Amici di La MaddalenaJames Phillips WebberRubriche

Webber e La Maddalena

I dettagli sono approssimativi sulla vita di James Webber tra il 1836 e il 1850. Era un mercante di successo basato sul continente, probabilmente in Italia, con un’altra residenza a Londra. Si credeva di tessuti e prodotti tessili importati dalla Cina e li vendevano in tutto il mondo.

Un personaggio dei più originali tra quanti approdarono in quegli anni a La Maddalena fu James Webber, ricchissimo commerciante inglese. La sua storia può essere istruttiva e interessante per molti uomini che si immedesimano nella corsa al successo fino a morirne.

Le origini di Webber pare fossero delle più modeste, ma egli crebbe nell’Inghilterra del primo industrialismo, nella religione del capitale: l’uomo si riconosce per i mezzi di cui può disporre, essere qualcuno significa saper produrre ricchezza. Con tale verbo nell’anima, Webber iniziò dai più bassi gradini ad arrancare su per la lunga scala dell’economia, commerciando in vari settori; ben presto gli affari lo portarono a viaggi sempre più lunghi in Europa, poi a varcare l’oceano fino all’America. Uno dei commerci più lucrosi per lui era quello dei cappelli e sull’onda dei suoi traffici gli si prospettò una vantaggiosa opportunità di andare a produrre e vendere cappelli in Australia, il nuovissimo continente che si era aperto in quel tempo all’imperialismo britannico. Gia la sua salute cominciava a risentire di tanti strapazzi, ma il denaro proprio allora iniziava ad entrare con una certa abbondanza nelle sue casse e Webber voleva averne molto, moltissimo,, voleva “essere qualcuno” Perciò lasciò inghilterra per l’australia e divenne il maggior industriale del cappello: per dieci anni lavorò come un dannato e guadagnò, guadaqgnò cifre enormi. Ma a misura che la ricchezza cresceva la salute diminuva; palpitazioni, disturbi di fegato, esaurimento nervoso, insonnia. E un tarlo cominciò a roderlo dentro, giorno dopo giorno: che senso ha questa vita e questa ricchezza?.

Nella durissima scalata al successo era vissuto come un monaco, non aveva pensato a farsi una famiglia, anzi aveva perso anche i contatti con i parenti in inghilterra, era solo con i suoi quattrini in quel continente sconfinato, senza dimensione umana, circondato di cappelli da produrre e da vendere. Gli prese una nostalgia insopportabile per i verdi limiti di Europa, per le belle case, il gusto di caldi mobili antichi, delle sale che sapevano di vecchi libri, con i quadri degli antenati alle pareti. Decise che era tempo di tornare in Inghilterra e di mostrare finalmente il frutto di tanta fatica. Vendette tutto e partì. Ma a Londra non placò la sua profonda crisi, ne lo soddisfecie l’esibire la sua ricchezza; gli affari lo presero di nuovo con la facile giustificazione di introdurre il suo famoso marchio di cappelli anche in Europa.

Tetro e insofferente di molti mali fisici, James Webber navigava un giorno in Meditteraneo, non so da quale porto a quale altro porto, quando nei pressi delle bocche di Bonifacio si scatenò la più spaventosa burrasca di Maestrale che si possa immaginare. In quell’inferno di marosi, di mal di mare, di grida degli uomini che tentavano di salvare la nave dalla bocca dell’abisso, il ricco commerciante- industriale toccò il fondo dello sconforto e vide tutta la meschinità del suo stato.

Come Nettuno volle, il legno riuscì a ripararsi nella cala di una delle molte isolette granitiche che costellasvano quel mare dannato, di cui il capitano gli disse il nome: La Maddalena. Gli disse anche che non era pensabile riprendere il mare prima di alcuni giorni. Non c’era che accettare la mala sorte, cercando di rimediare allo stato di profondo malessere in cui Webber si trovava. E per prima cosa cadde in un sonno profondo; il giorno dopo si accorse che da anni non aveva dormito così bene. Vagò nell’isola sconosciuta: gli isolani erano cortesi, lo salutavano per via come se lo conoscessero da tempo; fu colpito dalla straordinaria varietà delle forme del granito e dalla strenua lotta delle forze della natura. La vegetazione si misurava col vento e con la roccia quasi fosse pensante e mobile come un’animale. Il mare, che ruggiva ancora come mille leoni contro le coste settentrionali, si ammansiva poi in una trasparenza di calme irreali nelle molte cale e calette ridossate. Isole come sogni si stagliavano ad ogni punto cardinale intorno a La Maddalena e lo spettacolo era superbo, d’un tipo di bellezza che commosse Webber fino in fondo all’anima.

Per la prima volta dopo anni mangiò di gusto e non ebbe alcun disturbo d fegato e di stomaco. Camminò e camminò senza la minima palpitazione, anzi, i suoi polmoni si allargavano come fossero affamati d’aria e quell’aria gli dava energie nuove che non aveva conosciuto nemmeno in gioventù.

Godeva fino in fondo il sapore di una sensazione nuova: si sentiva essere, semplicemente, indipendente da ogni senso razionale della vita.

Per farla breve, allorchè la nave fu pronta a salpare dopo alcuni giorni, James Webber era pronto a non lasciare più le “sue” isole beate, a ritirarsi dagli affari, a chiudere per sempre l’assurdità alla scalata divoratrice al successo.

Anziche esibire le sue ricchezze davanti alla sofisticata società inglese, preferì esibirle sotto il sole e il vento de La Maddalena, davanti allo sguardo tranquillo, distaccato e soltanto leggermente ironico di quella gente di mare, solida, nobile e povera che la felicità la trovava in tuttaltra dimensione.

Nel 1857 James Webber è stato nominato vice console britannico per La Maddalena, un posto da diplomatico ha ricoperto per soli 12 mesi. L’amore di agricoltura che Webber ha dimostrato a Tocal era ancora evidente a Villa Webber. Egli, stabiliti una vigna e in vini rossi e bianchi di ottima qualità. Ha importato suolo in nave dal continente Sardegna e costruito un deposito d’acqua e sistema di irrigazione per stabilire un agrumeto sull’asciutto, isola battuta dal vento. L’amore di James Webber di libri era evidente a La Maddalena, proprio come era stato a Tocal. Dopo aver venduto la sua ricca biblioteca a Sydney prima di lasciare New South Wales, ha ricostruito la sua biblioteca a La Maddalena e la sua collezione fu poi descritto come ‘leggendario’. James Webber non ha badato a spese nella costruzione della sua villa sull’isola di La Maddalena. Si trova in netto contrasto con la casetta modesta ha costruito a Tocal nel 1822.

Nel 1855 cominciò a costruire una villa denominata Villa Webber. E ‘stata completata nel 1857 e divenne nota come uno dei migliori in Sardegna. La villa su due piani è stato costruito in stile moresco-italiano, situato in un anfiteatro naturale di colline che dominano la bellissima costiera di La Maddalena. Il piano terra della villa conteneva una sala da pranzo estiva, cucina e alloggi per la servitù ‘mentre al piano superiore erano le camere da letto, una biblioteca e una sala da pranzo in cui pendeva 24 dipinti, per lo più di scuola fiamminga. La villa fu costruita come una fortezza, circondata da tre ordini di mura in pietra massiccia, alcuni dei quali sono sette metri di altezza. Le pareti formate cortili contenenti ampi giardini, e la villa era circondata da una vasta pineta piantata da Webber a circa lo stesso tempo fu costruita la villa. Villa Webber è rimasto in famiglia fino al tardo 20 ° secolo, ma era in un cattivo stato di conservazione dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dal 3 al 27 agosto 1943, deposto leader italiano Benito Mussolini fu imprigionato a Villa Webber prima di essere trasferito in Italia centrale. James Webber non si sposò mai, ma ha adottato un figlio che prese il nome Webber e i cui discendenti oggi vivono. Circa 1853 James Webber ha adottato un giovane italiano, Luigi Russo, come suo figlio. Luigi prese il nome di Luigi Russo Webber e poi sposato Maria Tamponi. Luigi e Maria aveva cinque figli, quattro dei quali sono nati su La Maddalena. Luigi, Maria e la famiglia ha vissuto per molti anni con James Webber a Villa Webber su La Madalena. A questo punto James aveva adottato la forma italiana del suo nome, Giacomo Filippo Webber. Il censimento del 1871 di La Maddalena spettacoli Giacomo, Luigi e Maria a Villa Webber, insieme a due nipoti di Giacomo, Lorimer ed Edoardo. James Webber è morto il 25 novembre 1877 a Pisa, Italia ed è sepolto lì. Nel 1896 il Consiglio Comunale di La Maddalena deciso di chiamare una strada Via Villa Webber in memoria di James Webber. Il verbale del Consiglio lo descrivono come “… Un uomo che ha apprezzato la sua onestà personale, figlio del celebre Generale Webber, come Harold di Byron amava la solitudine, amava l’isola, nella sua bella dimora fondò una biblioteca di cui ogni città poteva essere fieri …”. Oggi due nomi di strade, Via Villa Webber in Sardegna e Webber Creek Road nel Nuovo Galles del Sud, collegamento i comuni di La Maddalena e Paterson nella memoria di James Phillips Webber.