Correva l’anno 1879
“In un paese di 1.700 abitanti circa, dove il più povero contadino non lavora a meno di £. 4; dove vi sono 20 osterie, 4 macellai e 15 botteghe d’ogni genere; col vino e la carne che costano metà prezzo di quanto si paga al continente; col sale che non costa nulla come in tutta la Sardegna; colle donne che vestono sull’ultimo figurino di Parigi e tante altre belle cose, il piangere miseria è una vera ironia!” Con queste parole Giuseppe Nuvolari, consigliere di Giuseppe Garibaldi ed ex-combattente dei Mille, rispondeva nel 1879 al sindaco de La Maddalena che si lamentava dell’insufficienza delle provvidenze governative.”
9 luglio
Il Consiglio Comunale di Maddalena deliberava ad unanimità di voti, di adottare in massima che sia impiantato nell’Isola uno stabilimento balneare – di stabilirlo mediante una Società d’Azionisti….
11 luglio
A Cagliari viene inaugurata la stazione delle Ferrovie Reali.
20 agosto
Muore a Rio de Janeiro, Giuseppe Cuneo, nome di guerra era Cissia, fratello di Cloro e Camauro tre maddalenini che si sono messi in luce nelle guerre d’Indipendenza. Il “Fanfulla” di Roma dedica a lui questo articolo, dal titolo “La Morte di un eroe”. Da Rio de Janeiro; Debbo un tributo ad un eroe, che non è più, ed in queste povere parole, quali me le detta l’animo tristissimo le invio al Fanfulla, ove la meritata lode dei martiri del dovere ha trovato ognora la più simpatica ed affettuosa ospitalità. Giuseppe Cuneo, primo capo cannoniere della Marina di Sua Maestà il Re d’Italia, è morto il 20 Agosto, lontano dall’amata patria, ma su suolo italiano, a bordo del suo bastimento, all’ombra della bandiera che egli aveva difeso tante volte e tante volte illustrato delle sue gesta gloriose. E’ morto per paralisi del cuore: sfiancato da eroiche fatiche sopportate impavidamente sotto mille pericoli. Nato nella piccola, ma nobilissima isola Maddalena madre a tanti prodi del mare, della quale la storia è tutta una leggenda gloriosa, non ne smentì le eroiche tradizioni, ed arruolatosi giovinetto nella Marina di Sua Maestà sarda, combatté la guerra di Crimea, quelle del 59, 60-61, 66 e pagò del suo sangue l’ambito battesimo di marinaro italiano. Che egli fosse un valoroso lo provano le tante medaglie che brillavano sul suo petto: oltre alla commemorativa per le guerre della nostra indipendenza, egli era fregiato della commemorativa del 59 e di quella al valor militare francese e di …….. valor militare italiane, della commemorativa inglese per la guerra di Crimea. ……………………………………………………….. Cuneo era conosciuto, stimato ed amato da tutti…………………………………………… ai vecchi ammiragli di Cissia ( che tale era il nome di guerra e tutti te ne parleranno con ammirazione, mentre una lacrima spunterà sui loro viso poiché sapranno che quell’eroe non è più. Di Cuneo gli stessi suoi superiori parlavano con quel riguardo che impone la virtù modesta; il suo foglio matricolare può fare invidia a chiunque, ed è un’apologia. Ebbe splendidi onoro funebri, quali meritava, la sua salma, posta in una cassa di zinco, rivestita di velluto nero e listata di oro, fu accompagnata dagli ufficiali in coperta ed adagiata a poppa a dritta: sul feretro era distesa la grande uniforme con le medaglie e con la spada, e l’estremità era coperta dalla bandiera nazionale, degno paludamento di lui, che l’aveva coperta molte volte del suo petto. Schierato l’equipaggio in riga per squadre, gli ufficiali fecero ala al feretro: tutti a capo scoperto. I bastimenti delle varie nazioni avevano ammainate a metà le bandiere in segno di rispetto. Il Comandante, pronunciate con voce commossa nobili ed affettuose parole ed esortati tutti ad apprendere dal caro estinto come si ami il Re e la Patria, depose a nome suo e degli ufficiali una magnifica corona di fiori sul feretro e altra ne posò il Cavaliere Cotta, nostro incaricato d’affari, che volle con gentile pensiero porgere un ultimo tributo all’eroe trapassato. Salutata dalle salve d’uso la salma fu calata in una lancia e seguita da molte altre imbarcazioni, venne sbarcata …..da carro funebre tirato da quattro cavalli. Il