Regio Sommergibile Sirena
Il Sirena, sommergibile della Regia Marina, fu dislocato a Brindisi, inquadrato nella X Squadriglia Sommergibili. Nel 1934 compì un viaggio di addestramento nel bacino orientale del Mediterraneo; nei due anni successivi fu ancora impiegato per l’addestramento, in acque italiane.
Partecipò alla guerra di Spagna con una singola missione della durata di 16 giorni, nel gennaio 1937; non avvistò alcuna nave sospetta.
All’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale aveva base a Tobruk (Libia).
Il 18 giugno 1940 lasciò la base libica al comando del tenente di vascello Raul Galletti, diretto nelle acque prospicienti Sollum. Il 20 individuò un cacciatorpediniere britannico e si portò all’attacco, ma fu rilevato dalla nave prima di poter attaccare e quindi pesantemente bombardato con cariche di profondità.
Con gravi danni ed infiltrazioni d’acqua, dovette fare anticipatamente ritorno a Tobruk, il 22 giugno. Dato che la base libica non era attrezzata per riparare danni di vasta entità, il 25 giugno il sommergibile, compiute le prime riparazioni indispensabili, ripartì per trasferirsi a Taranto, dove avrebbe ricevuto lavori più approfonditi. Quattro giorni dopo, mentre transitava nei pressi di Capo Colonna, fu oggetto dell’attacco di un idrovolante Short Sunderland, ma reagì aprendo il fuoco con la contraerea abbattendolo. Dopo le riparazioni prese base a Lero, da dove operò nel Mediterraneo Orientale.
Fu inoltre impiegato nel Golfo di Taranto e nel Canale d’Otranto.
Il 10 aprile 1943 era a La Maddalena (SS) quando un violento bombardamento aereo statunitense colpì la base (affondando l’incrociatore Trieste e danneggiando gravemente il Gorizia): il Sirena non fu colpito ma ebbe, fra l’equipaggio sceso a terra, 3 morti e 10 feriti gravi, tanto da essere virtualmente immobilizzato per mancanza di personale, benché fosse uscito indenne dall’attacco. L’equipaggio fu rapidamente ricostituito e il battello fu trasferito a Lero dove rimase fino all’agosto 1943, effettuando missioni di agguato nel Dodecanneso e davanti Haifa. Insieme ad altri battelli fu richiamato da Supermarina a metà agosto 1943 in previsione dell’armistizio imminente. Subite avarie a causa di aerei caccia avversari e attraversando campi minati italiani, con la radio in avaria, emerse a poche centinaia di metri da Punta Carena (Capri) facendosi riconoscere con mezzi ottici dalla locale batteria. Riparato a Napoli riprese il mare diretto a La Spezia dove attraccò il 7 settembre 1943. Alla proclamazione dell’armistizio, nell’impossibilità di riprendere il mare, si autoaffondò nel porto di La Spezia. Ultimo comandante fu il Tenente di Vascello Vittorio Savarese. In tutto il Sirena aveva svolto 19 missioni offensivo-esplorative e 14 di trasferimento, per un totale di 19.659 miglia di navigazione in superficie e 3.052 miglia in immersione. Il relitto, recuperato nel 1946, fu avviato alla demolizione nel porto di La Spezia.
Ufficio Storico della Marina Militare
Estratto del Rapporto di navigazione del “Sirena” in merito all’abbattimento dell’idrovolante Short Sunderland, (Foglio n. 37/SRP in data 2 luglio 1940).
29 Giugno – ore 0630 – Sul rilevamento polare 315° avvisto una aereo con rotta sul Smg. Alla distanza di circa 3000 m, l’aereo accosta a dritta mettendosi su rotta parallela e opposta alla mia. Esegue la manovra analoga a quella prescritta dalla S.M. 6 S. e cioè passando di poppa e sempre alla distanza prescritta e a quota invariabile, si porta sulla mia dritta e contro sole. L’aereo è ritenuto nazionale perché sul piano verticale della coda porta una grossa fascia bianca verticale, facilmente confondibile con la croce bianca distintiva dei nostri apparecchi. In conseguenza della manovra eseguita dall’aereo e dalla visone rapida della striscia creduta la croce bianca, mostro la bandiera nazionale. Ma quando l’aereo, giunto a 60° a proravia del traverso a dritta, accosta rapidamente a sinistra e in picchiata punta decisamente sull’unità, intuisco trattarsi di aereo nemico. Ritenendo impossibile, con qualche probabilità di successo, di eseguire la rapida immersione onde sottrarmi al bombardamento, decido di attaccarlo con le mitragliere, già pronte all’uso e manovrando opportunamente con accostate a sinistra onde poter agevolmente eseguire il tiro con la mitragliera prodiera di dritta alla quale personalmente mi pongo in attesa di aprire il fuoco. Metto il bersaglio in un settore di circa 20° a dritta a partire dalla prora. Appena inizio il movimento di accostata, l’aereo modifica lievemente la sua rotta onde prendermi di infilata da prora a poppa. Accentuo l’accostata a sinistra e immediatamente dopo accosto a dritta. L’aereo frattanto, giunto a una distanza di 75-100 metri, velocissimo e con
rotta quasi attraversante il Smg.
Da prora a poppa lancia, da una quota di poco inferiore ai 50 metri, quattro bombe che cadono due a dritta e due a sinistra dello scafo, alla distanza di circa 5 o 10 metri ed a 15 metri circa a proravia della torretta.
Contemporaneamente alla visione delle quattro bombe sganciatisi dalla coda dell’aereo, sparo 5 colpi di mitragliera e poi aumento l’alzo aspettando un maggior avvicinamento dell’aereo per colpirlo con certezza. Giunto l’aereo a circa 30 metri a paravia della torretta, riapro il fuoco scaricandogli contro tutti i colpi del caricatore e colpendolo ripetutamente in varie parti. Il velivolo nemico ha subito perduto rapidissimamente quota; giunto a poppavia della torretta del Smg. Ha mitragliato il personale trovantesi sulla torretta stessa.
Ritengo che il mitragliere avversario sia stato colpito mortalmente perché la raffica di mitraglia nemica, imprecisa, ha avuto la durata massima di 3 secondi ed essendo stata eseguita nella fase di caduta dell’aereo ha colpito solo la base della torretta. L’aereo, perdendo velocemente quota, come già detto, giunto circa 200 metri di poppa, si è abbassato improvvisamente di coda e si è inclinato di circa 90° a sinistra disponendo le ali pressoché nel piano verticale e cadendo in acqua pesantemente ed in modo certo da ritenerlo perduto.
Poiché durante la fase di avvicinamento del velivolo avevo creduto di scorgerne un altro sull’orizzonte, temendo di essere nuovamente e improvvisamente attaccato, senza possibilità di difendermi in superficie avendo la mitragliera poppiera inceppata (per accertata presenza di un proiettile nella canna), decido di eseguire rapida immersione.
IL TENENTE DI VASCELLO
COMANDANTE
RAUL GALLETTI