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Fico

Fico (nome scientifico Ficus carica, nome locale ficu). Articolo della ricercatrice e  scrittrice maddalenina Giovanna Sotgiu.

Come albero o arbusto selvatico il fico cresce fra le rocce, preferibilmente presso vene d’acqua; coltivato grazie alla bontà dei suoi frutti, è conosciuto in tutto il mondo anche se originario dell’area mediterranea e della fascia che dal Medio Oriente arriva fino all’India.

E’ facile ottenere nuove piante trapiantando un pollone staccato dalla base, oppure inserendo nella terra la parte frondosa di un ramo che, secondo gli intenditori locali, dovrebbe formare nuove radici. Il legno troppo morbido non consentiva usi di falegnameria e non aveva grande successo neanche come combustibile per il camino: se ne facevano però delle trottole, più economiche, ma più fragili rispetto a quelle di lilatro.

I frutti (in realtà si tratta di infruttescenze che racchiudono i numerosi e piccolissimi fiori che si presentano a partire da giugno), malgrado il loro potere lassativo, trovavano largo impiego nella dieta, non solo estiva: infatti quasi tutte le famiglie preparavano per l’inverno i fichi secchi che servivano per completare il pasto di chi doveva restare tutta la giornata fuori casa per lavoro, e costituivano, nel periodo natalizio, una prelibatezza se imbottiti con noci o mandorle. Non era molto comune, anche se conosciuta e apprezzata, la marmellata. Il latice urticante veniva usato per eliminare porri, calli, verruche.

Essendo stata io una di quelle ragazzine un tempo tormentate dalla presenza di tanti porrini sul dorso delle mani, e dall’idea che non sarebbero mai andati via, ho provato tutti i rimedi che di volta in volta mi venivano suggeriti.

Alcuni erano sicuramente una benevola presa in giro, come quello di contare le stelle in una notte d’estate senza staccare mai gli occhi dal cielo fino ad arrivare non ricordo più a quale numero. Ma altri sistemi venivano dati come seri: mettere le mani nell’acqua piovana del primo temporale di agosto, quello della “rottura dei tempi”, causa della brutta schiuma che avrebbe dovuto compiere il miracolo; tenere le mani a lungo nel liquido ottenuto dopo aver messo le melanzane col sale in un colapasta; far cadere su ogni porrino una goccia di latice di euforbia o di quello che sgorga dal picciolo dei fichi non perfettamente maturi: il tormento era costituito dal fatto che il liquido biancastro finiva sulla pelle provocando pruriti e irritazioni.

Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma