Olivo
Olivo (nome scientifico Olea europea, nome locale alivu). Articolo di Giovanna Sotgiu
L’olivo è protagonista, insieme alla palme, della prossima domenica. I rametti destinati alla benedizione, che nel passato dovevano essere raccolti prima del sorgere del sole, dopo la cerimonia vengono ancora oggi portati nelle case e appesi presso il letto: quando, ormai secchi, incominciano a perdere le foglie, non devono essere buttati perché mantengono la sacralità della benedizione, ma conservati per essere bruciati nel fuoco della vigilia di San Giovanni.
A La Maddalena la coltura degli ulivi è piuttosto recente: data infatti dal 1778 quando terreni demaniali furono concessi a privati che volessero impiantarne o ottenerne dall’innesto di olivastri; furono interessate le aree a ridosso del paese: la collina della Crocetta; il versante opposto (fino alle attuali vie La Marmora e Galilei), chiamato ancora all’inizio di questo secolo L’Alivi; Cardaliò dove rimangono tutt’oggi begli esemplari; a levante del cimitero dove esiste ancora la Fontana dell’ulivo; lungo la vadina di Cala Chiesa.
Quest’ultima località era particolarmente importante perché preferibilmente da quelle piante si dovevano estrarre i pezzetti di scorza (tagliata sempre a croce), che, bolliti, davano l’infuso usato per curare la malaria. L’olio d’olivo ha conservato, anche fuori dalle manifestazioni del culto, un carattere di sacralità: nelle pratiche per togliere il malocchio, nell’acqua posta in un piatto sulla testa della persona “annocchiata” si fanno cadere delle gocce di olio che, disponendosi sulla superficie dell’acqua in una grossa chiazza compatta o frammentandosi, dicono se veramente c’è stato o no “l’annocchiamento”.
Anche per curare slogature, torcicollo e distorsioni si ungeva con olio la parte che veniva massaggiata lentamente mentre si pronunciavano preghiere e formule magiche. Gocce d’olio caldo fatte scivolare nell’orecchio curavano l’otite: a La Maddalena il condotto veniva chiuso con il bisso della “gnacchera” (Pinna nobilis) precedentemente pulito e asciugato.
Fra le pratiche magiche quella di porre a macerare in una bottiglia con olio d’oliva gli animaletti chiamati “forbici”: si adoperava l’olio così “condito” per curare le eruzioni cutanee.
Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma