Almanacco isolanoLa Maddalena Antica

Vittorio Angius e Goffredo Casalis

Sul finire degli anni 20 di due secoli fa l’abate torinese Goffredo Casalis decise di pubblicare il Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna.
E nel quadro dell’importante e complessa iniziativa fece una scelta certamente indovinata: dare l’incarico di raccogliere tutte le informazioni sulla Sardegna a padre Vittorio Angius, cagliaritano, scolopio, insegnante, uomo politico, scrittore, giornalista, studioso infaticabile e ricercatore scrupoloso.
Angius accettò subito e con grande entusiasmo. E immediatamente inviò un questionario molto dettagliato a intendenti, vescovi, parroci, sindaci e intellettuali.
Dal canto suo riprese lo studio di opere storiche considerate affidabili. In breve raccolse un’enorme quantità di materiale, tanto da essere indotto a questo ragionamento: «difficilmente Goffredo Casalis potrà gestire una tale valanga di informazioni, meglio sarebbe se mi incaricasse di scrivere le “voci” che riguardano la Sardegna».
L’abate torinese non se lo fece dire due volte. E Vittorio Angius, per assolvere al meglio il qualificato e qualificante incarico, iniziò un viaggio che doveva durare oltre nove anni e durante il quale visitò la Sardegna paese per paese studiando con rigore e pazienza gli usi, i costumi e la lingua parlata in ciascun centro, facendo incetta di informazioni e dati sulla popolazione, sulle attività economiche e prendendo appunti precisi, infine, sulle caratteristiche delle abitazioni private e dei pubblici edifici.

Località del 1850

LA MADDALENA, una delle isolette aggiacenti alla Sardegna nelle fauci sardo-corse, che volgarmente dicono Stretto di Bonifacio.
Il suo punto centrale è nella latitudine 41° 14′, e nella longitudine orientale dal meridiano di Cagliari 0° 17′ 30″.
Topografia. La sua superficie, secondo i calcoli del gen. La Marmora, è di metri quadrati 19,000,000, che equivalgono a miglia geografiche 5,54.
Al comune della Maddalena sono state assegnate come dipendenze territoriali le prossime isolette Caprera, Santo-Stefano, Spargi, e Santa-Maria.
Caprera ha, secondo il sunnominato geografo, miglia quadrate 4,08, Santo-Stefano può stimarsi averne un solo, Spargi uno e mezzo, e il gruppo di Santa-Maria, nel quale sono Santa Maria, Budelli, e Razzoli, ne conterrà altre due. Quindi la superficie complessiva di questa polinnesia pareggiasi a miglia quadrate 14,12.
Le roccie componenti queste piccole terre sono granitiche, e non senza ragione così come le prossime isolette di Corsica, Lavezzi e Cavallo, si stimano le supreme rupi della montagna, che in qualche interna convulsione del globo si sprofondava e rompea la continuità delle parti. Questa montagna stendeasi nella linea di maestro-sirocco.
Le acque in poche parti e in poca copia sorgono, come porta la natura del luogo, tuttavolta le rare fonti bastano al bisogno della popolazione, e somministrano un purissimo umore. Meritano menzione nell’isola della Maddalena, la fonte, che è nel paese, e l’altra che trovasi in Cala di Chiesa.
I vegetabili, che coprivano in molte parti queste terre, si sono diradati per dar luogo alla cultura. Essi dimostrano la somiglianza di questo terreno a quello del vicino continente.
Gli animali consistono in pochi conigli, e alcune specie di uccelli. I cacciatori non fanno fatica fruttuosa.

Clima.

È quello che hanno le isole, e che sentono maggiormente le più piccole, poste ne’ canali. Esso è molto temperato nel freddo e nel caldo, perchè ventilato nell’estate dall’influsso dell’aria marittima, che dicono imbatto, e perchè dolcemente tepido nell’inverno se non regnino i venti boreali, con poca neve nei mesi di dicembre e di gennajo, poche tempeste, poca nebbia, ed una umidità niente nociva.

Popolazione. 

Nelle notizie storiche della Gallura abbiamo notato il tempo, in cui il Re di Sardegna mandò la sua squadra a notificare ai pastori bonifacini, che erano stabiliti nella Maddalena, che essendo suo il territorio, in cui avean posta loro stanza, dovessero però sottoporsi alle sue leggi. Essi furono fortunati di essere accolti nella sua protezione, e, mancato allora il timore de’ barbareschi, ed edificatosi un forte, dove ricoverarsi in una inopinata aggressione, cominciarono a radunarsi dall’antica dispersione, edificarono una chiesetta sotto l’invocazione della Trinità, e si strinsero in società. Molti sardi della Gallura si aggregarono ai coloni stranieri, molte pastorelle della prossima regione andarono spose ai medesimi, e dalla mescolanza del sangue corso e sardo esistette un popolo novello.
Questo stabilimento portò una gran mutazione: il numero de’ pastori andò diminuendo giornalmente, crebbe quello degli agricoltori; ma i più si volsero al mare, alla pesca, alla navigazione, al commercio, e lasciato l’antico seggio andarono a stabilirsi sulla sponda del mare, dove ora sono. Il frequentissimo contrabbando, che esercitavasi nei tempi della guerra tra la Sardegna e la Corsica, arricchiva questi abitanti, e lo arricchiva nella stessa epoca la frequentissima stazione della squadra di Nelson nel suo porto, dove quel capitano teneasi pronto per correre sopra le flotte francesi, se avessero osato uscire dai porti di Tolone o di Marsiglia.
Ottimo è il carattere di questi isolani: laboriosi, pacifici, docili, coraggiosi nelle tempeste e nelle battaglie, e come esser sogliono i marini molto religiosi, e come sono i sardi pieni d’orrore a’ tradimenti, e fedeli al Sovrano. Le donne quanto son belle, tanto sono generalmente sagge e costumate, nè può generar dubbio sulla virtù delle medesime la fama poco onorata di quell’Emma Liona nobile per i suoi amori col sunnominato ammiraglio, che dal favor di costui sollevavasi a gareggiare con le femmine di dignità sovrana. Essa innamorava il vincitor d’Aboukir, quando gli apparve sul lido della Maddalena bellissima su tutte le belle, e poi così con molte arti e blandizie lo avvinse alla sua servitù, che potea fargli trapassare il giusto e l’onesto, se sono vere le molte dicerie de’ napoletani, ripetute senza sospetto da qualche storico. Nelson per far piacere alla sua bella fece varii doni alla chiesa parrocchiale della Maddalena, o a meglio dire, adempiva ai voti, che l’amante facea per la sua salvezza ne’ pericoli.
Movimento della popolazione. Nell’anno 1840 la popolazione della Maddalena componevasi di anime 2115, delle quali 1025 nel sesso maschile, 1090 nel femminile, distribuite in famiglie 425. La parte maschile appare troppo scarsa, perchè non si vedono nel giusto numero che le due età estreme i fanciulli e i vecchi, o manca la maggior parte delle persone di miglior età, per i molti che travagliano nella marineria. La foggia del vestire è la stessa che si usa in Italia. Le medie risultate dal decennio diedero nascite 65, morti 20, matrimonii 12. Vivesi da molti oltre i sessant’anni. Le malattie più frequenti sono infiammazioni, febbri gastriche e biliose; e non sono rari i casi di scorbuto. Attendono alla salute pubblica due medici ed alcuni flebotomi con un farmacista.

Professioni.

Sono in quest’isola famiglie di marinari 280, di pescatori 30, di negozianti 40, di agricoltori e pastori 35, di meccanici 30, e altre 10 di altri ufficii. I marinari servono con molta loda nelle navi regie, o navigano in legni mercantili; i pescatori lavorano per provvedere il paese e la Gallura; gli agricoltori e pastori spesso riuniscono le due arti; i meccanici sono per i soliti bisogni di società, e per il ristauramento delle navi; i negozianti provvedono le cose necessarie al paese, e fanno molti affari in Gallura e Corsica, essendo i mezzani o sensali delle due isole.
Le donne lavorano tele, reti, filano la gnacchera, e fanno guanti di gran pregio, de’ quali provvedono molti in Sardegna e altrove.

Istruzione.

La scuola primaria conta circa 100 tra fanciulli e giovanetti, ai quali si insegnano le prime lettere, poche regole dell’aritmetica, ed i principii dell’agricoltura. Sarebbe molto utile se si aggiungessero gli elementi della geografia, della quale han bisogno uomini, che si dovran dedicare alla marina.

Governo ed amministrazioni.

In quest’isola è un comandante militare, un presidio di circa 70 uomini della R. marina, ed un ergastolo con certo numero di servi pubblici.
Risiede nella medesima un giudice di mandamento con giurisdizione sopra le due popolazioni littorane Longone, e Terranova.
Il porto della Maddalena è ordinato tra quelli di terza classe, ed ha un comandante particolare. Per l’amministrazione delle dogane vi è un ricevitore particolare; per la marina mercantile un viceconsole, ed un ricevitore dei dritti di ancoraggio.
Le cose comunali sono governate da un consiglio di probi uomini, in cui primeggia il sindaco.
Borgo. È situato sulla sponda meridionale dell’isoletta rimpetto al Palào che resta al libeccio, in distanza di 3 miglia.
Vi sono 2 contrade principali senza selciamento, o lastrico. Le case sono circa 320, tutte di costruzione ordinaria, nessuna che meriti essere indicata.

Fortificazioni.

Nel promontorio della guardia vecchia è il forte di Sanvittorio, stabilito come specola sul mare, e armato di 9 cannoni, e presso la chiesa campestre il forte della Trinità, dove vedonsi le vestigie d’un vecchio castello e le rovine delle prime case, che si erano fabbricate. A questi si aggiungano i forti del Balbiano, di Santateresa, Santandrea, Santagostino, e quello di Sangiorgio, che fu eretto nel 1809, i quali sono tra loro così disposti, che possano incrociar i tiri.
Porto della Maddalena. Si appella Calagavetta, ed ha fondo perchè vi possano star all’ancora de’ brik da guerra, e tanta capacità da contenere 150 legni mercantili. Si sta in esso con sicurezza in tutti i tempi, perchè riparato da tutte le parti. Anche nel porto di levante, nel seno che dicono Mangiavolpe, può un legno trovar rifugio, e riposare dal travaglio delle tempeste; già che la Caprera lo copre a mezzogiorno, levante e greco, e un grande scoglio frange il mare di settentrione.
Però il porto principale è il bacino di Mezzoschiffo, dell’area di circa 2 miglia quadrate, che formasi dalle sponde della Sardegna nel Palào, dall’isoletta di S. Stefano, e dalla spiaggia australe della Maddalena. Qui possono stare legni da guerra di qualunque portata, flotte intere, anche 200 navi, e starvi anche ne’ tempi più terribili con quella stessa sicurezza, che si può stare in una darsena, che non riceva direttamente il mar esterno. Gl’inglesi nel tempo della guerra ne conobbero tutto il vantaggio, epperò meglio che altrove in questo porto amavano di stare, donde dominavano il mar tirreno e il mare sardo, perchè a’ segni delle navi esploratrici poteano facilmente veleggiare sul nemico.

Marineria. 

