Co.Ri.S.MaLa Maddalena AnticaMillelire, una famiglia e le sue mille storie

La famiglia di Pasquale Millelire

Pasquale Millelire, figlio di Giovanni Battista. 

Malgrado il cognome che li avvicina ai più noti personaggi della nostra storia, Pasquale Millelire e la sua famiglia non sono mai stati oggetto di studio e di riflessione. Ritengo utile colmare questa lacuna anche se i ragionamenti che seguono potranno risultare poco avvincenti. Li richiede la completezza di informazione. D’altra parte ancora oggi non sono pochi quelli che affermano di discendere dall’eroe Domenico Millelire e che, invece, devono accontentarsi di questo casato che, se pure non altrettanto famoso, riserva delle sorprese.

La data di nascita di Pasquale è da collocarsi intorno al 1736. Non è stato possibile reperire il suo atto di battesimo, ma altri documenti lo indicano come nipote di Agostino, capostipite della famiglia Millelire maddalenina. A questo punto l’esame attento dei registri parrocchiali, riguardanti nascite e matrimoni di abitanti delle isole celebrati a Bonifacio, apre degli squarci interessanti nella nebbia che lo avvolgeva e ci fa ipotizzare alcuni scenari possibili.

Come già detto da Salvatore Sanna, nei numerosi documenti fin qui esaminati appaiono due anomalie relative alla famiglia dei più celebri Millelire (Agostino, Domenico e Antonio), figli di Pietro di Leone, a sua volta figlio di Agostino proveniente da Sorbollà: la prima è l’eccezionalità del nome Leone che non trova riscontri in altri personaggi dell’epoca; la seconda è il fatto che questo nome non si sia perpetuato nei discendenti del Millelire, contraddicendo, così, l’abitudine difficilmente omessa di dare al primogenito il nome del nonno paterno. Per questi motivi acquista rilievo l’ipotesi che Leone fosse un soprannome e, a questo punto, visto che il suo nipote primogenito, figlio di Pietro, si chiamò Giovanni Battista, si può supporre che questo fosse il suo vero nome. Un altro piccolo tassello andrebbe a confermare questa supposizione: il fatto, cioè, che nella parallela famiglia di Pasquale, il padre di questo fosse Giovanni Battista Millelire, figlio di Agostino di Sorbollà. Tutti questi elementi portano a formulare due ipotesi possibili. La prima è che dal capostipite Agostino, nei primissimi anni del Settecento, sarebbero nati Leone e Giovanni Battista: dal primo, a sua volta, Maria Antonietta (1723), Pietro (1728) e Maria (1734); dal secondo Maria (1736), Pasquale (1736?) e Maria Teresa (1738). Ma se si ammette che Leone possa essere un nomignolo al posto di Giovanni Battista, la situazione sarebbe questa: dal capostipite Agostino nasce Giovanni Battista, chiamato Leone, sposato, una prima volta, con Faustina dalla quale ha i tre figli suddetti negli anni 1723‐1728. Rimasto vedovo si risposa con Santa Ornano nel 1735 e da questa nascono Maria, Pasquale e Maria Teresa negli anni 1736‐1738. Non sembri velleitaria l’ipotesi delle morte, non registrata, di Faustina: infatti, mentre battesimi e matrimoni venivano celebrati, e regolarmente registrati, a Bonifacio quando nei mesi estivi i pastori corsi abitanti nell’arcipelago vi si trasferivano, altrettanto non si poteva fare per la morte. Sembra che nessuno si preoccupasse di denunciarla a Bonifacio e, d’altra parte, sappiamo che presso le rovine di una chiesa nell’isola Maddalena (cala Chiesa?) si usasse inumare senza alcuna
formalità.

Torniamo al nostro Pasquale. Era già a La Maddalena prima della spedizione del 1767 con la quale il re di Sardegna si assicurava il possesso delle Isole Intermedie.

Come tutti i corsi che abitavano nell’arcipelago, anche lui era dovuto andare a Bonifacio per celebrare il suo matrimonio: nel mese di aprile del 1765 si era sposato con Maria Nicoletta Fereti e, subito dopo, era rientrato. A distanza dì poco tempo, forse solo qualche mese, era stato rapito dai barbareschi a Santo Stefano insieme ad altri due isolani: sorpresi dai turchi, non avevano avuto modo di difendersi né di fuggire. Nel 1768, a distanza di circa tre anni, i poveretti erano ancora in Barberia. Ce lo conferma una lettera del gennaio di quell’anno scritta dal maggiore La Roquette, comandante della spedizione sardo‐piemontese. Prima di ripartire da La Maddalena, egli aveva raccolto le umili richieste degli abitanti rivolte al Re: essi chiedevano che si costruisse per loro una chiesa, indispensabile per la comunità che, dovendo necessariamente tagliare i ponti con Bonifacio, sarebbe rimasta priva di ogni conforto spirituale e non avrebbe più potuto celebrare nascite e matrimoni; chiedevano dell’orzo per soccorrere soprattutto le famiglie di Caprera che ne avevano bisogno per sopravvivere, e, infine, supplicavano il sovrano di interessarsi per fare riscattare i tre prigionieri, schiavi a Tunisi da circa tre anni: Pasquale Millelire, Simon Giovanni Ornano e suo figlio Giovanni Marco.

Per questo motivo Pasquale non risulta in nessuno degli elenchi degli abitanti delle isole compilati nel 1766 e 1767. Ma intanto, durante la sua forzata assenza, era nato suo figlio Giovanni Battista. Non sappiamo quando fu liberato e con quali modalità, ma certamente prima del 1779, anno in cui, non appena fu pubblicato il Regolamento per la concessione della bandiera sarda su imbarcazioni mercantili, egli richiese, primo fra i maddalenini, la relativa patente per la sua gondola di piccolo cabotaggio. Con questa faceva soprattutto commercio di formaggio, impegnandosi ad arruolare nel suo equipaggio almeno un terzo dei marinai regnicoli e ad osservare le severe norme stabilite per salvaguardare la salute evitando i temibili contagi di malattie che si propagavano da una costa allʹaltra del Mediterraneo.
Qualche anno dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1786, Pasquale si risposò con Maria Capopiano dalla quale ebbe due figlie.
Morì a 80 anni nel 1816.

Giovanni Battista Millelire

La strada del commercio via mare fu proseguita da suo figlio Giovanni Battista (nato intorno al 1767) che divenne uno dei più intraprendenti padroni marittimi: proprietario di un mistico da 24 tonnellate, aveva anche quote di proprietà, in attrezzature o in merci, su altre imbarcazioni locali differenziando, così, i cespiti di entrata e i rischi insiti in questo tipo di impresa. Aveva abbandonato la Regia Marina, nella quale era imbarcato, come tanti altri giovani isolani, nella mezza galera Santa Barbara in qualità di marinaio di 1° classe, per una antipatica storia che lo vedeva vittima del comandante Vittorio Porcile: questi aveva una relazione con Maria Angela Ornano, promessa sposa di Giovanni Battista, relazione che diede i suoi frutti sei mesi dopo il loro matrimonio (avvenuto nel 1789), suscitando le ironie e i commenti malevoli dei compagni d’arme e l’umiliazione di Millelire. Egli si sentì “constretto con suo grave discapito ad abbandonare il servizio ….e ciò affine di non essere piìi la beffa dell’equipaggio, ed indi allontanarsi dalla propria casa e dall’isola suddetta per non essere anche più quella della popolazione che d’altro non risonava se non che del citato scandaloso fattoʺ. Nei due anni di sua assenza la relazione fra i due era continuata e, al suo ritorno, Millelire scoprì che la moglie era di nuovo incinta. Scrisse allora una vibrata supplica al Viceré nella quale, ritenendosi ʺdisonorato villipeso e vittima innocente del crime altrui”, chiedeva con fermezza “pieno divorzio” dalla moglie, ma anche l’allontanamento definitivo di Porcile dall’isola “ove non può egli presentarsi senza rinnovare lo scandalo, il disonore e la totale rovina del supplicanteʺ. Porcile fu sospeso dallʹincarico di comando della Santa Barbara, allontanato e reintegrato dopo alcuni mesi dietro assicurazione di ravvedimento del suo comportamento. Comunque il tempo guarì la ferita di Millelire che finì per tornare con la moglie vivendole accanto per più di cinquanta anni. Nel 1813 anche lui, come altri capifamiglia illuminati e moderni, ma anche abbastanza abbienti da poterselo permettere, firmò la convenzione con il prete Luca Ferrandico per dare una istruzione ai suoi figli maschi: all’impegno di pagare la quota in denaro, i genitori si impegnavano a offrire al prete un decente alloggio e un locale per la scuola. Questa lungimiranza consentì in seguito ai suoi figli Pasquale e Giuseppe di intraprendere interessanti carriere come dipendenti dello Stato.

II suo commercio marittimo lo portò, nel 1816, ad essere sospettato, non senza qualche fondamento, di contrabbando di grano, ma ciò non gli impedì di continuare con successo la sua attività: l’atto di vendita del suo tre alberi mistico ci informa della sua straordinaria vitalità: solo nel 1838 si era deciso ad abbandonare “la navigazione nell’esercizio di padrone mercantile, attesa la sua maggiore età”. Aveva settanta anni.
Fu consigliere comunale in diversi periodi e, forse, sindaco nel 1821: l’incertezza deriva dall’omonimia con uno zio.

Giovanni Battista fu particolarmente legato alla chiesa. L’anno 1806 aveva visto uno sforzo di molti padroni per corredare la parrocchia di Santa Maria Maddalena degli arredi necessari: egli fu particolarmente generoso offrendo il battistero di marmo oltre alle elemosine consuete. Questo attaccamento alla chiesa contribuì forse alla sua nomina di fabbriciere (1831) ovvero di amministratore unico dei beni, delle manutenzioni, del bilancio in genere della chiesa parrocchiale sotto l’esclusivo controllo del vescovo. Ma all’inizio del 1833, il Vicario generale di Civita pretese di sostituirlo e gli intimò di consegnare i libri contabili ad altra persona scelta da lui. In maniera inaspettata Millelire rifiutò, appoggiato da tutto il Consiglio Comunitativo. Ne nacque una vertenza che coinvolse anche il Viceré al quale il Consiglio orgogliosamente dichiarava che è sempre stato diritto e privativa del Consiglio Comunitativo la scelta dell’operaio di questa chiesa … col consenso dei padroni mercantili dalla di cui volontaria elemosina si forma il lustro ed il sostegno di detta chiesa”. Affermava di aver obbligato Millelire ad accettare quell’onere ʺper esser questo uomo di tutta buonafede ben visto dallintiera popolazione, possidente, di soddisfazione” e, cosa non trascurabile, “compare del canonico Biancareddu che lo pregò di assumere l’incarico’’; ricordava anche che, all’epoca della costruzione della chiesa, era stato prescelto per sovrastare alla buona esecuzione dei lavori. In effetti pare che la gestione di Millelire fosse corretta, malgrado l’approssimazione dei libri contabili: egli aveva ripianato i debiti di un suo predecessore, Pasquale Gallone, impegnandosi anche al recupero, impostogli dal vescovo, delle libbre di cera e di olio che non risultavano nella contabilità del prete Luca Ferrandico e, poiché la cassa parrocchiale era spesso vuota, anticipava le somme necessarie. La testardaggine del Consiglio non cedette neanche a fronte di ordini perentori del comandante Ciusa a nome dellʹintendente provinciale. Il Consiglio vinse la sua battaglia e Millelire rimase al suo posto.

Alla sua morte la moglie, creditrice di una discreta somma nei confronti della chiesa, decise di donarla in suffragio dell’anima del marito, e forse anche della sua, per farsi perdonare i giovanili e tempestosi trascorsi della scandalosa relazione con Porcile.

Pasquale Millelire di Giovanni Battista

Pasquale Millelire, di Giovanni Battista, nato a La Maddalena nel 1803, passò solo l’infanzia all’isola, preparando la sua formazione culturale nell’umile scuola privata del prete Ferrandico dove, con una ventina di bambini di tutte le età, apprendeva le nozioni di base; il calendario scolastico prevedeva lo svolgimento delle lezioni tutti i giorni, di mattina e di pomeriggio, tranne il giovedì e le feste comandate; la presenza assidua alle messe e alle celebrazioni religiose era parte integrante di questa educazione.

Non sappiamo come e dove proseguì i suoi studi che Io portarono a lavorare nell’amministrazione statale delle Regie Gabelle. Risiedette a lungo a Carloforte, poi assunse l’incarico di capo contabile nella fabbrica di tabacchi di Cagliari; nel 1862 ricoprì lʹincarico di ispettore delle Dogane di Oneglia.

Purtroppo non è stato possibile consultare i registri parrocchiali di Carloforte, che avrebbero potuto dare informazioni sulla sua famiglia, in quanto conservati nella sede della diocesi di Iglesias. Ma alcune tracce ci consentono di ipotizzare un suo matrimonio con Isabella Valentino dalla quale ebbe almeno una figlia, Serafina, che sposò Efisio Gastaldi. Da questo ramo verrebbero due personaggi interessanti per la storia della Sardegna.

Il primo è Pasquale Gastaldi Millelire, nato intorno al 1854 e morto a Cagliari nel 1933, avvocato di professione, storico, studioso di antichità e amante della musica per diletto. Doveva avere notevoli possibilità economiche che gli consentivano di assentarsi per lontani viaggi e lunghi periodi di studio; nel 1893 fu anche presidente del Circolo dei Filarmonici di Cagliari. Un libretto francese ne dà un breve ritratto: “urte autre figure cagliaritane, celle de Pasquale Gastaldi Millelire, voyageur, poliglotte, orientaliste et archéologue vaut la peine d’ètre rap‐ pelée, il sut révéler au public italien Voeuvre poétique du grand écrivain russe Michel Lermontov et laissa un intéressant récit de voyage: La traversée du Caucase”. In effetti, oltre alla citata traduzione delle Liriche scelte dì Lermontov del 1919 e al diario del suo viaggio nel Caucaso, la sua molteplice attività è documentata dalle numerose e varie pubblicazioni i cui temi spaziano dagli scarabei egiziani alle antiche iscrizioni, fino alla traduzione dal tedesco del libro di Joseph Fuos, Notizie dalla Sardegna del 1780, pubblicata a Cagliari nel 1899.

Questa data ci riporta ad un altro campo di azione di Pasquale Gastaldi Millelire, certo più problematico rispetto a quello dello studioso: infatti in quellʹanno fu eletto sindaco di Carloforte, in un momento particolarmente difficile, caratterizzato dal contrasto acuto fra i battellieri e trasportatori dei minerali dell’iglesiente, sensibili alla propaganda socialista di Giuseppe Cavallera, e il patronato delle miniere. Disordini e tensioni portarono ad un processo nel quale Gastaldi Millelire depose come testimone, considerato ormai, da parte dei lavoratori, come reazionario. Eppure fino a quel momento aveva goduto, da parte loro, di stima e rispetto per certe sue posizioni avanzate a favore delle loro richieste, espresse in articoli apparsi, appena due anni prima, su L’Unione Sarda e ribadite, nel 1901, in una puntigliosa quanto innovativa pubblicazione: Sul diritto dei marinai autorizzati ad essere inscritti nelle liste elettorali politiche.

Il secondo discendente del Pasquale Millelire maddalenino trapiantato a Carloforte, è Luigi Piloni, il grande ricercatore cagliaritano che, nel 1981, ha lasciato all’Università di Cagliari una preziosa collezione di cose sarde (circa 900 oggetti) e ha pubblicato, fra l’altro, Carte geografiche della Sardegna, fondamentale opera che raccoglie una grande quantità di carte storiche della regione. Anche Piloni era convinto di avere fra i suoi ascendenti Domenico Millelire. Scriveva, infatti, in Lʹassalto francese alla Sardegna del 1793 nell’iconografia dellʹepoca: “Domenico Millelire era infatti granzio di mia nonna materna Donna Annetta De Rosa Gastaldi Millelire, maritata con Luigi Bogliolo, mio nonno materno”. Ancora il solito equivoco che ora può essere chiarito: cinque generazioni separano, infatti, Piloni da Giovanni Battista Millelire di Pasquale, cugino di Domenico.

Giuseppe Millelire, di Giovanni Battista, nato nel 1806

Figlio secondogenito di Giovanni Battista, entrò giovane nella Regia Marina, seguendo la carriera da ufficiale e stabilendosi, nel 1832, a Genova. Qui sposò una figlia di Giuseppe Albini e di Raffaella Ornano, inaugurando una lunga serie di matrimoni che contribuì a legare strettamente le due famiglie. Queste avevano una grande casa signorile a Cassano Spinola e qui Giuseppe visse a lungo dopo aver terminato il suo servizio. Fu anche apprezzato consigliere comunale, ricordato ancora, a distanza di quasi un secolo, per il suo impegno: nel 1966 il giornale Il Popolo scrisse una bella pagina riproponendo brevi ritratti di alcuni Millelire, Albini e del Santo, tutti legati fra loro da vincoli di parentela, in gran parte provenienti da La Maddalena.

A lui dobbiamo un interessante documento che illustra la massiccia presenza di maddalenini nella Marina Sarda: nella sua qualità di maggiore relatore egli contribuì, infatti, alla redazione dello Stato nominativo degl’individui appartenenti all’isola della Maddalena che si dedicarono al Servizio della Regia Marina dal 1851 indietro.
Morì a Roma nel 1895.

Mi pare utile mostrare il suo albero genealogico per dissipare ricorrenti quanto imprecise notizie date da alcuni suoi discendenti.

Giuseppe sposa Maddalena Albini nata a La Maddalena il 7‐1‐1815
– Maria, n 1836
– Teresa, nata a Genova nel 1840, morta a 25 anni, nel 1871
– G. Battista Giacinto Gaetano, nato il 30‐1‐43, capitano di fregata
– Giorgio Francesco Federico Alessandro Cesare, nato il 5‐7‐45
– Felicita nata a Genova il 26‐11 ‐1847
– Alessandro Francesco, nato a Genova il 23‐4‐1850, avvocato sposa Guendalina Ferri, nata nel 1880, morta nel 1947
– Giuseppe Lupo, nato a Roma nel 1904, morto a Bergeggi nel 1985 sposa Anna Bonicatti
– Alessandro, nato a Bergeggi nel 1925 sposa Celestina Cafferini (Gloria 1946 – Guendalina 1953 – Cinzia 1958)
– Nina Eugenia

I figli di Giuseppe Millelire

Giacinto fu il solo a seguire le orme paterne, entrando in marina. Nel 1867 comandava la corvetta Maria Adelaide con il grado di luogotenente di vascello quando nel forte di Santa Maria, a Genova, scoppiò un incendio che rischiava di propagarsi ai grandi depositi di munizioni e polveri. L’intervento immediato suo e dell’equipaggio, pur in una situazione di estremo pericolo, consentì di isolare le fiamme. Ebbe, per questo, la medaglia d’argento.

A 39 anni era capitano di corvetta, quando sposò, a Ronco Scrivia, Ada Maria Accame.
Giorgio era viceconsole d’Italia a Bayruth (Tunisia) quando si sposò con Maria Genara Rameau, di Carlos, console generale incaricato degli affari di Spagna. Giorgio proseguì la carriera diplomatica passando dalla Tunisia allʹInghilterra, dalla Macedonia al Guatemala dove divenne console. Ebbe tre figli: il primo, Galileo, nato a Liverpool nel 1876; la seconda, Carmela, nata a Prevesa, in Macedonia nel 1880 e, infine, Augusto, nato nella stessa città nel 1892 e morto a Roma allʹetà di 15 anni.

Felicita Raffaella Guglielma, confermando ancora una volta la curiosa abitudine dei matrimoni fra stretti congiunti, sposò nel 1880, allʹetà non più giovanissima di 33 anni, il cinquantenne Augusto Albini, fratello della madre.

