Cossiga, Deligia e La Maddalena
“Ci siamo conosciuti con Francesco Cossiga nei primissimi anni Cinquanta a Sassari”, racconta Giuseppe Deligia, per cinque volte sindaco democristiano di La Maddalena. “Io ero delegato del Movimento Giovanile della DC di La Maddalena. Mi aveva fatto candidare e fui eletto nel Comitato Provinciale Giovanile. Io avevo vent’anni, lui ventuno ma era già laureato ed era dirigente politico. Il suo è stato un bruciare le tappe. E’ stato infatti il più giovane presidente del Senato, il più giovane presidente del Consiglio e il più giovane presidente della Repubblica”. Fin da giovanissimo Cossiga si era manifestato politico di razza con maturità conseguita al Liceo Azuni di Sassari, frequentazione della FUCI e della sacrestia di mons. Masia. Fu a soli 28 anni che concepì e guidò, insieme a Nino Giagu De Martini, Pietrino Soddu, Paolo Dettori, Michele Corda, Pietro Pala, Angelo Solinas, Piero Are, Mario Derola e il maddalenino Pasqualino Serra, la rivoluzione dei ‘Giovani Turchi’, volta a defenestrare l’intera classe politica e dirigente sassarese, proveniente dal vecchio Partito Popolare e trasmigrata della DC. Pochi giorni prima del 19 marzo 1956, data in cui i Giovani Turchi (il singolare appellativo lo diede Egle Monti, un’affermata giornalista continentale che seguiva sia la politica che il costume ed il cinema) vinsero le elezioni per il direttivo provinciale della DC, “Cossiga venne a Maddalena per illustrare questa nuova idea e questo nuovo gruppo che voleva defenestrare la vecchia guardia DC. Con lui – ricorda Deligia – c’erano Nino Giagu, Pietrino Soddu, Piero Are, Paolo Dettori. Lui, Cossiga, dava molta importanza a La Maddalena e da allora non trascurò mai di farci visita in ogni campagna elettorale, fosse comunale, regionale o nazionale. Ci teneva che la Democrazia Cristiana si affermasse in quest’isola”. L’incontro con i giovani democristiani si svolse nella sede del partito in via Ilva, e li ha trovato un gruppo che lo ha subito sostenuto, e con entusiasmo, escluso qualcuno più grande di noi – afferma ancora Deligia – come ad esempio Donato Pedroni, che in un primo momento era rimasto col vecchio gruppo. Noi eravamo io, Pasqualino Serra, Giudo Mura ed altri. Il segretario locale della DC era Sebastiano Azara. Don Capula non aveva aderito. Era rimasto con il ‘vecchio’. Lui era sì per le novità ma aveva un forte rapporto con la vecchia guardia DC, che era capitanata da Antonio Segni, e con lui aveva un rapporto molto forte. Don Capula non fece un trasferimento immediato da un fronte all’altro. Noi giovani avevamo invece capito che era giusto dare manforte a questo gruppo di altri giovani che voleva modificare la fisionomia del partito in Provincia. Eravamo una generazione di ventenni e trentenni che volevano cambiare i modi, lo stile e i contenuti della politica locale e provinciale”.
I rapporti tra i giovani democristiani maddalenini che diedero manforte alla ‘rivoluzione’ s’intensificarono dopo la conquista della segreteria provinciale che vide l’elezione a nuovo segretario di Francesco Cossiga e quella degli uomini del suo gruppo quali membri del direttivo. Nel 1958 venne fondato ‘Il Democratico’, organo ufficiale dei Giovani Turchi, giornale che per un certo periodo ti tempo venne distribuito anche a La Maddalena e sempre nel 1958 Cossiga si candidò alle elezioni per la Camera dei Deputati, venendo eletto per la prima volta: aveva trent’anni. “A Maddalena prese un barcata di voti. Qui c’era una sezione importante da lui sempre curata, era il suo collegio!” ricorda sempre Giuseppe Deligia. “Non solo ma quando c’erano i congressi, i convegni o altre iniziative politiche di rilievo a Sassari, alla sezione DC di La Maddalena venivano sempre messi a disposizione grandi mezzi, pur di averci a Sassari. Eravamo intraprendenti, un po’ chiassose ci distinguevamo in mezzo agli altri gruppi e sezioni della Provincia. Andavamo numerosi, in treno o in pullman e sempre con le bandiere”.
Il termine Giovani Turchi, affibbiato dalla giornalista Monti, fu mutuato dalla stessa in riferimento al movimento politico dell’inizio del XX secolo costituitosi in Turchia, allo scopo di trasformare il vecchio impero Ottomano. Era prevalentemente composto da intellettuali e da studenti universitari oltre che da militari, i quali avevano come obbiettivo la modernizzazione e l’occidentalizzazione dell’intera società, liberandosi dei ‘Vecchi Turchi’. Nel nostro caso i giovani DC si ‘liberarono’ dei vecchi notabili trasmigrati dal Partito Popolare di don Sturzo e da altri settori politici. I Giovani Turchi di Sassari in poco tempo “soppiantarono la vecchia classe dirigente, conquistando una forte rappresentanza di questo gruppo a livello regionale ed a livello parlamentare. Giagu, Dettori e Soddu in Regione, Cossiga a Roma. Tutti venivano sempre rieletti con grande suffragio”, ricorda Deligia. “Poi ci fu la divisione. Ognuno voleva una propria autonomia, un proprio ruolo. Anche tra noi a La Maddalena ci si separò. I cambiamenti che avvenivano in Provincia trascinavano sempre la periferia”. Ci fu così la divisione anche a La Maddalena fra gli amici di Francesco Cossiga e gli amici dell’emergente Beppe Pisanu, gli amici di Nino Giagu e quelli di Pietrino Soddu. Giuseppe Deligia ed i suoi amici (e don Capula ndr) con Cossiga e Giagu, Pasqualino Serra ed il suo gruppo con Pisano e Soddu che poi a livello nazionale erano “morotei”, mentre i primi erano “basisti”. “Tutti però nell’ambito della Sinistra DC”, sottolinea Deligia.
In tutte le consultazioni elettorali, “c’era a La Maddalena questo confronto interno per vedere chi prevaleva, per determinare poi i rapporti di forza” all’interno della sezione del Consiglio Comunale. “Gli amici di Cossiga e gli amici di Giagu prendevano però sempre più voti!”, afferma Deligia. “C’era però una buona convivenza. La sezione quasi sempre era appannaggio dei morotei anche se le vittorie elettorali erano più dei basisti. Era quasi un tacito convivere. Noi avevamo la maggioranza nel gruppo consigliare però era difficile avere un sindaco, noi cossighiani. I sindaci dovevano essere sempre di una parte. Cioè dei morotei. Da Francesco Susini a Pietro Ornano, a Battista Fabio, a Stefano Cuneo a Josto Tramoni. Infatti il primo sindaco vero cossighiano, vero di Giagu, son stato io. Noi eravamo dieci su quindici. Secondo loro non avevamo la persona adatta per fare il sindaco. Noi eravamo il gruppo degli operai, degli arsenalotti …. Avevamo la maggioranza e quando l’abbiamo imposta c’è stata la rottura di Zoccheddu, che era un insegnante, che era entrato a far parte del nostro gruppo. Pedroni, Deligia Campus …. Il sindaco non lo potevano fare …. ma con Zoccheddu sì. Zoccheddu però non lo votarono! Il sindaco doveva essere per forza moroteo! E allora per eleggere Salvatore Zoccheddu, nel 1960, abbiamo rotto con il gruppo consigliare DC e abbiamo fatto alleanza e maggioranza con i cinque della Lista Tricolore, che era il gruppo di Sforazzini”. Cossiga seguiva da lontano queste vicende interne alla Democrazia Cristiana maddalenina. “Lui qui aveva il suo gruppo ma era amico di tutti”.
Zoccheddu sindaco durò un annetto (amministrò con Giuseppe Deligia, Antò Chessa, Anita Cauli e Mario Carta assessori), fino allo scadere del mandato ed alle nuove elezioni svoltesi nel novembre 1961, nelle quali la DC ebbe ancora maggioranza assoluta. Il suo successore fu Josto Tramoni, medico, dentista, moroteo, che rimase in carica fino al 1965. Nel 1966 venne eletto Pietrino Vasino, anche lui moroteo, finché nel 1967 fu la volta di Deligia. “Quando si profilò la possibilità della mia elezione a sindaco, ci fu forte sostegno da parte di Cossiga, come anche di Giagu. In Consiglio però – ricorda Cossiga – ci fu lo sgambetto da parte di qualcuno della DC. Si cercò di far mancare qualche voto, in modo che io non venissi eletto. Noi …. però … qualche voto lo avevamo trovato in un altro gruppo non DC. Io fui così eletto sindaco alla testa di un monocolore, sebbene qualcuno del gruppo moroteo non mi avesse votato. Siccome però il voto era segreto qualche nostra ‘volpe’ (Giovannino Campus ndr) aveva cercato sostegno altrove ed io presi comunque i voti che dovevo prendere per essere eletto sindaco. Mariolino Luongo, leader e capogruppo del PCI, quando io fui eletto mi provocò politicamente chiedendomi se avessi comunque accettato l’elezione frutto – disse – di qualche voto determinante della Destra Fascista. In effetti – ricorda e svela Deligia – a votarmi furono probabilmente Giuseppe Sforazzini (Lista Tricolore) e Enrico Massaro (MSI). A Luongo risposi invece che 15 democristiani in Consiglio Comunale eravamo e 15 erano i voti che mi erano arrivati, per cui non c’era alcun motivo che rinunciassi all’elezione!”. Deligia amministrò con gli assessori Giovannino Campus, Rino Montella, Giovanni Favale, Pietro Ornano e Stefano Cuneo. I primi due erano basisti di Cossiga, gli altri 3 morotei di Soddu. “Ebbi subito l’appoggio di Roma e l’appoggio di Sassari. Cossiga mi telefonò immediatamente per congratularsi e mi aprì le porte. Io, ogni volta che andavo a Roma, lo informavo. Anche se non dovevo passare da lui lo informavo e lui telefonava ai Ministri, ai Ministeri, fossero della Difesa o del Tesoro o anche della Cassa del Mezzogiorno. Lui informava il ministro o il capo di gabinetto o il direttore o l’alto dirigente, dell’arrivo del suo amico Deligia sindaco di La Maddalena. E quindi le porte si aprivano … Molte volte ho pranzato con lui al Senato” ricorda ancora Deligia. “Sono andato a trovarlo anche al Quirinale, quando era stato eletto Presidente della Repubblica. Masala, il suo segretario particolare, rimase con me davanti alla porta del suo ufficio. Cossiga arrivò e dall’estremità del lunghissimo corridoio cominciò a gesticolare per salutarmi, non appena mi riconobbe, e cominciò da lontano a gridare: Peppino! Peppino! Cossiga infatti mi ha sempre chiamato Peppino, anche quando mi scriveva!”.
A Cagliari invece Deligia si rivolgeva a Nino Giagu, che fu presidente della Giunta Regionale e varie volte assessore. “Avevamo le porte aperte! In sindaco di La Maddalena era uno che veniva ricevuto, veniva ricevuto con riguardo, e non se ne tornava all’isola a mani vuote! E sto parlando del periodo antecedente dell’arrivo degli americani. Con loro presenti a La Maddalena ci fu per il sindaco un punto in più di attenzione”. Furono quelli gli anni in cui venne risolto il problema della grande sete con la realizzazione della condotta sottomarina dell’invaso del Liscia e dell’apertura dell’Ospedale Paolo Merlo. Nel novembre 1971 ci furono le nuove elezioni comunali. La DC ottenne ancora la maggioranza assoluta e Deligia una caterva di voti: ben 1.500 preferenze individuali. Tutta la DC, morotei compresi, dovettero prendere atto del larghissimo consenso popolare, della sua forza ed eleggerlo sindaco (il 24 gennaio 1971), questa volta senza ‘franchi tiratori’. “Sia per l’apertura dell’Ospedale che la realizzazione della condotta sottomarina Cossiga influì molto”.
Ma Francesco Cossiga interveniva anche ogniqualvolta si parlava di ridimensionamento se non di chiusura dell’Arsenale. “Non solo lui ma anche Giulio Andreotti” ricorda Deligia. “Per la questione americana, nel 1972, c’era anche il ministro degli Esteri Medici …”. Noi siamo stati una giornata intera, a Roma, io, Rino Montella e Giancarlo Susini, col ministro Medici …”. E Cossiga sempre a dirigere. Lui mi presentava sempre come ‘mio amico’. Diceva: verrà a trovarvi il mio amico Peppino Deligia, sindaco di La Maddalena, andategli incontro per quello che potete”. Questa era l’attenzione di Cossiga per La Maddalena. E visto che ci siamo – aggiunge – voglio ricordare il ministro della Pubblica Istruzione Mario Ferrari-Aggradi, maddalenino, che in 5 minuti decise, sebbene ci fossero diversi pareri contrari, la statalizzazione delle Scuole Magistrali nate comunali. Ero andato a Roma coll’assessore Giovanni Favale. “Preparatemi il Decreto”, disse, “sono lo scuole del mio paese!”. Quando c’era Ariuccio Carta ministro della Marina Mercantile fu fatto costruire il primo traghetto solo per La Maddalena …”. Un bel giorno, agli inizi degli anni Settanta giunse al sindaco Deligia una telefonata con la quale Cossiga gli preannunciava … “la venuta di una nave americana!”. Deligia si trovava in municipio, nel suo ufficio. Cossiga gli chiese di trasferirsi immediatamente a casa sua, in via XX Settembre, perché doveva comunicargli una notizia importante e molto riservata. “Cossiga telefonò anche al parroco Capula, ma dopo aver informato prima me, sindaco!”. Io, prosegue Deligia, “appresi la notizia con titubanza e non poche preoccupazioni, don Capula invece con entusiasmo!”. Cossiga, per gestire politicamente tutta la questione della venuta e poi della permanenza degli americani “mi fu sempre vicino. C’era la necessità di coinvolgere, in qualche modo, le sinistre. Cominciarono infatti le interrogazioni parlamentari, gli articoli sui giornali, le manifestazioni frequentatissime, i cortei anche duri. Inizialmente – prosegue Deligia – le manifestazioni erano organizzate dai maddalenini con i rinforzi che arrivavano da fuori. In molti erano contrari e manifestavano una ferrea e forte opposizione alla presenza americana. Ho così cercato, come dicevo, di coinvolgere le sinistre, e ci sono riuscito. Con anche l’appoggio di Cossiga e di altri democristiani ma con una parte di democristiani che erano contrari a stipulare questi accordi con i comunisti, tanto che fui deferito ai probiviri nazionali del partito. All’epoca, lo ricordo” dichiara Deligia “c’era un veto assoluto, per chiudere accordi con il PCI, anche a livello di amministrazioni comunali. Un’alleanza vista male da tutti, dalla DC nazionale, dalla DC regionale, provinciale e dalla Chiesa stessa. Alleanza che significava l’ingresso dei comunisti in Giunta. Alleanza che però feci, benedetta da Cossiga!”. E don Capula era d’accordo? Gli domandiamo. “Non ricordo, ma se l’ho fatta vuol dire che anche lui ea d’accordo! Avevamo bisogno di amministrare il paese e con quella alleanza raggiungemmo un modus vivendi tutto diverso rispetto a prima!Nel programma scrivemmo: “si prende atto di questa presenza … !. E gli americani cominciarono ad assumere figli e nipoti della sinistra ….. “Gli altri sono già nostri amici, dobbiamo allargare le anicizie dicevano!”.
Giuseppe Deligia non fu solo il sindaco che diede il sì agli americani, ma fu anche quello che di tanto in tanto rispose loro anche di no. Come quando, insistentemente, chiesero al Comune l’autorizzazione per l’apertura di un supermercato. Cossiga la chiamò mai per perorare la loro causa? “No, mi chiamò Andreotti! Non solo mi telefonò ma venne lui personalmente a La Maddalena, venne per l’Arsenale e la Scuola Allievi Operai, ma anche per questo motivo! Avevamo chiesto che la Scuola Allievi Operai, d’intesa Difesa, Regione e Comune, diventasse una scuola regionale. Andreotti, che era ministro della Difesa era d’accordo. Poi cambio incarico e non se ne fece più nulla. Era però venuto anche perché l’Ambasciata USA non accettava che il Comune negasse quella autorizzazione commerciale. Ritornato poi a Roma so che disse: con questo sindaco non c’è niente a fare! La mia però era una presa di posizione in difesa dell’economia maddalenina”. Rimane il dubbio invece se il passaggio alla Regione delle Scuole Allievi Operai non fosse magari legato all’apertura del supermercato. …
“Cossiga voleva bene a La Maddalena! E ci stava bene, veniva volentieri in vacanza, gli piaceva incontrarsi con i maddalenini. Circolava, faceva la spesa, andava da Bonomo a comprare il latte e il migiurato, (lo Yogurt) entrava al mercato, gli piaceva aspettare in fila il suo turno, si fermava al bar a prendere il caffè con gli amici, andava alla Messa. Cossiga – racconta Deligia – da ministro dell’Interno fa pranzato con don Capula. Non sapevano in quale ristorante mandarlo, al Circolo Ufficiali non voleva andare, e don Capula lo invitò a pranzo. Ha pranzato anche nel mio tucul dello Strangolato più di una volta. Gli piacevano i pesci fritti cucinati da mia sorella Assuntina. Cossiga – ricorda Deligia – i primi anni andava in una casa in affitto e pagava l’affitto. Qualche volta ho prenotato io, ho consegnato la caparra di tasca mia. La prima cosa che mi chiedeva quando arrivava era: quanto hai versato di caparra? E me la restituiva. Poi andò in altre case, sempre private però, non so se pagasse l’affitto. So che c’era un gruppo di persone che voleva fargli omaggio di un terreno, lui rifiutò. Quando era Presidente della Repubblica – rivela Deligia – vennero realizzati importanti lavori all’Ammiragliato, finalizzati ad alloggio per il Presidente Cossiga. Lui che era venuto in ferie a La Maddalena da deputato, da senatore, da ministro, da presidente della Camera e da presidente del Consiglio, non è più tornato in ferie a La Maddalena per non occupare quella palazzina. “Da Presidente della Repubblica” si rammarica Deligia “non è mai venuto in ferie! E’ venuto in visita, appena eletto, in uno dei pochi Comuni della Sardegna, quando fa cessato di essere Presidente, venne a bordo di un sommergibile americano … E’ stato sette anni senza venire in ferie. Per motivi di sicurezza avrebbe dovuto alloggiare in Ammiragliato, e lui per non stare lì non è più venuto. Ciampi il suo successore, che in ferie è qui venuto più volte, quell’alloggio l’ha trovato pronto.
Quando Aldo Moro fu rapito dalle Brigate Rosse, Francesco Cossiga era ministro degli Interni. Si dimise pochi giorni dopo il suo assassinio. La vicenda ed il suo tragico epilogo lo provò non poco. “Cossiga se ne venne a La Maddalena, non stava bene!”, ricorda Giuseppe Deligia. “Frequentava lo Strangolato, si recava da me o da Guido Mura. Veniva il nipote di Guido, Sisto Lai, con alcuni militari di Marina e per distrarlo, parlavano di radio e di elettronica della quale era appassionato. Era un po’ malandato. Parlavano di elettronica …. Per non farlo parlare di politica … Cossiga non stava bene …”. Deligia però non affrontò mai, direttamente, il, delicato discorso con lui. Della tragedia di Aldo Moro – ci dice – non parlarono mai. Passato quel brutto momento divenne Presidente del Consiglio e poi della Repubblica. “Poco da meravigliarsi, conoscendolo, se abbia fatto il Presidente della Repubblica, per un po’ di anni tranquillo, e poi da ‘picconatore’. Lui era ‘pane pane, vino vino’. Vedeva più in là degli altri quale fosse la situazione italiana. Cercava di porvi rimedio. Era un lungimirante, uno che capiva prima le cose. Ha fatto tutto quello che doveva fare. Ha riempito la sua vita al servizio della comunità, provinciale, sarda e nazionale, ha coinvolto tanta gente. Ha servito l’Italia. Una vita piena la sua, vissuta intensamente, da protagonista”. Così prosegue Deligia: “Grande amico dei maddalenini nell’Ottocento è stato il Barone Des Geneys, uno che ha lasciato un segno, lo stesso si può dire di Francesco Cossiga nel Novecento, un amico dei maddalenini, in altri tempi ma con altrettanta passione. Si sentiva così maddalenino da scriverlo. Nel registro delle presenze importanti del Comune scrisse: ai miei concittadini … e si firmò: un maddalenino come gli altri. Ho il rammarico che non si sia stata conferita la cittadinanza onoraria. Un riconoscimento che veramente meritava …
Parzialmente tratto dal settimanale maddalenino Il Vento del 2010 a da una serie di articoli dello scrittore Claudio Ronchi