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Corbezzolo

Corbezzolo (nome scientifico Arcbutus unedo, nome locale baga-baga)

E’ pianta abbastanza diffusa nelle isole maggiori dell’Arcipelago, dove nei luoghi riparati dai venti, può raggiungere altezze considerevoli. Fioritura da settembre a dicembre. Arbusto o piccolo albero alto da 1,5 a 6 m, con tronco rivestito da una corteccia bruno – rossastra. foglie verdi – scure superiormente, lucide, ovali – lanceolate, rigide con margine dentellato.

Il corbezzolo è battezzato con il nome di Arbutus unedo ed è della famiglia delle Ericaceae. Il portamento è quello di un piccolo albero o arbusto ed è tipico della macchia mediterranea. Anche se può arrivare sino a 10 metri di altezza se l’ambiente è idoneo.

Sopporta bene il vento e le forti brezze marine che spesso inducono al tronco del corbezzolo forme piegate e contorte per sopportare tali flussi d’aria. Non teme la siccità e cresce in terreni poveri e a volte rocciosi.

La pianta è un sempre verde e quindi le foglie cadono durante tutto l’anno. Le foglie sono semplici, a forma ovoidale con margine seghettato e consistenza coriacee con colorazione di verde scuro. I fiori sono delle piccole campanelle raggruppate insieme e di colore bianco che fioriscono in autunno tra ottobre e novembre. Le antere forniscono moltissimo nettare anche se siamo proprio al termine della stagione del volo delle api.

I frutti sono delle bacche globulari di colore rosso acceso che maturano l’anno successivo alla fioritura e sono commestibili. Il sapore è gradevolmente dolce e di consistenza corposa. Questo frutto è uno dei frutti dimenticati della tradizione italiana forse anche a causa della difficoltà di togliere i semi immersi nella sua polpa di colore giallo.

Sono proprio i frutti così appariscenti a dare il nome locale odierno alla pianta, Baga – Baga (forse anticamente Baca); ma ricordiamo che il vecchio nome, di chiara provenienza corsa, era arbitu: ne rimane sicura traccia in diversi toponimi delle isole; a Caprera Arbuticci o Arbiticci (corrotto in Arbutrice), a La Maddalena Arbitone (zona dell’attuale quartiere di Due Strade) e Arbiti (la punta a nord-ovest di Guardiavecchia). Il legno del corbezzolo era usato un tempo per farne carbone per uso domestico. Ancora oggi in Sardegna e Corsica si produce, grazie ai suoi fiori, il miele amaro.

Le foglie sono la parte più ricca di sostanze attive quali arbutina e altri derivati fenolici, resine, gomme e molti tannini. I frutti invece sono ottimi consumati freschi o trasformati e conservati. Essi contengono molti zuccheri sino al 20% e poi pectine, arbutina, pigmenti di varie tipologie, steroli, flavonoidi e vitamine. (Già il nome scientifico unedo suggerisce di andarci piano ed evitare abbuffate di frutti di corbezzolo: gli alcaloidi in esso contenuto possono disturbare lo stomaco e ingenerare facilmente indigestioni.) Il decotto di foglie essiccate di corbezzolo viene consigliato in caso di problemi al fegato e alla cistifellea, ai reni e alle vie urinarie. È inoltre un blando febbrifugo.

Il decotto di radice di corbezzolo è in uso popolare contro l’arteriosclerosi. La presenza sia nelle foglie che nella corteccia di tannini porta a proprietà astringenti che vengono assunte sempre tramite decotto. La tintura madre di corbezzolo viene indicata come rimedio naturale in caso di infiammazioni prostatiche e uretriti e sembra capace persino di aiutare la riparazione della mucosa uretrale. Il frutto si mangia fresco e ben maturo, quando tra fine ottobre e dicembre diviene bello rosso a maturazione. Il decotto delle foglie è ottimo anche per rendere tonica la pelle e perfino viene utilizzato per la concia naturale della pelle.

Il corbezzolo viene definito la pianta di Garibalbi perché contemporaneamente le foglie sono verdi, i fiori sono bianchi e i frutti rossi proprio come la bandiera dell’Italia.

Con il pascolo delle api sui fiori bianco-rosati, campanulati, se ne ricava un eccellente miele amaro. Questo miele è molto ricercato e raro perché le api a fine autunno non escono molto per bottinare a causa delle troppe piogge, del vento o del eventuale freddo. Ottenere il miele di corbezzolo è quindi assai difficoltoso ma è una fatica ben spesa per gustare la sua prelibatezza.

Frutti, foglie e corteccia, venivano impiegati in passato per la concia delle pelli. Si riteneva che questa pianta, portasse fortuna, per questo motivo, si usava tenere a casa un ramo di corbezzolo con tre frutti. Dal legno, fatto bruciare sotto uno strato di terra argillosa, se ne ricavava dell’ottimo carbone.

Un ultima curiosità storia è il nome con cui viene chiamato in Inghilterra. Il corbezzolo, infatti è nominato strawberry tree proprio perché ricorda un albero carico di fragole.

A La Maddalena rimane attualmente solo l’uso commestibile delle bacche mature crude, molto dolci e ricche di semi, e quello delle gelatine e delle marmellate. Si fanno cuocere le bacche da mezza ora a un’ora, poi si mettono in un sacchetto di stoffa a trama larga: per la gelatina il sacchetto sarà appeso in modo che ne stilli il liquido; per la marmellata si preme il sacchetto con le mani recuperando la polpa, ma evitando che passino i semi: la polpa così ricavata va pesata per stabilire la quantità di zucchero da aggiungere (cioè un terzo del suo peso), più la buccia e il succo di mezzo limone per un chilo di bacche. Rimesso il tutto sul fuoco, si fa cuocere a fuoco lento fin che, togliendo il cucchiaio, la marmellata si stacca a grosse gocce.