Correva l’anno 1863
4 aprile
I Carabinieri Reali hanno ricevuto l’ordine di seguire da vicino le mosse di Garibaldi. Il nizzardo nonostante le assidue cure, soffre per la ferita alla gamba che non guarisce ed è necessaria la sorveglianza dei carabinieri per informare le autorità sugli sviluppi. Un peggioramento delle condizioni del ferito avrebbe una grande eco nell’opinione pubblica, ma anche un miglioramento potrebbe comportare dei rischi favorendo nuovi colpi di testa dell’eroe. Ogni settimana il comandante della stazione di La Maddalena trasmette un rapporto alla compagnia di Genova sullo stato di salute del ferito. “Il generale Garibaldi comincia a camminare colle stampelle; due giorni or sono gli hanno estratto dalla ferita tre piccoli pezzi d’osso”.
9 aprile
Il generale Garibaldi tiene sempre il letto; ha qualche giorno di miglioramento e quindi ricade di nuovo. La ferita è sempre aperta e a quanto si dice pare che vada piuttosto in male”
19 luglio
Il Piroscafo postale “Sardegna”, della Società di Navigazione Fratelli Rubattino & C. è andato sulla secca, all’imboccatura di Cala Gavetta, prima che la stessa venisse assorbita dall’ampliamento del molo. La popolazione, in quella circostanza, si era prodigata con slancio per salvare il salvabile, compreso il bastimento, ottenendo il ringraziamento ufficiale della Società di Navigazione, rappresentata nell’isola da sir Daniel Roberts, un distinto e molto rispettato ufficiale in pensione della Royal Navy, amico dei poeti Shelley e Byron, che furono, per qualcuno, anche suoi ospiti a Cala Gavetta. (lo apprendiamo dalla lettera indirizzata al Sindaco il 31 luglio, il sindaco era Luigi Attene). Il dragaggio del fondale della cala si rese presto necessario proprio per consentire ai bastimenti che scaricavano merci per l’emporio Ajassa, edificato sul terreno dei Millelire, di accostarsi il più possibile a terra. L’emporio occuperà un’area di 57 metri per 34, orientato da nord a sud, all’epoca a una trentina di metri dalla battigia, con un numero imprecisato di box ai lati di levante e di ponente, per stiparvi e vendere tutto ciò che fosse essenziale e utile per l’edilizia. La costruzione di un nuovo molo, intanto, proprio per inglobare la famigerata secca diventerà così importante che chiunque dovesse andare a fare una passeggiata al porto, non nominava più Cala Gavetta, ma soltanto “U Molu”, che di Cala Gavetta era diventato il fiore all’occhiello. Per raggiungere questo obiettivo una delegazione si era recata addirittura a Roma, l’11 marzo 1875, per ottenere dal generale Garibaldi, il suo prestigioso appoggio politico. Gli amministratori locali chiedevano la sistemazione dei banchinamenti, il potenziamento dello scalo, la creazione di un bacino e di tante altre cose ancora, come pure la costruzione di “un lazzaretto internazionale a Santo Stefano”, per le navi che battevano bandiera gialla e che, con contagiati a bordo, magari pretendessero di entrare a Cala Gavetta. Richiesta che molto prima aveva fruttato la costruzione di un bollitore-disinfettore sul lungomare di Cala Gavetta, tra il Comando Militare e Punta Nera, dove sorgerà la Capitaneria del Porto, e dove i contagiati, al termine della quarantena sull’isola dirimpettaia, venivano denudati, gli abiti sterilizzati nel disinfettore, e loro, nudi, con una coperta sulle spalle, si recavano nel piazzale interno del rione sanità, per essere ispezionati, a distanza, dal Bailo, che aveva competenze pure in materia sanitaria. Ricevuto il via libera, finalmente gli ospiti erano messi nella condizione di rivestire i loro panni e di entrare in paese. Nel frattempo si costruirono nuove garitte doganali, un tempo arretrate, a levante, di una cinquantina di metri, dove ancora oggi sopravvive il “Vicolo Garitta”, tra via XX Settembre e via Principe di Napoli. Quest’ultimo vicolo, quando la nominata garitta era attiva, non esisteva ancora, in quanto la linea della costa rasentava proprio la garitta, come da un importante e chiarificatore disegno del prof. Chiaese.
24 luglio
“Pregiomi di far conoscere alla S.V. Ill.ma che il generale Garibaldi va sempre gradatamente migliorando. La ferita è del tutto cicatrizzata e comincia a calzare la scarpa, ma soffrendo sempre dolori interni non può ancora metter il piede a terra e cammina sempre colle stampelle”.
29 luglio
“Pregiomi riferire alla S.V. III.ma che lo stato di salute del generale Garibaldi va sempre gradatamente migliorando. La sola variazione a farsi si e quella che da due giorni comincia a montare a cavallo”.
7 agosto
“Ieri per la prima volta il generale Garibaldi, affermato dal suo seguito, verso le ore 4 pomeridiane sbarcava alla casa della signora Collins, inglese, abitante in quest’isola vicino alla spiaggia, di rimpetto a Caprera, ed alle 8 successive s’imbarcavano di nuovo alla Caprera“. La fine della convalescenza non viene certo accolta con sollievo a Torino, dove si teme che Garibaldi possa sfuggire al controllo del governo.
10 agosto
Fino alla fine del mese è ospite a Caprera frà Pantaleo il prete guerrigliero arruolato nelle file garibaldine a Salemi.
settembre
Giunge a Caprera Sarah Nathan, una ricca ebrea anglo-italiana, che a nome di Mazzini offre a Garibaldi trentamila franchi per partecipare ad un attentato contro Napoleone III. Garibaldi rifiuta, sdegnato, dicendo:”L’Italia si farà …. ma non col pugnale del traditore“.
21 dicembre
Garibaldi convalescente riposa a Caprera, si dimette da deputato di Napoli per protesta contro il modo in cui il governo tratta la Sicilia. I giornali che pubblicano la lettera di Garibaldi vengono sequestrati.