Cucina isolanaCulturaTradizioni corse

Zuppa di castagne

La zuppa di castagne, piatto caratteristico della vicina Corsica, anche se molto diffuso nelle montagne liguri e toscane, è considerato una variante perfetta per degustare in modo diverso, ma comunque ottimo, le castagne. Questa gustosa minestra è semplicissima da realizzare e davvero deliziosa, ottima da accompagnare con dorati crostini di pane o con particolari grissini aromatizzati. Un piatto molto nutriente, che scalderà le vostre serate autunnali.

Ingredienti

  • 500 gr di carne di manzo con osso , piu’ un osso di vitello
  • 500 gr di castagne pelate
  • 1/2 cipolle
  • 1 porro
  • 1 costa di sedano
  • timo alloro salvia (legati in mazzetto)
  • sale
  • pepe

Mettere la carne nella pentola, aggiungere circa 2, 5 litri di acqua fredda.Salare portare ad ebollizione e schiumare(come per il brodo normale)
Mettere nella pentola , con la carne, le castagne pelate(una volta l’ho fatta con quelle surgelate). Mettere anche il porro, le cipolle, la costa di sedano, il mazzetto odoroso. Aggiungere sale se necessario.continuare la cottura per almeno 2/3 ore.
Togliere la carne ed il mazzetto di erbe, passare il tutto col passaverdura (non mixer ad immersione), riscaldare aggiungere sale se necessario e mettere pepe (parecchio), io giro sempre almeno 18/20 volte. La si mangia preferibilmente con crostini.

Il castagno occupa un posto importante nelle regioni montuose intorno al mediterraneo. In Corsica, la storia del castagno è strettamente legata alla storia dell’Isola. Infatti, la castanicoltura vedrà un forte sviluppo dal XVIesimo secolo quando i genovesi incoraggiarono l’arboricoltura. Pensavano che, nutrita l’isola con castagne, avrebbero potuto esportare più cereali. I corsi colpevoli di aver distrutto alberi innestati, potevano essere condannati a 10 anni di galera. Nel diciassettesimo secolo, le ordinanze genovesi stabilivano che ogni corso capofamiglia doveva piantare ogni anno 4 castagni o altri alberi da frutto: il fico, l’olivo, il gelso per il baco da seta. Altrimenti dovevano pagare una multa all’Ufficio di San Giorgio, (la prima banca italiana e anche europea) che amministrava la Corsica. Il secolo segna l’età d’oro del castagno che verrà chiamato “albero del pane”, un soprannome testimone della sua importanza sul piano economico. Tuttavia la situazione cambia quando, nel 1769, la Corsica diventa francese. I francesi, in particolare Marbeuf (governatore dell’Isola) pensavano che i castagni rendessero più facile l’insurrezione e incoraggiassero il farniente. Il castagno è considerato “immorale“ giacché è il cibo della prigrizia. Sempre per i francesi , i corsi trascurano la terra perché la castagna sostituisce tutto: si raccoglie, si secca ,si macina e con essa si fa il proprio pane. E si nutrisce il bestiame. L’amministrazione francese vieta dunque di piantare nuovi alberi.
L’esodo rurale e il primo conflitto mondiale pongono fine all’ampio sfruttamento del castagneto. Più tardi lo sviluppo delle fabbriche di tintura portano al accheggio del castagneto, perché gli alberi corsi erano particolarmente ricchi di acido tannico. L’abattimento degli alberi è così intensivo che gli sfruttatori fanno venire manodopera italiana : i boscaioli che introdurranno con i loro arnesi contaminati la malattìa dell’inchiostro presente in italia e ancora sconosciuta in Corsica. Alla chiusura delle fabbriche nel 1936 ,erano scomparsi 2000 ettari del castagneto sui 21000. “U lamentu di u castagnu “ porta testimonianza di questo triste periodo della storia dell’albero del pane. La canzone è stata composta da Antone Battisti Paoli nel 1858–1931), detto Paoli di Tagliu. Il Lamentu è stato pubblicato nel giornale corso A Tramuntana nel 1905 e nel giornale A Muvra, nel 1926.