Origine di Maddalena – Costumi dei suoi abitanti – Clima – Ospitalità
Origine di Maddalena – Costumi dei suoi abitanti – Clima – Ospitalità – Proprietà fondiaria – Pubblica amministrazione – Bisogno di un asilo infantile – Festa di S. Maria Maddalena – Licitazione – Doni di Nelson – Bombe di Napoleone
Egli è da poco più d’un secolo (dal 1767) che l’Isola della Maddalena fu riguardata come dipendente dal Regno Sardo. Essa era abitata da pastori corsi – c ciò produsse che il fondo del dialetto maddalenese sia corso. Essendo esclusivamente granitica, non fornisce quasi elemento alcuno all’agricoltura – poco alla pastorizia. Gli istinti o le tendenze marittime dovevano quindi necessariamente svilupparsi. Il desiderio di arricchirsi con il commercio dovea essere connaturale agli industri abitanti dell’Isola – vigorosi, di mente svegliata e di fervido ingegno – ed in svariati commerci, molte famiglie adoperandosi vivono agiate, e nella marina grandemente si distinsero molti abitanti dell’Isola, prevenendo ai gradi superiori di quella carriera – testimoni i Millelire, gli Albini, gli Ornano, i Zicavo. Il lungo soggiorno di Nelson colla sua lotta nell’Isola diede una rilevanza importante alla marina della Maddalena: “lo slancio, scrive il generale della Marmora, che prese questa popolazione e la sua specialità di fornire eccellenti marini son dovute principalmente al fu ammiraglio Giorgio Des Geneys che soggiornò, in questo campo per tutto il tempo, che i sovrani di Sardegna restarono fuori dal Piemonte, cioè quasi 15 anni. In allora la Maddalena divenne la residenza delle autorità marittime dell’isola”. Per descrivere il borgo di Maddalena, non credo poterlo far meglio che trascrivendo ciò che ne dice il citato Alberto La Marmora. “il borgo è ben fabbricato; tutto vi annunzia la proprietà, lo che offfe un contrasto sorprendente con gli altri villaggi della Sardegna: tutte le mura vengono imbiancate con calcina, almeno una volta l’anno; le strade non son selciate, ma i carri sono rarissimi e senza ruote in ferro, perché il suolo granitico sul quale sono innalzate le case è così duro, da non abbisognare d’esser lastricato. La chiesa parrocchiale è passabilmente bella, essa fu costruita col mezzo di offerte e segnalatamente col lavoro materiale degli abitanti del luogo, i quali vi si occuparono a turno, mentre che le donne ed i ragazzi aiutavano il trasporto di calca. Il porto della Maddalena, detto Cala Gavetta non è molto vasto, ma basta ai bisogni della popolazione”. Se il Generale della Marmora potesse sorgere dalla sua tomba godrebbe ora del grato spettacolo di vedere un notevole progresso in Maddalena. Io ritrovai un gran movimento edilizio in questo borgo. Vidi elevarsi distinti fabbricati, fra i quali primeggia quello del signor Giuseppe Fongi – agente dei Vapori della Società Rubattino, e della Banca di Cagliari. Il suo palazzo é di stile toscano e con ornati di ottimo gusto. Ammirai pure la leggiadria della facciata della casa del sig. Sabbatini e di molte altre, delle quali ignoro il nome de’ proprietari. Se il Generale Della Marmora potesse aggirarsi nelle contrade della Maddalena vedrebbe la piazza della difesa ben lastricata – o alcune vie con marciapiedi pur esse lastricate, ed osserverebbe una tendenza favorevole al miglioramento delle pubbliche contrade e delle private abitazioni. Che se questo borgo non fa di più, é che i cespiti della sua ricchezza fondiaria sono limitati di molto, ché esuberatamente gravati dal Governo non potrebbero esserlo dal Comune senza grave detrimento della privata economia. Restai di sasso nel1’udire che molti dei terreni dell’Isola erano classificati di 1° classe. Se ciò fosse vero, si commetterebbe una grande iniquità, all’insaputa del Governo, il quale non può volere si ingiusta cosa. L’amore però della proprietà fondiaria in Maddalena e grandissimo o proporzionato alle immense difficoltà che s’incontrano cola ad ottenere qualche favorevole risultato. Di questo vero ebbi un’evidentissima prova visitando la vigna Battuello, la cui lavorazione e diretta dal Capitano Robiony: non vidi mai più diligente cultura di terra – alberatura meglio potata. La vigna e in gran parte protetta contro i venti da un altissimo muraglione, non difetta l’acqua per i legumi, che ne abbisognano, eppure tutti questi sforzi in favore dell’agricoltura si risolvono in una grande passività, impetuosissimi venti e una prolungatissima siccità facendo di que’ fondi rustici il più aspro governo. Arroge a tutto ciò la crittogama nelle viti, che le ridusse in pessimo stato, ed obbligò molti proprietari di esse a compiutamente abbandonarle. Crittogama e l’imperversare degli elementi ecco due bei fattori di buon’agricoltura. Di quelle piaggie si può dire col Prati:
“Eternamente le percote il mare – Eternamente le percote il vento.”
I soli ladroncelli, amatori de’ frutti primaticci, liquidano la parte attiva dei fondi rustici. Questo é il discorso che mi venne fatto dai più distinti proprietari. Del rimanente le proprietà mi parvero molto ristrette in quel borgo – né si potrà dir mai che “latifundia Magdalenam perdiderum». Prego il lettore di perdonarmi questa piccola digressione sulle proprietà fondiarie dell’Isola e fo ritorno alla parte edilizia. Oltre i pubblici edifizi, questo borgo possiede comode ed eleganti abitazioni, e fra le rimarchevoli notai quella del Colonnello Azzara, Cavaliere di vari ordini – quella del Commendatore Millelire, dell’Ammiraglio Albini e del signor Casanova. Queste sono arredate con fasto – e tutte le altre, fatte le debite proporzioni, sono adorne anzi dirò sovraccariche di mobilia, di quadri, di cuscini. L’edilizio collocato nella più elevata posizione é quello delle prigioni. Gli abitanti del medesimo poco possono godere del bellissimo panorama che presenta quella località. E’ cosa strana che si adattino cosi male i luoghi alle persone! Similmente mi ricordo che la più bella prospettiva di Losanna, capitale del cantone di Vaud in Svizzera, città da me per lungo tempo abitata, s’e destinata per l’asilo dei ciechi. Lo stesso inconveniente ha luogo in Sassari, ove si fabbricarono le prigioni nella miglior situazione del paese, e nella via che si sarebbe dovuto prevedere sarebbe stata la via massima della città. Quella deliberazione ha paralizzato in gran parte lo slancio ed il movimento edilizio delle così dette appendici. Le case di Maddalena sono governate con eccessiva nettezza, e sia per questa ragione, sia per la grande salubrità dell’aria non si trova nel borgo insetto di sorta che molesti la persona, il che giova alla serenità dello spirito degli abitanti del luogo. Contribuisce anche a mantenerla l’assenza completa di carri, di veicoli di qualunque siasi genere, sicché non si ode mai rumore alcuno, e la quiete non e giammai turbata nell’Isola. Allorché vi posi piede, non esistevano che quattro cavalli. Durante il mio soggiorno, se ne aggiunse un quinto. Di asinelli sovrabbonda: essi sono di piccola taglia, ma forti e nerboruti. Alla lor cura sono affidati il trasporto dei mattoni, della calce, del cemento da fabbricare, quello degli erbacci e delle frutta, delle frasche, della legna. La bontà del clima – la serenità dell’aria, la tranquillità delle abitudini procurano ai Maddalenesi una grande longevità. Agli ottanta ed anche agli ottantacinque anni non si curvano al peso dei remi e sono ritti della persona come se ne avessero quaranta. Osservando un gruppo di persone attempate alquanto, ma ancor forti e robuste, mi si faceva considerare che il meno vecchio fra quelli che lo componevano aveva 75 anni di età. Questo inestimabile bene di longevità io nutro il convincimento essere eziandio in gran parte frutto della pubblica moralità, la quale in Maddalena deve esser grandissima. Un sentimento che onora molto i Maddalenesi gli é quello della carità verso i loro compatriotti poveri. Dessi vengono soccorsi senza che trasparisca al di fuori norma alcuna di miseria, cui sovvenire. Nel mio non breve soggiorno in Maddalena, non vidi che un povero che chiedeva l’elemosina, e questi lo faceva con una delicatezza e discrezione singolarissime. Ne’ tempi andati suonava la chitarra ed era il prototipo dell’allegria e del buon umore. Ora povero – vecchio – infermo é da tutti consolato, assistito, soccorso. Tutti i pescatori – come Migliaccio – Luigi l’Algherese ecc, ecc, – gli riservano una porzioncina della loro pesca, sicchè il suo infortunio riesce in tal maniera più confortevole. Ritrovai in questo borgo i vecchi molto assennati, le donne (che in generale, sono molto belle e vestono con grazia ed anche con eleganza pudiche senza affettazione – divote senza spirito di bacchettoneria). I pochi giovani che dimorano nell’Isola (poiché la maggior parte degli uomini del luogo vivono in mare e nel continente) si addimostrano quasi sempre al disopra della loro sociale condizione per la loro fina educazione. Gli adolescenti sono d’ingegno svegliato e frequentano la scuola che é collocata nella caserma antica; e si può dormire colle porte aperte. In Maddalena sarebbe ben provveduto ad ogni classe di persone, se si pensasse di erigere un asilo all’infanzia. In un borgo nel quale l’autorità domestica é affidata ai vecchi ed alle donne, un’istituzione che proteggesse nei fanciulli i primi albori della vita sarebbe utilissima. Salute, forza e bellezza morale -, salute, forza e bellezza del corpo, tali sono, scrive il Boutteville, le condizioni essenziali ed indispensabili della felicità. Tocca all’educazione il realizzarle. Ed io aggiungo, che a raggiungere questo scopo e cosa buona pensarci per tempo. `Scrivendo degli usi e costumi di Maddalena non posso omettere ciò che ritrovo registrato nel mio vademecum alla data del 10 luglio. Presso la piazza del Barone veggo un gran numero di persone – mi avvicino ad esse – dimando, che é mai? – mi si risponde – é la salma dell’adolescente Giovannina Salerno, che vien recata alla sua ultima dimora. Mi dispongo ad accompagnarla – la bara é scoperta. Do uno sguardo rapido alla defunta…… Vedo fiori attorno alla medesima e in tutti i contorni della cassa mortuaria; un mazzo di fiori in mano … sulle ginocchia confetti, chicche, biscotti ……. Interrogo un vicino (questi era l’eccellente giovane Susini, figlio dell’attuale Comandante del Tortolì) perché mai que’ confetti presso quella poverina? Essi non possono raddolcire l’amarezza della perdita della vita …..Le si fa questa cortesia per non defraudarla delle offerte simili che avrebbe avuto il di de’ suoi sponsali …. ! Per lei non vedo altro sposo che il sepolcro! Pure, disse il Susini, il pensiero é gentile. Sarà, risposi, preferisco i fiori…. Con questo pensiero m’avvio al cimitero. Le fermate furon poche perché la Giovanna era povera. (Chiamasi fermate le soste che fa il funebre convoglio in vari punti dal borgo, nelle quali il Sacerdote che lo accompagna, recita qualche preghiera per il defunto che si porta al campo santo. Per ogni fermata la famiglia dell’estinto offre una retribuzione particolare al prete che compie il rito). Entro nel Campo Santo lascio la defunta e vado in traccia di altri morti… . Scorgo un bel monumento che Diego Secchi fece erigere alla sua virtuosa consorte. Passo oltre – mi si presenta allo sguardo il mausoleo di Nicolò Susini maggiore nell’esercito italiano. Un gradino separa la tomba del Britanno Capitano Roberts: in quel luogo vidi coltivarsi qualche fiore …. Un monumento marmoreo e figlio di un momentaneo generoso pensiero …. il culto de’ fiori é un continuo tributo di sentito affetto … Discendo il gradino, mi fermo sulla tomba del Maggiore Luigi Gusmaroli – l’epitaffio é di Garibaldi. Il cimitero di Maddalena potrebbe essere con maggior diligenza custodito. Quivi, il campo della morte è cosi ristretto che deve riuscire facile il renderlo decentemente onorevole.
Se si toglie questo sconcio e qualche altro piccolo neo, che nelle pubbliche amministrazioni non può mancare, la pubblica bisogna lascia poco a desiderare, e se a tutte le esigenze non si può provvedere, gli é che é più facile il desiderarne il soddisfacimento, che ritrovare i mezzi sufficienti per attuare que’ beni che astrattamente si vagheggiano dall’universale.
L’amministrazione attuale, presieduta degnamente dal Sig. Salvatore Cogliolo è sorretta dall’intelligente ed indefessa opera de’ segretari comunali Altea c Buttuello, ha succeduto ad una in cui erano molti screzi e dissapori, la pace e la concordia non possono che esser feconde di grandi vantaggi nel reggi memo e nell’indirizzo della pubblica cosa.
Il signor Cogliolo é in fama di essere un buon sindaco. Io lo ritrovai il più vigilante dei maddalenesi, e sovente alle quattro del mattino ci incontravamo, ed egli mi conduceva nella sua bella abitazione, ove mi regalava di un’eccellente tazza di caffè. Con tanti elementi di progredente civiltà, di buona moralità, di retta educazione e di specchiata amministrazione non possono non prodursi le migliori civili virtù, con le quali meritatamente si annovera l’ospitalità.
Per ciò che mi riguarda, le due persone che diedero e fornirono ai Maddalenesi l’occasione d’usare meco questa civile virtù furono il chiarissimo Avvocato Dussoni Regio Pretore ed il distintissimo signor Pietro Battuello Segretario Comunale. Essi furono i miei introduttori nelle più distinte case di Maddalena.
L.’Avvocato Dussoni é mia vecchia conoscenza – ci trovammo insieme nei banchi della scuola e ci ritrovammo sotto l’istessa bandiera nella medesima compagnia della guardia nazionale, egli tenente ed io caporale. Alla severa probità di magistrato illuminato, egli sa congiungere lo spirito gaio di uomo di buona società, e di conserva colla sua gentile sposa riceve nella sua casa distintissime persone. Quivi le muse e l’armonia, la grazia e la giocondità hanno loro stanza. Io la frequentava e ciò mi valse il bene di contrarre grate relazioni. Alla sua volta il signor Battuello, poiché mi ebbe invitato a prescegliere la Maddalena per mio soggiorno balneario, credette nella bontà del suo animo, di dover rendermelo il più possibilmente piacevole. E come bene sia riuscito nel suo intento é impossibile il ridirlo adeguatamente. Era suo pensiero di non tenermi un’ora disoccupato ed impedire che la noia mi cogliesse anche un istante. Per la qual cosa con invenzioni sempre nuove e sempre peregrine ora escogitava passeggiate in mare, ora ne invitava a desinare in un isolotto vicino – ora andava alla caccia de’ conigli all’Isola de’ Barrettini – ora a quella dei colombi in qualche luogo aprico, o in qualche grotta romantica – per offrirci il frutto delle sue industri fatiche. Cooperatrice al gentil compito di fornirmi generosa ospitalità si dimostrò mai sempre la Signora Teresa Battuello sua amabile sposa – consorte specchiatissima e madre tenerissima.
Ricorrendo la festa di S. Pietro, giorno onomastico d’entrambi, volle che la sua famiglia tenesse luogo della mia assente, per usarmi que’ festeggiamenti che a simili circostanze avvengono. E già dalla vigilia incominciarono i lieti cantici – gli spari degli archibugi – de’ mortaretti – le armonie della musica — il brio festoso della danza. Nel di seguente poi gran desinare fu bandito, al quale assistevano il Sig. Sindaco, il Sig. Pretore, il Segretario della Comune e moltissimi altri convitati. Si fecero molti brindisi. I più belli per sceltezza di rime, e per originalità di concetti furono quelli della Signora Antonietta Dussoni. Avendo da lungo tempo fatto divorzio dalle muse, io contentai di propinare in prosa alla salute delle quattro generazioni presenti. (I figli del mio amico Battuello sedevano all’istessa mensa con la loro bisnonna).
Tutte queste feste e sollazzi, ai quali non sono più avvezzo, avevano finite per stancarmi: mi ritirai a casa e alle ore 9 mi ero già addormentato. Ma io aveva fatto i conti senza l’oste. Inattese armonie mi risvegliarono …. nuovi cantici – baldoria nuova. Mi rincantuccio nel letto e lasciò che si canti e si suoni a bell’agio. Ma ecco, che mi si viene a dire che il costume del luogo domandava che quegli cui si fa la serenata si faccia vedere e regali di buon vino e di altre cose (almeno degli immancabili canestrelli) coloro i quali l’onorano di questa visita notturna. Voleva incaricare mia figlia di fare le mie scuse – inventare qualche improvvisa flussione di denti, – fu tutto inutile – bisognò levarsi di letto — far buon viso – ballare, saltare – chiacchierare sino alla mezza notte.
Gli é in casa dei Battuello ch’io vidi per la prima volta il Maggiore Basso, Segretario intimo del Generale Garibaldi, e concepii per lui sentimenti d’affettuosa osservanza.
Il Basso, soldato valoroso, é un tipo non comune d’intelligente attività, di fedeltà e d’abnegazione. Io gli feci sapere che avevo una missione da adempiere presso Garibaldi dalla Direzione del Comizio Agrario di Sassari, della quale fo parte. Ed egli mi fece conoscere che sarei il ben venuto in Caprera – ma che mi rattenessi di recarmivici il lunedì e il martedì – giorni che il Generale consacra a disbrigare la sua corrispondenza ed a leggere i giornali. La conversazione del Basso é oltremodo piacevole – egli ha fatto il giro del mondo; ha visitato la Cina ed il Giappone.
Io pendevo dal suo labbro udendo raccontare le sue fortunose vicende.
Egli é compatriota di Garibaldi e da 30 anni suo compagno fra il rombo del cannone e nella solitudine di Caprera. Qualche fiara egli lascia egli lascia il suo solitario soggiorno e va in Maddalena – la sua venuta E’ una festa per quel borgo – tutti l’abbracciano, tutti lo carezzano, tutti l’invitano a desinare … ed egli si asside al più povero desco e lascia le più superbe imbandigioni. Alla pratica delle virtù provenienti dalla moderna civiltà, egli accoppia il genio delle antiche virtù.
Dopo il 29 Giugno io ebbi sovente occasione di vederlo, ed egli fu il mio introduttore presso il Generale Garibaldi, come dirò in altro paragrafo di questi miei ricordi.
Ritorno ora all’articolo Ospitalità. Come ho già detto furono il Sig. Dussoni ed il Sig. Battuello, che mi aprirono le porte di molte fra le più distinte case di Maddalena.
Novero fra queste e quelle delle famiglie Millelire, Azzara, Addis, ecc. ecc.
Non eravamo quasi ancora arrivati alle soglie delle case di questi illustri signori, che a mia figlia ed a me venivano presentati i rinfreschi più squisiti, i vini più scelti, i biscotti più saporiti, i rosoli più confortanti, i confetti più peregrini.
Il cav. Azzara, mentre noi ci deliziavamo con quelle generose offerte, faceva risuonare le armonie de’ suoi pianoforti. Col cav. Addis, mio antico amico, conversavo volentieri, poiché egli mi ritraeva al vivo l’adolescenza di Garibaldi, di cui fu compagno di collegio, e mi descriveva la sua straordinaria facilita nell’apprendere e la grande sua svegliatezza di mente, Forza ed ardore di volontà, che facevano presagire che egli sarebbe chiamato a compiere grandi imprese.
Il commendatore Millelire con la sua distinta consorte non si contentò di farci in città solamente, con cordiale ospitalità, gli onori della sua casa, ma ci volle ospiti pure nella sua villa della Moneta, sita nell’amenissimo seno di porto Camicia.
Graziosa accoglienza si ebbe pure dalla famiglia Casanova, la quale con molta bontà ne diceva che se recente lutto domestico non l’avesse impedita, più direttamente si sarebbe adoperata per renderci più grata la nostra dimora in Maddalena. Un sì generoso pensiero ha per me ugual valore della più distinta estrincazione del medesimo.
Altro modo di usare cortesia usava il sig. Susini, già luogotenente di marina; il giorno della mia festa mi faceva presentare un bel mazzo di fiori e un bel cesto di frutta, regalo non comune in Maddalena. Si ebbe pure lieta accoglienza dalla famiglia del sig. Sindaco, da quella del capitano Cav. Zicavo e da quella del sig. Salvatore Sabbatino.
