CronologiaMilleottocento

Correva l’anno 1893

Si costruiscono a Palau altre opere militari per la Regia Marina.

Nasce la società di mutuo soccorso intitolata Mutuo soccorso di Santa Teresa. Fra gli altri benefici previsti per i soci vi è una piccola pensione assicurata a quelli divenuti inabili al lavoro.

Il Comune di La Maddalena, sindaco Gerolamo Zicavo, decise di cedere a titolo definitivo, come se questo fosse moralmente legittimo, legale e, soprattutto, come se fosse roba sua personale, l’ampia spiaggia della Renella (o Rinedda) lungo la golfata di sud-est, che in tempi ancora più antichi compariva in certe carte “sperimentali” dell’arcipelago col nome di Ajciolo, per cederla alla Marina Militare. Il lotto interessato al passaggio di proprietà era il 1032, e sarà foriero di compromessi, ma pure, in vari periodi successivi, di dispute serrate fino all’inizio degli anni ’60, tra le autorità civili e quelle militari. Gli isolani definivano questa spiaggia la Renella, per la finezza della sua sabbia, distinguendola dalla Rena della Cala di Sant’Erasmo, in piazza degli Olmi, e dalla Rena, sempre a grana grossa, di Casteddhì (o Monte d’Arena). Oltretutto era la spiaggia dove confluiva in inverno la vadina tumultuosa di Guardia Vecchia; a questa si innestava, poco più a nord del cimitero vecchio, il torrentello di Cardaliò, che poi precipitava nel vallone della ghiacciaia, attraversando orti e vigneti. Finiva in mare, in uno specchio acqueo sabbioso e verdastro, con acqua bassa e protetta a levante dalla scogliera di Punta Chiara e a meridione dall’isola di Santo Stefano. Qui sarebbe potuto sorgere uno stabilimento balneare che poi, invece, insediata la Marina Militare, si ubicherà davanti all’ex fortino Balbiano, dove però non c’era spiaggia. La Renella poteva essere raggiunta solo con un percorso accidentato, se non proprio improbo, di quella che diventerà via Garibaldi, oppure rasentando le facciate delle case dei pescatori puteolani che si erano acquartierati quasi sul mare, lungo le case di Cala Mangiavolpe, oppure ancora scendendo dalle campagne del Cardaliò e del cimitero vecchio o dalla stradina di campagna che portava a Cala Chiesa e quindi dalle baracche di quella che diventerà “Due Strade”.

gennaio

Nuove minacce di soppressione dell’Università di Sassari.

21 gennaio

La nave a vapore Evénement, proveniente da Bastia e diretta a Bonifacio, affonda presso l’isola di Lavezzi dopo aver urtato uno scoglio a causa di una avaria al timone: gli undici passeggeri (fra i quali due bambini) sono tratti in salvo e anche gran parte delle merci trasportate vengono recuperate. La nave di linea, una delle cinque navi della compagnia corsa Morelli assorbita nel 1892 da Fraissinet (“Bocognano”, “Città di Bastia”, “Conte Bacciochi”, “Perseverante” e “Evento”) impegnata nella tratta Bastia – Bonifacio fu protagonista di un naufragio. Aveva lasciato Bastia venerdì alle sette diciannove per Bonifacio, dove doveva attraversare le “Bocche” dopo aver passato vicino alle famose “Isole Lavezzi”. L’equipaggio era composto da 24 uomini. A Bastia era stato caricato con 40 diversi pacchi: pasta, ginestre, liquidi, ecc.; per Propriano, 30 casse d’olio e 10 pacchi di ginestre, aglio ecc. e per Ajaccio 50 scatole di olio, 11 pacchetti vari, reti da pesca ecc., per un totale di quasi 5.000 kg. C’erano una decina di passeggeri a bordo, compresi due bambini piccoli. Nello stretto di Bonifacio, il mare era mosso e il tempo nebbioso, ma niente di eccezionale. Secondo il resoconto dei giornali del tempo sembra che al mattino alle 4, il comandante Ferrari, abbia confuso le rocce di Lavezzi con l’ingresso del porto. Nonostante gli sforzi del comandante, l’“Èvénement” finì per toccare una secca, l’urto non fu molto violento, riuscì a malapena a svegliare alcuni passeggeri. Ma la nave era molto vecchia e il comandante lo sapeva. Giudicò che non avrebbe mai potuto raggiungere Bonifacio. Ecco perché nell’interesse comune, il comandante decise di puntare verso il bassofondo. I passeggeri e l’equipaggio riuscirono a scappare e raggiungere la terraferma, prima sull’isola di Lavezzi e poi a Cala Longa. Come impone la tradizione, il capitano ha lasciato la nave per ultimo, poco prima che l’evento si rompesse in due. Un’ora dopo, la nave fu inghiottita dalle onde. Tuttavia, una parte dei beni che stava trasportando in qualche modo si poterono recuperare prima del totale affondamento. Verso le 8 del mattino arrivarono le prime barche. In uno di questi c’era Augustin Piras, sindaco di Bonifacio; i passeggeri avevano preso posto nella barca della dogana. Molti di loro avevano perso il loro bagaglio, ma erano tutti vivi e quella era la cosa principale.

1 aprile

Aperti nuovi tronchi delle Ferrovie secondarie: Ozieri-Tirso, Gairo-Tortolì, Mandas-Nurri.

11 giugno

Troviamo il primo nato a La Maddalena e registrato in comune. Stefano Epifanio Degiovanni di Sabato e Francesca Cuneo. Nel documento è indicato il matrimonio con Emanuela Anna Barrago di Antonio e Giovanna Cuneo celebrato a La Maddalena il 27 Maggio 1897

16 giugno

Umberto I, per grazia di Dio e per volontà della Nazione, Re d’Italia: Ci piacque con Nostro Decreto del diciotto Giugno milleottocentonovantatre concedere al Comune della Maddalena (Sassari) la facoltà di fare uso di uno speciale stemma civico. Ed essendo stato detto Nostro Decreto registrato come avevamo ordinato alla Corte dei conti e trascritto nei registri della Consulta Araldica e dell’ Archivio di Stato in Roma. Vogliamo ora spedire solenne documento dell’ accordata grazia al Comune concessionario. Perciò in virtù della Nostra Autorità Reale e Costituzionale dichiariamo spettare al Comune della Maddalena, in Provincia di Sassari, il diritto di fare uso dello stemma civico miniate nel foglio qui annesso, che è d’ argento al leone vigilante e mirante in maestà, sopra uno scoglio uscente da un mare, il tutto al naturale. Motto: HEROIS CINERES ORAS TUTORQUE LATINAS. Lo scudo sarà sormontato da corona formata di un cerchio di muro d’ oro sormontato da otto merli uniti da muricciuoli, il tutto d’ argento. Comandiamo poi alle Nostre Corti di Giustizia, ai Nostri Tribunali e a tutte le Potestà civili e militari di riconoscere e di mantenere al Comune della Maddalena i diritti specificati in queste Nostre Lettere Patenti, le quali saranno sigillate col Nostro Sigillo Reale e firmate da Noi e dal Nostro Ministro Segretario di Stato per gli Affari dell’ Interno Presidente del Consiglio dei Ministri e vedute alla Consulta Araldica. Date a Roma addì del mese di Agosto, dell’ anno milleottocentonovantatre sedicesimo del Nostro Regno.

11 agosto

Si decide di costruire la “cinta muraria” dell’Ospedale militare, per ragioni di privacy e sicurezza.

2 settembre

S’inaugura la tramvia a vapore del Campidano di Cagliari, sulla linea Cagliari-Quartu Sant’Elena.

28 agosto

Domenico Lantieri, un capitano marittimo fra quelli più stimati nella cittadina marittima, è sindaco della Maddalena. Il 28 d’agosto di quell’anno invia una petizione all’ammiraglio Benedetto Brin, Ministro della Marina, rivolgendosi a lui in prima persona e chiedendogli di non sottrarsi alle proprie responsabilità nei confronti di una comunità votata, più o meno consapevolmente, più o meno volontariamente, alla causa nazionale.
L’arcipelago ha bisogno d’acqua. Con estrema urgenza. L’inurbamento è avvenuto a ritmi febbrili. Alla fine dell’Ottocento, la popolazione civile cresce e lo sviluppo è legato alle opportunità offerte da una piazzaforte militare che è strategicamente importante, fondamentale, per la difesa di uno stato che esiste da poco più di trenta anni, così come lo era stata per quella del Regno di Sardegna.
L’amministrazione comunale ha programmato di costruire un enorme serbatoio, un “cisternone” come lo chiama il primo cittadino, tanto capiente da contenere l’acqua della pioggia di un intero inverno e da alleviare le sofferenze che patiscono abitualmente gli isolani.
“Abbiamo crescente necessità di acqua potabile”- dice per iscritto Lantieri, invocando l’aiuto di quel governo, i cui interessi devono essere assecondati, obbligatoriamente, anche nel programmare il progresso civile e nel progettare e nel realizzare le infrastrutture e i servizi pubblici essenziali .
Il Comune segue una consuetudine consolidata: prima la piazzaforte e le pertinenze nel territorio, dopo la città, di passaggio la città, e la contribuzione, per quello che è sottratto, è irrisoria. Ma è sempre considerata preziosa, perché sofferta. Non è giusto: gli amministratori pubblici, nel loro orgoglio d’isolani, sono feriti, subiscono. Non è legittimo: ma questa connivenza è strumentale, è un sacrificio, e il bene comune è assicurato. Il bene comune, significa che ai cittadini sono distribuite le briciole. E’ paternalismo “peloso”.
La Maddalena e il suo arcipelago hanno “ crescente necessità di acqua potabile” e la cisterna deve essere costruita approfittando della bella stagione, d’estate tutto diventa più facile, l’animo degli isolani si risveglia incoraggiato dai profumi e dalle luci di una natura che esplode. Bisogna fare presto a eseguire lo scavo e a completare quest’opera di vitale importanza per l’avvenire della città, perché l’inverno e i suoi rigori renderebbero tutto più difficoltoso.
Lantieri pone al Ministro la questione in termini drastici, anche se non si dimostra mai arrogante e pretenzioso, ma mantiene nei confronti dell’autorità istituzionale un atteggiamento deferente: “Sono a pregare la comprovata bontà della Eccellenza Vostra se in via puramente eccezionale volesse autorizzare la locale Direzione del Genio Militare e il Comando locale a sovvenzionare il Comune”, se contribuisse, come un buon padre di famiglia, a quelle spese che si devono sostenere
per avviare e condurre a termine un lavoro già progettato . Serve la polvere da sparo per le mine, innanzi tutto, e il Genio potrebbe provvedere, mettendone a disposizione la quantità utile.
Il mancato intervento dello Stato comporterebbe “un ritardo notevolissimo ”dei tempi d’esecuzione, anzi, in mancanza dell’aiuto richiesto non si potrebbero mai rispettare quei termini che l’amministrazione civica si è assegnata per dotare la cittadinanza di questo nuovo servizio.
Il serbatoio di raccolta delle acque piovane deve essere ultimato tassativamente nel mese di dicembre del 1894.
“Il Comune si obbligherebbe a pagare il prezzo del favore”- scrive Lantieri, quando potrà, a babbo morto- o a restituirlo quando fosse possibile”.
L’ intervento del Genio “ nelle condizioni attuali” servirebbe anche per dare benevolmente “lavoro agli operai che domandano occupazione” oltre a creare un vantaggio collettivo.
Quasi un anno dopo, il 23 aprile del 1894, il Contrammiraglio Cesare Sanfelice , comandante militare marittimo della Sardegna, di stanza alla Maddalena, fa recapitare una lettera scritta di suo pugno al Gabinetto del Ministro della Marina. Dal contenuto della missiva si ricavano notizie utili per l’amministrazione militare anche riguardo all’ubicazione del serbatoio. Il Comune ha stabilito di metterlo a Guardia Vecchia, a valle della fortezza di San Vittorio, nel punto più alto dell’isola, e che l’abbraccia idealmente tutta.
Scrive Sanfelice: “ Mi pregio di informare codesto ministero che interpellato codesto municipio circa la costruzione di un serbatoio d’acqua da ottenere mediante lo sbarramento della valle posta al di sotto di Guardia Vecchia, questo mi riferisce che la costruzione di detto serbatoio venne già deliberata dal consiglio comunale e che il relativo progetto si trova pressocché al termine”.
L’alto ufficiale, sebbene in questa prima battuta non lo dichiari esplicitamente e non scopra le carte, non è d’accordo sulla dislocazione del “cisternone”. Non bisogna essere grandi esperti, non occorre eccellere nella tecnica dell’ingegneria civile per capire che, nel sito in cui si vuole posizionare, l’opera favorirebbe prevalentemente la comunità civile e creerebbe disagio a quella militare.
Il 28 aprile 1894 dal Ministero della Marina giunge una lettera al Comandante Militare Marittimo della Sardegna. Si parla della decisione del Comune della Maddalena dare esecuzione al progetto del deposito nella valle detta Guardia Vecchia. Il Ministro chiede lumi.
Quale dei due depositi è più conveniente per i militari, e per le finanze del Ministero? Quello progettato dal Municipio o quello che il Genio vuole costruire sulla costa sarda, a ridosso della roccia dell’Orso?
Si chiede al Genio di mettere in bilancio i fondi. Prima, però, si vuole sapere dove occorre intervenire. Quale dei due bacini imbriferi “convenga”, soprattutto ai fini dell’amministrazione militare. Il 12 maggio 1894, il Comandante Militare Marittimo in Sardegna, invia una lettera al Ministero della Marina (Ufficio del Genio Militare ) come risposta ad un’altra lettera del 18 aprile: dichiara di avere preso in esame ( insieme al comandante della piazzaforte maddalenina e al direttore del Genio
Militare) “ la grave questione “ della costruzione dei serbatoi d’acqua per stabilire, con il giusto criterio, a quali dei due progetti bisognerà attribuire la preferenza.
Marisardegna è favorevole alla costruzione di un bacino per l’approvvigionamento idrico alla Maddalena, sull’isola, piuttosto che sulla costa sarda.
Ma vuole che sia la Marina a stabilirne l’ubicazione, in ragione delle esigenze militari, piuttosto che delle effettive necessità della popolazione locale in costante aumento.
Il Comune della Maddalena ha deliberato la costruzione del serbatoio d’acqua mediante lo sbarramento della valle posta di sotto a Guardia Vecchia, e il progetto che ha commissionato è praticamente concluso.
Scrive l’ammiraglio: “Debbo augurarmi che il progetto sia tradotto in esecuzione, ma se per poco si pone mente alla facile mutabilità delle amministrazioni comunali e alla instabilità dei loro bilanci, non credo che sia conveniente fare molto assegnamento sulla costruzione di questo serbatoio e correre l’alea di rimanere nel giorno del bisogno senza acqua.
Non disconosco che possano essere semplici deduzioni, ma che potrebbero rivestire carattere veridico, e per conseguenza non bisogna trascurarle trattandosi di una questione di somma importanza.
Se il Municipio di Maddalena, anziché costruire una cisterna in piazza di chiesa di dubbia utilità, in quantoché essa non servirà ad altro che a raccogliere le acque piovane provenienti dai tetti delle case vicine, si fosse deciso di preferire la costruzione del serbatoio altrove, in questo momento il paese sarebbe vicino a godere di un grande beneficio potendo ogni casa avere il proprio rubinetto.
Benché i lavori della cisterna soprammenzionata fossero cominciati da più mesi, pure soltanto fra giorni spira il termine stabilito… allo scopo di migliorarne il prezzo avuto nella prima asta per i lavori di rivestimento ed allargamento essi saranno compiuti, tutto dipenderà dall’abbondanza delle piogge per riempire la cisterna.
Ne poi, può farsi troppa fidanza sul fatto che essendovi un serbatoio del municipio sia l’altro inutile, imperciocché per le condizioni climatiche di questo arcipelago le piogge sono rare e solo eccezionalmente si hanno ragioni invernali piovose, come quella ora scaduta.
Infatti, lo scorso anno si dovette distribuire acqua destinata alla popolazione povera, priva di mezzi per procurarsene, ne quella agiata ne avea a sufficienza per bisogni giornalieri.
Conseguentemente non potendosi per ragioni economiche costruire entrambi i serbatoi progettati, a me sembra che la preferenza debba darsi a quello della Maddalena.
E’ ben vero che la costruzione di un serbatoio d’acqua nella costa sarda e propriamente nella località detta Lo Stentino ad ovest del Capo d’ Orso rappresenterebbe per l’amministrazione militare una spesa minore dovendosi espropriare terreni di minor costo, però bisogna tenere presente che occorre costruire un ponte acquedotto di circa 400 metri per permettere alle navi di grande portata di avvicinarsi alla costa servendosi inoltre di manichette mobili d’immerse alla presa d’acqua situata alla testa di detto ponte acquedotto, oltre alla necessità di situare delle boe per potersi convenientemente ormeggiare.
Non tralascio pure di far rilevare che le navi in quel tratto di costa rimarrebbero a disagio poiché esposte ai venti di maestrale quanto a quelli di grecale.
L’ utilità del serbatoio sulla costa sarda potrebbe risentirsi soltanto in tempo di guerra, mentre quello costruito in Maddalena potrebbe essere utile in ogni tempo inquantoche l’utilità economica del primo verrebbe a scemare in tempo di pace, essendo necessario il trasporto colle cisterne per rifornirsi d’acqua”.
Il serbatoio di Cala Chiesa sarebbe, senza dubbio, più costoso. Ma presenta il vantaggio di rifornire le navi nello stesso molo dove sono obbligate a rifornirsi di carbone e di viveri e dove sono costrette ad ormeggiare per consentire di riparare i danni di lieve entità… Questo permetterebbe un risparmio di tempo preziosissimo in tempo di guerra.
“Un altro coefficiente di non minore importanza che induce a preferire la costruzione del serbatoio di acqua a Maddalena è certamente quello che ove non avvenga di non potersi servire dell’acqua potabile pei instillatori, per guasti o rovine in tempo di guerra, si avrebbe sempre una riserva di acqua potabile mediante il passaggio di essa in apposito filtro- chiarisce ancora Sanfelice-Per quanto ho avuto l’ onore di venire… esponendo, Vostra Eccellenza ha avuto agio di accertarsi come la questione sia stata studiata sotto molteplici aspetti e quali motivi abbiano potuto indurvi di sottoporre all’autorevole giudizio del ministero di preferire nella costruzione il serbatoio d’acqua alla Maddalena anziché quello sulla costa sarda.
Infine in adempimento degli ordini impartiti da Vostra Eccellenza col dispaccio succitato, ho invitato la locale direzione del Genio di comprendere nel programma dei lavori del prossimo bilancio 1894- 99 le spese inerenti alla costruzione di detto serbatoio”.
Dal Ministero, è fatta pervenire una risposta undici giorni dopo (il 23 maggio).
Le puntualizzazioni dell’ammiraglio sono apprezzate, le argomentazioni da lui sciorinate per dimostrare le opportunità di dare la precedenza al progetto di serbatoio d’acqua nell’isola della Maddalena a discapito di quello predisposto per un’opera da realizzare sulla costa sarda nella località “ Lo Stentino”, presso Palau, ( la toponomastica corrente lo definisce Stintino) appaiono convincenti, al Ministero. Si approva, di conseguenza, l’iscrizione del progetto di serbatoio di Cala Chiesa nella proposta di riparto dei fondi per i lavori, nell’esercizio di bilancio degli anni 1894-95.
“Perciò considerato che l’amministrazione della Marina si decise per il serbatoio di Cala Chiesa, anziché per quello più conveniente e prima proposto nella valle sotto Guardia Vecchia, solo per agevolare al Municipio la costruzione in quest’ ultima località di un serbatoio per uso della città, qualora il Municipio non fosse ben determinato od in grado di dare esecuzione al suo progetto in un tempo relativamente non lungo, non vi sarebbe ragione che la Marina perdesse il vantaggio che offriva la detta località per la costruzione del proprio serbatoio”- si legge, infatti, nella lettera- Ciò stante cotesto comando vorrà assumere ufficiali informazioni dal Municipio circa i suoi intendimenti per la costruzione del serbatoio in parola, e quando sia il caso, fargli conoscere lo scopo delle informazioni chieste e fissargli un termine conveniente trascorso il quale senza che abbia posto mano ai lavori, l’amministrazione della Marina si terrebbe sciolta dall’impegno preso di non occupare per il proprio serbatoio alla Maddalena la valletta su cui ha fatto calcolo esso Municipio.
A suo tempo cotesto comando riferirà sull’esito di tale pratica”. f.to per il Ministro Serra).
Se il Comune non riesce a rispettare i tempi concordati, non riceverà una lira e il serbatoio si farà dove vuole la Marina
Le consegne impartite dal Ministero sono seguite in maniera diligente e il 15 giugno 1894 arriva a destinazione la lettera del Comandante Militare Marittino al Ministero. E’ scritto: “ Mi pregio di informare codesto Ministero che assunte informazioni presso il Municipio di Maddalena per conoscere quando avrebbe principio la costruzione del nuovo serbatoio d’acqua presso Guardia Vecchia, il medesimo mi riferisce che il progetto sarà completo per gli ultimi giorni di luglio, epoca nella quale verrà discussa per l’approvazione dal Consiglio Comunale e se ne intraprenderebbe la costruzione nel mese di novembre corrente anno perché a causa della scarsità di acqua è necessario attendere la stagione in cui le piogge abbondano.
Nel capitolato d’appalto per l’esecuzione di detta opera verrà specificato che il lavoro deve essere compiuto nel periodo di un anno.
In base agli ordini avuti da codesto Ministero col foglio sopra accennato ho notificato a questo
Municipio che qualora per il 1 gennaio 1895 non fossero ancora comunicati i lavori per la costruzione del serbatoio d’acqua di Guardia Vecchia codesto Ministero non si terrebbe più vincolato dell’impegno preso antecedentemente a vantaggio del Municipio, riservandone invece l’uso a beneficio della Regia Marina “.
Evidentemente le condizioni che impongono al Ministero, e che all’Ammiragliato della Maddalena s’incaricano di fare rispettare scrupolosamente, non avvengono, perché il “cisternone” della valle di Guardia Vecchia, che permetterebbe una sorta d’affrancamento della città dalla tutela della Marina Militare, non vede mai la luce.
Il serbatoio è costruito a Cala Chiesa, a monte dell’area dove sorge la cittadella militare. La Marina ha realizzato già un suo bacino imbrifero a Caprera nel 1889, nel fossato del Ferrante, sotto il monte Tejalone, utilizzando un terreno incavato che è stato espropriato agli eredi di Giuseppe Garibaldi. A valle costruisce una banchina e le tubature per permettere alle navi in sosta l’approvvigionamento d’acqua.
La città avrà il suo acquedotto solo negli anni Trenta del Novecento, e sarà finanziato dal regime fascista dopo che i gerarchi locali hanno reso persuaso Benito Mussolini durante una sua visita alla Maddalena. Non bisogna essere grandi esperti, non occorre eccellere nella tecnica dell’ingegneria civile per capire che, nel sito in cui si vuole posizionare, l’opera favorirebbe prevalentemente la comunità civile e creerebbe disagio a quella militare.
Il 28 aprile 1894 dal Ministero della Marina giunge una lettera al Comandante Militare Marittimo della Sardegna. Si parla della decisione del Comune della Maddalena dare esecuzione al progetto del deposito nella valle detta Guardia Vecchia. Il Ministro chiede lumi.
Quale dei due depositi è più conveniente per i militari, e per le finanze del Ministero? Quello progettato dal Municipio o quello che il Genio vuole costruire sulla costa sarda, a ridosso della roccia dell’Orso?
Si chiede al Genio di mettere in bilancio i fondi. Prima, però, si vuole sapere dove occorre intervenire. Quale dei due bacini imbriferi “convenga”, soprattutto ai fini dell’amministrazione militare.
Il 29 settembre dello stesso anno, il nuovo Comandante Militare Marittimo della Sardegna, il contrammiraglio Giovanni Battista Magnaghi , scrive alla Direzione Generale del servizio Militare presso il Ministero della Marina per cercare di convincerli, conti alla mano, del vantaggio che deriverebbe dalla progettazione e dalla messa in opera di una condotta che convogli l’acqua delle sorgenti del Rio Surrau, tra Palau ed Arzachena.
Spiega Magnaghi: “dalle situazioni della locale Sotto Direzione risulta un consumo annuale medio di acqua distillata di circa 9000 tonnellate importanti una spesa che nelle condizioni normali si valuta a lire 36000.
Quando i distillatori dovessero funzionare per molto tempo, si avrebbe una diminuzione nella produzione giornaliera e quindi un maggior costo per tonnellata; lo stesso accadrebbe naturalmente, quando per qualsiasi ragione aumentasse il costo del carbone.
I dati riferiti dimostrano la convenienza economica di una conduttura di acqua potabile che dalle vicine sorgenti della costa sarda facesse capo all’estuario della Maddalena.
Ugualmente evidenti sono i vantaggi, dal punto di vista militare ed igienico, che ne deriverebbero. Al riguardo basterà considerare:
1. Che in caso di guerra sarebbe importantissimo riservare esclusivamente al rifornimento delle navi il deposito di carbone di questa piazza marittima.
2. Che le attuali sfavorevoli condizioni igieniche della popolazione della Maddalena, le quali naturalmente si riflettono anche sul personale militare, sono in parte da attribuirsi al difetto di buona acqua potabile.
Per queste considerazioni ho fatto eseguire accurate ricerche dirette ad accertare la quantità e qualità di acqua che si potrebbe derivare dalle sorgenti del Sorao.
I risultati ottenuti furono assai soddisfacenti, essendosi a metà di agosto misurata una portata corrispondente a 48 tonnellate al giorno e alla vigilia delle prime piogge, una corrispondente a30 tonnellate ed essendosi l’acqua stessa riconosciuta, in seguito ad apposita analisi, di ottima qualità.
Tali risultati sono del resto confermati dalle informazioni degli abitanti i quali dichiararono non essere mai, neppure negli anni di grande siccità, mancata l’acqua del Sorao.
In seguito al suesposto mi onoro di proporre all’ E.V. di procedere allo studio completo di una condotta di acqua da derivarsi dal Sorao, nonché di un ampio serbatoio da costruirsi al Parau dove le cisterne potrebbero con tutta facilità approdare e rifornirsi con qualunque tempo.
Da un preventivo compilato dalla locale Direzione del Genio risulterebbe per tale scopo, sufficiente la somma di lire 800.
La condotta proposta non presenterebbe difficoltà tecniche, ne opere d’arte di una qualche entità, essendo il terreno che dovrà percorrere non molto frastagliato e con una differenza di livello massima di 60 metri”. Il cerchio, alla fine si chiude, la Marina ottiene tutto quello che è adeguato allo strumento militare. Di passaggio, ne beneficiano anche i civili. (Tore Abate)

