagliati dritti e larghi al ginocchio, perché il soldato sia più libero nel camminare. Essi si chiuderanno con due piccoli bottoni sotto il grosso delle gambe; dovranno avere cintola alta e saranno di stoffa di lana turchina.” (17) Venne poi distribuito un cappotto ampio, scampanato, grigio, chiuso da sette bottoni. Scarpe nere, coperte da ghette pure nere alte fino a mezza gamba.

Il copricapo era un caschetto di cuoio bollito ed annerito, dalla coppa relativamente alta, tondeggiante, con una visiera circolare e piatta, cerchiata da lamierino d’ottone. Era sovrastato da un cimiero basso, pure di cuoio bollito, al quale si agganciava una cresta di ciniglia turchina. Dall’attaccatura della visiera partiva un copri nuca, ripiegato di solito verso l’alto, ma che “spiegandosi possa cadere sulle spalle ed abbottonarsi sotto il mento con un bottone in forma di passamontagna” (18) sotto il cui lato sinistro era fissato un pennacchio verticale cremisi in alto e turchino in basso. Sulla fronte il casco recava una piastra d’ottone, fregiata dallo scudo di Savoia, ovale e coronato, e, per il Battaglione della Real Marina, quindi dal 1809 in poi, da un’ancora obliqua per lato.

Budriere e portagiberna, in cuoio annerito, si incrociavano sulle spalle e sul petto, dove risaltava una placca d’ottone che nella versione per il personale della Marina recava impresse due ancore incrociate. Queste disposizioni però non parlavano esplicitamente della gente di bordo, e riguardo la loro tenuta si ha qualche notizia solo dal 18 aprile 1806, quando fu promulgato a Cagliari il Regolamento per le uniformi delle Regie Truppe nel quale, a proposito di tutte le truppe, quindi anche della Marina, si poteva leggere quanto segue: Le presenti circostanze richiedendo delle variazioni agli antichi stabilimenti riguardanti gli uniformi delle R.e Truppe, Sua Maestà ordina quanto quì appresso. L’abito per tutti gl’individui delle R.e Truppe / li Corpi miliziani eccettuati / sarà di panno, od altra stoffa di lana turchina, colle mostre della forma e taglio esatto fissato per ciaschedun’arma, od impiego, a norma del modello che verrà lor spedito Sarà però permesso a tutti di continuar ad usare gli abiti, che hanno in questo mo-mento, restando solo vietato loro di farsene altri, che non siano secondo il prescritto nel presente regolamento.

Gli uniformi tanto di parata, come li piccoli uniformi di tutte le persone che non vanno in riga nei Battaglioni sotto le armi, dovranno esser lunghi, non però al di sotto del ginocchio. Potranno eziandio portar un abito lungo tutti gli Ufficiali di qualunque arma e grado qualora non saranno comandati ad avamposti; ma trovandosi sotto le armi o comandati dovranno far uso dell’abito corto della stessa forma, e taglio prescritto per li Bassi Uffiziali e soldati del Corpo, nel quale servono. (19)

Confermato il modello di base, che era quello già indossato dal 1803, si faceva per la prima volta esplicita menzione degli equipaggi dicendo che “la lunghezza della faldetta dei Corpi de’ Cacciatori, Cavalleggeri e Truppa di Bordo sarà della metà giusta di quella della Truppa di Linea e non avrà il rovescio che sulla parte posteriore dell’abito …”.(20) Siccome poi gli abiti corti dovevano rimanere sempre abbottonati, sarebbe scomparso il panciotto per i sottufficiali e i militari semplici di tutte le forze armate, ai quali sarebbe però stato dato un cappotto, da cambiarsi ogni 8 o 6 anni, a seconda dei casi. La divisa della Marina avrebbe avuto un colletto alto un’oncia e mezzo, come i paramani, che sarebbero stati a punta. Tutti gli ufficiali di qualunque arma, corpo e grado avrebbero avuto una piccola tenuta unificata e si sarebbero distinti solo per le spalline, che per la Marina sarebbero rimaste a “scaglia di pesce”.

Un mese dopo si aveva la nascita della Compagnia di Grazia, la cui uniforme era però molto diversa da quella del resto della Marina. Infatti, secondo l’articolo quinto della legge istitutiva, i suoi componenti dovevano avere un abbigliamento … sul piede il più economico, e come sarà stabilito qui appresso. Sarà di più ritenuto un soldo della loro paga ogni giorno per essere riposto in massa, onde somministrar loro il piccolo abbigliamento. (21) VII. Il loro uniforme consisterà in una camiciola da marinaro incrociata di panno di color bruno, bottoni di corame, paramani, e collarino, di panno blò celeste, ed un’ancora sul paramano in forma di ferro di galera, cioè a quattro patte. I calzoni d’Inverno saranno del colore il più vicino a quello della camiciola, e quelli d’Estate saranno di tela, o di bambacina bianca; avranno un mezzo cappotto da marinaro, ed un bonetto di corame con una cifra di ottone contenente un M. e un G. al di sotto della Corona Reale. Il piccolo equipaggio consisterà di tre camicie, un pajo di calzoni di tela blò, un pajo di scarpe, una corvatta (cravatta) in corame, un pettine, una spazzola ed un sacco. VIII. Sarà loro somministrata una coperta una volta per sempre, e saranno obbligati di mantenerla, e di restituirla quando saranno congedati; ma non avranno nè letto, nè lenzuola, nè mobili di caserma, anche quando saranno in terra. (22) L’abbigliamento per gli equipaggi invece doveva essere il medesimo prescritto per i Contingenti di Marinai e Pescatori organizzati nel 1807, cioè Per i Timonieri sarà calzoni, e sottoveste di tela, oppure bambacina bianca, una matalota bleu con bottoni all’ancora, un capello rotondo, con coccarda e ganza in oro, ed un’ancora gialla sul collarino e paramano. I Marinari di prima classe un’ancora sul collarino. Quelli di seconda un’ancora sul paramano.

Quelli di terza senz’ancora, nè sul paramano, nè sul collarino. (23)

Per quanto riguardava le forniture e i ripianamenti di materiali d’armamento ed equipaggiamento si provvide generalmente a mezzo di appalti. Ad esempio nel luglio 1807 si ebbe una convenzione fra la Marina e l’operaio Pietro Cannino “per la provista de’caschi, bandoglieri e porta Sabri,” (24) come erano chiamati i foderi per sciabola, per Corpi di Artiglieria e Compagnie di Marina: 750 caschi, 250 giberne e 250 bandoliere secondo i modelli esistenti.

In certi casi si riadoperava materiale usato, come quando, nel novembre 1807, l’Amministrazione segnò “80 cappelli usati e riparati dati alla Compagnia R.e Marina per farne uso sino a che si potrà fare la distribuzione dei caschi.” (25)

D’altra parte, come già accennato, le scarse risorse della Sardegna obbligavano ad approvvigionarsi all’estero: ad esempio nel febbraio 1809 il panno fioretto per cappotti e ghette, quello turchino e il ½ palmo di quello rosso per la Compagnia Leggera di Marina provenivano da Palermo; e ogni divisa costava all’erario “Giustacorpo 20.1.3 lire di Piemonte; pantaloni 9.16.1 lire” (26) mentre le ghette erano a carico del capitano. Invece i 6400 palmi di tela per camicie del Battaglione Marina e remiganti di Grazia furono forniti nel luglio 1809 da Francesco Zonza di Ischia. Soltanto colla Restaurazione la difficile situazione degli approvvigiona-menti sarebbe cambiata in meglio. Per fortuna la lunga parentesi napoleonica era alla fine. Napoleone battuto nella primavera del 1814, lasciò il trono e il 9 maggio Vittorio Emanuele sbarcò a Genova dalla nave inglese Boyne. Il 7 gennaio 1815 ricevette formalmente dai Britannici la Liguria, assegnatagli al Congresso di Vienna, e incaricò Des Geneys, ora Vice Ammiraglio e comandante supremo della Marina, di adoperarsi per la costituzione di una buona Marina da guerra, il cui primo impiego sarebbe stato l’incruento sbarco di Capraia, che avrebbe assicurato l’isola alla corona sabauda.

NOTE:

(16) Del resto Massimo d’Azeglio, parlando nelle sue memorie del rientro di Vitto-rio Emanuele I a Torino nella primavera del 1814, avrebbe scritto: “… Ho ben presente il gruppo del Re col suo stato maggiore. Vestiti all’uso antico colla cipria, il codino e certi cappelli alla Federico II, tutt’insieme erano figure abbastanza buffe; che però a me, come a tutti, parvero bellissime e in pie-na regola.” Cfr. Massimo Taparelli d’Azeglio, I miei ricordi, Varese, Feltrinelli, 1963, p. 116.

(17) Regolamento con cui viene prescritta la forma di un nuovo vestiario per tutte le R.e Truppe stabilite nel Regno di Sardegna, del 4 agosto 1803.

(18) Regolamento … cit., p. 4.

(19) Regolamento per le uniformi delle Regie Truppe, Cagliari, 18 aprile 1806.

(20) Regolamento …, cit.

(21) Regolamento …, cit., art. V.

(22) Idem, art. VII e VIII.

(23) Regolamento per il reclutamento annuale della Real Marina, Cagliari, 5 gennaio 1807, art. XV.

(24) Rip. in G. Boeri, P. Crociani, C. Paoletti, Uniformi delle Marine militari italiane nell’Età Napoleonica, Roma, SMM, 1996, p. 17.

(25) Rip. in Boeri, Crociani, Paoletti, op. cit.

(26) Ibidem.