La famiglia di Pietro Millelire e Caterina Zicavo
Giovanni Battista “Grande”, di Pietro e Caterina Zicavo
Spesso indicato come Battista grande per distinguerlo dall’omonimo figlio di Pasquale. Fece parte in diverse occasioni dell’amministrazione comunale e, nel 1789 e nel 1813, ricoprì la carica di sindaco. Illetterato, doveva firmare gli atti con una croce.
Nell’agosto del 1789 (il periodo estivo ci riporta alla eterna mancanza di acqua della nostra isola) il Consiglio da lui presieduto promosse la realizzazione della fonte di Cala Chiesa, impegnando notevoli somme richieste ai cittadini attraverso una dirama (oggi la chiameremmo tassa di scopo) con la quale si finanziavano le spese comunali. Il lavoro, che veniva affidato, con convenzione, al cannoniere muratore Domenico Porro, doveva comprendere, oltre alla fonte vera e propria per il rifornimento dell’acqua da bere, anche un lavatoio e un bacino di raccolta che garantiva una vasca ʺper beveraggio degli animali”.
Nello stesso anno, in modo forse velleitario non consentito a una civica amministrazione, cercò di difendere, peraltro senza molta fortuna, la dignità del Consiglio Comunitativo di fronte alla prepotenza del comandante militare dell’epoca, che aveva minacciato di mettere in prigione i consiglieri e di tenerveli a suo piacimento: inutile dire che alla vibrata “supplicaʺ inviata al Viceré, questi non diede alcuna soddisfazione al Consiglio, evidenziandone il ruolo secondario a fronte del potere militare.
Era ancora lui sindaco provvisionale nel 1813, quando La Maddalena conobbe un periodo di violenze provocate dai forzati e dai soldati del Corpo Franco: dopo i furti e l’uccisione di bestiame si arrivò all’omicidio di un ragazzo di 12 anni. Millelire con i Consiglieri e i probi uomini, inviò dapprima una ferma lettera al comandante (che in quegli anni era suo fratellastro Agostino Millelire) e, poi, con l’appoggio di tutta la comunità, una supplica al Re perché il Corpo Franco fosse finalmente trasferito.
Dei suoi dieci figli, alcuni morirono in tenera età. Dei maschi rimasero Pietro e Giovanni Domenico.
La famiglia di Giovanni Battista Grande
Ci soffermiamo su questo ramo della famiglia sia perché è ancora viva la sua memoria a La Maddalena, dove abitano alcuni diretti discendenti, sia perché il ripetersi al suo interno dei nomi Pietro, Giovanni Battista e Domenico ha ingenerato confusione: gli stessi nomi, che qui appartengono al primo ramo nato dal matrimonio di Pietro di Leone con Maria Caterina Zicavo, si ritrovano anche nella discendenza parallela del secondo ramo, nato dal matrimonio del capostipite con Maria Ornano.
Pietro Millelire è il primo figlio di Giovanni Battista Grande e di Maria Gambarella, nato nel 1776, sposato con Maria Francesca Ornano e morto improvvisamente nel 1821. Sappiamo poco di lui; quello che ci rimane viene dai documenti dell’amministrazione militare. Pietro è il nocchiere Serioso che nel 1810, agli ordini del comandante Navetli, si era distinto nella preda di una galeotta corsara francese; per ʺla destrezza, il valore e l’intrepiditàʺ dimostrate, era stato segnalato, unico del suo equipaggio, per un qualche riconoscimento che, però, le esauste casse dello Stato non permisero.
Purtroppo nei documenti relativi a questo avvenimento, viene riportato solo il nome di guerra Serioso, non quello reale: la deduzione che si tratti di Pietro Millelire viene da un successivo atto notarile per la vendita di un lotto di terreno alla Moneta, a Richard Forman Collins, da parte di Giovanni Battista Millelire di Pietro alias Serioso e dal fatto che l’altro suo figlio Domenico, nato nel 1811, cannoniere della Marina Sarda, portasse lo stesso nome dì guerra: poiché era abituale mantenere in famiglia questo tipo di appellativo, si può certamente dedurre che Serioso fossero sia Pietro che Domenico.
La famiglia di Pietro Serioso
Domenico Millelire di Pietro
Anche Domenico morì abbastanza giovane, nel 1853, lasciando un unico erede maschio, Giovanni Battista, nato nel 1852, che, sposatosi con la cugina Marta Elvira Millelire, rimase tutta la vita all’isola. Giovanni Battista rivestì a lungo l’incarico di scrivano comunale e, per breve tempo, anche quello di sottomaestro: era questa una curiosa figura di aiutante, posto alle dipendenze di un maestro regolarmente patentato, quando le classi diventavano troppo numerose e, per legge, bisognava sdoppiarle. In questi casi il Comune, sempre in difficoltà economiche, piuttosto che pagare un intero stipendio ad un nuovo maestro, nominava un sottomaestro che si accontentava di un magro sussidio.