Di quelli che sono addetti al mare la maggior parte sono coscritti nella marina regia, gli altri o servono in navi di commercio, o ne’ piccoli legni del loro porto. Questi battelli non saranno più di 20. Essi importano dalla Sardegna e dal continente grani, vini, legumi, olio, ferro, zucchero, caffè, manifatture, e altri molti articoli per il bisogno degli abitanti e per li popoli della Gallura: ma poi o una volta o l’altra importansi alcuni di questi articoli da navi nazionali o francesi (della Corsica). Un piccol battello fa tutti i giorni la corrispondenza di quest’isola col prossimo continente trasportando merci e passeggieri. Dalla Maddalena al Palào sono tre miglia.
Pesca. Le barche pescherecce sono circa 25. Abbondano in queste acque pesci di moltissime specie, e sono un gran ramo di lucro pei pescatori, già che provvedono tutta la Gallura. A dir però il vero essi guadagnano assai più dalla secreta industria de’ contrabbandi, che esercitano con molta accortezza.
Vengono tutti gli anni in queste acque da 20 a 40 gondole coralliere con bandiera napoletana o sarda, e fanno una pescagione or copiosa ora scarsa secondo che ne’ paraggi ove faticano, prevalga il levante o il ponente. Giova sperare che il guadagno vistoso di cui vedono spesso contenti i corallieri possa persuadere questi isolani ad applicarsi a tal pesca.

Agricoltura. 

La sterilità del luogo avrebbe dovuto stimolare i coloni a superar questo difetto, trasportando terra dalla Sardegna, formando con le muriccie diversi piani, ed estendendo ogni dì più il suolo produttivo, perchè si avesse il necessario in frumento e legumi, in vino ed olio, anzi si avesse per dare rinfreschi alle navi che nei lunghi viaggi si fermano a riposare e a riparar le vettovaglie: tuttavolta si è fatto ben poco, come si può computare ricordando la superficie di questa e delle isole prossime, e vedendo quanta parte di quel totale sia la terra coltivata.
L’ordinaria seminagione non sopravanza li starelli 36 di frumento, e i 34 di orzo, e non fruttifica solitamente più che il sette. Essa suol farsi in tutte le isole già nominate, alternandosi l’aratura ed il maggese. Da questo può dedursi che tutte le terre arative della Maddalena, Caprera, Santostefano, Spargi, Santamaria, Razzoli, e Budello, sono angustissimi tratti di terra fra le nude roccie, e che in totale non oltrepassano li 140 starelli di superficie. E a questo numero se si addizioni quello che dice la total superficie degli orti e delle vigne, che non sarà di molto maggiore, si vedrà che nè pur un miglio quadrato è ancora colto, e che restano in istato selvatico forse più che altre tredici parti del territorio.
Le piante ortensi solite coltivarsi sono cavoli, lattuche, cipolle, melloni, cocomeri, pomidoro e diverse erbette che si mangiano insalate.
La vigna prospera, e nelle uve bianche ha più comuni le varietà che dicono brustiana, vermentina, moscatello: nelle nere le nominate girò, muristellu, cardarellu, carcangliola. La vendemmia suol soventi produrre più di 100 botti di 500 pinte: il vino formato dalla mescolanza di tante uve lodasi per gran bontà. Siccome questa quantità è molto minore del bisogno, quindi non se ne può bruciare per ottenerne acquavite.
I fruttiferi sono in poche specie e piccol numero. Nell’anno 1836 si numerarono ficaje 250, peri 154, pomi 170, susini 113, peschi 60, ulivi in sol sito 237. I prodotti sono deliziosi.
In queste piccole terre sono ben rari i grandi vegetali. Le piante più frequenti sono il lentisco, il mirto, l’arbito, come essi dicono, il corbezzolo, pochi olivastri, ed è sparso in tutte le parti e in larghe macchie la pianta che dicono muchiu.
I terreni chiusi per pascolo e seminerio sono circa 50, ed occupano poco men che la terza parte dell’isola, cioè miglia quadrate 1,84.

Pastorizia. 

Anche la pastorizia è più ristretta, che consente il territorio. Nella Maddalena, in s. Stefano, nella Caprera, in Santamaria, vi sono de’ pastori fissi, e che hanno abitazione nelle cussorgie. Nell’anno 1836 si numeravano vacche tra grandi e piccole 204, pecore 577, capre 996, majali 25, giumenti 45. Quasi tutti gli anni il bestiame patisce dal morbo che dicono dessa ferula, del quale muojuono senza rimedio quanti ne sono attaccati. I formaggi sono ottimi, e molto pregia-ti; ma non se ne vende perchè in piccola quantità. La ricotta che fanno i pastori dell’isola gode non minor riputazione, che quella che san fare i pastori romani.

Religione. 

La parrocchia della Maddalena comprendesi nella diocesi di Civita, o Tempio, e si governa da un paroco che si intitola vicario, ed è assistito nella cura delle anime da un altro sacerdote. La chiesa oggi campestre della Trinità e distante mezz’ora, fu la prima parrocchia fabbricata, quando il Re di Sardegna comprese nella sua protezione quei pastori. Dopo queste non si ha a notare, che la cappella del Camposanto situato a mezzo miglio dal paese, e le rovine d’una antica chiesa nella così detta cala di Chiesa, dove non si sa in quai tempi sia esistita la popolazione, che da certi indizi pare esservi stata. Nelle altre isole non fu alcun edifizio religioso, fuorchè in quella di s. Maria di sei miglia di circonferenza, nella quale era la chiesa di tal denominazione. Non si ha sopra la medesima alcuna notizia.

Notizie storiche.

Si trovano queste nella storia annessa all’articolo della Gallura. In quella si sono narrati i casi dell’invasione francese, nella quale questi popolani assistiti da 150 bravi Galluresi fecero una valida resistenza e ottennero vittoria. Non si è omessa alcuna cosa degna di memoria, fuorchè l’atto generoso di un certo Asmard soldato del reggimento Courten, il quale corse a ritirare una miccia accesa che era in sul punto di arrivare alla traccia della polvere che dovea far saltare la torre di Santostefano, vendetta che il giovine Bonaparte volea fare contro i sardi da’ quali fu sospinto in una precipitosa fuga. A questo valoroso fu esibito il grado di sottotenente; però egli si contentò dell’alta paga e del distintivo onorifico della medaglia d’argento avente l’effigie di Vittorio Amedeo III.

Sarebbesi dovuto parlare de’ combattimenti di questi isolani co’ barbareschi, che spesso venivano nel mar d’intorno per predare e invadere, quando avessero potuto, la popolazione; ma perchè di quelle azioni di valore, che pur erano grandi, non si tenne il dovuto conto; però non si può proporre alcuna particolarità. Il fatto certo è questo che, mentre tutti gli anni i barbareschi mareggiavano presso quest’isola, e adunavano quante forze potevano per vincere questi isolani, sempre furono battuti fieramente, ed o spinti in una vergognosa fuga, o arrestati prigionieri.

CAPRERA, anticamente Porcaria e da Tolommeo insula Phintonis? è una piccola terra montuosa aggiacente alla costa settentrionale della Sardegna, contro al golfo di Arsaquèna, sulle bocche dalla parte di levante. La sua situazione geografica è determinata tra li paralleli 41°, 10′ e 41°, 15′, e tra li meridiani (all’oriente di Cagliari) 0°, 17′, 31″, e 0°, 20′. Sarebbe affatto deserta, se non vi stanziassero da dieci famiglie di pastori della Maddalena in capanne di frasche a educarvi delle vacche, pecore e capre. È celebre la ricotta butirrosa che vi si manipola conformata in una pinocchia spirale; quella che lavorano i galluresi è ben inferiore; la romana non vince nel paragone. I maddalenini poveri di terre bramerebbero queste a se in una equa divisione a piantarvi un vigneto, e coltivarvi delle piante fruttifere, onde accadesse di dipender meno dalla Ogliastra per li vini, e di avere dove e come impiegarsi, quando vacassero dal mare. Le roccie sono granitiche: il Tialone è la eminenza più ragguardevole.

ARENA BIANCA, monte nell’isola di s. Maria, dalla spiaggia di Liscia poco discosto, a cui fanno corona colli incolti, popolati di olivi selvatici, non che valloni ricchi di eccellenti pascoli. È una regione per la mitezza e soavità del suo clima piacevolissima.