mesto corteo, aperto da un plotone di 24 marinai cannonieri armati ed in grande uniforme era seguito dai sottufficiale e chiuso da tutti gli ufficiali. Al cimitero dissero nobili e commoventi parole 2 ufficiali e 1 sottufficiale, e tutti, col gettare un pugno di terra sulla cassa, porsero l’ultimo doloroso addio a quella salma onorata. La pietà dei compagni e degli ufficiali innalzerà su quelle zolle un modesto monumento, che dica agli stranieri come il sentimento della riconoscenza verso i martiri del dovere viva in noi ed inviti i nostri fratelli, che verranno qui dopo di noi, ad inginocchiarsi dinanzi alla tomba di un prode compagno. Povero Cuneo! Una povera vedova ti aspetta nella bianca casetta della Maddalena; in quella casetta metteranno una croce nera: tu non ritornerai più dal viaggio intrapreso con tanto entusiasmo; alla tua vedova, ai tuoi figlioli sia di conforto l’estremo pegno ……….. e di onore che l’equipaggio della Garibaldi, e con essa tuta la Marina italiana, ha dato alla tua salma gloriosa. I tuoi figli sentiranno questo onore, e ti imiteranno. (Osmodeo)
19 settembre
Si avviano i preparativi per il terzo matrimonio tra il Generale e Francesca, il nizzardo chiede aiuto ai fratelli livornesi Sgarallino, per la sua organizzazione e il superamento di alcuni ostacoli. Eccone una testimonianza attraverso una lettera: “Caprera 19 settempre 79, Mio caro Sgarallino. Grazie per l’eccellente vino abbiam ricevuto ogni cosa. Fate fare un anello d’oro da matrimonio con le iniziali G.G. e F.G. Inviate 12 aringhe, una bottarga e un po’ di tonina ventresca. Un caro saluto alla famiglia. Sempre vostro G. Garibaldi”.
5 ottobre
Muore il Contrammiraglio maddalenino, Francesco Millelire; colui che da tenente di vascello aveva condotto sul “Tripoli” Garibaldi alla Maddalena, nel 1849.
13 novembre
Si sente la necessità di una “stazione marittima a Palau”; REGOLAMENTO PER IL SERVIZIO INTERNO DELLA CASA DI RICOVERO AL PALAU:
Articolo 1: La casa di ricovero del Palau è destinata ad alloggiare i passeggeri che vi capitano. Dovrà quindi il conduttore della detta casa ricevere passeggeri che diedano alloggio senza usare distinzione o preferenze di sorta.
Articolo 2: Ad ogni passeggero sarà assegnata camera e letto senza lingeria nel piano superiore dello stabilimento, dando ai primi venuti la preferenza sugli altri, mediante la tassa di centesimi cinquanta per ciascun giorno e per qualunque ora vi si fermi. Il concessionario non è obbligato a somministrare lingeria. Resta però in sua facoltà di far ciò a suo vantaggio purché i prezzi da richiedersi indipendentemente dalla tassa di centesimi cinquanta di cui sopra, siano equi e convenienti.
Articolo 3 : I passeggeri che non richiederanno letto saranno alloggiati gratuitamente nel pian terreno dello stabilimento. Il conduttore dovrà da buon padre di famiglia mantenere in buono stato il mobilio fornito dall’Amministrazione Provinciale.
Articolo 4 : E’ vietato al passeggero che alloggia nella casa di ricovero di far rumori che possano riuscire molesti, di lordare, o recare guasti ai mobili, ed al locale, e di accendere fuoco nell’interno della casa, tranne che nei camini.
Articolo 5 : I cavalli delle persone che alloggiano nella casa saranno ricoverati nella scuderia annessa, sempre nell’ordine dei primi venuti e senza preferenze.
Articolo 6 : Il concessionario attenderà o farà attendere al buon andamento del servizio necessario ai transitanti, prestandosi alle loro giuste richieste per quanto ha rapporto alla somministranza e pulitezza dell’alloggio. Inoltre dovrà tenere una provvista di generi di vittuaria, come pane, vino, formaggio ed uova per passeggeri, e di paglia e orzo per foraggio dei cavalli a prezzi discreti.
Articolo 7 : Non potranno valersi dell’uso dello stabilimento provinciale, tanto per alloggio di persone che per stalla di bestie gli abitatori delle case vicine allo stabilimento medesimo, essendo destinato solamente per passeggeri che transitano colà.
Articolo 8 : Copia del presente Regolamento verrà affisso nello stabilimento ed in locale che possa esser a tutti visibile.
Sassari addì 13 Novembre 1879. Il Prefetto Presidente (Firmato Del Serro). Il Deputato Relatore (Firmato G. Paolo Flores). Il Segretario Capo (Firmato A. Marinelli)
26 novembre
Muore nella casa di Caprera a soli 54 anni il poeta Giovanni Battista Sicheri, lasciando i cinque figli alcuni dei quali ancora in tenera età. Letterato, filologo, soprattutto poeta, dotato di spiccata personalità politica, il Sicheri compì un ciclo di studi non proprio regolare: ma questo rientrava nel suo carattere e nelle vicende esposte nella sua biografia. A un certo punto seguì la sua vocazione entrando nell’ordine dei Minori francescani a Trento con il nome di frate Leone: ma prima di divenire frate uscì dal convento di Rovereto completando gli studi superiori al Ginnasio liceale di Trento. Degli studi universitari umanistici e filologici compiuti a Milano, ben poco è dato sapere se non la loro ultimazione: a Milano fu coinvolto in diverse occasioni insurrezionali e patriottiche, entrando nella Massoneria. La repressione dei patrioti da parte del governo austriaco, lo spinsero a trasferirsi in Svizzera, sotto falso nome (Eugenio Sicheri), prima a Bellinzona e poi a Locarno, ove si dedicò all’insegnamento come professore di latino e greco. Durante una peregrinazione in Francia, nelle Argonne per combattere un’ultima volta al fianco dell’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi, Giovanni Battista Sicheri si avvicinò alle profezie di Nostradamus, ma prima di morire ordinò di bruciare il libro di profezie scritto in quel periodo, portando nella tomba ogni segreto e lasciando detto: ”I miei libri non li intenderanno che cento anni dopo la mia morte!” ma confermando per tal via le sue capacità di “medium” che molti contemporanei gli attribuirono. In questa prospettiva è attestata l’esistenza a Stenico di una setta segreta, di stampo appunto massonico, fondata da Giovanni Battista Sicheri durante la sua permanenza in zona: la “scola negra”. Il giovane Sicheri seguì idealmente il passaggio dei “Corpi Franchi” del Quarantotto (prima guerra di indipendenza italiana), accanto al fratello più anziano Francesco, sicuramente attratto dall’ideale nazionale. Più direttamente Giovanni Battista venne coinvolto nella cospirazione mazziniana del 1863-64, che lo vide alla sbarra per “illecito arruolamento”, costringendolo alla fuga in Lombardia insieme al fratello Francesco ed a Valeriano Vianini, allora gestore delle Terme di Comano. Il coinvolgimento diretto, invece, si attuò durante l’invasione del Trentino (Garibaldi – 1866) nel corso della terza guerra di indipendenza italiana, allorquando Giovanni Battista, emigrato a Milano, fu presente con il grado di capitano del Corpo Volontari Italiani ai fatti d’arme dell’assedio del Forte d’Ampola ed alla battaglia di Bezzecca, oltre che alla spedizione nel distretto di Stenico: in questa occasione ricevette, direttamente da Garibaldi, l’ordine di fomentare un’insurrezione nei suoi paesi, o quantomeno di suscitare una “parvenza di rivoluzione”, vale a dire una rivolta simulata nelle retrovie giudicariesi inviando sul posto alcune compagnie di garibaldini travestiti da contadini del posto o in abito civile per confondersi con la popolazione. Il Poeta Cangio, fuggito dopo la ritirata garibaldina della terza guerra d’indipendenza e ritornato a Stenico, con esemplare spirito irredentistico, accolse l’idea garibaldina della costruzione in Val d’Algone di un forte pensato dallo stesso Generale nella lontana isola di Caprera quale avamposto nella conquista garibaldina del Trentino negli anni Settanta. Qui abitò da vero Robinson Crusoè, assieme alla moglie e ai cinque figli, per sei lunghi anni, dal 1870 al 1876, occupando una posizione strategica, in attesa dell’arrivo di Garibaldi. Il 1876 segnò nell’ambito dell’irredentismo una tappa cruciale, la fine delle speranze dei patrioti e un decisivo giro di vite verso la “normalizzazione delle terre trentine”. Vista l’estrema sconfitta dell’idea repubblicana e garibaldina, con la polizia alle calcagna, fuggì precipitosamente mettendo in salvo la propria famiglia e riparando nell’isola di Caprera, raggiungendo Garibaldi. Purtroppo, di lì a poco morì la moglie Giuseppina. Morta, poco dopo l’arrivo a Caprera, la moglie Giuseppina, Giovanni Battista Sicheri visse gli ultimi anni della sua esistenza nella comunità garibaldina, insieme all’“agricoltore” Garibaldi, coltivando campi e alberi da frutto ed insegnando. Attualmente di lui non rimane non solo la lapide, ma nemmeno il luogo dove è sepolto.