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Capula e i protestanti

La prima preoccupazione pastorale del nuovo parroco fu la presenza dei protestanti che, nel 1931 risultavano in numero di 27 secondo il censimento generale della popolazione, 35 secondo i calcoli parrocchiali, ma il loro ascendente si manifestava durante le conferenze molto frequentate: don Capula aveva assunto già nel 1933, quando ancora non aveva la titolarità della parrocchia, informazioni sul loro predicatore, Liborio Naso, scrivendo ad un sacerdote del suo paese d’origine, Riesi. La risposta fu sollecita e preoccupante: Liborio Naso era un ex finanziere, pastore valdese per il quale il sacerdote siciliano, che lo definiva “figlio di Satana”, suggeriva di chiedere l’arresto immediato in quanto la legge proibiva alle religioni non cattoliche di far propaganda tranne che nelle loro chiese.
Il vescovo Morera, informato dell’attività anti protestante di don Capula, dandogli il permesso di leggere libri proibiti (fra i quali giornali di proselitismo e informazione valdesi) lo incoraggiava. Scriveva il 7 settembre 1933: “pare che costà si svolga bene la battaglia: usate la delicata prudenza per non procurare mali maggiori, ma proseguite con coraggio e fiducia in Dio. Mi mandi presto precise informazioni dell’azione che andate svolgendo”; e qualche giorno dopo aggiungeva: “ho letto con piacere la relazione riguardante l’azione contro gli emissari del protestantesimo. Fra i giovani adescati che propagandano il protestantesimo ve riè uno di Luogosanto. In occasione del Natale ne ho parlato nella predica in quel paese. Veda se può scoprire chi è e avvicinarlo. Grazie per la sua azione. Propagandi la stampa cattolica specialmente l’Avvenire. Cerchi un bravo corrispondente”. I giovani cattolici rispondevano con entusiasmo, a volte eccessivo, alle preoccupazioni di don Capula per la propaganda protestante. Arrivarono a strappare dalla porta della chiesa un volantino che annunciava una conferenza sul tema Che cos’è Cristo per te?. Sul foglio, lacerato e consegnatogli orgogliosamente, don Capula annotava: “Trofeo strappato dai ragazzi troppo zelanti dalla porta della chiesa protestante di Cala Gavetta aperta dal pastore protestante di Riesi venuto in visita“.
Se l’attività dei giovani era solo un disturbo, ben più decisiva fu la predicazione di missioni ad hoc. “Il ministro ex carmelitano scalzo, sacerdote cattolico per 16 anni fece un male immenso e la lotta contro di lui fu più dura. Si fecero parecchie missioni efficacissime, una fu predicata da Sua Eccellenza mons Tasso durante la quale si ebbe consolazione di legittimare quasi ogni giorno da venti a trenta matrimoni nella cappella dell’istituto. Un’altra predicata da un missionario di Perugia il sig Prossede abbatté quasi totalmente il protestantesimo. Interessantissima fu questa missione predicata alla presenza del ministro protestante e entro la sua propaganda, il missionario fu sfidato a pubblico contraddittorio: il ministro fu abbattuto, la propaganda cessò tanto che in paese rimangono solo tre famiglie protestanti. Il ministro atterrato dalla giustizia di Dio passò all’altro mondo dopo 48 ore di paralisi assoluta”. Questo atteggiamento aspro non si addolcì negli anni fino a che i valdesi scomparvero definitivamente. Nel 1950, un loro rappresentante venuto a La Maddalena scriveva che “l’ambiente isolano, alquanto clericale grazie agli uffici del capacissimo arciprete, Mons. Copula, contribuisce al senso di isolamento che questi fratelli sentono”; rinunciava a tenere il culto in chiesa che, “visto il numero esiguo degli intervenuti potrebbe essere causa di interventi ironici da parte dei cattolici”.
Le iniziative di pacificazione e di ecumenismo verranno solo dopo, molto dopo, negli anni della presenza americana, ma non riguarderanno più i maddalenini.

Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma