CronologiaMillenovecento

Correva l’anno 1940

Antonio Nicolai è nominato commissario prefettizio di Santa Teresa; ricoprirà l’incarico fino al 1941.

6 gennaio

Viene emanata una Delibera podestarile dal dott. Aldo Chirico per stanziamento fondi per viaggio del Podestà in Tripolitania (Libia), per l’inaugurazione del villaggio Garibaldi. Il Podestà portò un labaro con un cofanetto di terra di Caprera. Richiamando una corrispondenza del Governatore della Tripolitania Italo Balbo, si scoprirà solo nel 1953 che la spesa realmente sostenuta per la spedizione ammontò a 5.504,20 lire.

10 gennaio

In un naufragio al largo dell’isola di Caprera muoiono 9 persone. Nella notte il motoveliero Giulio B., salpato dal porto di Trapani e diretto a Genova, con un carico di trecentocinquanta tonnellate di sale, fece naufragio al largo dell’isola delle Bisce, a sud-est di Caprera. “Il tempo era tranquillo, anche se si prevedeva vento e mare da greco-levante, per questo il comandante decise di tirare verso le isole Ponziane, per prendere il ridosso della penisola sino al porto del capoluogo ligure- racconta oggi il Capitano Superiore di lungo corso Zeffiro Rossi, segretario dipartimentale dell’Unione Nazionale Medaglie d’Oro di Lunga Navigazione- Ma nei pressi dell’ Isola di Ponza, quando erano ormai vicini al ridosso, furono sorpresi dalla tempesta e non vi fu altro scampo che volgere la prora verso la Sardegna. La notte e il giorno successivo, era il 10 gennaio, li trascorsero sbattuti dal mare, tra vento gelido, grandine e neve. Gli uomini cercarono rifugio nel Golfo Aranci, ma le tenebre e la foschia portarono il bastimento ad infrangersi sull’isola delle Bisce, vicino a Capo Ferro”. Dei nove uomini di equipaggio, uno solo riuscì a salvarsi. Si chiamava Francesco Bertacca, ed era il figlio del comandante della nave, Carlo Bertacca. Francesco restò aggrappato ad uno scoglio per tre giorni e per tre notti. Suo padre e suo fratello Glauco, secondo motorista, non furono altrettanto fortunati. Dopo qualche giorno, le tre salme che si riuscirono a ricuperare in mare, furono trasportate a Viareggio a bordo del motopeschereccio “Misocche” partito da Piombino, il cui armatore si era offerto per la dolorosa missione di riportare al paese natio i corpi, sino a quel momento ritrovati, delle vittime del Giulio B. Pasquale Rivieccio (Squarciò) e altri maddalenini si mobilitarono per i primi soccorsi. Lo per apprendiamo da un pezzo estratto dal giornale L’Isola del 13/1/1940. che nella sua parte finale riporta: «In questo periodo tormentato da tante guerre fa bene al cuore vedere come un padre di 10 figli, come il Rivieccio, non esiti a rischiare la vita per portare la salvezza ad un altro marinaio, a lui sconosciuto, che corre l’alea suprema di perderla». 

20 gennaio

Al momento dell’inizio delle ostilità era comandante della Base l’Ammiraglio di divisione Ettore Sportilello, Assunto l’incarico il 20 gennaio, lo lasciò il 18 ottobre dello stesso anno.

31 gennaio

Muore Vincenzo Bolasco. Era nato alla Maddalena nel 1847, aveva 19 anni quando partecipò alla terza guerra d’indipendenza, e in particolare alla sfortunata battaglia di Custozza (giugno 1866).

 1 aprile

L’Ilvarsenal, avviata a vincere il campionato di Prima divisione Sardegna, vince 1-0 contro la Torres (andata 3-0 sempre per l’Ilvarsenal) grazie a un gol di Salvatore Zichina (colui che come giocatore prima e come allenatore dopo, rappresenterà il simbolo del calcio a La Maddalena per almeno trent’anni.). In Sardegna quell’anno c’erano tre gironi, l’Ilva vinse il suo con 15 punti distaccando la seconda con 3 punti. Nella doppia sfida l’anno successivo: il 2 febbraio 1941 i maddalenini ottengono uno storico 3-0 (segnano Zichina e due volte Faiella), ma al ritorno i sassaresi, allenati dalla coppia Balata-Sussarello, si rifanno con gli interessi: il 13 aprile all’Acquedotto finisce 4-0 (due reti a testa per Mastino e Tosolini). L’anno successivo Antonio Faiella passerà dall’Ilva alla Torres.

10 giugno

La crescita economica doveva interrompersi con l’arrivo della II guerra mondiale che avrebbe fatto conoscere agli isolani fame e lutti, che si confrontarono direttamente con la guerra, quella guerra alla quale quasi tutti avevano inneggiato il 10 giugno del 1940 in piazza Venezia a Roma ed in piazza Garibaldi a La Maddalena. Dopo una neutralità di nove mesi, l’Italia entra in guerra, contro la Francia e la Gran Bretagna. La rapida uscita dal conflitto della Francia, trasforma lo scontro in una contrapposta difesa del traffico nelle direttrici Nord-Sud (per l’Italia) e Est-Ovest per la Gran Bretagna, forte delle basi di Alessandria d’Egitto e Malta (Mediterranean Fleet) e Gibilterra (Force H). La flotta italiana dispone di due corazzate rimodernate (Conte di Cavour e Giulio Cesare) – al momento dell’entrata in guerra, le corazzate Littorio, Vittorio Veneto, Caio Duilio e Andrea Doria sono ancora in fase di addestramento – 7 incrociatori pesanti, 12 incrociatori leggeri, un centinaio tra cacciatorpediniere e torpediniere e più di 100 sommergibili.
La Maddalena, è classificata Base navale di 2^ categoria, vi ha sede uno dei Comandi metropolitani della Regia Marina, Il comando Militare Marittimo della Sardegna che aveva giurisdizione su tutte le coste sarde e le sue isole. Al comando vi è un ammiraglio di divisione. Dipendono dal Comando militare Marittimo della Sardegna i seguenti Enti/Comandi:

• Comando settore marittimo di Cagliari
• Comandi Servizi della Marina di Porto Torres
• Comandi Servizi della Marina di Olbia
• Comandi Servizi della Marina di S. Antioco
• Il 7° Gruppo sommergibili: Alagi, Adua, Axum, Aradam Diaspro, Corallo, Turchese, Medusa (a Cagliari fino al 1942 e successivamente all’interno dell’Arsenale di La Maddalena)
• La 2^ squadra Torpediniere: Papa, Montanari, cascino, Chinotto
• La 9^ squadra Torpediniere: Cassiopea, Canopo, Cairoli, Mosto
• Navi Ausiliare posamine: Durazzo, Pelagosa, Caralis, Deffenu, Mazara
• La 4^ squadriglia MAS: 501, 502, 503, 504 (dal 43 V^ FLOTMAS)
• Comando Gruppo navi Locali con ben 7 rimorchiatori e 6 cisterne
• 85° Gruppo da Ricognizione Marittima (ad Elmas)
• V^ Sezione Costiera (Olbia)
• A La Maddalena venne costituito già dal 1939 il Comando Aviazione della Sardegna (146^ Sq.182^ Sq.)

La Base navale: nell’isola ha sede l’arsenale della Regia Marina che svolge un’intensa attività con tutte le sue officine. Si eseguono lavori di adattamento e di armamento su unità militari e mercantili requisite per servizio dragaggio, lavori di riparazione a Torpediniere, Mas ed al restante naviglio dipartimentale. Si contano anche 20 unità contemporaneamente ai lavori con numerose immissioni nei bacini ed il personale effettua anche turni di lavoro notturno. All’interno del cantiere si trovavano 7 rimorchiatori, 6 Cisterne, 16 bettoline, 12 autocarri, 1 Camioncino, 3 Autobotti, 8 Autovetture, 1 Autobus, “ Motofurgoni, 2 Motozattere. La forza umana lavorativa è di oltre 600 unità tra militari ed operai civili.
Servizi Commissariato: a la Maddalena ha anche sede una delle 3 Sezioni Metropolitane di Commissariato che gestisce una dotazione di vestiario di 6.300 corredi ed una dotazione di viveri pari a 350.000 razioni che saliranno a 600.000 nel marzo 1942. Il Commissariato può contare su 3 forni ed un frigorifero da 120 quintali di carne. Il Servizio Commissariato ha una forza di 10 ufficiali, 26 sottufficiali e 100 sottocapi/comuni.
Genio Marina: Anche il Genio Marina svolge una potente attività lavorativa di costruzione e potenziamento; a tutto il maggio del 40 si registrano spese di 2.500.000 lire per oltre 51.000 giornate lavorative. Nel solo mese di maggio si registrano spese per 293.000 lire per 5.400 giornate lavorative. Si tratta di lavori i più disparati ed in più punti della Sardegna Costiera, sistemazioni difensive costiere ed antiaeree, depositi di munizioni, ostruzioni, magazzini vari, stazioni R.T. la forza umana è di 1 ufficiale, 1 sottufficiale, 3 impiegati civili, 18 salariati ed oltre 100 mestieranti.
Servizio Sanitario: è imperniato sull’Ospedale Militare di 2^ Categoria di La Maddalena con una forza umana tra medici, infermieri e comuni di un centinaio di unità.
Nell’altalena di podestà e commissari prefettizi nominati prima e durante la guerra ci fu anche Renzo Manca. Il medico maddalenino succedette al regio commissario prefettizio tenente colonnello Giuseppe Attisani e al tenente colonnello Pierino De Felice. Nel 1941 Renzo Manca fu nominato podestà. A lui, nello stesso anno, succedette nella stessa carica Manini.
Secondo le tabelle del personale, la MILMART, aveva occupati 53 ufficiali, 69 sottufficiali e 1087 militari di truppa.

giugno

Mentre si avvertono i primi bombardamenti sulla regione bonifacina, parte il secondo sfollamento, questa volta totale, della popolazione civile maddalenina: in pochi giorni partono 12.000 persone. A luglio, dopo l’armistizio con la Francia e l’apparente ritorno alla normalità, quasi tutti gli sfollati rientreranno. 

11 giugno

Gli altoparlanti, alle ore 18 del 10 giugno, fecero echeggiare le parole del Duce che annunciava la dichiarazione di guerra. La maggior parte dei maddalenini, non si espresse in entusiastiche manifestazioni, ma neanche in critiche. La gente riunita appositamente in piazza Umberto I, inneggiò comunque con le camicie nere alla che attendeva “immancabilmente” i destini dell’Italia fascista e rivoluzionaria. Dalle ore 00.00 del 11, siamo ufficialmente in stato di guerra contro la Francia e l’Inghilterra. Si dispone l’entrata in funzione dei fanali di guerra e lo spegnimento di quelli di pace. Si effettua l’oscuramento della Piazza militare. L’Ammiraglio Comandante militare marittimo della Sardegna e delle piazze di La Maddalena assume tutti i poteri civili e militari. Per la verità c’era stato uno sfollamento “spontaneo” già alla fine di agosto del 1939, allorché apparve chiaro che la guerra sarebbe potuta scoppiare da un momento all’altro. Fu eseguito il primo sfollamento, tutti i civili non necessari alle esigenze militari, dovettero allontanarsi verso la Sardegna, i dipendenti civili furono militarizzati. Ogni dipendente pubblico, in base alla qualifica posseduta, fu fregiato di una striscia colorata da portare al braccio su cui spiccavano i gradi posseduti che lo uniformavano ad un vero e proprio militare e come tale doveva rispondere al proprio comando d’appartenenza. Adesso però lo sfollamento era imposto come “misura di sicurezza”.

24 giugno

Il periodo della guerra si apriva in maniera drammatica con un allarme aereo durante la celebrazione della messa, che dovette essere interrotta, il lunedì 24 giugno.

28 giugno

In navigazione da La Maddalena a Porto Torres, verso le ore 21 a circa 10 miglia da Castelsardo il Piroscafo da carico Alessandro Podestà urtò una mina affondando immediatamente. Costruito nel 1897 appartenente all’armatore Achille Lauro di Napoli, iscritto al compartimento marittimo di Napoli al numero 470, fu requisito dalla Marina Militare dal 20 maggio al 28 giugno del 1940 venne iscritto con la sigla F65, nel ruolo del naviglio ausiliario dello stato ed impiegato nel servizio di pilotaggio foraneo.

novembre

Il generale Antonio Basso assume il comando militare della Sardegna, che terrà per tutta la durata della guerra.

2 novembre

Renzo Manca è nominato commissario prefettizio; ricoprirà l’incarico fino al 9 luglio 1941.

27 novembre

A Capo Teulada, le navi italiane colpiscono l’incrociatore Berwick e gli inglesi danneggiano il cacciatorpediniere Lanciere.

27 dicembre

Muore suor Gotteland, Madre Superiora dell’Istituto San Vincenzo. Aveva solo 67 anni ma “appariva stanca, nonostante il suo carattere energico e la completa dimenticanza di sé che le faceva superare tutto e conservare la sua abituale giovialità”, scrissero le consorelle nell’opuscolo: Nel cinquantesimo anniversario dell’Istituto San Vincenzo di La Maddalena, 28 giugno 1953). “Le compagne, le ragazze e tutti quelli che la circondavano attribuivano quella stanchezza alla pena che provava per gli orrori della guerra che non accennava a finire … Ma Dio aveva fissato il termine di un’esistenza così preziosa che sembrava non dovesse mai spezzarsi. Colpita da un male improvviso la cara suor Gotteland il 27 dicembre 1940 … reclinava il capo morendo, come aveva sempre desiderato, con le armi della carità tra le mani, da buona, operosa, infaticabile Figlia della Carità” (Dall’opuscolo: Nel cinquantesimo anniversario dell’Istituto San Vincenzo di La Maddalena, 28 giugno 1953). I solenni funerali si svolsero il 30 dicembre. Le cronache dell’epoca parlano della commossa partecipazione di circa 8.000 (ottomila) maddalenini. Suor Gotteland è sepolta nel civico Cimitero di La Maddalena. A lei, meritatamente, fu dedicata una via. A quest’Isola infatti dedicò gran parte della sua vita e in quest’Isola volle restare. Vi era giunta 31 anni prima, quando lei di anni ne aveva 36. Non alta di statura, era pienotta, col viso tondo, il naso un po’ adunco, decisa nei modi e con voce squillante. Giungendo in un’Isola, che era piazzaforte militare, con uno stabilimento industriale in sviluppo (il Regio Arsenale), in esplosione demografica, con non poche sacche di povertà e molti problemi e tensioni sociali, con presenze massoniche, socialiste e protestanti, suor Gotteland probabilmente aveva messo in conto di dovervi passare la vita. Donna di grande carità, intelligente, colta, di forte personalità, suor Gotteland interpretò il proprio ruolo con l’autorevolezza che la profonda fede e il rango familiare le consentivano. Le discrete disponibilità finanziarie di cui godeva, le conoscenze, il poter raggiungere chi allora contava, ne fecero un personaggio forte, in grado non solo di seguire ma anche determinare le vicende di un Arcipelago nel quale, il destino, l’aveva portata. Maria Elisa Gotteland nacque a Torino il 1° novembre 1873 da Francesco e Maria Luisa Martinello. Cresciuta nel collegio delle Dame del Sacro Cuore, qui ricevette un’adeguata educazione, una buona cultura e l’indirizzo verso la vita religiosa. Fece così il postulantato a Piacenza, presso la Casa San Sepolcro ed entrò in noviziato a 19 anni, nel 1892. I voti da suora vincenziana li pronunciò a 24 anni, il 2 luglio 1897. Agli inizi del Novecento suor Gotteland fu trasferita a Sassari, città nella quale l’arcivescovo Emilio Parodi e padre Giovanni Battista Manzella, entrambi vincenziani, rendevano particolarmente significativa questa presenza. Nel 1903 a La Maddalena le Figlie della Carità, già presenti da alcuni anni presso l’Ospedale Militare Marittimo, avevano fondato, nonostante la forte opposizione del sindaco massone Alibertini, la Casa San Vincenzo. Questa però, dopo la partenza della superiora suor Teresa Fior, in difficoltà economiche, rischiava di essere chiusa. Chi meglio della trentaseienne torinese poteva risollevare le sorti di quella missione istituita a fatica in un’isola “molto ignorante in fatto di religione, molto lontana dai principi della fede cattolica” nella quale si registrava “l’idolatria garibaldina, l’influenza massonica e la propaganda protestante”? (da: Nel cinquantesimo anniversario dell’Istituto San Vincenzo di La Maddalena, 28.06.1953). Suor Gotteland giunse a La Maddalena nel 1909, accompagnata dalla superiora di Sassari, la oggi Beata suor Giuseppina Nicoli e fu accolta dal parroco Antonio Vico e dalle poche suore rimaste. Ripianati i debiti cercò immediatamente di migliorare le condizioni della Casa, composta, otre che dalle stanze che accoglievano le religiose, da un modesto locale adibito a laboratorio e da un altro piccolo fabbricato usato come asilo ed aula per lezioni. L’acquisto poi di un altro lotto di terreno consentì gradualmente l’ampliamento del convento e la costruzione della chiesetta dedicata alla Immacolata Concezione. Se i rapporti con l’Amministrazione Comunale – all’epoca anticlericale – furono tesi e non pochi furono i contrasti con la Congregazione Evangelica Valdese presente con una chiesa nella centralissima via Garibaldi, diversi e di maggior collaborazione furono invece i rapporti con la Regia Marina Militare, i cui ufficiali ben presto apprezzarono sia il livello delle scuole elementari e dei corsi tenuti dall’Istituto sia le qualità di una Superiora con discrete conoscenze fuori dall’Isola. Suor Gotteland chiese e spesso ottenne dalla Regia Marina, materiali, viveri e anche … la luce elettrica, in anni nei quali le zone non militari di La Maddalena erano ancora illuminate con candele e petrolio. In pochi anni suor Gotteland trasformò l’Istituto San Vincenzo non solo in un grande centro religioso di assistenza e di carità ma anche in una poderosa macchina educativa e culturale (con le classi elementari, i corsi privati per le Medie, quelli di musica, canto, cucito e ricamo), intelligentemente organizzata per convertire l’Arcipelago al cattolicesimo. Subito dopo il 1910 suor Gotteland aveva organizzato un Educantato. Bambine e ragazze giungevano infatti dai paesi vicini e dalle campagne (Santa Teresa, Luogosanto, Arzachena ecc.) per frequentare le scuole allora esistenti a La Maddalena. Nel 1928 l’Istituto ospitava ben 50 educande. Nello stesso anno fu aperto l’Orfanotrofio. Le prime 17 orfanelle inviate dall’O.N.M.I. giunsero nel mese di febbraio e ad esse se ne aggiunsero decine di altre. Nel 1937 suor Gotteland aprì ancora, coll’aiuto del podestà Aldo Chirico (l’avvento del Fascismo aveva sensibilmente migliorato i rapporti coll’Amministrazione Comunale), una Casa di Riposo per accogliere anziani soli, malati e senza mezzi di sostentamento. Presente fin dal sorgere dell’Istituto l’Associazione delle Figlie di Maria, nel 1930 suor Gotteland fondò anche a La Maddalena quella delle Dame della Carità, organizzate per l’assistenza ai poveri ed agli ammalati. Nel periodo tra le due Guerre ottenne l’uso dalla Regia Marina, per un breve periodo, della Batteria militare costiera di Punta Tegge, dove organizzò le Colonie estive, poi adibita questa di nuovo ad usi militari, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale. Suor Gotteland collaborò attivamente con i parroci presenti nell’Isola (canonico Antonio Vico prima e don Salvatore Capula dopo, per la designazione del quale, pare, fu determinante il suo gradimento) sia per l’insegnamento del catechismo (in Istituto, in parrocchia e nelle scuole) sia per tutte le altre attività. Alle suore di San Vincenzo era affidata, fin dalla costruzione del 1906, la chiesa di Moneta. E vincenziane, spesso distaccate dall’Istituto, erano le suore dell’Ospedale Militare. Il vescovo Albino Morera durante le sue visite pastorali fu sempre ospite presso l’Istituto. Il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra contro l’Inghilterra e la Francia. La vicinanza alla Corsica ed il pericolo di bombardamenti imposero l’esodo della popolazione civile (lo sfollamento). Suor Gotteland con 15 suore e 40 orfanelle sfollarono a Tempio assieme a migliaia di maddalenini. Anche in quella circostanza, tra i profughi, suor Gotteland profuse grandi energie caritative ed organizzative. Cessato temporaneamente lo sfollamento, ci fu il rientro a La Maddalena, presso l’Istituto, che era comunque rimasto aperto con due suore. 

30 dicembre

Il funerale di suor Gotteland, che fu celebrato con “mesto e trionfale corteo, la banda della Regia Marina, rappresentanze d’associazioni locali e di scolaresche, le orfane dell’Istituto e il clero, il viceprefetto di Sassari Mocci, il segretario politico in rappresentanza del segretario federale del P.N.F, l’ammiraglio Pio Poma in rappresentanza dell’ammiraglio Augusto Mengotti, il commissario prefettizio Renzo Manca, oltre rappresentanze ufficiali delle tre armi e una densa fiumana di popolo commosso” Lungo il tragitto del feretro, il corrispondente dell’epoca, calcolò che “oltre ottomila persone abbiano fatto ala al corteo funebre e che la turba dei poveri non poté contenere le lacrime al passaggio della loro più larga benefattrice“.