Correva l’anno 1940

6 gennaio

Viene emanata una Delibera podestarile dal dott. Aldo Chirico per stanziamento fondi per viaggio del Podestà in Tripolitania (Libia), per l’inaugurazione del villaggio Garibaldi. Il Podestà portò un labaro con un cofanetto di terra di Caprera. Richiamando una corrispondenza del Governatore della Tripolitania Italo Balbo, si scoprirà solo nel 1953 che la spesa realmente sostenuta per la spedizione ammontò a 5.504,20 lire.

10 gennaio

In un naufragio al largo dell’isola di Caprera muoiono 9 persone. Nella notte il motoveliero Giulio B., salpato dal porto di Trapani e diretto a Genova, con un carico di trecentocinquanta tonnellate di sale, fece naufragio al largo dell’isola delle Bisce, a sud-est di Caprera. “Il tempo era tranquillo, anche se si prevedeva vento e mare da greco-levante, per questo il comandante decise di tirare verso le isole Ponziane, per prendere il ridosso della penisola sino al porto del capoluogo ligure- racconta oggi il Capitano Superiore di lungo corso Zeffiro Rossi, segretario dipartimentale dell’Unione Nazionale Medaglie d’Oro di Lunga Navigazione- Ma nei pressi dell’ Isola di Ponza, quando erano ormai vicini al ridosso, furono sorpresi dalla tempesta e non vi fu altro scampo che volgere la prora verso la Sardegna. La notte e il giorno successivo, era il 10 gennaio, li trascorsero sbattuti dal mare, tra vento gelido, grandine e neve. Gli uomini cercarono rifugio nel Golfo Aranci, ma le tenebre e la foschia portarono il bastimento ad infrangersi sull’isola delle Bisce, vicino a Capo Ferro”. Dei nove uomini di equipaggio, uno solo riuscì a salvarsi. Si chiamava Francesco Bertacca, ed era il figlio del comandante della nave, Carlo Bertacca. Francesco restò aggrappato ad uno scoglio per tre giorni e per tre notti. Suo padre e suo fratello Glauco, secondo motorista, non furono altrettanto fortunati. Dopo qualche giorno, le tre salme che si riuscirono a ricuperare in mare, furono trasportate a Viareggio a bordo del motopeschereccio “Misocche” partito da Piombino, il cui armatore si era offerto per la dolorosa missione di riportare al paese natio i corpi, sino a quel momento ritrovati, delle vittime del Giulio B. Pasquale Rivieccio (Squarciò) e altri maddalenini si mobilitarono per i primi soccorsi. Lo per apprendiamo da un pezzo estratto dal giornale L’Isola del 13/1/1940. che nella sua parte finale riporta: «In questo periodo tormentato da tante guerre fa bene al cuore vedere come un padre di 10 figli, come il Rivieccio, non esiti a rischiare la vita per portare la salvezza ad un altro marinaio, a lui sconosciuto, che corre l’alea suprema di perderla». 

20 gennaio

Al momento dell’inizio delle ostilità era comandante della Base l’Ammiraglio di divisione Ettore Sportilello, Assunto l’incarico il 20 gennaio, lo lasciò il 18 ottobre dello stesso anno.

31 gennaio

Muore Vincenzo Bolasco. Era nato alla Maddalena nel 1847, aveva 19 anni quando partecipò alla terza guerra d’indipendenza, e in particolare alla sfortunata battaglia di Custozza (giugno 1866).

 1 aprile

L’Ilvarsenal, avviata a vincere il campionato di Prima divisione Sardegna, vince 1-0 contro la Torres (andata 3-0 sempre per l’Ilvarsenal) grazie a un gol di Salvatore Zichina (colui che come giocatore prima e come allenatore dopo, rappresenterà il simbolo del calcio a La Maddalena per almeno trent’anni.). In Sardegna quell’anno c’erano tre gironi, l’Ilva vinse il suo con 15 punti distaccando la seconda con 3 punti. Nella doppia sfida l’anno successivo: il 2 febbraio 1941 i maddalenini ottengono uno storico 3-0 (segnano Zichina e due volte Faiella), ma al ritorno i sassaresi, allenati dalla coppia Balata-Sussarello, si rifanno con gli interessi: il 13 aprile all’Acquedotto finisce 4-0 (due reti a testa per Mastino e Tosolini). L’anno successivo Antonio Faiella passerà dall’Ilva alla Torres.

10 giugno

La crescita economica doveva interrompersi con l’arrivo della II guerra mondiale che avrebbe fatto conoscere agli isolani fame e lutti, che si confrontarono direttamente con la guerra, quella guerra alla quale quasi tutti avevano inneggiato il 10 giugno del 1940 in piazza Venezia a Roma ed in piazza Garibaldi a La Maddalena. Dopo una neutralità di nove mesi, l’Italia entra in guerra, contro la Francia e la Gran Bretagna. La rapida uscita dal conflitto della Francia, trasforma lo scontro in una contrapposta difesa del traffico nelle direttrici Nord-Sud (per l’Italia) e Est-Ovest per la Gran Bretagna, forte delle basi di Alessandria d’Egitto e Malta (Mediterranean Fleet) e Gibilterra (Force H). La flotta italiana dispone di due corazzate rimodernate (Conte di Cavour e Giulio Cesare) – al momento dell’entrata in guerra, le corazzate Littorio, Vittorio Veneto, Caio Duilio e Andrea Doria sono ancora in fase di addestramento – 7 incrociatori pesanti, 12 incrociatori leggeri, un centinaio tra cacciatorpediniere e torpediniere e più di 100 sommergibili.
La Maddalena, è classificata Base navale di 2^ categoria, vi ha sede uno dei Comandi metropolitani della Regia Marina, Il comando Militare Marittimo della Sardegna che aveva giurisdizione su tutte le coste sarde e le sue isole. Al comando vi è un ammiraglio di divisione. Dipendono dal Comando militare Marittimo della Sardegna i seguenti Enti/Comandi:

• Comando settore marittimo di Cagliari
• Comandi Servizi della Marina di Porto Torres
• Comandi Servizi della Marina di Olbia
• Comandi Servizi della Marina di S. Antioco
• Il 7° Gruppo sommergibili: Alagi, Adua, Axum, Aradam Diaspro, Corallo, Turchese, Medusa (a Cagliari fino al 1942 e successivamente all’interno dell’Arsenale di La Maddalena)
• La 2^ squadra Torpediniere: Papa, Montanari, cascino, Chinotto
• La 9^ squadra Torpediniere: Cassiopea, Canopo, Cairoli, Mosto
• Navi Ausiliare posamine: Durazzo, Pelagosa, Caralis, Deffenu, Mazara
• La 4^ squadriglia MAS: 501, 502, 503, 504 (dal 43 V^ FLOTMAS)
• Comando Gruppo navi Locali con ben 7 rimorchiatori e 6 cisterne
• 85° Gruppo da Ricognizione Marittima (ad Elmas)
• V^ Sezione Costiera (Olbia)
• A La Maddalena venne costituito già dal 1939 il Comando Aviazione della Sardegna (146^ Sq.182^ Sq.)

La Base navale: nell’isola ha sede l’arsenale della Regia Marina che svolge un’intensa attività con tutte le sue officine. Si eseguono lavori di adattamento e di armamento su unità militari e mercantili requisite per servizio dragaggio, lavori di riparazione a Torpediniere, Mas ed al restante naviglio dipartimentale. Si contano anche 20 unità contemporaneamente ai lavori con numerose immissioni nei bacini ed il personale effettua anche turni di lavoro notturno. All’interno del cantiere si trovavano 7 rimorchiatori, 6 Cisterne, 16 bettoline, 12 autocarri, 1 Camioncino, 3 Autobotti, 8 Autovetture, 1 Autobus, “ Motofurgoni, 2 Motozattere. La forza umana lavorativa è di oltre 600 unità tra militari ed operai civili.
Servizi Commissariato: a la Maddalena ha anche sede una delle 3 Sezioni Metropolitane di Commissariato che gestisce una dotazione di vestiario di 6.300 corredi ed una dotazione di viveri pari a 350.000 razioni che saliranno a 600.000 nel marzo 1942. Il Commissariato può contare su 3 forni ed un frigorifero da 120 quintali di carne. Il Servizio Commissariato ha una forza di 10 ufficiali, 26 sottufficiali e 100 sottocapi/comuni.
Genio Marina: Anche il Genio Marina svolge una potente attività lavorativa di costruzione e potenziamento; a tutto il maggio del 40 si registrano spese di 2.500.000 lire per oltre 51.000 giornate lavorative. Nel solo mese di maggio si registrano spese per 293.000 lire per 5.400 giornate lavorative. Si tratta di lavori i più disparati ed in più punti della Sardegna Costiera, sistemazioni difensive costiere ed antiaeree, depositi di munizioni, ostruzioni, magazzini vari, stazioni R.T. la forza umana è di 1 ufficiale, 1 sottufficiale, 3 impiegati civili, 18 salariati ed oltre 100 mestieranti.
Servizio Sanitario: è imperniato sull’Ospedale Militare di 2^ Categoria di La Maddalena con una forza umana tra medici, infermieri e comuni di un centinaio di unità.
Nell’altalena di podestà e commissari prefettizi nominati prima e durante la guerra ci fu anche Renzo Manca. Il medico maddalenino succedette al regio commissario prefettizio tenente colonnello Giuseppe Attisani e al tenente colonnello Pierino De Felice. Nel 1941 Renzo Manca fu nominato podestà. A lui, nello stesso anno, succedette nella stessa carica Manini.
Secondo le tabelle del personale, la MILMART, aveva occupati 53 ufficiali, 69 sottufficiali e 1087 militari di truppa.

11 giugno

Gli altoparlanti, alle ore 18 del 10 giugno, fecero echeggiare le parole del Duce che annunciava la dichiarazione di guerra. La maggior parte dei maddalenini, non si espresse in entusiastiche manifestazioni, ma neanche in critiche. La gente riunita appositamente in piazza Umberto I, inneggiò comunque con le camicie nere alla che attendeva “immancabilmente” i destini dell’Italia fascista e rivoluzionaria. Dalle ore 00.00 del 11, siamo ufficialmente in stato di guerra contro la Francia e l’Inghilterra. Si dispone l’entrata in funzione dei fanali di guerra e lo spegnimento di quelli di pace. Si effettua l’oscuramento della Piazza militare. L’Ammiraglio Comandante militare marittimo della Sardegna e delle piazze di La Maddalena assume tutti i poteri civili e militari. Per la verità c’era stato uno sfollamento “spontaneo” già alla fine di agosto del 1939, allorché apparve chiaro che la guerra sarebbe potuta scoppiare da un momento all’altro. Fu eseguito il primo sfollamento, tutti i civili non necessari alle esigenze militari, dovettero allontanarsi verso la Sardegna, i dipendenti civili furono militarizzati. Ogni dipendente pubblico, in base alla qualifica posseduta, fu fregiato di una striscia colorata da portare al braccio su cui spiccavano i gradi posseduti che lo uniformavano ad un vero e proprio militare e come tale doveva rispondere al proprio comando d’appartenenza. Adesso però lo sfollamento era imposto come “misura di sicurezza”.

24 giugno

Il periodo della guerra si apriva in maniera drammatica con un allarme aereo durante la celebrazione della messa, che dovette essere interrotta, il lunedì 24 giugno.

28 giugno

In navigazione da La Maddalena a Porto Torres, verso le ore 21 a circa 10 miglia da Castelsardo il Piroscafo da carico Alessandro Podestà urtò una mina affondando immediatamente. Costruito nel 1897 appartenente all’armatore Achille Lauro di Napoli, iscritto al compartimento marittimo di Napoli al numero 470, fu requisito dalla Marina Militare dal 20 maggio al 28 giugno del 1940 venne iscritto con la sigla F65, nel ruolo del naviglio ausiliario dello stato ed impiegato nel servizio di pilotaggio foraneo.

novembre

Il generale Antonio Basso assume il comando militare della Sardegna, che terrà per tutta la durata della guerra.

27 novembre

A Capo Teulada, le navi italiane colpiscono l’incrociatore Berwick e gli inglesi danneggiano il cacciatorpediniere Lanciere.

27 dicembre

Dopo trent’anni l’Istituto San Vincenzo perde la sua fondatrice e l’animatrice più fervida e severa, Suor Maria Elisa Gotteland, madre superiora dell’Istituto San Vincenzo, arrivata per questo compito da circa venti anni ai confini dell’Impero. Un personaggio storico che si affermò in quest’isola col piglio dell’imprenditrice e dell’amministratrice di anime, ma, soprattutto, di ragazze figlie di persone “perdute”, o comunque estremamente indigenti. Di sangue nobile o quasi (comunque di famiglia molto vicina alla Casa Reale) veniva definita “tenera come una madre e fiera come un generale”. Fu lei a organizzare, durante lo sfollamento, il trasferimento nei vari paesi della Gallura di intere famiglie isolane, assicurandosi di persona della loro sistemazione e sicurezza. Il Prefetto di Sassari ebbe a dire che, in quelle circostanze, la Superiora dell’Istituto San Vincenzo, operò “più e meglio di una squadra di agenti”.
Fondò nel suo Istituto la scuola materna, le Elementari, le Medie, con l’appoggio della Marina Militare e delle famiglia degli ufficiali in primis, e della borghesia cittadina, ai cui figli garantì un’istruzione confessionale, ma comunque al riparo dal confronto quanto meno ispido con i ragazzotti locali sempre un po’ troppo maneschi e sboccati, secondo la legge della strada. D’altra parte, analizzando le carte, c’è il sospetto che l’Istituto nel 1902 fosse stato insediato anche per risolvere il problema dei militari che non volevano in alcun modo mischiare i loro figli a quelli degli indigeni locali. Documentata è la lotta senza quartiere per ubicare l’imponente edificio scolastico in regione lo Scoglio (fuori mano) mentre i militari lo chiedevano proprio in piazza Comando, alle spalle di Cala Mangiavolpe, dove poi si costruì l’Ufficio Postale. Complice la faida tra le due società di mutuo soccorso (XX Settembre e Elena di Montenegro) la disputa si esaltò in una scazzottata generale davanti al palazzo Reale di Torino.
La Madre Superiora, comunque, d’intesa con il parroco Salvatore Capula, si presero pure la briga di combattere la chiesa anglicana e di tenere a bada la loggia massonica.
Al funerale della madre superiora-narra una cronaca-si presentarono oltre 8.000 persone. Fu una sorpresa per tutti, che dimostrò come questa donna austera ed energica ad un tempo, avesse segnato profondamente in positivo la vita di quest’isola. Il feretro fu seguito dalle massime autorità provinciali o dai loro diretti rappresentanti. “L’omaggio più commovente-racconta un cronista-lo diedero la turba dei poveri che non potevano contenere le lagrime al passaggio della loro più larga benefattrice”. Centinaia furono i telegrammi che pervennero all’Istituto dalle parti più disparate d’Italia.

30 dicembre

Il funerale di suor Gotteland, che fu celebrato con “mesto e trionfale corteo, la banda della Regia Marina, rappresentanze d’associazioni locali e di scolaresche, le orfane dell’Istituto e il clero, il viceprefetto di Sassari Mocci, il segretario politico in rappresentanza del segretario federale del P.N.F, l’ammiraglio Pio Poma in rappresentanza dell’ammiraglio Augusto Mengotti, il commissario prefettizio Renzo Manca, oltre rappresentanze ufficiali delle tre armi e una densa fiumana di popolo commosso” Lungo il tragitto del feretro, il corrispondente dell’epoca, calcolò che “oltre ottomila persone abbiano fatto ala al corteo funebre e che la turba dei poveri non poté contenere le lacrime al passaggio della loro più larga benefattrice“.