Vittorio Porcile
Così il Valery descrive il Maggiore Generale Vittorio Porcile: “Il Porcile, nato nel 1756, promotore di molti miglioramenti della marina sarda, era nato per un campo più vasto. Per più di quarant’anni sconfisse continuamente i barbareschi e fece ricche catture; i suoi ritorni trionfanti nel porto di Cagliari destavano il più vivo entusiasmo. Spesso ferito, non ebbe mai una sconfitta; respinse nel 1793 l’attacco dei francesi contro l’isola della Maddalena, e si trovò così ad essere uno dei rari vincitori di Napoleone. Morì in Carloforte nel 1815, a cinquantanove anni, messo da parte dall’invidiosa mediocrità e quasi in disgrazia.”
Don Vittorio Porcile (Carloforte 20 ottobre 1756 – 5 novembre 1815) dei Conti di Sant’Antioco. Sposò la nobildonna Giuseppina Solaro dalla quale ebbe tre figli: due femmine e un maschio: Maria (1778), Efisia (1781) e Andrea (1784).
Frequentò inizialmente il seminario Tridentino di Cagliari ma nel 1779 decise di abbandonare gli studi per arruolarsi volontario nella Marina del re di Sardegna. Nel 1783 fu imbarcato, con grado e paga di luogotenente di fanteria, sulla mezzagalera S. Barbara. Entrò in servizio proprio quell’anno agli ordini del cavalier Francesco Maria De Nobili, comandante dell’Armamento leggero della Sardegna, ovvero della flottiglia di piccole ma combattive navi con doppia propulsione velica e remica di stanza a Carloforte e alla Maddalena.
A bordo della Santa Barbara Porcile partecipò attivamente alla lotta contro la pirateria barbaresca che interessò nuovamente la costa ligure a partire dal 1778 e per tutti gli anni Ottanta del XVIII secolo, favorita dallo stato di guerra tra la Francia e l’Inghilterra per l’indipendenza delle colonie americane. Nel 1787 fu messo al comando della S. Barbara, pur mantenendo il grado di luogotenente di fanteria; il 19 agosto dello stesso anno riuscì ad abbordare una galeotta corsara che, dopo un lungo combattimento all’arma bianca, fu costretta alla resa. Trasportata nel porto di Carloforte, l’unità prigioniera fu acquisita dalla marina sarda con il nome di Furetto. Per tale azione Porcile ottenne la promozione a tenente di fanteria.
Nel 1788 fu posto al comando dell’Armamento leggero, composto dalle mezze galere S. Barbara e Beata Margherita. Nel febbraio dello stesso anno il tenente Porcile, navigando al largo della Maddalena, riuscì a intercettare un’altra galeotta corsara che, inseguita e abbordata, fu anch’essa costretta alla resa. Carlo Vittorio, dopo i fortunati scontri del 1787 e del 1788, riuscì nuovamente a ingaggiare battaglia con i corsari barbareschi nel 1791 e a impadronirsi, insieme all’equipaggio della mezzagalera Beata Margherita comandata dal cavalier Gaetano De May, di un’altra galeotta che venne prontamente rimessa in servizio con le insegne del re di Sardegna e con il nome di Serpente. Complessivamente la squadra comandata da Porcile, insieme ad altre unità navali sarde, aveva contribuito, tra il 1787 e il 1791, alla cattura di un felucone, sette galeotte e una saettia. Per queste azioni fu promosso, il 1° settembre 1792, capitano tenente della fanteria.
Durante la guerra delle Alpi (1792-1796) contro la Francia repubblicana partecipò al combattimento della Maddalena e di Santo Stefano, avvenuti tra il 22 e il 26 febbraio 1796. La squadra dell’Armamentoleggero del capitano Porcile, composta ora dalle mezzegalere Beata Margherita e S. Barbara, dalle galeotte Serpente e Sultana e dalla gondola Sardina, ebbero l’occasione di illustrarsi nei propri compiti di istituto dando la caccia, il 2 e il 3 gennaio 1794, a due sciabecchi pirati che furono raggiunti all’altezza delle Isole Cerbicali. Uno, con dodici cannoni e novantasei uomini, fu incendiato e saltò in aria, mentre l’altro, comandato dal rais Muhammed Zii e armato con diciotto cannoni, sei spingarde e con settanta uomini di equipaggio, fu abbordato e catturato dopo aver perduto ventotto morti, contro i sette caduti e settantacinque feriti sardi.
Espulso dalla Sardegna dopo il vespro del 1794, Porcile tornò sull’isola nel 1796, quale comandante del ricostituito Armamento leggero. Il 22 marzo 1797 fu promosso maggiore di fanteria; ai suoi comandi rimanevano la mezza galera S. Barbara, il brigantino S. Vittorio e la goletta S. Filippo: forze del tutto insufficienti a garantire la sicurezza della Sardegna nei confronti di incursioni barbaresche.
Il 2 e 3 settembre 1798 la cittadina di Carloforte era stata attaccata dai pirati tunisini che avevano rapito 819 persone. Accorsa dalla Maddalena, il 10 settembre la flottiglia di Porcile imbarcò a Cagliari un distaccamento di trenta artiglieri e fece vela verso Carloforte, ma i venti contrari ne ritardarono l’arrivo al 17 settembre. Tre giorni più tardi, il 20 settembre, gli fu possibile respingere un nuovo tentativo di sbarco. Fu subito necessario rinforzare la squadra navale stanziata alla Maddalena. A tale scopo nel 1799 Porcile, decorato lo stesso anno con la croce di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, acquistò a Mahon, nelle isole Baleari, lo sciabecco guardacoste battezzato Carlo Felice. Nel 1800 fu rilevata dalla Royal Navy britannica la galera ligure Prima, che prese il nome di S. Teresa e fu affidata al tenente colonnello Porcile.
Nella primavera del 1802 una colonna di fuoriusciti sardi filo-francesi sbarcò in Gallura e tentò di sorprendere e disarmare il presidio di Tempio Pausania. Fallita la sorpresa, una parte dei repubblicani fu bloccata dalla piccola squadra di Porcile – uno sciabecco e una gondola – e costretta alla resa mentre l’altra decise di consegnarsi in cambio della grazia sovrana. Il 18 giugno 1802 un’altra colonna di fuoriusciti, che aveva intimato a Porcile di cedere il controllo della Maddalena, fu da lui bloccata e dispersa alla foce del Lisca.
Risiedette alla fine del settecento, per alcuni anni, a La Maddalena, dove ebbe casa e proprietà. E’ stato il primo sardo a ricoprire la carica di Maggiore Ammiraglio ed è stato protagonista di molte imprese spesso ammantate di un’aura leggendaria.
Dopo una vita per mare, si ritira nella natìa Carloforte e lì muore: i suoi resti riposano nella chiesetta dei Novelli Innocenti, che proprio la famiglia Porcile aveva ristrutturato e riaperto al culto.