1 ottobre

Si fonda la Società di Mutuo Soccorso XX Settembre. Sono gli anni in cui le grandi masse lavoratrici in tutta Italia cercavano di consorziarsi in associazioni e leghe nei vari campi professionali al fine di garantirsi migliori condizioni di vita.

1 ottobre

Anno scolaltico

Bisconti Italo di Federico, Insegnante, nato a La Maddalena, 3 dicembre 1884
Ottino Alberto di Angelo, Capitano R.M. nato il 28 dicembre 1885
Larco Renzo di Giuseppe, negoziante, nato a La Maddalena, il 27 dicembre 1885
Bargone Ostilio di Giuseppe, negoziante, nato a La Maddalena, il 24 marzo 1884
Sabattini Francesco di Giuseppe S.Uff. R.M., La Maddalena, il 17 agosto 1883
Paoli Federico di Telemaco, orologiaio, nato a Livorno, il 29 gennaio 1880
Morelli Domenico di Erasmo, operaio, nato a La Maddalena, il 12 aprile 1882
Giudice Marco, di Pietro, Barcaiolo, La Maddalena, il 9 giugno 1881
Ferracciolo Giuseppe di Pietro, operaio, nato a La Maddalena, il 21 settembre 1880
Baffigo Giulio fu Battista, …..nato a La Maddalena, l’11 dicembre 1880
Gregorio Giovanni di Agostino, operaio, nato a La Maddalena, il 22 settembre 1883
Piras Battista di Antonio, pescatore, nato a La Maddalena, il 28 febbraio 1885
Sabattini Tomaso di Battista, servitore, nato a La Maddalena, il 14 maggio 1883
Temussi Ezio di Battista, negoziante, nato a Sassari, il 14 febbraio 1886
Mamberti Tullio di Pietro, calzolaio, nato a La Maddalena, il 16 novembre 1883
Serra Matteo di Giuseppe, ortolano, nato a La Maddalena, il 22 settembre 1883
Balzano Giuseppe di Agostino, fanalista, nato a La Maddalena, il 2 luglio 1883
Moriani Marco di Stefano, contadino, nato a La Maddalena, il 25 gennaio 1882
Berretta Pietro di Natale, macellaio, nato a La Maddalena, il 17 dicembre 1880
Vela Andrea di Francesco, macellaio, nato a La Maddalena, il 16 docembre 1880
Soro Tomaso di Giuseppe, muratore, nato a Sassari, il 29 gennaio 1884
Sorba Nicolò di Mattia, falegname, nato a La Maddalena, il 22 novembre 1883
Tarantini Luigi di Domenico, maresciallo R.M., nato a La Spezia, il 7 ottobre 1881
Balzano Pietro di Agostino, fanalista, nato a La Maddalena, il 10 novembre 1881
Anconi Michele di Baingio, possidente, nato a Muros, l’8 marzo 1880
Zonza Salvatore di Silvestro, fanalista, nato ad Alghero, il 25 febbraio 1879
Architto Giovanni di Salvatore,… nato a Sassari, nel …1883
Mugnaini Oreste di Angelo, marinaio R,M, nato a Viareggio, il 15 agosto 1880

15 novembre

Vengono ultimati il lavori per la costruzione del Mercato Civico. A seguito della crescita tumultuosa dell’abitato di La Maddalena, che nella seconda metà dell’Ottocento si trovò a passare da piccolo borgo a centro strategico dal punto di vista della difesa militare, si sentì l’esigenza di dare una sistemazione al tessuto viario dell’abitato. Così nell’ultimo scorcio del secolo l’ingegnere sassarese Eugenio Serra, dopo la sistemazione della Via Garibaldi, progettò nel 1889 quella della Piazza dell’olmo, poi Piazza Garibaldi. Su questa il medesimo tecnico fu incaricato di redigere il progetto di massima per un mercato, mentre sino a quel momento tale attività si era svolta in bancarelle all’aperto. Il progetto non piacque e si diede incarico all’ingegnere Domenico Ugazzi di predisporre un altro progetto per il Mercato. L’ingegner Ugazzi propose due diverse variazioni: la prima più dispendiosa con asse longitudinale piazza d’Olmo-mare aveva il prospetto principale rivolto verso il mare; la seconda versione sarebbe stata ruotata, quindi con asse longitudinale parallelo al mare e con l’interno a vista. Dopo lunghe discussioni in Consiglio Comunale si optò per una soluzione di compromesso, privilegiando in qualche modo la seconda soluzione, perché più economica e perché permetteva al pubblico di accedere direttamente dalla Piazza Garibaldi. Si stimò che per realizzare l’opera occorressero Lire 39.768,48; in realtà il costo dei lavori condotti dall’Impresa Iacoponi Vittorio di Livorno ammontarono alla fine a lire 48.812,21. I lavori durarono dal 21 Novembre 1892 al 15 Novembre 1893, con grandi difficoltà sia per l’impresa che aveva offerto un forte ribasso, sia per il direttore dei lavori ingegnere Ugazzi, date le continue riserve dell’impresa. Fu apportata una variante consistente autorizzata dal Consiglio Comunale all’unanimità, cioè la rotazione del fronte principale da obliquo a parallelo alla Piazza Garibaldi. I lavori furono collaudati dall’ingegnere inglese Giorgio Bertlin, con l’ultima visita il 22 Settembre 1894, in cui fu rilevato che il mercato era già in funzione. Nel 1896, verificata la necessità di trovare una nuova sede per il municipio, si propose di sopraelevare a tale scopo il mercato di almeno un piano, spostando le attività commerciali in altro fabbricato posto al centro dell’abitato, ma la proposta fu respinta per i problemi igienico sanitari che lo spostamento del mercato in quel sito avrebbe comportato.
Individuata un’area ad est del mercato, su progetto dell’Ingegner Giuseppe Fianchetti si intraprese nel 1899 la costruzione del nuovo edificio della casa comunale, che dopo lunghe vicissitudini per motivi tecnici fu ultimato nel 1909. L’aspetto del fabbricato rimase tale sino ad anni recenti, quando data la crescita della popolazione fu realizzato un solaio sulla corte interna per avere uno spazio coperto anche per i fruttivendoli. La piacevole veste del Mercato è marcatamente Beaux-Arts, nell’uso assolutamente simmetrico della scansione delle aperture, nella profilatura degli elementi architettonici, nell’uso del bugnato nei cantonali, nella definizione delle superfici intonacate a larghe strisce orizzontali. D’altronde questo è figlio del sentire del periodo e serviva a dare un carattere di importanza aulica agli edifici pubblici, come nel vicino Municipio, in cui gli stessi stilemi si caricano maggiormente. Particolarmente piacevole è l’ingresso al Mercato dalla Piazza Garibaldi, con la cancellata inframmezzata da pilastri bugnati; mentre appare più semplice il prospetto verso mare con accesso a doppia rampa di scala contrapposta.

29 novembre

Un terribile ciclone si scatena sul capoluogo e sul Campidano di Cagliari allagando completamente le campagne. La pioggia torrenziale, principiata sulle prime ore della notte del 28, non cessava che all’alba del giorno successivo. Soffrirono tutti i tetti della città; crollavano varie casupole e rimanevano allagati non pochi sottani. Ad Elmas si ebbero due vittime. A Sestu pericolavano parecchie case e rimasero distrutti orti e giardini. A Pirri e Selargius non furono più fortunati. Crollarono case e scomparve non poco bestiame. Nell’ultimo paese periva un branco di 250 pecore. Le linee ferroviarie e la tramvia rimasero interrotte per vari giorni. A Barrali cadeva per la terza volta il ponte della ferrovia.