Correva l’anno 1786
27 gennaio
Una nota indirizzata ai Deputati di Sanità di Oristano e Terranova. “Coi recenti riscontri pervenutimi da Tunisi, essendo sempre più assicurato di essere colà ed in Tripoli cessato il contagio, ho determinato di sopprimere la gondola armata stazionata in codesto porto, epperò farete subito recapitare al patrone di essa la qui unita, affinché parta subito per ritornare in questa capitale o alla Maddalena ed esservi disarmata”.
La più antica immagine dell’abitato di La Maddalena è senza dubbio quella conosciutissima stampa di fine settecento in cui si vedono due pastori ricevere nell’isola di Santo Stefano tre ufficiali della Marina Sarda con al seguito le loro signore e alcuni fanciulli; sullo sfondo si intravede Cala Gavetta con alla fonda una mezza galera, che potrebbe essere tanto la Santa Barbara quanto la Beata Margherita, e a sinistra una nave a vele spiegate che, quasi certamente, è la Santa Teresa. Ai margini dell’abitato, sul lato destro, e ben visibile una collinetta sulla quale fu edificato il forte S. Agostino, poi demolito e assorbito dall’abitato, la cui ubicazione e oggi facilmente individuabile nelle scalinate che si dipartono da via Nizza, via Amendola e via Giordano Bruno. L’autore di quella stampa, come vedremo, fece appena in tempo ad immortalare due elementi dell’originario paesaggio maddalenino che appena pochi anni dopo sarebbero definitivamente scomparsi. Difatti, oltre alla collinetta sulla quale, nei giorni che precedettero i fatti del 1793, era sorto il forte Sant’Agostino, a Cala Gavetta, in prossimità del sito in cui si vede ancorata la mezza galera, si nota una massa scura che, finora, era passata inosservata e non aveva avuto alcuna interpretazione. Una lettera e alcuni documenti, ci hanno però consentito di risolvere l’arcano e di venire a conoscenza del fatto che quella massa quella massa scura non è altro che un enorme monolito di granito che sorgeva con la sua imponente mole in prossimità del mare. I preziosi documenti ci daranno dunque modo di conoscere come, quando e perché quella “rocca” scomparve. Alla fine del ‘700, dopo che i pastori corsi, dapprima restii a lasciare le abitazioni di Collo Piano, erano accondiscesi, invogliati da Giovanni Maria De Nobili, a edificare le loro case sulla riva del mare, nel giro di poco tempo, scomparse le baracche dei pescatori napoletani, erano sorte a Cala Gavetta numerose abitazioni lasciando a disposizione nella fascia litoranea ben poco spazio.
Il 16 febbraio 1786, Agostino Millelire, intenzionato a costruirsi una casa in riva al mare, dopo essersi rivolto al viceré, indirizzò a Cagliari la seguente istanza: “Ill.mo Sig. Intendente Generale, Giò Agostino Millelire nativo dell’isola Maddalena e Piloto in seconda sulla Regia Mezza Galera la Beata Margherita, umilmente espone che essendo ricorso a S.E. per ottenere il permesso per poter fabbricare una casa nel sito detto Cala Gavetta alla vicinanza del mare, quel sito trovasi occupato da una gran Rocca e non dà verun pregiudizio a nessuno, anzi fatta che sarà detta casa servirà d’abbellimento in faccia alla Carriera ed al Porto, e la prefata S.E. essendosi degnata di rispondere con avvertire l’esponente di ricorrere alla benignità di V.S. Ill.ma per ottenere il permesso, e sperandone la grazia Le augura prosperità e felice vita“. In esito alla richiesta del Millelire, appena una settimana dopo, il 13 febbraio, il vice intendente Tiragallo, stese in calce all’istanza il seguente provvedimento. “Al Sig. Balio delle Isole Intermedie, sul proposito, si delega all’opportuna visita del narrato terreno con citazione del Sindaco questo Comune, facendo rilevare, a giudizio di probi uomini esperti ed imparziali, dello stato, natura e valore di esso terreno, e se dall’accordarsi la dimanda possa derivare qualche pregiudizio al pubblico, al particolare, oppure agli interessi del Regio Patrimonio e dall’atto, che si dovrà estendere si provvederà“.
L’8 marzo successivo il Bailo Agostino Carsia dava adempimento all’incarico commessogli dal vice intendente e, dopo aver nominati quali esperto mastro Domenico Porro e mastro Giacomo Pirresi, redigeva il seguente verbale: “Essendosi visitato il posto mediante due esperti ed il Sindaco del Consiglio Comunitativo e me infrascritto Bailo è risultato che detta Rocca non è di pregiudizio alcuno fabbricandosi sopra – od in suo sito – a questa popolazione, né al Regio Patrimonio, né a chi che sia, piuttosto essere la fabbrica ideata di vantaggio ed abbellimento al Porto di Cala Gavetta ed alla Piazza del Paese, siccome non risulta essere di danno di alcuni particolari; con condizioni però che il supplicante non debba estendersi fino alla casa del Patron Giò Domenico Susini, ma debba lasciare in distanza palmi ventuno, tra la fabbrica e la detta casa del Susini e debba pure lasciare palmi diciannove di terreno fuori dalla linea di detta casa e la fabbrica suddetta e non debba estendersi più di palmi trentadue ed in lunghezza palmi ventisei.” Il verbale reca la firma del bailo e quelle di mastro Porro e mastro Pirresi; per il sindaco, analfabeta, dovette sottoscrivere il consigliere Paolo Martinetti. Inviato l’atto all’intendente, questi lo restituì al bailo che nella stesura dello stesso aveva omesso di far prestare giuramento ai due esperti e non aveva fatto accertare, come espressamente richiesto, il valore del terreno.
Il sopralluogo dovette quindi essere ripetuto il 3 aprile successivo e questa volta i due esperti dichiararono con giuramento che: “…il detto luogo, ossia Rocca, di cui rappresenta il supplicante voler fabbricare essere di niun valore anzi che è di danno dell’esponente se debba fabbricare mentre che il detto pezzo è una rocca inservibile e chi debba e voglia scavarla non conviene far detta spesa e non serve di alcun comodo, anzi la medesima è di pregiudizio alla Villa, ossia alla Popolazione della Maddalena“. Anche quest’atto reca la firma del Bailo e di mastro Porro e mastro Pirresi; per il sindaco “illetterato” dovette ancora una volta sottoscrivere il consigliere Martinetti.
A fine maggio Agostino Millelire fu convocato a Cagliari, dove, presso il notaio Patrini, che aveva avuto incarico del Segretario del Regio Patrimonio Don Antonio Vincenzo Mameli d’Olmediglia, con l’intervento dell’Intendente Generale del Regno Don Giobatta Toesca, sottoscrisse l’atto di concessione enfiteutica della “Rocca” e del terreno circostante per l’estensione di palmi trentasette di lunghezza per ventisei di larghezza a condizioni, tra l’altro, “…di riconoscere il diretto dominio di S.M. e dei suoi Reali successori, di mai alienare ne per atto tra vivi, né per disposizione di ultime volontà il suddetto pezzo di terreno a favore di qualunque Comunità, Luogo Pio, o altro Corpo Ecclesiastico, sotto la pena di caduti e reversione al Reale Patrimonio”.
Il canone enfiteutico fu fissato in due soldi e sei denari annui, pari a mezzo reale, da versarsi in perpetuo “nella Vigilia della Festa di San Giovanni Battista, che cade il 23 del mese di giugno, con dichiarazione che il primo pagamento di detto canone dovrà incominciare in simil giorno del vigente anno 1787 e successivamente tutti gli anni in simil giorno. “Stipulato l’atto, Agostino pose subito mano alla fabbrica demolendo il masso granitico ed erigendo al suo posto quel palazzo di ben tre piani che tutti i maddalenini conoscono come il “Palazzo Millelire”; scomparve così la “Rocca di Cala Gavetta.”
25 febbraio
A Cagliari il viceré fa pubblicare un nuovo ‘‘catalogo generale dei banditi’’, tipico provvedimento di polizia adottato nell’età sabauda per censire e denunciare, villaggio per villaggio, ‘‘discoli’’ e latitanti.
4 maggio
Dalla relazione della visita pastorale svolta a Terranova dal vescovo Don Michele Pes, emergono “le continue dissensioni, odi e vendette che si sono impossessati di quei abitanti ha cercato di porvi rimedio con la nomina di un nuovo parroco “capace e zelante”, in sostituzione del precedente, malato, col fine precipuo di inculcar loro “la pace e la tranquillità pubblica, la frequenza dei Sacramenti e il Santo timor di Dio”, ma malinconicamente ha dovuto concludere: “credo che sarà indamo, per la loro innata malvagità che sempre più serpeggia”.
9 maggio
Furono cresimati 138 maddalenini, portati all’unzione sacra da 66 famiglie, in cui la prevalenza era ormai di quelle sopraggiunte rispetto alle originarie. In ordine alfabetico si registrano, tra le più note, i seguenti nuclei familiari: Agostini, Alfonsi, Altieri, Antonetti, Bargone, Battesta, Bacini, Capriata, Cardi, Crucci, Cocco, Columbano, Dealma, Fava, Ferretti, Lantieri, Leandri, Martini, Monti, Ortoli, Paravagna, Pietri, Piretti, Pitaluga, Ribaldi, Scarso, Sini, Sisino, Tanca, Volpe, Zagaglia e Zenoglio. La palma del patronimico con più famiglie di cresimati passa da Ornano a Cogliolo con 7 famiglie, e Pietro Culiolo in questo turno con 7 figli affianca Silvestro Panzano del primo turno, e complessivamente nelle due occasioni ha presentato alla Confermazione ben 12 figli. Stavolta le femmine furono 47 ma su ben 91 maschi. Vedi anche: Le prime cresime e la visita pastorale
19 agosto
Carlo Vittorio Porcile, valoroso ufficiale della marina sarda, è nominato comandante della nave Santa Barbara per le prove di sommo coraggio da lui date nel combattimento contro una galeotta bisertina.