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Cava Francese

La vecchia cava di granito si trova sulla costa ovest dell’isola, alla base della fortificazione di Nido D’Aquila, in una vallata che si affaccia sul mare. Cominciò ad essere operativa, sia pure in modo primitivo, intorno al 1860. Dieci anni dopo divenne proprietà della Banca Costruzioni di Genova che vi costruì i fabbricati per gli alloggi degli operai, una palazzina per la direzione dei lavori e ne esercitò il diritto di concessione per trent’anni.
Cominciò la lavorazione del granito ritenuto di qualità superiore ed impiegato, per la sua durezza e compattezza, negli usi di pubblica utilità, come pavimentazioni di piazze e strade. Intorno al 1890 l’esercizio della cava fu assunto da un maltese, l’ingegnere Giorgio Berthlin, il quale, sebbene sprovvisto di mezzi adeguati e degli impianti necessari, condusse a termine forniture importantissime in molte città italiane. Alla sua morte la concessione passò alla ditta F.lli Mercenaro&Grondona di Genova che fondò, nel 1901, la Società Esportazione Graniti Sardi e
promosse la vendita del granito in molti paesi mediterranei. Con i nuovi proprietari la cava divenne la più grande industria estrattiva della Sardegna. Inviò forniture per la costruzione dei bacini di carenaggio a Malta, Venezia, Taranto e i porti di Alessandria d’Egitto, Tripoli, Porto Said e Genova. Gli scalpellini delle cave non erano nativi del luogo e i maddalenininon ne assorbirono mai il mestiere.
A causa dei contraccolpi della crisi americana del 1929, della concorrenza sempre più agguerrita, dell’incidenza dei costi di trasporto e dell’insorgere di nuovi materiali come il cemento, si generò una crisi irreversibile che si concluse, intorno agli anni ’50, con la chiusura definitiva delle cave.

Vedi anche: A mimoria d’a petra