Alessandro Francesco, nato a Genova nel 1850, studente riformato, divenne avvocato. Morì nel 1922, nello scoppio del forte S. Elena a Bergeggi, paese nel quale abitava, ʺ mentre insieme ad altri valorosi accorreva a prestare aiuto per spegnere l’incendio minacciante lʹabitato, incendio che purtroppo doveva, poco dopo, raggiungendo il forte provocarne l’esplosione … Uno scoppio, un rovinare fragoroso in una vampata di fuoco in una nuvolaglia di caligine e quella che era stata una così bella e operosa esistenza era troncata per sempre”. Alla sua memoria fu assegnata la medaglia al valor civile.

I Millelire di Spagna: è ancora la famiglia di Pasquale Millelire? 

Durante le ricerche ci siamo imbattuti, grazie a Facebook, in una curiosa e intrigante notizia. In Spagna esiste una famiglia Millelire, di origine maddalenina, ben documentata grazie agli appunti scritti, a metà Ottocento, da Juan Millelire e ritrovati dal pronipote di questi, Enrique Martinez Roca: Juan, nato ad Almeria nel 1821, riportava con una certa precisione i nomi del padre e dei nonni, tutti nati a La Maddalena. Il quadro che ne risulta è il seguente:
– Juan Milelire sposa Maria de los Angeles Garubarela.
– Agustín Milelire nato a La Maddalena nel 1791 e morto a Malaga nel 1834 a 42 anni, sposa Beatriz Maria Lopez.
– Juan Milelire y Lopez nato ad Almeria nel 1821 (estensore degli appunti) sposa nel 1846 Carmen Martínez. (Tutti i figli nascono ad Aguilas).
– Agustín, nato nel 1846
– Beatriz, 1846‐1927 (nonna del contemporaneo Enrique, nato a Cartagena)
– Juana nata nel 1848 Agustín, nato nel 1851 Salvador, nato nel 1855
– Carmen, nata nel 1862

Ritenendo attendibili le notizie riportate, abbiamo cercato di identificare questi personaggi e i  loro legami con La Maddalena. Dopo aver esaminato i nomi e le date, abbiamo escluso che essi appartenessero alia famiglia di Agostino (figlio di Pietro e Maria Ornano).

Tenendo presente che il nome Giovanni Battista è spesso semplificato in Giovanni, si presentano, quindi, due possibilità.

La prima: Agustín potrebbe essere Giovanni Agostino, nato da Giovanni Battista Millelire Grande (Juan Milelire) e da Maria Gambarella (Maria de los Angeles Garubarela). Ipotesi valida anche se ci sono due elementi di perplessità: la data di nascita di Agustín/Giovanni Agostino, che i registri parrocchiali di La Maddalena precisano essere il 1789 e non il 1791, e il nome della madre che i nostri documenti indicano come Maria e non Mariangela. Da considerare, comunque, che spesso le date di nascita non esattamente conosciute provocavano errori di questo tipo.

Il diverso nome della madre, invece, ci porta a un’altra ipotesi, più fantasiosa, ma non per questo da scartare a priori.

La famiglia interessata non sarebbe più quella di Giovanni Battista Grande, di Pietro e Caterina Zicavo, ma quella di Giovanni Battista di Pasquale che, come si ricorderà, aveva sposato, dopo non pochi contrasti, Maria Angela Ornano Gambarella: questa, appena sei mesi dopo il matrimonio, avvenuto il 22 febbraio 1789, aveva partorito una figlia frutto della sua relazione con Agostino Porcile. Il marito, allontanatosi volontariamente per evitare chiacchiere e malumori, era tornato all’isola dopo due anni trovando la moglie di nuovo incinta di Porcile: siamo al 1791, anno di nascita dichiarato da Juan Millelire per il padre Agustin. Dei due figli illegittimi di Porcile e Maria Angela non c’è traccia nei registri parrocchiali. Potrebbe il secondo essere il nostro Agustin? Risulterebbe esatto l’anno di nascita e sarebbe più vicino il nome della madre (Maria Angela/Maria de los Angeles), che però ha Gambarella solo come secondo cognome.

Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma