Correva l’anno 1941
Il regime fascista, decide nel ’41, di dedicare un mausoleo a Costanzo Ciano. Un’opera grandiosa. La statua, alta 13 metri, avrebbe dovuto sormontare il mausoleo, accanto ad un altissimo fascio littorio. Il granito prescelto è quello maddalenino; lo scultore incaricato di scolpire la statua, il maestro Arturo Dazzi, ha un debole per questo tipo di pietra: “E’ compatta, di grande effetto statuario”, sostiene. Gli scalpellini della cava di Villamarina, di proprietà della famiglia Serra, si mettono subito all’opera sotto la supervisione del grande artista del regime. Una prima “tranche” dei lavori viene condotta a termine; il busto, ad esempio, è una figura imponente dallo sguardo fiero, il capo ricoperto dalla berretta cerata, il copricapo tipico dei marinai, e altri pezzi fondamentali dell’intera struttura. Ma la stella del Duce è sul punto di spegnersi. La sconfitta militare, le divergenze fra alcuni dei suoi più fidati collaboratori, il malcontento popolare. Mussolini cade sotto i colpi inferti dai suoi oppositori interni (Vittorio Emanuele III compreso) il 25 luglio del 1943. Fra i promotori dell’ordine del giorno vi è Galeazzo Ciano, figlio di Costanzo. Il suo parere non sempre ha coinciso con quello del suocero, anche se fino a quel momento gli atteggiamenti non erano mai andati al di là di qualche variazione tattica sulla strategia politico-militare Mussoliniana. Il 26 luglio 1943 gli scalpellini di Villamarina sospendono i lavori: la statua dell’eroe di Buccari viene abbandonata in cava. Resterà solo il busto collocato per terra, circondato da pezzi rovesciati del corpo. La statua, è ancora là, a vegliare sulle numerose navi che transitano nell’Arcipelago. Ha perso l’epicità di un monumento al regime per diventare semplicemente un monumento al marinaio. Vedi anche il Video Documentario “U giganti curcatu“.
Il completamento della rete idrica porta l’acqua in tutte le case di Palau.
19 gennaio
Muore il capostipite di una grande famiglia di fotografi, Francesco Bini, padre di Pensiero e Moderno. E’ stato a La Maddalena dal 1920 al 1940. Era nato a Caltanissetta il 15 febbraio 1883.
1 marzo
Viene aperta la Scuola Allievi Operai all’Arsenale di Moneta. Si organizzò in due soli corsi: 1941/1943 e 1942/1945, prima di venire chiusa a causa della guerra e delle su conseguenze. Gli allievi iscritti al primo corso furono 43: Francesco Aversano, Natale Berretta, Salvatore Brundu, Luigi Cianchetti, Antonio Conti, Enzo Cotroneo, Battista Cossu, Benedetto Deleuchi, Gaetano Demurtas, Mario Fanti, Filiberto Ferrando, Salvatore Gesu, Vincenzo Impagliazzo, Quintino Leoni, Giovanni Licheri, Vittorio Longo, Mario Lubrano, Giovanni Maciocco, Salvatore Manca, Arnaldo Mannoni, Francesco Mazzella, Francesco Molitierno, Augusto Morelli, Giacomo Nieddu, Manlio Oggiano, Giuseppe Oriani, Antonio Pais, Claudio Pala, Francesco Panzani, Gennaro Piras e Ottavio Sini. Insegnante Euro Orioni e coordinatore Giosuè Orlando. Condizioni generali per essere ammessi alle lezioni: certificato d’iscrizione alla Gioventù Italiana del Littorio. Retribuzione: £ 8 giornaliere. Divisa: tenuta con giacca e pantaloni da lavoro con berretto, una tenuta sportiva costituita da una farsetto con mutandine da ginnastica.
giugno
Il “San Salvatore” era il gioiello e il vanto della famiglia ponzese Sandolo (Salvatore Sandolo di Le Forna aveva quattro figli maschi: Gennarino, Francesco detto Ciccillo, Raffaele, Benedetto e tre splendidi burchielli, il “S. Salvatore” il “S. Filomena” e il “Maria Assunta”).. Era una goletta bi-alberi; 30 metri di lunghezza e 120 tonnellate di stazza. Aveva le stive dotate di burchielli per il mantenimento e il trasporto delle aragoste dalla Tunisia, dalla Sardegna e dalla Corsica sui mercati di Marsiglia e di Barcellona. Venne costruito nel 1922 a Torre del Greco e fu il primo bastimento di Ponza a dotarsi di motore, un 24 cavalli. Durante la guerra il governo italiano lo requisì e l’adattò al trasporto merci. Nel 1941 nel canale di Sardegna, mentre trasportava formaggio da Olbia a Civitavecchia venne intercettato da un sottomarino inglese che intimò al comandante di salire tutti sulla scialuppa e di abbandonare il bastimento. L’equipaggio era composto da sei uomini: oltre a Benedetto e Raffaele a bordo vi erano Domenico Sandolo e Vincenzo Di Fazio detto “Moscardino”. Una volta abbandonato il bastimento, gli inglesi lo cannoneggiarono affondandolo. I naufraghi erano a 20 miglia dalla costa della Sardegna e con la morte negli occhi e la paura nel cuore, con la piccola scialuppa raggiunsero a remi La Maddalena, dopo 24 ore di navigazione. Le guardie costiere italiane non sapendo chi fossero stavano per sparargli addosso. Si racconta che nei giorni seguenti il sommergibile inglese venne speronato e affondato da una nave civile italiana. Il glorioso “S. Salvatore” era colato a picco. Una sciagura immane si era abbattuta sulla famiglia Sandolo. Ne aveva solcati mari, ne aveva affrontate tempeste, ne aveva toccati porti quello splendido burchiello! Vederlo arrivare a Ponza a vele spiegate era motivo di orgoglio per tutti i ponzesi. Il 4 novembre del 1965, ai fratelli Gennaro e Francesco Sandolo, ormai capitani marittimi in pensione, il Comandante del Porto di Ponza, Maresciallo Trovato, alla presenza delle autorità Civili e Militari, consegnò la Medaglia d’Oro e il Brevetto di Lunga Navigazione per aver navigato sui motovelieri per più di 35 anni, conferiti dall’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
10 luglio
Il ragioniere capo della prefettura, Ferdinando Franco, è nominato commissario prefettizio di La Maddalena; ricoprirà l’incarico fino al 12 agosto.
30 luglio
Cade subito dopo il decollo l’idrovolante Ostia-Cagliari. Muoiono 5 dei 25 passeggeri: tra loro Anna Marongiu, pittrice e incisoria cagliaritana.
13 agosto
Renzo Manca è di nuovo commissario prefettizio; ricoprirà l’incarico fino a dicembre.
10 settembre
L’incrociatore Bolzano, partecipò attivamente a tante operazioni di scorta e battaglie navali contro la flotta Inglese, come quella di Punta Stilo (9 luglio 1940) e di Capo Teulada (15 novembre 1940), mentre nel 1941 scortò con altre unità vari convogli. Il 26 agosto 1941 l’incrociatore, in fase di rientro in porto dopo una mancata intercettazione nemica, fu colpito da un siluro del sommergibile inglese HMS Triumph (Lt. Cdr. Woods) appostato poco a nord dello stretto. (Il Triumph faceva parte di un gruppo di sommergibili inglesi appartenenti alla 10^ Flottiglia di Malta Ed 8^ di Gibilterra, appostati in agguato presso gli ingressi dello stretto) Dopo il siluramento il Bolzano riuscì a rientrare a Messina con l’ausilio di due rimorchiatori, rimase tre mesi in riparazione. Ma il 10 settembre dello stesso anno fu colpito da una bomba durante un attacco inglese sul porto, subendo nuovi danni e vittime tra il personale, tra cui il maddalenino Santino Deligia. Il Deligia rimane ferito sul R.I. Bolzano in seguito al siluramento di Agosto 1941. A Messina si preparava per partire in convalescenza a La Maddalena (dove i familiari erano stati avvertiti del suo imminente arrivo), ma rimase vittima nell’incursione aerea di settembre subita in porto. A Messina la marina organizzò solenni funerali per Deligia, al termine dei quali venne seppellito nel cimitero della stessa città. La madre di Santino scrisse allora un’accorata lettera a donna Rachele Mussolini, chiedendo di riavere la salma. La moglie del duce le rispose che la salma sarebbe stata traslata a fine guerra. Alla famiglia Deligia arrivarono, spedite dalla Marina, le foto del funerale svolto a Messina e della tomba. Dopo la guerra, nel 1947 , un’impresa funebre, incaricata dalla Marina italiana, si occupò della traslazione della salma. I familiari si recarono ad Olbia per ricevere una cassetta con i resti del corpo di Deligia , dissepolto da Messina. La cassetta venne messa dentro una bara normale, e con un camion messo a disposizione dalla M.M. avviene il trasporto a La Maddalena. Qui viene fatto il funerale con gli Onori Militari, quindi la sepoltura nel Cimitero Civico di La Maddalena, nella zona dedicata ai Caduti della Guerra. In un secondo tempo vengono consegnati ai familiari gli effetti personali del Deligia Santo, fratello del Giuseppe più volte sindaco della città.
27 settembre
Brutta avventura per l’antifascista maddalenino Salvatore Marcello di La Maddalena. Noto comunista, emigrò clandestinamente in Corsica nel 1930, stabilendosi a Portovecchio, dove svolse diversi lavori. La Prefettura di Sassari, nel proprio schedario, traccia il seguente profilo dell’antifascista maddalenino: “Espatriò in Corsica nel 1930, clandestinamente, e si stabilì a Portovecchio dove lavorò come minatore, poi nelle saline e quindi da bracciante. S’iscrisse nel 1935 al Sindacato C.G.T. di tendenza estremista e partecipò a uno sciopero dei portuali nel 1936. Distribuì in Francia giornali e manifesti antifascisti, mentre la sua figliuola Maddalena di 10 anni distribuiva fiori rossi in occasione di manifestazioni comuniste. Prese parte alla campagna spagnola con i rossi; nel settembre 1938 fu ferito alla gamba destra e al capo. Il 27 settembre 1941 veniva accompagnato dalla gendarmeria francese e consegnato in stato d’arresto alla polizia italiana di confine, reduce dai campi di concentramento francesi di Adde, San Cipriano e Vernet. […]. Appartiene a famiglia di pastori ed è vissuto in un ambiente socialmente e moralmente malsano. È analfabeta, pressoché ottuso di mente, per cui viene facilmente impiegato dagli elementi comunisti e antifascisti in manifestazioni avverse al Fascismo”.
14 dicembre
Nell’affondamento della sua nave, muore il sottotenente di vascello Sergio Novi, nato a La Maddalena, insignito di medaglia d’oro e d’argento al valor militare.