In Maddalena osservai esser una nobile gara nello sfoggiare in gentilezza per forestieri; e far loro passare il tempo meglio possibile. La bellezza naturale del luogo prende in questa guisa un complemento dallo spirito gentile de’ suoi abitatori.
L’occasione più segnalata che si presenta ai maddalenesi di esercitare la bella virtù dell’ospitalità é quella della festa di S. Maria Maddalena, titolare della Parrocchia. L’accorrenza de’ festaioli non essendo proporzionata e di gran lunga superiore agli alberghi, locande ed osterie del borgo, é necessario che dessi ricoverino nelle private abitazioni, e quivi sono ricevuti ed accolti come si suol dire a braccia aperte e con tutto il cuore.
In quest’anno non vi è gran concorso per la festa annuale, le faccende agrarie, l’incompiuto ricolto del grano hanno impedito molti dal recarvisi e prendere parte ai festeggiamenti che vi hanno luogo.
Poche barche approdarono dal Palau e portarono qualche famiglia gallurese.
Un barcone venne da Bonifazio avente a bordo il parroco di quella città, un vice curato, ed un altro prete di un’obesità straordinaria e pochi altri corsi. La festa, facendola i festaioli ed essendo questi rari assai, non riuscì delle migliori. Il suo programma però fu pienamente e fedelmente eseguito.
La vigilia della festa vi fu il fuoco d’artifizio nella piazza del barone. Dal lato opposto di Cala Gavetta Battuello tirava de’ razzi non sempre fortunati, di sua particolare invenzione, e faceva accendere fuochi di bengala di non sempre felice successo. Pul, il favorito cane del mio amico, non comprendendo nulla di questa faccenda, credeva che il suo padrone cacciasse ed andava in traccia de’ razzi cadenti ed a luogo di portargli pernici si bruciava il muso. Negli anni precedenti secondo
l’antica usanza si soleva bruciare nella piazza della chiesa la più vecchia barca dell’Isola. Non trovandosi in quest’anno barca inservibile da accendersi, si supplì col formarsi una gran pira di ceppi giganteschi. Al chiarore delle fiamme tutti i fanciulli del luogo saltavano e ballavano. Un muto mezzo brillo, si concitava e faceva risuonare per l’aera suoni inarticolati. In un cantuccio si ballava il ballo sardo, mentre le vampe illuminavano i visi aggraziati delle belle maddalenesi.
La legna intanto si era già cambiata in carbone, un calore insopportabile si faceva sentire: desiderai o che la festa di S. Maria Maddalena si celebrasse nel mese di gennaio, ovvero che venisse trasportato un masso di ghiaccio del Monte Bianco, nella piazza della chiesa di Maddalena. Temente di bruciar vivo mi ritirai di buon’ora a casa, mezzo adusto dal fuoco.
Alla dimane gran messa solenne. I preti Bonifazio, dal coro, facevano sentire dolci concenti, gli ordinari cantici della Parrocchia sono mal diretti. L’organista è un vecchio, cieco di ottantacinque anni d’età. L’organo lascia moltissimo da desiderare. In Maddalena si loda Iddio in “cymbalis male sonanti bus”.
Dire qui fra parentesi che il clero della Maddalena non è composto che dal Parroco e di un vice curato vecchio, povero, e infermo, udendo un giorno la sua messa credetti di assistere ad un corso di esercitazioni ginnastiche, si grande era il concitamento de’ nervi, la contorsione dei muscoli, delle braccia, delle mani di quel sacerdote. Sinceramente lo compiansi, ma compiangendolo pensai esser necessaria un’istituzione che venga in soccorso alla vecchiaia ed alle infermità de’ preti. Dande un rapido sguardo all’assetto generale della società, vedo che giunti ad un certo stadio della vita tutti reclamano ed ottengono comodo riposo; marinai, magistrati, amministratoti, soldati, scienziati, finiscono la loro vita in ben meritati ozi. Solo il prete, costretto dal bisogno, è obbligato a continuare ad esercitare le sue funzioni che non può compiere con quel decoro e con quel zelo che l’augusto ministro della Religione richiederebbe.
La Parrocchia della Maddalena non è ricca. Uno de’ suoi proventi è il frutto della licitazione che si fa il giorno della festa della titolate per portare la statua di S. Maria Maddalena: mentre si cantano i vespri si schierano davanti alla porta della chiesa i pretendenti. All’ultimo versetto del magnificat si delibera al maggior offerente. In quest’anno due partiti si disputavano la palma, quello de’ proprietari delle coralline napoletane e quello dei marinari del luogo. La licitazione si aperse con la somma di lire cento e si chiuse con quella di lire trecentosettantacinque. Il partito dei marinari del luogo riportava il trionfo, ed appena conosciuto il successo Ghjuannéddu Tanca e i consorti entravano in chiesa ad impadronirsi della statua e a recarsela sulle spalle.
L’esito della licitazione nel presente anno non fu de’ più splendidi; alcuni anni or sono l’onore di portare S. Maria Maddalena costò lite 600. La processione fu lunga. La precedeva il muto (suddetto) vestito di verde, venivano appresso vari fanciulli con delle piccole bandiere, poscia veniva la santa, che era seguita da uno stuolo innumerevole di donne. Presso l’albergo di Remigio, all’approdo delle barche, tutti si fermano, e S. Maria Maddalena benedice il mare, e poi rientra in chiesa, ove si compiono i sacri riti.
Frattanto tutta la gente ritornava al molo per godervi del divertimento de’ pali di cuccagna sui legni insaponati – il giuoco durò poco, perché le tenebre della notte impedirono la continuazione. Qualche tiro d’artiglieria – qualche sparo di mortaretto indicarono la fine della festa. Dando termine a ciò che riguarda il clero e la chiesa di Maddalena non posso omettere di far menzione de’ doni che l’ammiraglio Nelson fece alla Parrocchia della medesima che consistono in due candelieri ed una croce d’argento.
io osservai attentamente i doni dell’ammiraglio britanno e fui dell’opinione emessa dall’esimio Commendatore Giovanni Spano nelle sue note all’itinerario del Generale della Marmora, ove scrive: “il lavoro d’oreficeria non è tanto artistico, ma si supplisce la grandezza ed il peso”
Nelson offerse argenti alla Maddalena: Bonaparte le regalò bombe.
Il Manno scrive che l’attacco dei francesi contro l’Isola della Maddalena ebbe un’importanza storica, perché chi comandava l’artiglieria di quella spedizione era il giovane ufficiale Napoleone Bonaparte. Nell’occasione che il Re Carlo Alberto visitò la Maddalena nel 1831 s’innalzò sopra il molo una piccola colonnetta in cima della quale si pose una delle bombe lanciate da Bonaparte su l’Isola della Maddalena – dalla vicina di S. Stefano – come ne arresta La Marmora – e come io ebbi luogo di vedere.
Se mi fosse lecito esporre un desiderio, io mi permetterei di dire che vorrei abolita ogni esterna manifestazione del trionfo della forza e dell’uso impiegato alla distruzione ed alla morte – perché essa lascia sempre tracce d’odio, di nimistà o di vendetta. Ma se poi questo desiderio non dovesse essere esaurito sarebbe giusto, che quei ricordi fossero adeguati agli avvenimenti ed alle persone che si vogliono tramandare alla posterità.
Una bomba da Napoleone Bonaparte lanciata dall’Isola di S Stefano contro a quella della Maddalena o non dovrebbe esistere in Cala Gavetta o dovrebbe avere più dicevole monumento.
Alberto della Marmora riferisce la cronaca che in tutto il tempo che Nelson passò all’agguato nelle acque della Maddalena egli non scese mai in terra, perché aveva fatto giuramento di non lasciare il suo bordo se non quando avrebbe sconfitto i suoi nemici. Tradizioni popolari del luogo contraddicono a questa asserzione, ed accertano che il celebre ammiraglio inglese scendesse dalle sue navi nell’Isola – e che non fosse insensibile alle grazie delle belle maddalenesi – lasciando traccia del suo passaggio in Maddalena.
Maddalena e Caprera – Ricordi di Pietro di San Saturnino
Introduzione di “Maddalena e Caprera” – Ricordi di Pietro di San Saturnino
Prefazione di “Maddalena e Caprera” – Ricordi di Pietro di San Saturnino
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Origine di Maddalena – Costumi dei suoi abitanti – Clima – Ospitalità