Giovanni Battista Millelire
Il secondogenito di Pietro, Giovanni Battista, nato nel 1817, si arruolò anche lui in Marina con il nome di guerra Mambrino, e divenne capo cannoniere di seconda classe; era proprietario della bella casa di piazza di chiesa sulla quale spicca oggi il cartiglio riportante la data della sopraelevazione (1916). Mambrino aveva sposato, in prime nozze, Rosina Culiolo e da questa aveva avuto due figli: Maria Francesca, che sposò Adolfo Raffo, figlio del calzolaio Lorenzo e della prima “albergatrice” di La Maddalena, Marta Drago; il figlio maschio, Domenico, nato nel 1853, anche lui in Marina come sottocapo timoniere, si trasferì a Buenos Ayres e, a quanto pare, non rientrò più a La Maddalena.
Una pronipote di Maria Francesca, Nicchia Furian Raffo, nel suo libro Album di famiglia o delle vanità, ricordava, sbagliando, di essere discendente diretta di Domenico, il valoroso nocchiere della Marina Sarda il quale difese La Maddalena dai francesi che la attaccavano. Affermava, inoltre, che essendo Francesca Tunica erede di Domenico, il Re, con un decreto, aveva consentito che i suoi figli portassero, con il cognome Raffo, anche quello di Millelire. È abbastanza evidente lʹequivoco: la signora Furian Raffo discende dal capostipite Pietro Millelire e dalla sua prima moglie Caterina Zicavo, attraverso Giovanni Battista Grande, suo figlio Pietro Serioso e il figlio di questi, Giovanni Battista Mambrino.
In seconde nozze Giovanni Battista Mambrino aveva sposato Francesca Raffo, sorella del genero Adolfo, e da questa ebbe, fra gli altri:
– Marta Elvira che, come abbiamo visto, sposò il cugino Giovanni Battista, di Domenico Serioso;
– Rosa, nata a Genova nel 1868, moglie di Andrea Bargone, anche lui militare nella Regia Marina, ricordato in famiglia per essere stato agli ordini diretti dellʹammiraglio Thaon di Revel. Una loro figlia, Maddalena Laura Marta, sposò, nel 1931, Pietro Giuseppe Montella: ancora oggi i discendenti di Montella‐Bargone abitano nella casa di piazza di Chiesa.
– Giuseppe, divenuto sacerdote, noto come preti Mambrì dal nome di guerra del padre; figura controversa, estrosa e forse non consona alla concezione comune della figura del prete. Fu incaricato della messa quotidiana nella cappella deiristituto San Vincenzo e delle messe periodiche a Palau; esercitò anche a Moneta, ma sempre con polemiche che lo vedevano contrapposto al parroco Antonio Vico. Finì per trasferirsi a Baunei e lì morì nel 1952.
– Pietro Augusto Ciriaco, nato a Genova nel 1866, trasferitosi a Baunei, dove collaborava con l’imprenditore Giuseppe Manini (anche lui sposato con una Raffo) che aveva ottenuto vaste concessioni boschive dalle quali traeva carbone.
La famiglia dì Giovanni Battista Grande
Domenico, figlio di Giovanni Battista, nato nel 1778.
Era soprannominato Ciavvino e con questo curioso nomignolo lo si distingueva dal più anziano zio. Fu fra i più attivi padroni marittimi negli anni delle guerre napoleoniche quando i rifornimenti alla flotta inglese e il contrabbando esercitato su vasta scala davano non indifferenti margini di guadagno.
A seguito della tremenda stagione agricola del 1812, che provocò molte vittime per fame in tutta la Sardegna e conseguenti limitazioni negli acquisti dei fondamentali beni di consumo, a La Maddalena lʹammiraglio Desgeneys provò ad alleviare la grave situazione chiedendo la collaborazione ai padroni marittimi isolani: sette risposero all’appello e fra questi Domenico Ciavvino; con le loro gondole riuscirono ad approvvigionarsi di grano e a venderlo ai maddalenini a prezzi e con modalità concordati. Tutti coloro che avevano accettato il patto sapevano bene che, a fronte di un diminuito guadagno, avrebbero avuto per sempre l’appoggio dellʹammiraglio Desgeneys. I suoi affari sembravano prosperare, tanto che, nel 1811 potè permutare la sua gondola latina da 265 cantara di portata con una più capiente da 450 cantara.
Come altri genitori lungimiranti della sua famiglia, nel 1813 firmò la convenzione con il prete Luca Ferrandico per l’educazione dei figli maschi.
Con il trasferimento della base navale sarda a Genova, la marineria locale subì dei contraccolpi e Domenico fu uno dei più colpiti: si era indebitato per 40 scudi; non potendoli restituire aveva ipotecato una vigna e un terreno. Era morto lasciando alla moglie questo onere e la poveretta, che viveva con una figlia nubile e senza risorse, aveva dovuto impegnare, segretamente, parte della futura eredità che le sarebbe pervenuta dalla suocera e della quale non aveva nemmeno certezza: nel caso che non le fosse toccato abbastanza, si era impegnata con atto notarile non registrato a pagare a parte il suo debito.
Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma