Finocchio selvatico
Finocchio selvatico (nome scientifico Foeniculum vulgare, nome locale finucchiu sarvaticu). Articolo di Giovanna Sotgiu.
La pianta è caratterizzata da un aspetto morbido e arioso dato dalle foglie divise in numerose e leggere frange (lacinie) di colore verde intenso. Ha fusto cilindrico, eretto e può raggiungere i due metri di altezza. Cresce in luoghi soleggiati, spesso vicino ai muretti o a case abbandonate, anche in terreni sassosi e poveri. I frutti bislunghi hanno un sapore gradevole.
Fiorisce proprio in questo periodo con fiori gialli, piccolissimi, raccolti in ombrelle con raggi di diversa lunghezza. Della pianta si usano a la Maddalena sia i semi che i rami.
Questi servono ancora oggi per profumare la salamoia nella quale si conservano le olive per l’inverno e possono costituire ingrediente per la favata, cioè quella minestra di fave secche, lardo o pezzi di carne di maiale che si consuma abitualmente nel periodo di carnevale; pare ormai molto limitata l’abitudine di condire anche le altre minestre quali quelle di ceci, di fagioli e di castagne.
In autunno si tagliano i rami terminali che si fanno seccare in luogo fresco e asciutto e quindi si scuotono per raccogliere i semi: essi trovano impiego nella preparazione della carne, soprattutto negli arrosti, e, in quella di maiale, sono condimento comune insieme all’alloro.
Gli usi relativi a La Maddalena si esauriscono qui: invece in Corsica i rametti erano adoperati anche per condire la zuppa di pesce e i semi, in tisana, per curare il mal di pancia dei bambini e combattere il mal di gola e la tosse: in quest’ultimo caso si addolciva la bevanda con il miele. In alcune zone della Sardegna i semi vengono immessi nel filuferru, e, nelle province del sud, usati per confezionare la salsiccia: oggi anche nei nostri ristoranti si mangiano gli gnocchetti sardi conditi con il sugo di pomodoro cotto con tale tipo di salsiccia. Sempre nella Sardegna meridionale con le radici si preparava un infuso per aiutare la digestione, calmare i dolori e curare il catarro.
Secondo il ricercatore Atzei anche a Santa Teresa era conosciuta l’azione espettorante e balsamica del finocchio selvatico: le foglie venivano messe nell’acqua bollente della quale si respiravano i vapori tenendo un asciugamano sulla testa. Un’altra tradizione particolare che non mi risulta per la Maddalena, e, invece, comune in Corsica e Sardegna, era la preparazione solo per i bambini di piccoli panini con i semi di finocchio (chiamati in Corsica panetti e in Sardegna pan’e sisula) e consumati il giorno in cui si infornava il pane.
Alcune persone mi hanno detto che i semi di finocchio venivano usati anche per alcuni dolci, tipo canestrelli, altre lo escludono. Se qualcuno ha certezze in merito per favore me lo dica.
Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma